Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Lunedì, 17 Giugno 2024

San Giuda Taddeo presenta…

Mag 27, 2024 Hits:467 Crotone

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:1217 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:566 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:815 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:870 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:1064 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1404 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1398 Crotone

Starnuti, tosse e mal di gola e pacchi di fazzoletti che si consumano a vista d'occhio. Siamo nel pieno dell'ondata di influenza stagionale e il numero di persone ammalate è in crescendo. Lo dicono i dati inviati all’Istituto Superiore di Sanità dai medici “sentinella” (Medici di Medicina Generale e Pediatri di libera scelta) e raccolti nel database on line Influnet, gestito dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell'Istituto che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ritiene opportuno diffondere per metterci in guardia e per  cogliere l’occasione per ricordare alcuni semplici consigli. Che quest'anno è, principalmente, il famigerato H1N1, in quella variante pandemica che aveva spaventato il mondo intero qualche anno fa. Tra le persone più a rischio vi sono gli anziani di età superiore a 65 anni, i bambini di età inferiore a 2 anni, le donne in gravidanza, le persone con patologie cronico-recidivanti e coloro che vivono a contatto delle comunità (ospedali, caserme, scuole, case di cura, ecc.). La capacità dell’influenza di mettere a rischio la salute viene troppo spesso sottovalutata da cittadini e operatori sanitari, basti pensare che, sempre secondo le stime dell’ISS, in Italia si verificano ogni anno in media da 5 a 8 milioni di casi.L’influenza, è opportuno ricordarlo, oltre a causare seri problemi di salute pubblica è responsabile dell’aumento dei tassi di assenza dal lavoro e di perdita di produttività nei Paesi sviluppati. Il rischio di trasmissione dell’infezione può essere ridotto applicando delle regole generali come evitare luoghi affollati, lavarsi regolarmente le mani con acqua e sapone, coprire la bocca e il naso con un fazzoletto di carta quando si tossisce o starnutisce ed evitare di esporsi a sbalzi di temperatura. Un toccasana indispensabile, è invece il riposo, per chi è malato: per tale ragione è opportuno rimanere a casa, evitando di intraprendere viaggi e di recarsi al lavoro o a scuola, in modo da limitare contatti potenzialmente infettanti con altre persone.

In merito ai casi delle quattro donne incinte morte nei giorni scorsi, il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha affermato che si è trattato di una drammatica casualità. “Questi casi –ha affermato Cartabellotta-, concentrati tutti in un periodo dell’anno così breve, meritano sicuramente attenzione e un approfondimento tecnico, come il ministro ha già predisposto. La casualità è sicuramente un elemento di cui tenere conto, ma bisogna anche sottolineare due cose strane. La prima è che in Italia esistono troppi punti nascita poco sicuri. I punti nascita sotto i 500 parti l’anno dovrebbero essere chiusi o riconvertiti con modalità adeguate. Il secondo eccesso è quello dei parti cesarei, che sono ancora troppi rispetto alla media europea. Queste situazioni sono sicuramente predisponenti eventi sfavorevoli come quelli capitati in questi giorni. Bisognerà vedere quanto il processo assistenziale sia stato adeguato”.

Il Lazio è, insieme alla Lombardia e il Piemonte, tra le regioni con l’incidenza più alta di casi di Aids. Per questo il primo dicembre assume un significato particolare. Nella Giornata Mondiale contro l’Aids ecco gli appuntamenti nella capitale
Medici e infermieri della Dermatologia Infettiva dell’Istituto San Gallicano di Roma eseguono test Hiv e un test innovativo per la diagnosi di sifilide. Lo screening per la sifilide si effettua su una goccia di sangue prelevata dal polpastrello, i risultati si ottengono in pochi minuti. Inoltre gli operatori effettueranno visite e consulenze sulla prevenzione dell’HIV e di altre infezioni sessualmente trasmissibili. L’Open Day vuole aprire le porte del San Gallicano soprattutto ai giovani, per informarli dell’ importanza della prevenzione al fine di contrastare la diffusione dell’infezione. Durante l’Open Day saranno anche trasmessi video informativi e distribuito materiale divulgativo. «L’Istituto - precisa ai giornalisti Antonio Cristaudo, responsabile del servizio Malattie Sessualmente Trasmesse precisa- ha di recente contribuito ad accertare il ruolo chiave che ha una malattia come la sifilide, nel promuovere il rischio individuale per Hiv. Per questa ragione durante l’evento, verrà anche utilizzato un test per la diagnosi rapida della sifilide che potrà essere utile per condurre programmi di screening che si avvicinino di più alle esigenze delle persone a più elevato rischio
L’emergenza Hiv sottovalutata nel mondo Occidentale. E quella dimenticata dell’Africa. nella Giornata mondiale per la lotta all’Aids, si torna a parlare di prevenzione e informazione nelle città italiane, ma c’è chi si preoccupa ancora - come sempre da due lustri - delle vittime che non hanno voce per farsi sentire nel mondo. Così assume un significato tutto particolare la tradizionale cena della Comunità di Sant’Egidio per il progetto Wine For Life. Si chiacchiera, assaggiando e commentando, tra amici chiamati a raccolta per una nobile causa. In cucina, quattro grandi chef, per sostenere la lotta all’Aids nell’Africa sub-sahariana, dal Mozambico al Kenya, dalla Repubblica di Guinea alla Nigeria. E’ il programma «Dream», avviato nel 2002 dalla Comunità di Sant’Egidio, e che ogni anno - il 2 dicembre sarà la decima edizione - invita alla cena di beneficenza Wine & Food for Life.
Finora sono un milione e mezzo coloro i quali usufruiscono del programma portato avanti dai 38 centri Dream in ben dieci paesi. E’ sui bambini, poi, che si gioca la carta più importante. Dei 215.000 pazienti assistiti, 36.600 hanno meno di 15 anni; mentre dei 90.700 in terapia antiretrovirale, 10 mila sono i bambini, e 21mila quelli nati sani da madri malate. Ma la notizia più bella è che delle duemila gravidanze seguite, il 98 per cento dei bambini nati da mamme sieropositive sono sani.

"Sappiamo che la prevenzione è una chiave, sappiamo anche che i preservativi non sono l'unico modo per fermare l'epidemia, ma è una parte importante per la risposta. Non è forse il tempo di cambiare la posizione della Chiesa?", ha chiesto un giornalista durante la conferenza stampa in volo e riportato dalle agenzie di stampa.

A poche ore dalla giornata mondiale della lotta all'Aids e durante il ritorno dal viaggio in Africa, non poteva mancare per Papa Francesco una domanda sull'uso di uno degli strumenti di prevenzione contestati dalla Chiesa: il preservativo.

uno dei metodi", ha risposto Bergoglio, spiegando però che "la morale della Chiesa si trova in questo punto davanti a una perplessità: difendere la vita o il rapporto sessuale aperto alla vita?". "Ma questo non è il problema", ha continuato il Pontefice, "Il problema è più grande. Ieri per esempio - ha raccontato il Pontefice - sono andato in un ospedale infantile, l'unico pediatrico di Bangui, e del paese: in terapia intensiva non hanno lo strumento per l'ossigeno.

E c'erano tanti bambini malnutriti, tanti. La dottoressa mi ha detto la maggioranza moriranno, perché hanno la malaria forte e sono malnutriti. Mi fa pensare alla domanda che rivolsero a Gesù: è lecito guarire il sabato? Non parliamo se si può usare questo o quel cerotto per una piccola ferita. La grande ferita è l’ingiustizia sociale, lo sfruttamento dell’ambiente, la malnutrizione, il lavoro schiavo, la mancanza d’acqua potabile, il traffico d’anni... A me non piace scendere a riflessioni così casistiche. Le guerre sono il motivo di mortalità più grande. Non pensare se è lecito o no guarire il sabato. Io dirò all’umanità: fare giustizia. E quando tutti siano guariti, quando non ci sia ingiustizia, possiamo parlare del sabato".

Relatori e autorità - Alleviamo Salute.

Un chiaro messaggio a chi sta cercando, invano, di affossare il settore della carne, soprattutto quella degli allevamenti piemontesi: la nostra eccellenza non teme intimidazioni e i consumatori non si lasceranno soggiogare da trattati pseudo-giornalistici che, quelli sì, hanno aspetti “probabilmente cancerogeni” almeno per l'intelletto.

E' quanto emerso dal convegno Alleviamo Salute: la carne tra timori e verità, promosso da Confagricoltura Asti nella locale Camera di Commercio, una “picconata” al muro di menzogne eretto in questi giorni sul tema carne: “ La carne non ha colpe - ha puntualizzato il direttore di Confagricoltura Asti Francesco Giaquinta - e questo processo mediatico servirà ad offrire un nuovo slancio al comparto, facendo emerge la qualità nostrana”.

Le parole di Giaquinta trovano fondamento in dati inequivocabili: “ Siamo al paradosso – ha proseguito il direttore - c'è chi ha paragonato i rischi della carne a quelli di fumo ed alcool senza degnarsi di leggere i dati”. Che parlano chiaro: a fronte di 50.000 e 34.000 decessi potenzialmente correlati ad un eccessivo consumo di carni rosse e lavorate, i rischi legati al fumo sono di trenta volta superiori.

Tutta colpa dell'OMS e dello IARC? No, affatto, il mondo scientifico si è limitato a indicare i possibili fattori di rischio e lo stesso IARC ha precisato che il consumo di carni rosse “ non è stato ancora individuato come una causa di cancro”.

Il messaggio dell'Oms è stato chiaramente travisato – ha precisato Massimo Forno, presidente di Confagricoltura Asti prendiamo le distanze dalle troppe inesattezze e difendiamo la filiera della carne, che è motore pulsante dell'economia nazionale e locale ”, dove nella sola provincia di Asti conta circa 3000 addetti nel settore.

Un concetto ribadito da Renato Erminio Goria, presidente della Camera di Commercio di Asti: “Questi attacchi non fanno bene all'economia locale, sono necessarie stabilità e certezza nel mondo del lavoro”.

Nessuna difesa “d'ufficio” per la carne, l'ultima parola resta alla Scienza: “Negli allevamenti piemontesi – ha dichiarato il veterinario Fulvio Brusa – il livello qualitativo ha raggiunto i massimi livelli al punto che possiamo definire la carne piemontese la più sicura del mondo”.

E' tempo quindi di lavorare sulla comunicazione anche in campo agroalimentare “senza eccessi di superficialità e di contrasto alle grandi lobby”, ha ammonito l'assessore regionale all'Agricoltura Giorgio Ferrero.

Certezze sono giunte anche dalla nutrizionista Sara Cordara: “Lo Iarc ha preso a campione studi elaborati principalmente negli States, la nostra realtà è ben diversa sia in termini di consumo sia di salubrità delle carni. La carne è un alimento necessario, l'importante è consumarne la giusta quantità (al massimo 500 grammi a settimana), puntare su metodi di cottura non aggressivi e controllare la provenienza d'origine”.

E' evidente che il castello di carte (stampate) è già crollato ma non è tempo di rimuginare: “Non serve attendere delle scuse – ha precisato Paolo Massobrio, giornalista enogastronomico e moderatore dell'incontro – puntiamo invece a valorizzare la biodiversità italiana, un aspetto che ci viene invidiato in tutto il mondo ma che abbiamo difficoltà a presentare con la giusta efficacia”.

La carne non deve mancare sulle nostre tavole e allora #iostoconlapancetta: il presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi, ha ben compreso l'efficacia della comunicazione 2.0 e tramite i social network ha voluto lanciare un hashtag simbolico.

La responsabilità di questo attacco alla carne – ha attaccato Guidi - è da imputare ai media, hanno bisogno di spettacolarizzare quello che succede non curandosi dell'influenza negativa che possono avere sui consumatori. La comunicazione deve essere un aspetto fondamentale anche per il settore zootecnico italiano, dobbiamo affermare i valori della nostra agricoltura in maniera più efficace, cosa che non è accaduta ad Expo, grande vetrina mondiale ma che non ha affrontato il tema fondante, ossia, come “nutrire il pianeta” ponendo al centro il settore agricolo. Impariamo a comunicare al mondo la nostra unicità”.

Pubblico - Alleviamo Salute

Il consumo di salumi, prosciutto e ogni genere di carne lavorata è cancerogeno e probabilmente è tale anche quello di carne rossa: l’allarme arriva dall’agenzia di ricerca sul cancro dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Meno a rischio quelle rosse non lavorate, inserire fra le 'probabilmente cancerogene'.

Carni in scatola, hot dogs, prosciutto: sono solo alcuni esempi di carni trattate, considerate cancerogene per l'uomo dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Sono invece considerate 'probabilmente cancerogene' le carni rosse: questa categoria, spiega l'Oms, ''si riferisce a tutti i tipi di carne di muscolo di mammifero, come ad esempio manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra''. Le carni trattate o lavorate sono quelle indicate come più pericolose per l'uomo, essendo state inserite dall'Oms nel gruppo 1 per rischio cancerogeno. Le carni lavorate, spiega l'Oms, includono le carni che sono state trasformate ''attraverso processi di salatura, polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione''. La maggior parte delle carni lavorate contiene maiale o manzo, ma le carni lavorate è possono anche contenere altri tipi di carni rosse, pollame, frattaglie o prodotti derivati dalla carne come il sangue. Esempi di carni lavorate includono dunque, avverte l'Oms, gli hot dogs, prosciutto, salsicce, carne in scatola, preparazioni e salse a base di carne..

La decisione è stata presa, si legge nel documento, dopo aver revisionato tutti gli studi in letteratura sul tema. "Il gruppo di lavoro ha classificato il consumo di carne lavorata nel gruppo 1 in base a una evidenza sufficiente per il tumore colorettale. Inoltre è stata trovata una associazione tra consumo e tumore allo stomaco. La possibilità di errore non può invece essere esclusa con lo stesso grado di confidenza per il consumo di carne rossa".

"La decisione della International Agency for Research on Cancer (IARC) dell'Oms di inserire carni lavorate e carni rosse nella lista delle sostanze cancerogene - commento 'a caldo' di Carmine Pinto, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ai giornalisti e al ansa - è un invito a tornare alla dieta mediterranea.
La Iarc conferma dati che conoscevamo da tempo - spiega Pinto - ovvero che la presenza di conservanti o di prodotti di combustione in questi alimenti è legata ad alcuni tipi di tumore. Per quanto riguarda le carni rosse è una questione di modalità e di quantità, non esiste una 'soglia di esposizione' oltre la quale ci si ammala sicuramente. Il messaggio che dobbiamo dare è che la carne rossa va consumata nella dovuta modalità, una o due volte a settimana al massimo. Il messaggio principale è invece un invito a tornare alla dieta mediterranea, che ha dimostrato invece di poter diminuire il rischio di tumore".
Secondo uno studio Aiom il 9% degli italiani nel 2010 mangiava carne rossa o insaccati tutti i giorni, il 56% 3-4 volte a settimana. Per il ministero della Salute il cancro del colon-retto, quello di cui si è trovata la maggiore associazione con il consumo di carne lavorata, è in assoluto il tumore a maggiore insorgenza nella popolazione italiana, con quasi 55.000 diagnosi stimate per il 2013.
La notizia della ''condanna'' da parte dell'agenzia per la ricerca sul cancro dell'Oms, IARC, era uscita sulla stampa inglese ma L'Organizzazione Mondiale della Sanita' aveva nei giorni scorsi comunicato che ''nessun materiale embargato'' era stato condiviso o violato. Secondo le indiscrezioni pubblicate alal vigilia dal Daily Mail arriverebbe una bocciatura anche alla carne rossa fresca, che potrebbe essere inserita nella "enciclopedia dei cancerogeni" ed etichettata come "lievemente meno pericolosa" rispetto ai lavorati industriali.

Che alcune carni come quelle rosse o quelle piu' grasse siamo rischiose per la salute non e' certo una novita'. Non si contano le prese di posizione da parte della comunita' scientifica e medica. Questa sarebbe invece la prima classificazione ufficiale da parte della piu' alta istituzione sanitaria mondiale fra le sostanze che causano i tumori.


Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI