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Operazione Mato Grosso, il volontariato per aiutare le società più povere

Maddalena Viacava, volontaria dell’Operazione Mato Grosso, fa sapere che il suo legame con il Movimento sia iniziato nel 1969, quando aveva 18 anni, partecipando ai campi di lavoro organizzati per raccogliere i fondi necessari a sostenere le attività nelle prime Missioni nel Mato Grosso del Brasile, in Ecuador e in Bolivia. Maddalena riferisce che “Mi sono subito riconosciuta e identificata nei valori umani e di fratellanza volti all’aiuto dei più poveri.  All’epoca della rivoluzione del Sessantotto moltissimi ragazzi si sono resi disponibili, con entusiasmo e passione, a lavorare gratuitamente per guadagnare i soldi necessari per le Missioni e ad andarci in prima persona”. Anche nella Chiesa, grazie al Concilio Vaticano Secondo, e in particolare all'Enciclica Populorum Progressio di Papa Paolo VI (1967), venne messa in luce l’opzione privilegiata verso i poveri e la spinta di portare un aiuto concreto alle popolazioni bisognose:«Lo sviluppo dei popoli, in modo particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell'ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della Chiesa» (Incipit dell'enciclica Populorum Progressio). Il fondatore dell’Operazione Mato Grosso è stato don Ugo De Censi, salesiano valtellinese, che operava nella Casa Salesiana di Arese, vicino a Milano, dove si gestiva un riformatorio per ragazzi con situazioni familiari molto difficili e complesse.  Don Ugo, che aveva anche la responsabilità degli Oratori della Lombardia e della Emilia e Romagna, visse ad Arese per quasi venti anni. Nel 1965 partecipò a Roma al XIX Capitolo Generale dei Salesiani dove incontrò Padre Pedro Melesi inviato come rappresentante dei Salesiani dell’America Latina. Padre Pedro era missionario a Poxoreo, in Brasile, precisamente nello stato del Mato Grosso.  Don Ugo fu colpito dalla sofferenza e dalla miseria che Padre Pedro gli raccontò sul Brasile e perciò gli promise di aiutarlo. Padre Pedro, che era rientrato in Italia dopo anni di missione all’estero, fu invitato a soggiornare durante l’estate alla Casa Salesiana di montagna a Ponte in Val Formazza.  

Lì parlò con i giovani, che erano ospiti, e li informò delle condizioni di estrema povertà che aveva riscontrato in quei paesi in cui non c’era la possibilità di disporre di cure mediche, non esistevano spazi in cui i bambini potessero giocare e mancava la Scuola e ogni forma di educazione civile e sociale. I racconti di Padre Pedro infiammarono subito gli animi e il senso di avventura di questi ragazzi difficili che vollero subito aiutare concretamente queste popolazioni in stato di degrado, decidendo di partire loro stessi per la Missione. Durante l’inverno, dopo l’incontro con il missionario, Don Ugo, insieme ad altri due salesiani e ai ragazzi raccolsero fondi e persone per andare, nell’estate successiva, a portare un po’ di aiuto a Padre Pedro nella sua Missione in Brasile.  Organizzarono raccolte di carta, stracci e ferro in vari paesi e quartieri delle città, per ricavare i soldi necessari alla Missione. Nell’estate del 1967 ci fu la prima spedizione concretizzata con la costruzione di un centro giovanile e sala medica a Poxoreo: nacque così l’Operazione Mato Grosso. Salparono dal porto di Genova verso le terre che necessitavano di aiuto giovani con competenze lavorative specifiche e tanta voglia di fare. Con questa prima spedizione, della durata di 4 mesi e con le altre che seguirono, si incominciò a costruire scuole, ambulatori sanitari, centri ricreativi per bambini e ragazzi in condizioni di difficoltà. Questi giovani volenterosi, una volta rientrati in Italia, davano vita a ulteriori nuovi gruppi di ragazzi che, a loro volta, iniziavano delle raccolte di fondi attraverso iniziative tra le più disparate.  Altri missionari invitarono i giovani dell’O.M.G.:  così nel 1968 nuovi ragazzi partirono per l’Ecuador e nel 1969 per la Bolivia. L’O.M.G.  è infatti un movimento di giovani e adulti che, attraverso il lavoro gratuito a favore dei più poveri, riscoprono i valori fondamentali per la loro vita: il lavoro gratuito per gli ultimi, lo spirito di gruppo, la coerenza tra le parole e la vita. In questa “definizione” di poche righe si concentra la storia dei protagonisti di questa avventura: PER I POVERI - CON I GIOVANI. “Io nel 1973 – prosegue Maddalena - ho preso parte a una missione in Bolivia sull’altipiano a 4.000 m,  per la progettazione e realizzazione di un ospedale; dopo parecchi anni da quel viaggio, sono tornata nel paese e ho visto con soddisfazione che l’ospedale funzionava. Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro di altri ragazzi che, dalle fondamenta che avevamo gettato noi all’epoca, hanno ultimato la costruzione, che per quella gente rappresenta la salvezza. Nel caso specifico si tratta di una costruzione materiale, ma in generale è una costruzione di principi, valori e insegnamenti che si rinnovano e si rendono più forti nel tempo; tutto continua, anche l’entusiasmo e lo spirito di avventura. Alcuni ragazzi che partirono per la prima volta per le missioni per un periodo di  sei mesi, spesso decisero di ritornare e di vivere nei paesi dell’America Latina portando la famiglia, creando così dei legami forti e speciali con le popolazioni indigene e  continuando un’opera di aiuto permanente. Anche uno dei miei figli ha fatto con la moglie questa scelta e vive ormai da dieci anni in Perù con quattro bambini”.

Giulia Bevilacqua, volontaria e sostenitrice dell’Operazione Mato Grosso, informa del Taller di Lucma facendo sapere che: “Lucma è un paesino a 2700 metri di altezza che si trova nella valle di Vilcabamba, a sud del Perù. Dal 2019 a Lucma si è aperto il "Taller", una scuola superiore per ragazzi molto poveri; li abbiamo scelti andando nei paesini più alti e sperduti delle montagne e nella profonda selva dove ancora vivono famiglie di indigeni. Le famiglie ci hanno chiesto di accogliere i loro bimbi, perché le scuole secondarie non sono presenti in molti paesini e i loro figli dovrebbero camminare ore ed ore per raggiungerli. Il Taller è una scuola totalmente gratuita dove i ragazzi studiano le stesse materie dei loro coetanei, ma fanno anche molte ore pratiche di falegnameria per poter imparare il mestiere del falegname. I ragazzi vivono tutta la settimana nella nostra casa, hanno degli educatori che stanno sempre con loro e la giornata è ben scandita affinchè non si perda tempo e possano imparare l'importanza dell'impegno quotidiano e di orari precisi da rispettare. Molti degli alunni arrivano da noi che non parlano bene lo spagnolo, ma sono cresciuti parlando prevalentemente il Quechua, loro dialetto, pertanto appena arrivati devono prendere dimestichezza con la lingua, con i compagni e imparare a socializzare. Molti arrivano da famiglie distrutte, da papà violenti e alcolizzati, altri sono orfani di padre o madre. Diventano così per noi figli cari, di cui abbiamo il sogno di cambiare un po' la vita, insegnandogli un bel mestiere ed educandoli ad essere buoni e rispettosi con gli altri. Questi ragazzini non sono abituati ad avere qualcuno che si preoccupa per loro sia a livello scolastico, sia alimentare e sanitario ed anche ad avere un supporto emotivo in una tappa della vita in cui vivono molti cambiamenti adolescenziali. Così si crea qualcosa che va oltre la scuola: un luogo dove crescere, dove essere FAMIGLIA E SENTIRSI AMATI, un luogo importante per poter diventare uomini giusti e rispettosi”.

 

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