E' fallito per ora in Germania il tentativo di creare un governo sostenuto dalla Cdu di Angela Merkel, dai liberali e dai verdi, la cosiddetta coalizione "Giamaica", dai colori dei tre pariti che ricordano queli della bandiera del paese dei Caraibi. E ora sul Paese aleggia lo spettro di nuove elezioni
I liberali di Christian Lindner hanno fatto saltare il tavolo delle trattative per costruire un "governo stabile" in Germania perché, a loro dire, «fra i partiti manca la fiducia di base». E dunque, «meglio non governare, che governare male». La fuga in avanti di Lindner ha lasciato però tutti sorpresi e isola, ancora una volta, il partito liberale tedesco. «Io credo che si sarebbe potuto trovare il filo per arrivare a una soluzione. E mi dispiace che non si sia arrivati a un accordo», ha scandito Angela Merkel un'ora dopo. «Mi recherò dal Presidente della Repubblica per descrivere lo stato delle cose», ha poi annunciato la cancelliera.
Ora, salvo sorprese e ricuciture dell'ultima ora, le strade - mai sperimentate prima in Germania - sono o un governo di minoranza del cancelliere Angela Merkel Cdu/Csu, o tornare al voto dopo il risultato inconcludente del 24 settembre scorso. Con la possibilità di un nuovo exploit della estrema destra di Alternative fuer Deutschland (Afd), che da 0 deputati nel 2013 ne hanno conquistati quasi 100.
I social democratici di Martin Schulz, numericamente in grado di formare un nuovo governo di Grosse Koalition con Merkel, come l'uscente, non sono disponibili. Per Merkel il quarto mandato per entrare nella storia, è al momento più lontano.
Ieri il leader della Spd Martin Schulz aveva ribadito che il suo partito non prende in considerazione la possibilità di ripristinare la Grande Coalizione della scorsa legislatura in caso di fallimento dei colloqui per una coalizione Giamaica. «Gli elettori hanno respinto la Grande Coalizione», ha affermato, alludendo al crollo della Spd al voto di fine settembre. E venerdì aveva parlato chiaramente di un ritorno alle urne nel caso in cui se ne verificasse la necessità
"È tempo che Angela Merkel se ne vada". Lo ha detto il leader del partito della destra oltranzista tedesca Alternative fuer Deutschland, Alexander Gauland, commentando il fallimento delle trattative per il governo 'giamaica'.
E cosi il 'sogno giamaicano' finisce qui. A pochi minuti dalla mezzanotte, i liberali di Christian Lindner staccano la spina, il tavolo delle trattative salta, perché, "fra i partiti manca la fiducia di base" per costruire un "governo stabile" in Germania. E dunque, "meglio non governare, che governare male". La parola passa al Presidente della Repubblica. La fuga in avanti del giovane che scalpita da quando il suo partito, l'FDP, è tornato in parlamento, lo scorso 24 settembre, lascia però tutti di stucco e isola, ancora una volta, il partito liberale tedesco.
"Io credo che si sarebbe potuto trovare il filo per arrivare a una soluzione. E mi dispiace, lo dico con tutto il rispetto per i liberali, che non si sia arrivati a un accordo", ha scandito Angela Merkel un'ora dopo. La cancelliera ha anche affermato di "assumersi la responsabilità" e "di fare tutto il possibile perché il paese, anche in queste settimane difficili, sia guidato bene".
"Domani - ha annunciato - mi recherò dal Presidente della Repubblica per descrivere lo stato delle cose". Merkel non è sola nel rimpianto della 'Giamaica', che sarebbe piaciuta a molti tedeschi: "Credo che la maggioranza dei cittadini avrebbe auspicato che trovassimo una soluzione", ha detto anche. A sentire Juergen Trittin, il negoziatore degli ecologisti, che ha fatto più di una volta saltare i nervi ai conservatori, nella sede del Land del Baden-Wuerttenberg, dove oggi si è tenuta l'ultima seduta del confronto (l'ultimatum dei liberali era scaduto alle 18) sono rimasti "tutti un po' scioccati e indignati" dal passo di Lindner.
E anche i colleghi Katrin Goering-Eckardt e Cem Oezdemir - il principale ostacolo di un accordo con l'anima più conservatrice della potenziale futura coalizione - hanno assicurato che non si era lontani da una intesa: "Avremmo potuto trovare un accordo, e credo addirittura che non ci sarebbe voluto ancora troppo tempo". Non la vedeva così, evidentemente, Lindner. Alle prime armi con un negoziato di questa portata. In effetti le trattative avevano presentato molti nodi su temi decisivi, come Europa, clima, trasporti, e si erano arenate da qualche giorno sui migranti. Con la richiesta della Csu di una sorta di tetto limite a 200mila ed il rifiuto del ricongiungimento familiare per i profughi che hanno la cosiddetta protezione sussidiaria. Su questo ultimo punto i bavaresi hanno litigato per ore, oggi, con i verdi.
Ma i liberali avevano manifestato una tangibile impazienza, con atteggiamenti anche più rigorosi. "Non vogliamo piantare in asso i nostri elettori", ha detto infatti a fine serata Lindner. "Si è mostrato che i quattro interlocutori non hanno un progetto comune per la modernizzazione del paese e non hanno una fiducia comune con la quale si possono immaginare i presupposti per un governo stabile".
Lindner ha raccontato che dopo tante settimane giaceva oggi sul tavolo "un foglio pieno di contraddizioni, domande aperte, e conflitti sugli obiettivi". "Non rimproveriamo a nessuno di voler rispettare i suoi principi, ma lo facciamo anche noi". Parole che consegnano un problema serio al Paese: le nuove elezioni, evocate da più parti in questi giorni, potrebbero riproporre la stessa frammentazione attuale, con una oggettiva difficoltà nella formazione di un governo bicolore (dal momento che i socialdemocratici si sono chiaramente e definitivamente tirati fuori, rifiutando una riedizione della Grosse Koalition).
Resta l'opzione di un governo di minoranza. La formazione più naturale sarebbe proprio la squadra nero-gialla, fra l'unione e i liberali. Ma dopo la mossa di stasera, parte della fiducia è andata certamente perduta. La verde Goering-Eckardt ha invece sottolineato che il partito resterà aperto al dialogo, anche nelle prossime settimane. Un passaggio significativo, fra le tante emozioni di questa notte che chiude una "giornata quasi storica", per dirla con le parole di Frau Merkel.