La celebrazione della Santa Messa per il percorso verso il Diaconato
Nell’anno liturgico corrente, presso la Chiesa Santa Maria di Costantinopoli a Benevento, si è tenuta la Santa Messa per l'Ammissione al percorso come candidati al Diaconato Permanente. I neo ammessi, dopo un percorso di studi di due anni, sono stati: Mauro Caccese e Carlo Cavallo (già Accolito). La Santa Messa dedicata è stata presieduta dall'Arcivescovo Sua Eccellenza Reverendissimo Felice Accrocca insieme al clero della Diocesi di Benevento. Mauro Caccese, della parrocchia Santissima Addolorata, è stato accompagnato dal suo parroco Don Gaetan Kilumba Papa e dal diacono della parrocchia Addolorata Aristide Ingordigia che ha guidato il rito, Carlo Cavallo, appartenente alla Basilica Madonna delle Grazie, è stato accompagnato dai sacerdoti dell'Ordine dei frati Minori padre Lino e Padre Davide, partecipante anche Don Pompilio Cristino, parroco della parrocchia Santa Maria di Costantinopoli. Erano presenti alla celebrazione il Priore dell'ospedale Fatebenefratelli fra Lorenzo Gamos, la comunità delle suore che opera all'interno del Fatebenefratelli, le suore Francescane di Ognissanti, la comunità delle suore Carmelitane e la comunità delle suore del Preziosissimo Sangue. È stata una bellissima celebrazione con un'omelia da parte dell'Arcivescovo molto sentita che ha messo in risalto l'importanza della figura del diacono all'interno della Chiesa. I canti sono stati curati dalla corale del coro di Santa Maria di Costantinopoli diretto dal maestro Antonella Micco. È stata una celebrazione molto sentita e molto bella, così come riferito da tutte le persone presenti che hanno partecipato alla santa messa e, successivamente, hanno preso parte al buffet che si è tenuto all'interno del campetto della chiesa Santa Maria di Costantinopoli in cui i neo ammessi hanno invitato tutte le persone che hanno partecipato alla santa messa per festeggiare insieme il lieto evento come se fosse un'Agape fraterna.
Mauro Caccese, futuro diacono e studente dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Giuseppe Moscati” di Benevento, fa sapere che: “È stato un evento molto significativo che non deve passare inosservato perché questo è motivo di Evangelizzazione e di Missione della stessa Chiesa nel mondo. Questa giornata ha rappresentato un importante momento di unione e di condivisione fraterna collettiva nel Signore per intraprendere il primo passo ufficiale e formale nella strada verso il diaconato. La scelta di intraprendere questo percorso di fede è nata e si è sviluppata nel tempo: da sempre ho sentito questa vocazione che era in me ancora in fase germinale e è maturata quando ho conosciuto la mia amata moglie Maria: infatti la mia prima vocazione era al matrimonio, poi quando ho conosciuto Maria il tutto si è evoluto. Grazie a lei infatti sono stato pienamente affiancato e sostenuto in questa importante scelta di vita condivisa che abbiamo intrapreso insieme in quanto anche Maria ha studiato, proprio come me, teologia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Benevento che è stato per noi fondamentale nel guidarci e nell’approfondire questo cammino di fede. La teologia, proprio come ci hanno insegnato i nostri docenti, non è solo un apprendimento di studio, ma è anche la formazione dell’essere umano inteso nella sua totalità in comunione con Dio che ci ha creati con l’amore che noi stessi dobbiamo portare e diffondere nel mondo aiutando il prossimo. Ho potuto mettere in pratica questo spirito fraterno di solidarietà e di condivisione grazie alla professione di infermiere che svolgo all’Ospedale Sacro Cuore di Gesù - Fatebenefratelli di Benevento che mi ha dato la possibilità di rendermi sempre di più uno strumento operoso nelle mani del Signore per aiutare gli ammalati. Il mio riferimento di vita, a cui devo molto nella realizzazione di tutte queste scelte di vita, è il medico beneventano San Giuseppe Moscati a cui mi sono sempre ispirato nel portare avanti la mia missione di aiuto collettivo e condiviso. In particolare, oltre alle sue doti umani e professionali, ci tengo a ricordare anche l’elemento di positiva economia sociale che caratterizzava questo fondatore della scienza medica. Infatti lui, sopra il suo tavolo nello studio medico in cui riceveva i pazienti, era solito posizionare un cappello rivolto verso l’alto, come se fosse un contenitore, indicando sopra la seguente dicitura “Chi può lasci. Chi non può prenda”. Ritengo che questo sia un gesto di umanità e benevolenza di profonda carità e vicendevole scambio sociale nel raggiungimento del fine comune che caratterizza tutti noi: chi può aiutare, aiuti, chi ha bisogno si faccia aiutare, sempre nel principio guida dell’interesse reciproco verso il benessere e l’amore condiviso per cui Dio ci ha creato”.