Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Sabato, 27 Luglio 2024

Isola Summer 2024, ecco g…

Lug 05, 2024 Hits:574 Crotone

Premio Pino D'Ettoris: al…

Lug 01, 2024 Hits:610 Crotone

San Giuda Taddeo presenta…

Mag 27, 2024 Hits:1130 Crotone

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:1816 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:1126 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:1289 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:1323 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:1534 Crotone

Enrico "Chico" Forti tornato in Italia, grazie a Giorgia Meloni

Venerdì 1 marzo 2024 il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha annunciato che è stata firmata l'autorizzazione al trasferimento in Italia di Forti, "un risultato frutto dell'impegno diplomatico di questo governo", ha sottolineato.

"Sedici anni in cui abbiamo sofferto le pene dell’inferno". Con queste parole, Gianni Forti esprime tutta la sua amarezza per una vicenda giudiziaria che ha lasciato un segno indelebile nella vita della sua famiglia. Gianni è lo zio di Chico Forti, l'uomo che ha trascorso 24 anni in carcere negli Stati Uniti dopo essere stato condannato all'ergastolo il 15 giugno 2000 per l'omicidio del 42enne Dale Pike a Miami.

La storia di Enrico "Chico" Forti, che ha sempre proclamato la sua innocenza, è diventata un caso simbolo di possibile errore giudiziario. Dopo essere stato rimpatriato in Italia, accolto all'aeroporto di Pratica di Mare dalla Premier Giorgia Meloni, il caso ha rapidamente assunto connotazioni politiche. La sua accoglienza è stata oggetto di controversie e critiche, culminate nel titolo provocatorio del Fatto Quotidiano: "Benvenuto Assassino". Questo titolo ha voluto criticare apertamente la decisione del Premier di promuovere il ritorno di Forti in Italia.

Intervenendo in collegamento con il programma di Rete 4 "Zona Bianca", condotto da Giuseppe Brindisi, Gianni Forti ha descritto il titolo del giornale diretto da Marco Travaglio come "peggio di una coltellata". Le parole di Gianni Forti riflettono non solo il dolore personale e familiare, ma anche l'aspra polemica che circonda il caso.

Sono passati 24 anni da quando Chico Forti è stato condannato all'ergastolo negli Usa per l'omicidio dell’imprenditore australiano Dale Pike, il cui cadavere venne ritrovato nudo su una spiaggia di Miami, in Florida.

Chi è Chico Forti Prima del suo arresto, Enrico Forti detto Chico, nato a Trento l’8 febbraio 1959, è stato un campione di windsurf di successo. Dopo gli inizi sul lago di Garda arriva a essere il primo italiano a competere nella coppa del mondo di categoria, nel 1985. Insieme all’hawaiiano Richard White, inoltre, ideò la prima rampa di salto per windsurf per l'indoor. Una carriera sportiva che si interrompe in seguito a un incidente automobilistico. 

Inizia così la sua attività come producer televisivo e documentarista che lo porterà nel 1990 alla creazione della sua società, la Hang Loose. Nel 1997 realizzò la video inchiesta sulla morte di Gianni Versace "Il sorriso della Medusa". 

Una parte dei difensori di Chico vedono proprio nella realizzazione di questo documentario, in cui si mette in dubbio l'operato della polizia di Miami, una ipotetica causa delle modalità di trattamento del surfista durante l'inchiesta e il processo che lo avrebbe poi condannato all'ergastolo.

Il 15 febbraio 1998, Dale Pike, figlio di Anthony Pike, con cui Forti stava negoziando l'acquisto del Pikes Hotel a Ibiza, è stato trovato morto sulla spiaggia di Sewer Beach a Miami, Florida. L'australiano era stato assassinato con due colpi di pistola calibro .22 alla nuca e completamente spogliato. Pike, arrivato negli Stati Uniti il giorno prima, aveva incontrato Forti, con cui era giunto in auto fino al parcheggio di un ristorante a Key Biscayne, dove l'italiano avrebbe poi affermato di averlo lasciato verso le 19:00. Pochissime ore dopo, Pike venne ucciso, con l'ora della morte stimata tra le 20:00 e le 22:00.

Dopo alcuni giorni dal ritrovamento del corpo, Chico Forti fu interrogato dalla polizia di Miami come persona informata sui fatti. Inizialmente negò di aver incontrato Dale prima della sua morte, un errore che si rivelò fatale. La polizia scoprì poco dopo i suoi contatti con la vittima. Secondo quanto riportato sul sito dedicato al suo caso, Forti affermò di non aver incontrato Pike per paura dopo aver appreso la falsa notizia dell'omicidio anche del padre Anthony, informazione fornita dalle autorità statunitensi per testare la sua reazione. La sera del 20 febbraio, Forti si presentò al dipartimento di polizia per consegnare documenti relativi agli affari con Anthony Pike, senza avvocato. Fu interrogato per 14 ore e successivamente arrestato. Nelle sue dichiarazioni successive, ritrattò la versione iniziale, ammettendo di aver incontrato la vittima poche ore prima della sua morte.

Il processo contro Enrico "Chico" Forti è stato sempre controverso, con Forti che ha costantemente proclamato la sua innocenza, sostenendo di essere vittima di un errore giudiziario. Inizialmente arrestato con accuse di frode, circonvenzione di incapace e concorso in omicidio, Forti fu successivamente liberato su cauzione. Nei venti mesi seguenti, come riportato sul sito dedicato al suo caso, Forti fu scagionato dagli otto capi d'accusa relativi alla frode. Tuttavia, l'accusa utilizzò l'elemento della frode come movente per l'omicidio.

Il 15 giugno 2000, dopo un processo durato 24 giorni, si giunse all'arringa finale. Durante il processo, alla difesa di Forti non fu concesso il diritto di replica. I suoi avvocati lo avevano consigliato di non testimoniare, per evitare domande compromettenti relative alle dichiarazioni false rilasciate il giorno dopo la morte di Dale Pike. La strategia della difesa era basata sulla convinzione che l'assenza di prove concrete contro Forti avrebbe portato la giuria a non condannarlo.

Questa mancanza di prove concrete è un punto cruciale che i sostenitori di Forti sottolineano come fondamentale per la conclusione del processo. L'accusa ebbe ampio spazio per presentare la propria ricostruzione dei fatti, influenzando pesantemente la giuria contro Forti. Questo squilibrio procedurale è considerato da molti un fattore decisivo nella condanna di Forti, e viene citato come esempio di come il processo sia stato gestito in modo ingiusto e parziale.

La giuria popolare della Dade County di Miami dichiarò Enrico "Chico" Forti colpevole "per aver personalmente e/o con altre persone allo Stato ancora ignote, agendo come istigatore e in compartecipazione, ciascuno per la propria condotta partecipata, e/o in esecuzione di un comune progetto delittuoso, provocato, dolorosamente e preordinatamente, la morte di Dale Pike". Queste sono le parole riportate dal sito chiccoforti.it.

Chico Forti fu ritenuto colpevole di omicidio di primo grado e condannato all'ergastolo. In aula, Forti espresse la sua incredulità, dichiarando: "Sono senza parole".

Tutti i ricorsi contro la sentenza presentati nei vari appelli furono rifiutati senza alcuna motivazione. Questo aspetto ha sollevato ulteriori dubbi e polemiche sulla correttezza e l'equità del processo. I sostenitori di Forti evidenziano come la mancanza di motivazioni per il rigetto dei ricorsi costituisca una grave omissione e un'ulteriore ingiustizia nel caso.

La condanna e l'assenza di considerazione per le argomentazioni della difesa hanno alimentato una campagna internazionale per la revisione del processo, portando alla luce possibili irregolarità e potenziali violazioni dei diritti di Forti. Il caso continua a essere oggetto di dibattito e scrutinio pubblico, mettendo in evidenza le complessità e le sfide del sistema giudiziario.

 

Fonte varie agenzie

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI