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Lunedì, 14 Luglio 2025

E’ come un “sigillo” che racconta la Sicilia migliore: quella trasparente, attenta, sostenibile. Un’etichetta che parla chiaro e in modo diretto alle famiglie. Un patto di fiducia tra produttori, trasformatori e consumatori. E’ il marchio “QS - Qualità Sicura” applicato alla filiera lattiero-casearia e garantito dalla Regione Siciliana, la dimostrazione concreta di come l’isola può far sistema, producendo in modo etico e certificando ogni passaggio, dalla stalla al banco frigo. Dopo la costituzione dell’Ats Filiera QS, con 12 aziende agricole e 4 caseifici, con capofila la cooperativa Progetto Natura, nell'ambito del Programma di Sviluppo Rurale si è entrati nella fase finale del PIF, portando il latte vaccino a marchio QS, e tutti i suoi derivati, direttamente sulle tavole dei consumatori, secondo una qualità che è frutto di un lavoro tracciato, verificato e garantito. Il marchio nasce per volontà della Regione Siciliana, che ha deciso di dotare il settore agroalimentare di uno strumento concreto per valorizzare le eccellenze del territorio, tutelare i consumatori e promuovere le buone pratiche. Ed è proprio nella Filiera QS che questo concetto si fa azione quotidiana dando valore al latte. Si parte dalla base: le aziende agricole e zootecniche. Per entrare nella rete QS, una stalla non basta che “produca latte”, deve rispettare precisi criteri di benessere animale, adottare una gestione igienico-sanitaria rigorosa, garantire la tracciabilità di ogni litro munto. Ma non solo. Almeno il 50% dell’alimentazione delle bovine deve provenire da foraggi coltivati in Sicilia. Una scelta che favorisce il territorio, riduce l’impatto ambientale e dà vita a un prodotto profondamente legato alla sua terra. Il latte così ottenuto, che deve essere raccolto entro un massimo di quattro mungiture e consegnato al centro di trasformazione entro poche ore, viene poi lavorato solo da caseifici e imprese di trasformazione aderenti alla filiera. Anche qui, tutto è documentato e sottoposto a controlli, dalla temperatura di trasporto alla sanificazione delle attrezzature, fino al confezionamento finale. Il risultato? Latte fresco e genuino e prodotti lattiero-caseari, come formaggi e ricotta, che arrivano sulle tavole dei consumatori con una “carta d’identità” completa: un latte vaccino 100% siciliano, con più omega 3, più sicuro, più nutriente. Il valore del “QS” non si limita alla qualità del prodotto. Significa anche trasparenza per il consumatore, giusto riconoscimento economico per le aziende agricole, cooperazione tra gli attori della filiera, e un sistema virtuoso che promuove occupazione, innovazione, sostenibilità. A controllare tutto questo, ci sono enti certificatori accreditati, che effettuano verifiche regolari su tutte le fasi del processo secondo un disciplinare tecnico approvato dalla Regione Siciliana, con regole chiare e criteri misurabili.

“Bere un bicchiere di latte QS o gustare un formaggio prodotto con materia prima certificata, significa fare una scelta consapevole - spiega Salvatore Barbagallo, assessore regionale all’Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea - È il gusto della sicurezza, ma anche dell’identità siciliana che si fa eccellenza agroalimentare. La Filiera QS rappresenta un punto di svolta per la zootecnia da latte siciliana perché garantisce tracciabilità, sicurezza alimentare e un legame reale con il territorio, tutelando produttori e consumatori insieme”. L’iniziativa già copre una buona percentuale della produzione di latte vaccino siciliano, con circa 15 milioni di litri certificati QS. Un progetto che guarda al futuro dell’isola, senza dimenticare le sue radici: quelle piantate nei pascoli, nei campi, nelle mani di allevatori e casari che hanno scelto di lavorare meglio, non solo di più.

 

L’avocado di Sicilia, con i suoi appena mille ettari di superficie coltivata, concentrati soprattutto nelle aree costiere della fascia jonica tra Catania e Messina e che si estendono sino alle falde dell’Etna (non oltre i 300 metri sul livello del mare) è la coltura subtropicale di maggiore interesse economico in Italia. Un’enorme opportunità per la nostra Regione che, tuttavia, nonostante sia tra i principali produttori in Italia, riesce a coprire solo il 5% della domanda nazionale, con una produzione totale che in base agli impianti attualmente produttivi non supera le 800 tonnellate all’anno. L’Italia, dunque, importa la quasi totalità della produzione di avocado da paesi europei ed extraeuropei.

Un habitat ideale quello del versante est dell’Etna, con temperature e umidità costanti e terreni ben drenati, profondi e aerati, leggeri e sabbiosi. La maestosità del vulcano, poi, non solo fa da barriera ai venti freddi e mantiene un’umidità costante, ma dona uno straordinario terreno di sabbia vulcanica che costituisce un humus fertile senza pari, fondamentale per la crescita delle piante. Si stima che i terreni sfruttabili nelle fasce costiere ionico e tirreniche possano raggiungere superfici di almeno 5 mila ettari, consentendo il recupero e la valorizzazione di terreni abbandonati, un tempo coltivati a limone; e che il solo mercato italiano possa tranquillamente assorbire a regime, sulla base dei consumi attuali, tutto il potenziale della produzione siciliana.

Da questi dati ha preso le mosse tre anni fa, il progetto “Avocado biologico siciliano: superfood per la valorizzazione delle aree ionico-tirreniche”, finanziato con la misura 16.2 del PSR Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie, che si è posto diversi obiettivi. Innanzitutto, diffondere un corretto modello di coltivazione dell’avocado che punti ad una standardizzazione dei sistemi colturali agricoli, ad un incremento delle rese per unità di superficie attraverso il miglioramento del numero e della pezzatura dei frutti e ad una gestione delle malattie con strategie innovative ed ecosostenibili; cosi come, ridurre l’alternanza di produzione, tenendo conto che le tre varietà maggiormente coltivate in Sicilia Hass (90%), Fuerte e Bacon (10%) coprono un calendario di commercializzazione da novembre a marzo, mentre la Grande Distribuzione Organizzata incalza per una copertura annuale. Terzo, valorizzare le caratteristiche salutistiche dell’avocado. E infine, ridurre e riutilizzare lo scarto. Ed è partendo da quest’ultimo punto, che il progetto ha visto la nascita del primo Olio di avocado siciliano, un prodotto Super Food, di alto pregio, che potrà essere proposto come una diversificazione delle attività agricole utilizzando lo “scarto” non idoneo alla commercializzazione.

I risultati di progetto sono stati illustrati nel corso del convegno finale che si è tenuto al Dipartimento Agricoltura, Ambiente, Alimentazione, Di3A, che è partner scientifico. Il Di3A, in particolare, ha coordinato i gruppi di ricerca con i responsabili scientifici, i docenti Alberto Continella e Giancarlo Polizzi, e affiancato l’innovation broker Antonino Azzaro, agronomo, e le 9 aziende (“ionica”, ente capofila, cooperativa Dal Tropico; Metaponto, Leonardi Maria, Lorenzo Vetrano e Green Life; la società DI.COMM., di logistica e commercializzazione; lo spin-off universitario Agriunitech s.r.l.).

Il convegno è stato aperto dal direttore del Di3A, Mario D’Amico e dai saluti del vice presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della provincia di Catania, Enrico Catania.  Sono poi seguite relazioni conclusive.

“Le azioni progettuali – ha spiegato il professor Alberto Continella – sono state finalizzate a valutare l’influenza del portinnesto (Water-Hole, Mexicola, riprodotti per seme; Maoz, Duke 7, propagati vegetativamente) negli impianti frutticoli sui principali parametri vegeto-produttivi dell’avocado. In particolare, gli effetti sull’entrata in produzione, lo sviluppo vegetativo delle piante, la produttività, gli interventi e costi di potatura, la curvatura dei rami, l’evoluzione delle caratteristiche qualitative del frutto in diverse cultivar. Sono stati esaminati, inoltre, i fattori che determinano l’incremento della pezzatura media dei frutti, particolarmente nel caso della Hass che presenta dimensioni più contenute rispetto alle altre cultivar. Sono stati valutati gli effetti di trattamenti fogliari ammessi in agricoltura biologica con specifici nutrienti in determinati stadi fenologici per valutare l’aumento delle classi di calibro maggiori; e la capacità di trattamenti con prodotti a base di micorrize, ammessi in biologico, di migliorare l’assorbimento dei nutrienti dal terreno e, pertanto, la disponibilità di elementi minerali in grado di aumentare la resa produttiva delle piante”.

“Le malattie riscontrate in tutte le aree di coltivazione oggetto di indagine necessitano della individuazione e messa a punto di adeguate strategie di lotta ecosostenibili – ha aggiunto il professor Giancarlo Polizzi – La finalità del progetto è stata quella innanzitutto di descrivere le nuove malattie che interessano il territorio e di valutare l’efficacia di interventi agronomici (potature di risanamento, impiego di nuovi corroboranti, innovativi mastici protettivi) e antagonisti microbiologici (Bacillus spp. e Trichoderma spp.) il cui impiego sulla coltura non è stato mai oggetto di sperimentazione. Gli interventi agronomici sono principalmente rivolti alla rimozione dei cancri e alla protezione dei tagli mentre l’uso di antagonisti microbiologici, analogamente a quanto avviene su altre colture come la vite, potrebbe consentire la riduzione delle infezioni sul tronco e nei frutti attraverso competizione per spazio e nutrienti, parassitismo e induzione di resistenza. L’uso di interventi di lotta potrebbe consentire anche di ridurre sensibilmente le infezioni con strategie di lotta che sono in linea con la legislazione europea rivolta ad un uso sostenibile del mezzo chimico e consentirebbe di produrre avocado anche in regime di “biologico”. E’ però necessario disporre di mezzi biologici autorizzati per l’impiego su larga scala.

Nell’ambito delle innovazioni di prodotto, sono state valutate cultivar di avocado già in produzione ma con pochi esemplari, quali la Zutano tra le precoci e la Orotawa, la Pinkerton, la Lamb Hass e la Reed tra le tardive, che sotto l’aspetto qualitativo e commerciale, possono consentire di ampliare il calendario di commercializzazione.

Un’ulteriore innovazione di prodotto ha portato, come detto, alla nascita dell’olio di avocado, estratto da un frantoio sperimentale installato all’interno dell’azienda ente capofila.  “La possibilità di ottenere il prodotto trasformato, utilizzando il prodotto di scarto rappresenta una opportunità da realizzare mediante i più moderni protocolli di estrazione che meglio possano preservare le componenti qualitative dell’olio –ha spiegato Laura Siracusa, ricercatrice dell’Istituto Chimica Biomolecolare – CNR –un olio vegetale ricchissimo di sostanze ossidanti con acidi grassi essenziali e ricco in vitamine A,D,E, lecitine e proteine”. Un prodotto Super Food, proposto come una diversificazione delle attività agricole utilizzando lo “scarto” del frutto avocado, non perfetto con presenza di macchie e/o di calibro inferiore a quello idoneo per la commercializzazione, attraverso un processo di trasformazione a mezzo di una spremitura che avviene con un sistema estrattivo.

Tra le azioni messe in campo dalla DMO Enjoy Barocco per rafforzare il sistema turistico locale c’è anche un investimento strategico su formazione e informazione continua, strumenti fondamentali per accrescere le competenze e la qualità dell’offerta nel territorio.

In un settore in costante evoluzione, labour intensive per definizione e sempre più esigente in termini di specializzazione, la professionalizzazione degli operatori e la capacità di fare sistema sono due leve decisive per potenziare la competitività della destinazione e rafforzarne il brand.

Dopo il favore raccolto attraverso Destination Building, la serie di cinque incontri realizzati dal 27 al 29 maggio nei Comuni del GAL Terra Barocca (Ragusa, Modica, Scicli, Ispica, Santa Croce Camerina) per presentare le attività in corso e il piano strategico della DMO, prende ora il via un nuovo ciclo di formazione gratuita rivolta principalmente agli operatori turistici impegnati sui territori aderenti al GAL Terra Barocca: Ispica, Modica, Ragusa, Santa Croce Camerina e Scicli.

I corsi, organizzati dalla Società Cooperativa F.O.R.UM. nell’ambito del progetto “Terra Barocca Naturalmente Accogliente”, sono finanziati dal GAL Terra Barocca con fondi PSR Sicilia 2014–2022 e si svolgeranno in modalità online sincrona dall’11 giugno al 25 luglio 2025.

I docenti selezionati vantano elevate competenze e comprovata esperienza nel settore turistico e formativo. I percorsi sono rivolti a imprenditori, gestori, manager, collaboratori di strutture ricettive, guide turistiche, consulenti, organizzatori di eventi e aspiranti operatori del settore.

È possibile iscriversi fino a martedì 11 giugno alle ore 12:00. Ogni corso è a numero chiuso e prevede 25 ore di formazione, articolate in lezioni di circa 2 ore e mezza.

I corsi attivati:

  • Revenue Management, dal 12 giugno al 15 luglio – ore 14:20–16:50
  • Controllo di Gestione, dal 16 giugno al 28 luglio – ore 17:00–19:30
  • Inglese per l’Ospitalità, dal 12 giugno al 29 luglio – ore 17:00–19:30
  • Property Management e Normativa Turistica, dall’11 giugno al 14 luglio – ore 14:20–16:50
  • Digital Marketing, dal 13 giugno al 25 luglio – ore 16:00–19:00 (prima lezione il 13 giugno ore 15:30–19:30)

Questa iniziativa rientra a pieno titolo nel percorso di sviluppo e consolidamento della destinazione Enjoy Barocco, con l’obiettivo di rafforzare le competenze professionali, migliorare la qualità dei servizi e accrescere l’attrattività turistica dell’intero comprensorio.

La partecipazione è completamente gratuita. A tutti coloro che frequenteranno almeno il 70% delle ore previste verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Durante la selezione dei candidati, sarà data priorità agli operatori già aderenti alla DMO Enjoy Barocco.

Sento il dovere di ricordare il caro amico Alberto Maira (1956-2025), responsabile regionale di Alleanza Cattolica per la Sicilia, che ci ha lasciato proprio nel giorno della Resurrezione di Nostro Signore. Alberto per me è rimasto sempre un punto di riferimento associativo culturale e politico. Nonostante il mio allontanamento dalla Sicilia, con lui, ho mantenuto sempre un canale comunicativo, al punto che l'ho scelto per la presentazione del mio unico libro pubblicato. Alberto oltre alle sue spiccate doti intellettuali, era un uomo di pace, di armonia, una persona che rassicurava. Penso di non sbagliarmi ma per certi versi assomigliava molto a Enzo Peserico un altro grande militante di Alleanza Cattolica che ci ha lasciato prematuramente. 

Alberto ha dedicato la sua vita per Dio, per la sua famiglia, per la Patria e per Alleanza Cattolica. Una vita nobile, disinteressata, generosa, fino alla fine, non ha mai fatto mancare il suo apporto nonostante le sue malattie. Ha costruito una vera comunità senza albagia con amore e fiducia sempre anzitutto nella Provvidenza malgrado sofferenze e le prove personali e familiari. Un galantuomo buono e gentile che non si risparmiò mai. Alberto era anche Referente per Caltanissetta della Delegazione della Sicilia Occidentale del Sacro Militare Ordine Costantiniana di San Giorgio. E’ stato presidente dell’Istituto “Testasecca” di Caltanissetta. Fu anche un editore coraggioso e libero con la sua edizione Krinon e ottimo saggista, collaboratore di giornali e riviste tradizionali, dove ha sempre manifestato quella autentica cultura conservatrice e tradizionale. Termino questo mio breve intervento con le significative parole del professore Tommaso Romano, direttore dell' Edizioni Thule di Palermo, grande amico ed estimatore di Maira, “So, sappiamo,di poter pregare adesso per chi senza dubbi è nel Paradiso dei Giusti e dei santi e a Lui ci rivolgiamo e mi inchino sapendo di avere un beato che vive in Dio in cui ha creduto e per il Quale si è battuto nel nome di Cristo una intera vita. Addio Alberto carissimo, consola come sai tua moglie Giosina tua figlia e i tuoi parenti e tutti coloro che hai incontrato donando certezze fede e Valori”.

Le dune di sale sulla laguna, il sole che lentamente accarezza il paesaggio: il tramonto sulle Saline di Marsala è tra i più belli al mondo. Se quel tramonto fosse una donna, sarebbe Rosaline. Se fosse un vino, le sue nuance rosa e i suoi particolari sentori sarebbero un invito al viaggio sensoriale che conduce in Sicilia.

La novità di Colomba Bianca - presentata al Vinitaly 2025 - celebra l’innovazione e la visione di un futuro che fa del vino un’esperienza di piacere. Rosaline è un vino affascinante e sensibile alle tendenze contemporanee, trae ispirazione dalla femminilità: «Abbiamo imbottigliato l’espressione di un territorio unico, il West Sicily, dove produciamo vino rosè percorrendo le vie di una ricerca sofisticata in ogni dettaglio», spiega Dino Taschetta, presidente della cantina Colomba Bianca che in provincia di Trapani coopera con oltre 2400 vigneron.

L’etichetta di Rosaline, dal tratto aggraziato dell’artista contemporaneo marsalese Fabio Ingrassia, anticipa la bellezza e l’incanto che il vino rivela al palato. Lo stile di questo vino traspare dalla veste di una bottiglia satinata, è svelato nel gusto con intuizioni di perlage al palato e continua nel suo profumo armonioso. Al bicchiere è molto apprezzabile per un aperitivo, preludio di momenti felici, si accosta bene sulle tavole gourmet. È un vino fermo, elegante, fresco, che ama raccontarsi in ogni sorso. Ottenuto dal terroir unico dei vigneron di Sicilia, Rosaline nasce dall’uvaggio di pignatello e zibibbo accuratamente selezionati.

«Rosaline racconta la bellezza autentica della nostra terra – sottolinea Giuseppe Gambino, direttore vendite e sviluppo commerciale della cooperativa vitivinicola siciliana - qui la luce, il mare e la terra si fondono in un’armonia straordinaria. Questo vino è l’espressione di un apprezzamento sempre crescente per i rosati, capaci di coniugare freschezza, eleganza e versatilità. L’unicità dei vitigni autoctoni marsalesi viene qui interpretata con gusto e cultura, dando vita a un vino che sorprende per la sua identità e bevibilità».

«La creazione di questo vino – racconta Mattia Filippi enologo fondatore di Uva Sapiens, che guida la direzione tecnica di Colomba Bianca assieme a Ivan Cappello – non è partita da esigenze commerciali, come spesso capita, ma dal sogno di rendere liquide le emozioni, i ricordi. Con Rosaline abbiamo imbottigliato il tramonto più iconico della Sicilia, un momento di bellezza unica da cogliere. Condividere assieme un calice di Rosaline vuol dire dedicarsi del tempo, quel tempo che abbiamo voluto fermare, dipingere e rappresentare dentro la bottiglia».

Servito tra gli 8° C e i 10 ° C accompagna piacevolmente la sapidità marina dei carpacci e del pesce grigliato, si abbina ai formaggi freschi e ai sapori incontaminati. Rosaline è chiaro, luminoso e brillante. Il rosato dalle sottili bollicine offre in ogni sorso un delicato assaggio del cielo e della brezza del mare al tramonto nelle Saline di Marsala e sfuma al palato per lasciare un ricordo indelebile.

 

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