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Giovedì, 16 Gennaio 2025

Manolo Bolognini (Pistoia, 26 ottobre 1925 – Roma, 23 dicembre 2017) è stato un produttore cinematografico e calciatore italiano.
Fratello del regista Mauro Bolognini, dopo aver giocato a calcio nella Pistoiese, anche in serie B, decise di seguire il fratello maggiore a Roma per fare cinema. Partendo da primo aiuto segretario in Due notti con Cleopatra di Mario Mattoli, fece tutta la gavetta fino ad arrivare a produrre in prima persona, lavorando con grandi registi come Pier Paolo Pasolini nel film Il Vangelo secondo Matteo e Teorema, Federico Fellini, Sergio Corbucci in Django, Andrej Tarkovskij e con il fratello nel film Il bell'Antonio.Ebbe tre figli: Andrea, Carlotta e Giada.

Mauro Bolognini : Laureato architetto a Firenze, si diplomò in scenografia al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, per poi orientarsi verso la regia come aiuto di Luigi Zampa e poi, in Francia, di Yves Allégret e Jean Delannoy. Iniziò l'attività registica segnalando tra il 1955 e il 1958 con veri e propri bozzetti di un tardo neorealismo: Gli innamorati (1955), Giovani mariti (1957).

L'incontro con Pier Paolo Pasolini sceneggiatore gli aprì la strada a maggiori ambizioni con film, come La notte brava (1959), Il bell'Antonio (1960), La giornata balorda (1960), anche se l'impegno letterario si stemperò poi troppo spesso in gusto calligrafico con Senilità (1962), Agostino (1962), Bubù (1971), Per le antiche scale (1975), L'eredità Ferramonti (1976). All'atmosfera in costume e al clima pittorico toscano del suo film La viaccia (1961) si riallacciò nel 1970 con Metello, dove la struttura storico-sociale del romanzo di Vasco Pratolini gli consentì un'evocazione equilibrata e solida: la sua migliore.

Tra gli altri suoi film si ricordano: Imputazione di omicidio per uno studente (1972), Libera, amore mio! (1973), pellicola subito ritirata per problemi politici, Fatti di gente perbene (1974), La storia vera della signora dalle camelie (1981), La venexiana (1986), Mosca addio (1987) e La villa del venerdì (1991).

Bolognini si dedicò anche a varie regie liriche, fra le quali Norma di Bellini al Teatro alla Scala di Milano (scene di Mario Ceroli, 1972) e al Teatro Bol'šoj di Mosca (1975), La fanciulla del West di Puccini al Teatro dell'Opera di Roma e Aida al Teatro La Fenice di Venezia, con direttore Giuseppe Sinopoli al suo debutto (1978), Pollicino di Hans Werner Henze (1995) al Teatro Poliziano di Montepulciano. Mauro Bolognini morì  il 14 maggio 2001 all'età di 78 anni. I funerali religiosi si sono celebrati il 16 maggio nella basilica di Santa Maria in Montesanto,

Carlotta Bolognini, produttrice, si racconta a Veronica Benedetta Marino al giornale L'Identità  tra aneddoti di famiglia sul set e una vita dedicata al cinema, e tiene viva la memoria del padre Manolo Bolognini e dello zio Mauro Bolognini, da dove ho preso spunto per scrivere della mia amica Carlotta e della loro meravigliosa della famiglia Bolognini, personalmente avevo intervistato il suo zio Mauro ai primi anni della mia carriera di corrispondente a Roma per il mio giornale Ellenico :

Carlotta Bolognini è un nome che evoca immediatamente il grande cinema italiano. Un cognome importante, che racconta di un'eredità artistica straordinaria e di una passione che attraversa le generazioni. Figlia e nipote d’arte, Carlotta prosegue la tradizione di famiglia, incarnando la memoria di un’epoca d’oro del cinema italiano e affrontando, con determinazione, le sfide del presente.

Carlotta, attrice e produttrice, è figlia di Manolo Bolognini, celebre produttore, e nipote di Mauro Bolognini, uno dei più grandi registi e sceneggiatori italiani. “Portare questo cognome è una benedizione, ma anche una responsabilità. Essere figli d’arte significa non potersi permettere errori, per questo scelgo di fare poche cose, con dignità e rispetto”. I pranzi domenicali in casa Bolognini erano un rito, un momento di condivisione familiare in cui il cinema si mescolava alla vita quotidiana. “Le pietanze profumavano di cinema e aneddoti. Mio padre aveva un’ironia unica: quando gli chiedevo di raccontarmi dei suoi film americani, rispondeva scherzando: ‘Ah, perché c’eri anche tu?’”.

Questa passione per il cinema si è radicata presto in Carlotta. A soli cinque anni, durante le riprese di Django, era già immersa nell’atmosfera del set, pronta a contribuire, anche se a modo suo. “Mio padre mi mise accanto all’assistente di edizione con un blocco e una penna, invitandomi a segnalare gli errori degli attori, anche se non sapevo scrivere. Alla fine della settimana, mi diede 5000 lire come paga. Una cifra enorme per una bambina!”

L’incanto della sala e il rispetto della tradizione

Pur apprezzando le piattaforme streaming, Carlotta ribadisce l’importanza della sala cinematografica: “Il buio, l’attesa, i rumori di sottofondo: solo la magia del cinema in sala può offrire emozioni così uniche”. Un rispetto per la tradizione che si riflette anche nel suo modo di lavorare: “Tutti i miei progetti seguono il modus operandi dei Bolognini. Sul set non mi limito a un ruolo, ma sono pronta a sostituire qualsiasi figura”.

Un omaggio al passato con uno sguardo al futuro

Tra i progetti che più rappresentano la sua anima artistica c’è il docufilm Compagni d’Arte, realizzato insieme a Fabio Luigi Lionello. “È un tributo a una generazione straordinaria di cineasti degli anni ’30, tra cui mio padre, mio zio, Franco Zeffirelli e Piero Tosi. Racconta la loro amicizia, nata durante il Fascismo e cresciuta tra Firenze e Roma”. Presentato con grande successo, il film ha ricevuto applausi a scena aperta. “Dopo otto anni di lavoro, vedere questo progetto realizzato è stata un’emozione indescrivibile. Come mi hanno insegnato i miei, il cinema è un lavoro di squadra”.

Il sogno di Carlotta

Se potesse scegliere, Carlotta realizzerebbe un film in costume, un genere che ama profondamente. “Vorrei raccontare i valori che mi ha trasmesso la mia famiglia e l’amore che mi hanno donato le persone che hanno costellato la mia vita. Nonostante i molti lutti e le difficoltà, porto avanti con orgoglio il nome "Bolognini".

Con una forza d’animo che trae dalla sua storia personale, Carlotta guarda al futuro, determinata a onorare il suo passato e a continuare a scrivere il proprio capitolo nella storia del cinema italiano.

Fonte : Veronica Benedetta Marino 

La poliedrica artista mezzosoprano Sara Nastos, specializzata in Canto Lirico e Arti Sceniche, che a Chiavari, città in provincia di Genova, ha fondato il laboratorio musicale - corale permanente della “Scuola della Voce” (http://scuoladellavoce.blogspot.com/), di cui ne è l’insegnante e la Direttrice, ci fa sapere che: “Le mie origini sono greche, per cui ho avuto la grande fortuna di studiare canto e pianoforte ad Atene, nell’immediato periodo post Maria Callas, apprendendo le prime regole del Teatro Lirico da artisti di fama internazionale che avevano cantato con la stessa Callas. Ho seguito Master class con il basso greco Nicola Zaccaria presso il Conservatorio di Atene, il mezzosoprano Christa Ludwig presso il Megaron Hall di Atene, e ho studiato canto e arte scenica con il celebre baritono Kostas Paskalis, avendo vinto una borsa di studio dell’Unione Europea per un Biennio di Alta Formazione Lirica presso il Centro Internazionale Athenaeum nei primi anni ‘90. Ho iniziato la mia professione, che è anche la mia passione di vita, molto presto. Provengo da una famiglia d’arte che mi ha dato la possibilità di studiare nel settore musicale e, ancora prima di terminare il mio percorso formativo presso il Conservatorio di Atene, dove mi sono Laureata nel 1994, ho iniziato a cantare: all’età di 18 anni ero artista del coro del Festival di Atene, e a 23 mi esibivo da solista nelle Opere di Cartellone dell’Opera di Atene, debuttando nel “Flauto Magico” e in “Hansel e Gretel”. Tutto procedeva nel modo migliore per cui, nel 1999, decido di trasferirmi a Chiavari, città originaria della mia famiglia da parte materna, una bellissima cittadina della Riviera Ligure distante poco più di un’ora da Milano, città che per una giovane cantante lirica rappresenta un vero e proprio trampolino di lancio per i grandi palcoscenici. Incomincio a propormi nei Teatri Lirici di Tradizione del Circuito Toscano (Lucca -Livorno-Pisa) e, nel 2003, vinco la prestigiosa borsa di studio “ Una Rosa per Genova” presso il Teatro Carlo Felice di Genova che mi permette di seguire master class di perfezionamento con Daniele Abbado e il  celebre mezzosoprano Fiorenza Cossotto. Purtroppo, in quegli anni, incomincio a vivere anche grandi difficoltà a livello personale e familiare che, mio malgrado, mi costringono a rallentare di molto l’attività artistica. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima, ma io aggiungerei che anche la voce ha spesso questa particolarità, e cioè di rispecchiare i nostri stati d’animo…Molti ignorano che sovente noi cantanti, quando viviamo momenti di grande sofferenza, “somatizziamo” il dolore nella nostra voce, con il risultato che questa non risponde più, anche per lunghi periodi. E questo, inaspettatamente, è ciò che è accaduto anche a me, ad un certo punto. Raramente parlo di quel periodo della mia vita, un po' per riservatezza, un po’ perché sono una donna combattiva che non ama piangersi addosso, nè essere compianta. Ma oggi, dopo tanti anni, mi sento perfettamente a mio agio con il mio passato, per cui credo sia importante parlare a cuore aperto e raccontarsi. Vedi Isabella, quando ero piccina uno tra i miei film preferiti era il Film Musicale “Tutti insieme appassionatamente”. Ricordo una frase importante che disse Maria Von Trapp all’inizio della sua incredibile avventura umana e artistica (per altro, una storia vera): “Quando il Signore chiude una porta, da qualche parte apre sempre una finestra…”. E’ accaduto proprio così, anche per me! In quel periodo difficile sono stata inaspettatamente contattata da alcuni studenti di canto che mi hanno chiesto di aiutarli tecnicamente e interpretativamente, in modo da riuscire a superare gli esami di canto e arte scenica presso il Conservatorio. E, così come loro, sono arrivate anche ragazze che volevano cantare il genere pop in modo serio e professionale. Quando ripenso a quel periodo ormai lontano sorrido e sono immensamente grata di quel momento critico che, seppur doloroso, è riuscito a farmi intraprendere un nuovo e stimolante percorso di vita. In quel momento, anziché cantare io, insegnavo ai miei allievi a cantare, con generosità e entusiasmo, come se non ci fosse mai stato un passato per me. Con il senno di poi ho compreso che questo era evidentemente un progetto che dovevo portare avanti nel tempo, diventando io stessa un utile strumento di aiuto e di guida. Ciò nonostante, non ho mai smesso di sperare di ritornare sui palcoscenici e non ho mai smesso di ricercare quella naturalezza nella voce che mi ha sempre caratterizzata fin da giovanissima e che avevo perduta. Nel 2006, grazie ad un mio amico tenore, vengo a conoscenza di un Metodo vocale molto particolare: “La voix libereè”, ovvero “La voce liberata”. Non ci penso due volte e decido di prendere il primo volo per  Parigi per studiare direttamente con il soprano francese che ha ideato questo Metodo: Yva Barthelemy. Questa donna, sulla soglia della settantina, dai lunghi capelli bianchi, mi colpisce e mi affascina immediatamente: dopo nemmeno una settimana miracolosamente riesce a farmi capire come risolvere il mio problema, laddove neppure i medici ci erano riusciti, grazie al Metodo di Yva Barthelemy. Quante volte ci sentiamo dire che bisogna essere realisti, che bisogna accettare gli avvenimenti negativi della vita passivamente perché comunque “la Vita è fatta così!”. E, invece, io credo al contrario che i miracoli esistano e che accadano. Come dice Pablo Coelho nel suo “Alchimista”: “quando incominci a credere, i miracoli cominciano ad accadere.” Certamente, la mia rieducazione vocale e posturale non è stata istantanea: il mio era un problema legato alla postura, una spiacevole conseguenza di un disallineamento della mandibola, avvenuta nel periodo di stress vissuto ben 7 anni prima. Ci sono voluti ancora un po’ di anni di studio e di esercizio per far riacquisire alla mia voce la tanto desiderata naturalezza, in tutta la sua estensione e potenza, e in questo sono stata aiutata da bravi insegnanti, tra cui il tenore iserniano Antonio Lemmo, che ricordo con affetto, ed il mio Maestro ripassatore di spartito Gian Battista Bergamo . E’ stato un gran lavoro, su cui ho investito tanto, ma è stato un lavoro salvifico che rifarei mille volte. Prima di tutto perchè sono convinta che non bisogna mai arrendersi alla sfortuna né tantomeno alla malattia!

Noi esseri umani siamo potenti, e tutto ciò che ci mettiamo in testa, se agiamo nel modo corretto, possiamo attuarlo! Come ho detto prima però, per avere la forza di perseverare in un percorso così arduo, ci vuole una Fede. Una fede che è lotta, quella fede che ci fa sempre rialzare, non importa quante volte noi cadiamo. Una fede nel Bene che fortifica il nostro spirito e ci rende persone migliori, persone più profonde, che possano essere di esempio alle giovani generazioni. Da quando ho recuperato la mia voce ho ricevuto grandi soddisfazioni: sono ritornata ad esibirmi in importanti Fondazioni Liriche e Festival quali il Teatro Regio di Torino, lo Sperimentale di Spoleto, il Festival della Valle d’Itria in prima mondiale e diretta Rai, lavorando con i registi Georg Kok, Alessio Pizzech, Paolo Panizza, Stefano Vizioli, Elisabetta Courir, Roberta Cortese etc, e canto con artisti di fama internazionale come il soprano, nonchè amica, Luz del Alba Rubio. Inoltre nel 2015 ho fondato nella mia città natale, la “Scuola della Voce” in collaborazione con il Comune di Chiavari,  grazie alla stima e la fiducia di due donne che per prime mi hanno sostenuto e hanno creduto in me: la Presidente dell’Associazione Culturale Tigullio Eventi, di cui la Scuola ne è il ramo didattico, e l’allora Assessore alla Cultura di Chiavari. Nel frattempo sono diventata una tra le 7 Insegnanti formatrici certificate in Italia de “La voce liberata” e abbino la mia attività artistica all’insegnamento: tengo Stage conoscitivi del Metodo in facoltose realtà come l’Associazione Mozart Italia, la piattaforma S.o.f.i.a. del Miur, Università e Conservatori. Le prime ragazze che negli anni 2000 erano venute a chiedermi aiuto sono ormai diventate insegnanti di canto loro stesse e, da allora, ho formato molti professionisti in svariati generi vocali, proprio perché questo Metodo è adatto ad ogni stile musicale. Esso insegna le basi del Belcanto e oltre, a lavorare sulla respirazione diaframmatica e l’emissione, coinvolge la postura del cantante in modo olistico; infine, per la sua precisione scientifica, dimezza i tempi di studio. Attraverso di esso mi sono potuta specializzare nella fatidica “muta della voce” , quando cioè i ragazzi passano dalla voce bianca del bambino a quella dell’adulto: essa è l’età più difficile e impegnativa, vocalmente parlando, e occorre che l’insegnante abbia grandissima esperienza e conoscenza tecnica per non provocare danni su corde vocali ancora immature. Amo scherzosamente definirmi “Levatrice di voci”: insegnando la tecnica offro gli strumenti adatti ad ogni voce perché possa liberarsi, per cui spesso, a lezione, si hanno incredibili sorprese! Accade, per esempio, che l’allievo si presenti con un tono flebile, quasi impercettibile, e,  dopo poco tempo, certe volte anche dopo una sola, unica lezione, ne fuoriesca una potenza impressionante. Questo processo di apprendimento, che potrei chiamare una vera e propria “Arte Maieutica”, di origine socratica, coinvolge non solo l’aspetto tecnico – vocale, ma va a toccare anche quello interpretativo, e di conseguenza, anche l’aspetto umano. Per esempio, ripeto spesso loro che noi artisti siamo dei messaggeri e che, attraverso la musica e i testi che scegliamo, trasmettiamo e veicoliamo dei messaggi; per questo motivo, e per la responsabilità che questo comporta, occorre avere ben compreso prima di tutto noi stessi ciò che stiamo interpretando! Amo insegnare canto ai bambini e ai giovani, e qui vorrei spezzare una lancia a favore degli adolescenti.

Il periodo della adolescenza, secondo me, è l’età più stimolante per un insegnante poiché è l’età in cui i ragazzi iniziano a ragionare con la loro testa e sono maggiormente ricettivi nei confronti degli stimoli che provengono dal mondo esterno. In quel periodo si può trasmettere loro valori umani importanti, che serviranno loro per tutta la vita. E’ molto importante fornire ai ragazzi gli strumenti per far fuoriuscire da loro stessi qualità, virtù e valori, e sono convinta che il metodo didattico del divertimento e della gioia sia quello migliore: dopotutto il canto deve fare stare bene e dare felicità! Per aiutarli in questo processo ho creato nella mia Scuola una sorta di laboratorio musicale- vocale permanente, che si raduna una volta alla settimana, durante il quale si canta insieme a più voci, si impara ad ascoltarsi, a condividere, ad aiutarsi, ad apprezzarsi reciprocamente e a collaborare. Quello che ognuno impara durante la lezione individuale è chiamato a condividerlo insieme con gli altri: difficoltà, dubbi, ma anche interessanti scoperte vocali, sceniche, interpretative e successi. Questo laboratorio crea armonia tra i miei giovani studenti, tutti di età diverse, ma tutti uniti dalla passione del canto, del teatro e della musica; questo stare insieme, nel preparare i nostri concerti, alimenta un circuito virtuoso di apprendimento e di sapere condiviso, oltre ad essere un porto sicuro in cui ognuno si sente in famiglia. Mio scopo ultimo e desiderio è che loro possano, in un prossimo futuro, realizzarsi come artisti, ma anche come persone in grado di vivere rapporti umani costruttivi e ottimali nell’ambiente lavorativo; questo laboratorio mostra essere un’ottima palestra, piacevole e divertente al contempo, per questo fine. Nei numerosi concerti che svolgiamo annualmente alterno il Coro giovanile misto (composto da ragazzi e ragazze) per Opere liriche quali la Tosca, la Bohème, o i Carmina Burana, con il Coro “Piccole donne” e le sue giovani soliste, che sono molto richieste soprattutto nel periodo Natalizio, ma vengono chiamate anche in Festival musicali da Genova fino alla Spezia, per serate tutte al femminile. Alcune volte i miei studenti vengono invitati a cantare insieme a me in Galà Lirici con Orchestre classiche o di fiati. I nostri concerti sono ogni anno diversi, vanno dalla canzone italiana a quella straniera, dal musical all’Opera lirica e questo mantiene lo stupore e l’entusiasmo sempre vivo in loro. Potrei raccontare centinaia di storie interessanti, di come il canto ci fortifica fisicamente, creando contemporaneamente uno stato di benessere psico-fisico. Non a caso S. Agostino diceva: “Chi ben canta, prega due volte”. Oggi la frase è stata impropriamente semplificata in :“chi canta prega due volte” ma, in realtà , la frase originaria  possiede una parola in più, ossia l’aggettivo “ben”. Questa frase si può comprendere solo conoscendo la tecnica del canto e spero che oggi io sia riuscita, anche se in piccola parte, a farvi comprendere il significato profondo di questa frase, che nasconde una grande Verità. Grazie Isabella”.

Al Teatro dell’Opera di Roma, tra il 15 dicembre 2024 e il 5 gennaio 2025, la magia del Natale e quella del palcoscenico si incontrano in due straordinarie produzioni di balletto: "Lo Schiaccianoci" di Čajkovskij nella versione coreografica di Paul Chalmer, in scena dal 15 al 24 dicembre, e "Il Pipistrello" di Johann Strauss figlio, coreografato da Roland Petit e ripreso da Luigi Bonino, dal 31 dicembre al 5 gennaio.

Entrambe le produzioni vedono protagonisti étoiles, primi ballerini, solisti e il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma, diretto da Eleonora Abbagnato, con la partecipazione degli allievi della Scuola di Danza dell’Opera.

"Lo Schiaccianoci": un viaggio nei sogni natalizi

La celebre favola musicale di Čajkovskij, reinterpretata nella visione coreografica di Paul Chalmer, incanterà grandi e piccoli, trasformando la mezzanotte di Natale in un magico momento in cui i desideri prendono vita.

Ospiti d’eccezione saranno Maia Makhateli, principal del Dutch National Ballet, e Julian MacKay, principal del Bayerische Staatsballett, al suo debutto sul palco del Costanzi (15, 22 e 24 dicembre).

Le étoile dell’Opera di Roma, tra cui Alessandra Amato e Rebecca Bianchi, affiancheranno i primi ballerini Michele Satriano, Federica Maine, Marianna Suriano e altri interpreti di spicco come Claudio Cocino, Alessio Rezza e Walter Maimone, con un’alternanza di ruoli che aggiunge ulteriore ricchezza alla produzione.

A dirigere l’Orchestra dell’Opera di Roma sarà, per la prima volta, Andrea Quinn, mentre scene, costumi e luci, affidati rispettivamente ad Andrea Miglio, Gianluca Falaschi e Valerio Tiberi, ricreano l’atmosfera fiabesca già applaudita lo scorso anno.

"Il Pipistrello": un capodanno tra eleganza e ironia

Dal 31 dicembre, "Il Pipistrello" di Roland Petit celebra il centenario della nascita del grande coreografo con una ripresa firmata da Luigi Bonino. Questo balletto, tratto dall’operetta di Strauss, trasporta il pubblico nell’atmosfera frizzante della Belle Époque, raccontando con ironia e leggerezza i turbamenti di una giovane coppia.

Nel ruolo della seducente Bella si alterneranno Rebecca Bianchi e Marianna Suriano, affiancate da Claudio Cocino e Michele Satriano nei panni del marito Johann, e da Alessio Rezza nel ruolo di Ulrich, artefice del piano che risolve ogni malinteso.

La direzione musicale è affidata ad Alessandro Cadario, mentre le scenografie, i costumi e le luci portano la firma di Jean-Michel Wilmotte, Luisa Spinatelli e Jean-Michel Désiré.

Serata speciale: La prima del 31 dicembre (ore 19) coincide con l’evento "San Silvestro all’Opera", un’occasione esclusiva per concludere il 2024 all’insegna dell’arte.

Un cartellone imperdibile

La programmazione festiva del Teatro dell’Opera di Roma si conferma un appuntamento irrinunciabile per vivere il Natale e il Capodanno immersi nella magia della danza e della grande musica.


Fonte TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

 

 

Danzatrice del secolo” per la rivista ‘TIME’, “Icona del secolo” per ‘People’, “Tesoro nazionale” per il Presidente Gerald R. Ford, Martha Graham (1894-1991) è una pioniera della danza moderna, tra le più importanti coreografe americane del XX secolo. A lei è dedicato Omaggio a Martha Graham, in scena in anteprima per le scuole martedì 3 dicembre alle 11.00 e poi per tutti dal 4 dicembre (ore 20.00) al Teatro Nazionale. 

Protagoniste le giovani stelle della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Eleonora Abbagnato. Il programma della serata, inedita per la Fondazione capitolina, si compone di due parti: nella prima la “Tecnica Graham” viene presentata con una lezione dimostrativa tenuta da Jacqueline Bulnes. Nella seconda viene proposto un trittico di coreografie di Graham, che firma anche i costumi, riprese dalla Bulnes stessa con Lorenzo Pagano: Steps in the street, Prelude to Action (entrambe da Chronicle, 1936) e Panorama (1935). I balletti, creati quando l’ombra della guerra incombeva sull’Europa, sono particolarmente d’impatto, rappresentativi dello stile della coreografa e portatori di un suo chiaro pensiero e messaggio politico.

Dopo la recita riservata alle scuole martedì 3 dicembre (ore 11) e il debutto di mercoledì 4 (ore 20), Omaggio a Martha Graham torna in scena giovedì 5 (ore 20.00), venerdì 6 (ore 17.00 e ore 20.00) e sabato 7 dicembre (ore 18.00).

Steps in the street e Prelude to Action fanno parte di un’opera più ampia, Chronicle, presentata per la prima volta al Guild Theatre di New York il 20 dicembre 1936. È la risposta di Martha Graham alla tragedia della guerra che minacciava l’Europa, una delle sue coreografie più popolari e d’impatto, oltre che esplicitamente politica. In Steps in the Streets ritrae l’oppressione nei confronti degli ebrei, il dolore delle persone e la devastazione dello spirito, non tanto attraverso una rappresentazione realistica degli eventi, quanto con l’evocazione di immagini. L’intento è di universalizzare la tragedia della guerra. Prelude to Action è un’esortazione all’unità, all’azione e alla fiducia nella nostra capacità di lavorare insieme per un futuro migliore. La musica dei due pezzi è di Wallingford Riegger; quella di Steps in the Street vede la nuova orchestrazione di Justin Dello Joio. Le luci originali, di Jean Rosenthal per Steps in the Street e di Steven L. Shelley per Prelude to Action, sono riprese da Giulia Bandera.

Panorama è andato in scena per la prima volta nel 1935, nel ritiro estivo di Bennington, nel Vermont. Allora fu considerato sperimentale. Su una partitura “d’avanguardia” di Norman Lloyd, Graham ha voluto creare un balletto che evocasse il potere del popolo di operare un cambiamento. È la sua chiamata all’azione politica, il suo tentativo di risvegliare la coscienza sociale. Le luci originali di David Finley sono riprese da Giulia Bandera.

Martha Graham (Pittsburgh 1894 - New York 1991) ha fondato la prima compagnia e la scuola nel 1926, in un minuscolo studio della Carnegie Hall nel centro di Manhattan. La sua tecnica di formazione è stata terreno fertile per artisti come Erick Hawkins, Merce Cunningham, Paul Taylor e Twyla Tharp. Ha fornito a ballerini e attori un innovativo vocabolario studiato per aumentare l’attività emotiva del corpo, rendendolo strumento espressivo. Il suo approccio ha rivoluzionato la danza, influenzando e modificando questa forma d’arte in tutto il mondo. La visione e il genio creativo unicamente americani di Martha Graham le sono valsi numerosi riconoscimenti e premi. Accanto a quelli artistici figurano anche la Medaglia presidenziale della libertà conferitagli dal Presidente Gerald R. Ford e la Medaglia Nazionale delle Arti degli Stati Uniti da Ronald Reagan.

 

 

È stata presentata presso la Ex Colonia Sordomuti di Golfo Aranci, la presentazione ufficiale di Travel On Set, un progetto internazionale dedicato alla formazione di giovani talenti nei settori del cinema e della produzione cinematografica. Ideato dalla produttrice Ermelinda Maturo, il progetto ha già riscosso grande successo in prestigiosi contesti come l’Università Bocconi di Milano, il Festival di Cannes e ha ottenuto il sostegno dell’Accademia Pontificia di Teologia del Vaticano. 

L’evento di Golfo Aranci, sostenuto dall’Amministrazione Comunale, rappresenta l’inizio di un percorso unico per le nuove generazioni, offrendo loro la possibilità di avvicinarsi al mondo delle arti sceniche e cinematografiche attraverso una formazione teorica e pratica di altissimo livello.  

Tra i sostenitori di Travel On Set, spicca l’Associazione Culturale di Volontariato "S. Domenico" di Caniga, Sassari, nata nel 2004 in una piccola borgata del capoluogo sassarese per valorizzare il patrimonio storico e culturale della Sardegna. L’associazione ha anche un importante ruolo sociale, lavorando al recupero e alla rieducazione di giovani affidati dai Tribunali di Sorveglianza locali per il benessere sociale e della persona. Questo connubio tra arte, cultura e impegno sociale è il cuore del progetto, che punta a essere un ponte tra generazioni e culture.  

La presidente fondatrice, Anna Cherchi, ha affermato: "Siamo onorati di collaborare con Travel On Set, un progetto che, come il nostro, crede nel potenziale dei giovani e nella forza della cultura per costruire un futuro migliore. Lavoriamo da anni per il recupero, l’integrazione e la rieducazione dei giovani, e siamo certi che questa iniziativa rappresenti una straordinaria opportunità di crescita per molti di loro.” 

La pedagogista e progettista dell’associazione, Dora Quaranta, ha aggiunto: "Progetti come questo sono fondamentali per il benessere sociale, offrire ai ragazzi strumenti concreti per esprimere il loro potenziale e per costruire una visione di sé che li renda protagonisti della propria vita e del proprio futuro.” 

Ermelinda Maturo, fondatrice di Travel On Set, racconta: “Questo progetto nasce dalla volontà di offrire alle nuove generazioni strumenti concreti per avvicinarsi al mondo del cinema, che non è solo un’arte, ma anche un linguaggio universale. A Golfo Aranci vogliamo creare un polo di eccellenza che possa attrarre giovani talenti, valorizzare il territorio e costruire una rete internazionale”.  

Accanto a lei, Angela Bellia, socia e responsabile del progetto, aggiunge: “Il nostro obiettivo è coinvolgere i ragazzi in un percorso che non si limiti alla formazione tecnica, ma che favorisca la loro crescita personale. Il cinema è uno strumento straordinario per raccontare storie, per esplorare sé stessi e il mondo. Per noi, Travel On Set è una vera e propria missione”.    

L’appuntamento è aperto a tutti: studenti, famiglie e appassionati di cinema. Sarà un momento unico per immergersi in un progetto che unisce arte, cultura e solidarietà, ponendo la Sardegna al centro di una rete internazionale di talenti e opportunità.

Il nome stesso, “Travel on Set”, evoca un viaggio che può rappresentare un trampolino di lancio per i giovani di Golfo Aranci e della Sardegna verso il grande schermo. Sotto la guida di esperti e maestri di fama internazionale, il progetto mira a creare una connessione tra l’isola e i grandi centri cinematografici nazionali, per espandere la sua portata fino a New York e Los Angeles, due tra le principali capitali mondiali del cinema.

Presentato nella splendida cornice di Villa Sospiri, “Travel on Set” si propone di dar vita a un’accademia cinematografica accessibile a tutti gli studenti sardi, dalle scuole elementari alle superiori. Il progetto abbraccia un obiettivo chiaro: offrire opportunità. Il percorso formativo è strutturato per accompagnare i giovani dalla concezione di un’idea alla scrittura, dalla recitazione alla regia, passando per discipline fondamentali come la fotografia e la produzione audiovisiva. Un approccio pratico, ispirato al modello della scuola-lavoro, consentirà agli studenti di immergersi concretamente nel mondo del cinema.

Le attività prenderanno ufficialmente il via a gennaio 2025, ma il progetto ha già raccolto prestigiosi riconoscimenti. È stato infatti presentato in anteprima all’Università Bocconi di Milano e durante il Festival di Cannes, due scenari che ne attestano il valore e la portata. Ha inoltre ottenuto il sostegno dell’Accademia Pontificia di Teologia del Vaticano, un endorsement significativo che conferisce ulteriore credibilità al progetto.

Attualmente, “Travel on Set” è attivo a New York e in diverse località italiane, ma l’ambizione di creare un punto di riferimento per i giovani talenti della Sardegna lo rende un’opportunità unica per valorizzare le risorse creative locali e proiettarle su un palcoscenico internazionale.

 

 

 

 

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