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Erebografia ritorna a Lavagna, in provincia di Genova, presso i Giardini della Torre del borgo dal 22 al 31 luglio per il Festivart! Una bellissima occasione per ripresentare le fotografie, lo spettacolo e l’esperienza da parte della giornalista Isabella Puma nell’ambito del Festivart 2024. Il Vernissage è previsto il lunedì 22 luglio dalle 18.30, a seguire la Performance artistica alle 21.30. Stiamo lavorando ad un nuovo spettacolo sempre più poetico che, come la prima volta a Sestri Levante, sempre in provincia de Genova, segue i temi della mostra fotografica. A Lavagna porteremo ancora più musica con diversi musicisti professionisti e coinvolgimento fra pubblico e artisti. La Mostra offre la possibilità di fare esperienza di avvicinamento all’arteterapia e bagno di suoni, grazie alla presenza di Luca Ferroggiaro, esperto in creatività introspettiva.

BIOGRAFIA DELL’ARTISTA:

Mi chiamo Silvana Fico, ho 27 anni e sono un’artista che ha la passione per la pittura, la musica e soprattutto la fotografia. Sono cresciuta in un ambiente ricco di stimoli artistici, ho intrapreso il mio percorso nel mondo dell’arte fin dalla giovane età. La formazione liceale nel campo artistico ha consolidato la mia passione per la pittura che ancora oggi integro nei miei lavori fotografici. La musica è sempre stata una parte essenziale della mia vita e la fotografia è diventata il mio mezzo principale di espressione artistica. Attraverso la fotografia ho trovato la libertà di esplorare diverse realtà, persone e forme d’arte e mi sono presa la libertà di comunicare la mia visione del mondo e di esplorare la dualità tra luce e ombra. Ho colto l’occasione di presentare la mia prima mostra personale durante il Riviera International Film Festival a Sestri Levante, che quest’anno si è svolto dal 7 al 12 maggio e la mia mostra ha avuto luogo a Sestri Levante presso il Comune , è stato un evento che ha fatto parte del fuori festival del cinema indipendente (Riff Off). “Erebografia” è il titolo della mia mostra fotografica, un neologismo che unisce i termini greci “érebo” (le tenebre) e “grafìa” (scrittura). In una serie di ritratti esploro la coesistenza e l’interdipendenza tra luce e ombra, utilizzando l’oscurità come cornice per far risplendere la luce nei soggetti. Ogni ritratto racconta una dualità, mostrando sia il lato luminoso, sia quello in ombra delle persone ritratte, accettando e celebrando entrambi come elementi fondamentali della nostra esistenza. Attraverso “Erebografia” invito gli spettatori a riconsiderare il concetto di luce e ombra e, attraverso fotografie più astratte, a valorizzare la connessione umana con i 4 elementi naturali. I concetti della mostra fanno riferimento alla teoria sugli elementi, alle forze di amore e odio e al cosmo del pensiero del filosofo greco Empedocle, per poi collegarsi alle zone d’ombra nello studio della psiche di Carl Gustav Jung (psichiatra, psicoanalista, filosofo). Collegando Empedocle e Jung, ho dato vita ad un’interpretazione personale che suggerisce una connessione profonda fra la natura esterna e la psiche umana, combinando una teoria cosmologica antica a concetti psicologici moderni. “Erebografia”, che ripropongo ora a Lavagna, sarà un evento che coinvolgerà artisti provenienti da diverse discipline: pittura, musica, danza e acrobatica. Questo spettacolo, che avrà luogo lunedì 22 luglio dalle ore 21.30, offrirà al pubblico un’esperienza sensoriale ed emozionale, integrando le diverse forme d’arte in un’unica performance straordinaria. Gli artisti coinvolti sono Michelle Appiani, cantante e preziosa allieva di Sara Nastos e insegnante della scuola della voce a Chiavari, in provincia di Genova; Samuele Di Felice, in arte Hido, direttore artistico del festivart e pittore in carriera di fulmini e tempeste; Benedetto Piaggio, artista, acrobata, insegnate e direttore di spettacoli in collaborazione con la scuola di circo Synergika a Genova; Laura Russo, artista e pittrice di mare, tempeste e speranza. I musicisti: Nicola Nastos, pianista e cantante attivo sul territorio ligure, ma con un successo internazionale alle spalle; Andrea Trabucco, percussionista e chitarrista genovese amante del sole; Luca Bertelli, esperto in musica elettronica, è attivo sul territorio e ha appena inaugurato il festivart con una serata di musica e arte immersiva al porticato brignardello di Lavagna; Silvana Fico, direttrice della performance e del progetto artistico Erebografia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il ministro della Cultura, Lina Mendoni, ha parlato delle sculture del Partenone dal pavimento del parlamento, sottolineando che la parte britannica, per la prima volta, si trova in una posizione difficile, molto più che nel 1982, quando la questione fu sollevata da Melina Mercouri.

il Ministro della Cultura Lina Mendoni ha fatto riferimento alla strategia del governo sul tema della riunificazione delle Sculture del Partenone, già nel 2019, intraprendendo una campagna internazionale.

"Se si guarda da vicino a ciò che è accaduto negli ultimi cinque anni, si vedrà molto facilmente che non solo sono stati fatti passi importanti, ma molto di più. Molto di più, sottolineo, dal 1982, quando è iniziata la questione della restituzione delle Sculture del Partenone di Melina Mercouri", ha detto il ministro della Cultura.

"Il risultato della nostra strategia è la decisione, per la prima volta da decenni, della sessione intergovernativa dell'UNESCO nel settembre 2021, che ha riconosciuto la legalità, il diritto, la giustizia e la moralità della richiesta del nostro Paese", ha affermato.

Nell'ambito della 24ª Sessione del Comitato Intergovernativo dell'UNESCO (ICPRCP), la delegazione greca ha presentato in dettaglio la storia del caso e le posizioni della Grecia sulle Sculture del Partenone, sottolineando in particolare la questione dei loro maltrattamenti durante la loro permanenza al British Museum e le loro cattive condizioni di conservazione a partire dal XIX secolo. fino ad oggi.

Le nostre posizioni", ha detto il ministro, "hanno ricevuto un sostegno caloroso, direi commovente, dalla stragrande maggioranza degli Stati membri, ma anche dagli Stati osservatori. Il rappresentante della Turchia ha confermato categoricamente la nostra posizione sull'inesistenza di qualsiasi firmano".

Durante il suo secondo intervento, Lina Mendoni ha sottolineato che la parte britannica, per la prima volta, si sente davvero in una posizione difficile, il che non è un caso. E' il risultato degli sforzi e della strategia del governo greco, che ha risultati tangibili. Una revisione della strategia che produca risultati tangibili non è possibile.

"Il governo e il ministero della Cultura", ha sottolineato il ministro, "stanno sistematicamente facendo pressione sulla parte britannica attraverso la diplomazia culturale e questa diplomazia sta già dando risultati".

Nonostante le rimostranze e le obiezioni che la Grecia ha sollevato per decenni sostenendo il ritorno forzato delle sculture del Partenone al Museo dell'Acropoli, il British Museum si rifiuta di darle per conto proprio, fino a quando una dichiarazione di un funzionario del Ministero della Cultura turco è arrivata a scuotere le opinioni della parte britannica. rafforzare le posizioni negoziali di Atene.

Per approfittare dello slancio, il quotidiano turco Hürriyet ha pizzicato la questione e l'ha pubblicata con il titolo: "Vicino soddisfatto del caloroso sostegno: 'La Turchia ha accartocciato l'argomento principale degli inglesi'". Il sito web del museo afferma che "sono in corso colloqui costruttivi sulla restituzione delle opere", ma Atene non ha ricevuto finora una risposta positiva dal Regno Unito ai Marmi di Elgin.

Negli archivi della Turchia non c'è alcun documento ufficiale che dimostri che lo stato ottomano abbia venduto le sculture del Partenone all'Inghilterra, ha detto Zeynep Boz a ERT.

Il Capo del Dipartimento Anti-Contrabbando del Ministero della Cultura e del Turismo turco ha ripreso la posizione che aveva espresso pochi giorni fa alla 24a Sessione del Comitato Intergovernativo dell'UNESCO per la Restituzione dei Beni Culturali ai Paesi di Origine (ICPRCP).

Sottolinea che quando la parte britannica ha affermato al Sinodo che Lord Elgin aveva acquistato i Marmi del Partenone in quel momento con una licenza legale dello Stato ottomano, "non siamo stati convinti da ciò che ci è stato detto sulla legalità da parte ottomana per la loro acquisizione" proprio perché, come dice, non c'è alcun documento ufficiale negli archivi turchi per dimostrare questa affermazione.

Riferendosi al documento presentato dalla parte britannica come prova che le sculture sono state legalmente date a Elgin, Zeynep Boz afferma: "Dobbiamo pensare a questo in questo modo: se oggi prendiamo un pezzo di carta e scriviamo qualcosa e non lo firmiamo in qualche modo, se non ha un numero, un timbro o qualcosa del genere e viene ritrovato dopo 200 anni, Probabilmente sarà solo un testo scritto su un pezzo di carta. Lo stesso vale per questo documento. Non ha nulla di ufficiale, nessun sigillo, nessuna firma o i liquidi del sultano, non ha nulla. Un documento tradotto in italiano".

La funzionaria turca sottolinea di aver ricoperto questa posizione per 18 anni, durante i quali ha visto molti risultati di ricerca, turchi e stranieri. "Ma nonostante tutte le ricerche fatte negli archivi, so che non c'è nessun firmano che abbia permesso la rimozione dei Marmi del Partenone. Chiaramente, ed è per questo che è difficile per me pensare che un documento senza firma, senza timbro, sia valido".

Per quanto riguarda il sostegno della Turchia sulla questione del rimpatrio dei Marmi, osserva che "sosteniamo sempre la Grecia, sia sulla questione della restituzione dei Marmi del Partenone che sulla prevenzione del contrabbando di opere culturali", in quanto "i due Paesi si sostengono sempre a vicenda e quindi abbiamo espresso il nostro sostegno e abbiamo detto che non abbiamo nelle nostre mani alcun documento ufficiale a sostegno di questa affermazione".

La Turchia sostiene da molti anni il ritorno dei Marmi del Partenone in Grecia. Sì, la lotta contro il contrabbando di opere culturali è un obiettivo comune dei due Paesi. Questo è vero. Questi due paesi hanno sempre avuto un approccio non politico nella lotta contro il contrabbando di beni culturali. Posso confermarlo. Faccio questo lavoro da molti anni. Ci siamo sempre sostenuti a vicenda in questo ideale comune, indipendentemente dalle circostanze, dalle circostanze che ci circondavano, per impedire il contrabbando di opere culturali e la restituzione di opere culturali rimosse dal loro paese in modo illegale".

Come e noto le sculture del Partenone, saccheggiate sull'Acropoli, furono rimosse e rubate da Thomas Bruce, VII conte di Elgin, ambasciatore dell'Impero britannico presso l'Impero ottomano dal 1799 al 1803, e portate in Gran Bretagna nel 1806.

Approfittando dell'egemonia ottomana sul territorio greco, Elgin affermò di aver ottenuto un firmano dalle autorità ottomane per rimuoverli dal Partenone allo scopo di misurarli e imprimerli sui disegni, e poi procedette a rimuoverli e rimuoverli. La parte britannica continua a sostenere che c'è un firmano rilevante, che è stato contestato da vari esperti a livello internazionale e principalmente dalla parte greca.

Nel 2019, il ricercatore iraniano Sarian Panahi, uno dei pochi storici in grado di leggere il turco ottomano e che ha studiato tutti i documenti ufficiali dell'Impero ottomano, ha sottolineato che non esiste un firmano per il trasporto delle sculture.

Questo fatto è stato confermato da due scienziati turchi in un'intervista rilasciata al Museo dell'Acropoli il 18 febbraio 2019. I ricercatori turchi Zeynep Egen e Orhan Sakin hanno presentato i risultati di una lunga ricerca sui documenti ufficiali dell'Impero Ottomano, che sono legati a Lord Elgin, sottolineando che: "Tutti i firmani sono stati scritti in un libro speciale. Anche il loro contenuto era scritto su di esso", ha detto Sakin, che ha respinto l'affermazione britannica secondo cui i documenti di Elgin erano una licenza per esportare i marmi. "Prima di tutto, questo non era un firman. Forse era una lettera personale, ma non un firmano. Il firmano poteva essere firmato solo dal Sultano, non dal Pascià. C'era solo il permesso di visitare", ha detto.

Questa conferma è arrivata con forza in occasione della 24a sessione del Comitato intergovernativo dell'UNESCO per la restituzione dei beni culturali ai paesi di origine (ICPRCP), il 1° giugno 2024, quando Zeynep Boz, che ricopre la carica di capo del Dipartimento anticontrabbando del Ministero della Cultura turco, ha fatto riferimento al firman ottomano, che la Gran Bretagna invoca per l'acquisto delle sculture del Partenone da parte di Lord Elgin nel 1816 come parte della sua storia "Non siamo a conoscenza dell'esistenza di un documento che legittima questo acquisto, che è stato fatto all'epoca dai colonialisti del Regno Unito, quindi non credo che ci sia spazio per discuterne la legalità anche (...) secondo la legge del tempo. Non vediamo l'ora di celebrare con tutto il cuore il ritorno dei Marmi, poiché crediamo che segnerà un cambiamento di atteggiamento nei confronti della protezione dei beni culturali e sarà il messaggio più forte dato in tutto il mondo", ha detto, decostruendo uno degli argomenti centrali degli inglesi per mantenere le sculture del Partenone nel British Museum.

Il fatto che la Turchia abbia ufficialmente "sostenuto" le posizioni della Grecia in merito alla restituzione dei Marmi del Partenone ha a che fare con il riavvicinamento diplomatico tra Grecia e Turchia negli ultimi tempi, ma questo è semplicemente il mezzo con cui la Turchia sta cercando di raggiungere il suo obiettivo finale. Ci sono molti reperti archeologici in diversi paesi d'Europa, che solo... Non c'è posto per loro. Oltre alle sculture del Partenone, un ottimo esempio è la Porta di Ishtar che, invece di trovarsi a Babilonia, in Iraq, è sparsa ai quattro angoli del globo, con la maggior parte di essa nel Museo di Pergamo a Berlino. Il museo prende il nome dalla leggendaria città greca antica e ospita l'altare di Pergamo stesso, la porta dell'agorà di Mileto che dovrebbe trovarsi nei musei di queste antiche città greche sul territorio della moderna Turchia.

In conclusione, il capo del Dipartimento Anti-Contrabbando del Ministero della Cultura turco dà il suo tocco personale al caso della riunificazione delle Sculture del Partenone: "Non vedo l'ora di vedere il giorno in cui i Marmi del Partenone si fonderanno con il cielo che meritano in quell'incredibile Museo dell'Acropoli".

 

 

 

 

 

Dal 12 luglio all’8 settembre 2024 la Galleria SACCA di Modica presenta “Visioni fuori rotta”, una mostra personale dell’artista Giorgio Distefano (Ragusa 1972, vive e lavora a Firenze). Il vernissage è fissato per venerdì 12 luglio alle ore 19.30 alla presenza dell’artista.

 Come scrive il curatore della mostra, Giovanni Scucces, “confini, tracciati, percorsi, guide sono tutti elementi che possono favorire il nostro approccio con il mondo e con noi stessi, ma allo stesso tempo possono anche limitarci e ingabbiarci all’interno di schemi predefiniti che di fatto ci impediscono di andare oltre. Nella vita bisognerebbe tenere presenti queste tracce ricordando però che ogni tanto può risultare proficuo andare al di là del precostituito”.

 È un po’ quello che accade nei lavori di Giorgio Distefano. L’artista, infatti, è solito utilizzare come supporti per le sue opere i cartamodelli, modelli di carta usati in ambito sartoriale per creare le varie parti di un capo d'abbigliamento. Essi funzionano come linee guida per tracciare su stoffa e poi tagliare le singole parti di tessuto che saranno in seguito assemblate per andare a formare il capo finito.

 Nelle sue opere queste carte si trasformano, divengono altro, molto più di una semplice carta o di un cartamodello. Queste linee diventano reticoli, coordinate spaziali e trame i cui fili assomigliano a legami; con la terra e i luoghi, con il cielo e gli astri, con il sacro e lo spirituale. E in generale con l’io, come in un viaggio che sa di esplorazione interiore.

Questi tracciati perdono la loro funzione originaria; in parte suggeriscono alcuni punti nodali dell’opera, ma perlopiù vengono “piegati” a favore di quanto viene rappresentato e a vantaggio dell’atto creativo.

 In questa mostra personale verranno presentate opere di diverse serie, ma tutte accomunate dall’utilizzo dei cartamodelli come supporto. Sarà possibile ammirare i lavori d’ispirazione sacra costituiti da una serie di santi e di ex-voto molto sentiti in Sicilia e in particolare nella zona sud-orientale dell’isola. A contraddistinguere questi lavori troviamo l’applicazione di varie foglie (oro, argento, rame, bronzo) unitamente all’utilizzo di stucchi. Le prime concorrono a dare un’aurea di sacralità alle icone contemporanee, mentre gli stucchi gli conferiscono un aspetto simile a dei bassorilievi.

 Poi ci saranno le carte che potremmo definire “paesaggistiche”. In questo caso, si tratta di alcuni lavori della serie “Rosa dei Venti”, in cui l’artista istituisce un legame visivo fra territorio rappresentato e il relativo vento che lo caratterizza, insieme ad altri dedicati ai propri “luoghi del cuore” e alla sua terra natia. Inoltre, verranno mostrate le prime opere inedite della sua nuova serie “Astrocartografia”, in corso di realizzazione, dedicata agli astri, al cosmo e alle costellazioni, pur mantenendo un’impronta paesaggistica.

 Una chicca davvero rappresentativa del legame fra l’arte di Giorgio Distefano e quella sartoriale, può essere riscontrata nell’opera “Kakejiku della casa”, in cui pittura, cartamodello e stoffa si incontrano e si fondono in un unicum che diventa sintesi del lavoro dell’artista.

 Nelle opere di Distefano i cartamodelli assumono le sembianze di carte nautiche che introducono a molteplici viaggi interiori, visioni in bilico fra razionalità e libertà espressiva, in cui l’incipit può partire da “una rotta”, ma in cui è il “fuori rotta” ad elevarle a opere d’arte uniche nel loro genere.

 La mostra, con ingresso libero, potrà essere visitata fino all’8 settembre: dal lunedì al venerdì (ore 17 – 20) e le mattine di martedì, mercoledì e venerdì (ore 10.30 – 12-30) o previo appuntamento. Le aperture, nel corso della stagione estiva, potrebbero subire variazioni. Si consiglia pertanto di verificarle consultando il sito della galleria d’arte.

  Conosciamo brevemente l’artista.

Giorgio Distefano ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha tenuto diverse mostre personali in gallerie e spazi pubblici, in Italia e all’estero, tra le quali “Tracce Mediterranee”, a cura dell’Istituto Italiano di Cultura di Bratislava, attualmente in corso alla Galleria Civica di Zilina in Slovacchia; e poi al Zit-Dim Art Space di Tainan in Taiwan; al Phoenix Ancient City Museum di Fenghuang, Hunan - Cina; al Parlamento Europeo di Bruxelles in Belgio; all’Agora|Z di Palazzo Strozzi a Firenze.

 Ha preso parte a numerose collettive, residenze d’artista e rassegne in Italia e all’estero tra cui si segnalano March Sensation, Artermini Research House, a cura di Chin Kok Yan, presso Ipoh - Malesia;  Italian contemporary Art of cross-cultural vision, a cura di Zhang Yidan a Fenghuang - Cina; “Who can give us Peace, International Union of Artists for Peace” al Parlamento Europeo di Bruxelles; Geografie sentimentali, a cura di Cristina Costanzo, 091 Art Project C/O Rizzuto Gallery – Palermo; “Alter - Volti di luce e terra”, a cura di Martina Cavallarin, Giusi Diana, Eleonora Frattarolo e Cecilia Freschini, a Chiaramonte Gulfi.

 È stato finalista Arteam Cup Contemporary Art Prize, II ediz. Palazzo del Monferrato - Alessandria; finalista Premio Carlo Bonatto Minella 2015 - Rivarolo Canavese, Torino e Praga; menzione e finalista al Premio Cromica 2012 - Bibbiena (AR); primo premio della critica per la pittura, LVI edizione del Premio per l’Arte contemporanea Basilio Cascella (Palazzo Farnese, Ortona - Chieti).

Correggio 500 anni dopo. Parma celebra Antonio Allegri, conosciuto come il Correggio, nella ricorrenza del mezzo millennio dalla conclusione della più impegnativa tra le sue imprese d’artista: il ciclo di affreschi della grande cupola della basilica di San Giovanni, nell’omonimo monastero benedettino nel cuore della città.

Lo fa calando gli affreschi dal cielo della cupola per disporli al contatto con il visitatore, garantendo la visione di stupefacenti particolari e di minute soluzioni artistiche che la cupola dal vero non può offrire.

Invitandolo, poi, a vivere un altro dei capolavori assoluti di Correggio, la celebre Camera della Badessa nel Monastero di San Paolo con la novità di  un'esperienza immersiva che consente di conoscere la storia del monastero e la genesi ed i significati degli affreschi del Correggio.

Due le sostanziali novità di Correggio 500. La prima è rappresentata dalla grandiosa installazione “Il Cielo per un istante in terra”, generata dal progetto fotografico di Lucio Rossi. Che, all’interno del monumentale Refettorio del monastero di San Giovanni consente al visitatore di porsi vis a vis con le immagini della cupola del Correggio, conducendolo a scoprire ciò che da terra si perde nella spettacolare scenografia illusoria dell’insieme della cupola. 

 

Ammirando particolari e finezze che l’artista qui ha profuso nonostante sapesse che l’occhio dei fedeli non avrebbe mai potuto apprezzarle appieno. Non solo: di una porzione della cupola possono avere visione solo i monaci, perché rivolta verso al coro a loro riservato, opposto alla navata. Ed è la parte dedicata alla salita di San Giovanni, modello e monito per i monaci.

Lucio Rossi ha realizzato il perfetto fotopiano dell’intera cupola, riproposto nell’installazione. A precedere le emozionanti immagini di Rossi è una sezione introduttiva di approfondimento storico e artistico, l’ingresso nell’’installazione si inserisce nella più ampia opportunità di scoprire uno dei più importanti monumenti di Parma, il Monastero di San Giovanni con i suoi tre grandiosi chiostri e la Biblioteca monastica che conserva tesori unici al mondo.

Da un monastero maschile, ancora attivo, ad uno femminile, ormai musealizzato: il Monastero di San Paolo, con la celebre Camera della Badessa, altro magnifico lascito del Correggio ed espressione tra le più affascinanti del Rinascimento maturo.

Correggio 500 offrirà la realtà aumentata di “Hortus Conclusus 2.0: storia e sviluppo del Monastero di San Paolo”. Un’esperienza immersiva, un coinvolgente viaggio nel tempo che partendo dalla Parma di epoca romana arriverà al nascere del monastero, al suo sviluppo, alla commissione al Correggio per la decorazione pittorica. Il dialogo tra la Badessa e l'Artista introduce alle scelte dei temi evocati nella Camera. Attraverso un visore VR Meta Quest il visitatore potrà immergersi e muoversi all’interno dei paesaggi antichi, scoprirne gli sviluppi e vedere le connessioni fra i due monasteri dove l’opera del Correggio diventa protagonista. La tecnologia immersiva grazie alla realtà virtuale permetterà, con gli appositi joystick, di navigare all’interno dei particolari dell’affresco scoprendo dettagli e caratteristiche altrimenti invisibili. Al progetto collaborano ArcheoVea Impresa Culturale, Publics.icc e l’Università di Parma attraverso il programma SFERA (Spazi e Forme dell’Emilia Romagna Antica).

Le figure dell'Allegri dai "contorni graziosi e grassi con qualche idea di chiaroscuro" saranno interpretate, avvicinate, ravvivate dal primo progetto multimediale dedicato al pittore e legate attraverso la storia del tempo e della città. Correggio500 mostrerà la raffinata bellezza che vive a Parma da 500 anni.

"Correggio 500 si muove tra due e più luoghi d’arte e di storia separati da appena 500 passi. La mano di un artista, tra i maggiori del Rinascimento italiano, tesse un filo tra particolari ambienti monastici, che, attraverso i secoli, hanno saputo custodire e tramandare un gusto, un genio, una storia che identifica Parma come città d’arte, di grandi capolavori e di grande bellezza” sottolinea Il Vice Sindaco e Assessore a Cultura e Turismo Lorenzo Lavagetto “La connessione tra questi 500 anni non poteva che essere la prima iniziativa multimediale dedicata al pittore di Parma. Correggio 500 offre uno sguardo profondo alla sua epoca di attività e una divulgazione suggestiva grazie alle nuove tecnologie. Il nostro obiettivo è di consentire a tutti, con percorsi totalmente accessibili e tecnologie all’avanguardia, consentire di ammirare informati. Attraversare Parma, tornare nel suo 1500 sarà un piacere estetico, ma certo anche un’incantevole occasione di conoscenza”.  

L'obiettivo che si pone l'Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Parma che con il prezioso ed indispensabile sostegno di Fondazione Cariparma e della Regione Emilia Romagna, la generosa ospitalità della Comunità dell'Abbazia Benedettina di San Giovanni Evangelista, le prodigiose immagini di Lucio Rossi promuoverà un suggestivo e coinvolgente percorso divulgativo dal prossimo autunno e fino ai primi mesi del 2025 condiviso dal Monastero di San Giovanni e dalla Camera di San Paolo in collaborazione con la Direzione Regionale del Demanio e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Parma e Piacenza.

Se, dopo aver così riscoperto i due cicli affrescati, il visitatore fosse interessato a conoscere anche il Correggio pittore di pale d‘altare o di altri soggetti, alla Pilotta può ammirare queste opere nella sezione che la Pinacoteca riserva all’artista. Il tutto in una città, Parma, dove storia e arte offrono con generosità testimonianze di altissimo interesse.
Parma da 500 anni.

 

Fonte  Ufficio Stampa: Studio ESSECI

 

L 'Opera della Metropolitana di Siena e l’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino, sono lieti di restituire al grande pubblico il Fonte battesimale del Duomo di Siena restaurato. 
Sarà, infatti, nuovamente visibile dal 25 giugno - dopo tre anni di interventi conservativi - lo straordinario impianto scultoreo realizzato da Donatello, Jacopo della Quercia, Ghiberti e Giovanni di Turino. 

Il restauro è frutto di una serie di interventi, di altissimo e innovativo livello tecnico, condotti dal personale dell’Opera e da quello, altamente specializzato, dell’Opificio delle Pietre Dure, guidato dapprima dal compianto Marco Ciatti e, successivamente da Emanuela Daffra. Sotto l’alta sorveglianza dei funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, prima diretta da Andrea Muzzi e, attualmente, da Gabriele Nannetti, il personale dell’Opera e dell’Opificio, con la proficua collaborazione di restauratori e docenti universitari, si è avvicendato nel complesso restauro di un’opera frutto della geniale perizia dei massimi artisti della prima metà del Quattrocento: interventi diversi ma collegati che, giunti a compimento, restituiscono alla Chiesa, alla Città e al mondo, un luogo centrale sotto il profilo pastorale e liturgico e, contestualmente, un vero e proprio capolavoro di incommensurabile bellezza. 

“Per un cristiano si nasce a nuova vita con il battesimo - sottolinea il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena - Colle di Val d’Elsa - Montalcino – e il Fonte battesimale del duomo di Siena ha visto ‘nascere a nuova vita’ tante generazioni di senesi famosi e meno famosi, tanta gente comune, legati tutti in maniera indissolubile a questa città unica. Alla forte connotazione spirituale e religiosa oggi si aggiunge la suggestione per la restituzione al mondo di un capolavoro assoluto del Rinascimento italiano”.

“Tutto il complesso del duomo della nostra città – aggiunge il card. Lojudice – è uno scrigno che contiene immensi capolavori di arte che trovano la loro ispirazione nella tradizione cristiana che a Siena e nei suoi territori ha saputo trasformarsi nella chiave di volta delle comunità”.

L’intervento di restauro, finanziato dall’Opera della Metropolitana di Siena, è frutto di una sinergia reale e concreta tra la Fabbriceria, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (OPD), a cui è stata affidata la direzione del restauro, coordinato dagli storici dell’arte Laura Speranza e Riccardo Gennaioli, rispettivamente direttori dei settori Restauro Bronzi e Materiali Lapidei dell’OPD. I dipendenti dell’Opera del Duomo e, in particolare, tutti gli addetti di Area tecnica, con l’ausilio di quelli dell’Area Sicurezza e delle altre Aree, hanno partecipato attivamente, ciascuno per le proprie competenze, alle necessarie attività conservative tra cui quelle di restauro lapideo che sono state direttamente svolte dal personale dell’Ente: dal Restauratore Andrea Galgani, e dalle Collaboratrici di restauro Serena Bianchi e Lucrezia Coletta che, quotidianamente, insieme alla restauratrice esterna Irene Giovacchini, hanno eseguito interventi di consolidamento e pulitura seguendo le indicazioni e le scelte metodologiche elaborate dalla direzione tecnica e scientifica del restauro affidata al settore Restauro Materiali lapidei dell’OPD con la restauratrice Camilla Mancini, attiva in prima persona e di Riccardo Gennaioli, direttore del settore. 

Nei laboratori dell’OPD a Firenze hanno operato sulle parti metalliche, con la direzione tecnica di Stefania Agnoletti, i restauratori interni Maria Baruffetti, Annalena Brini, Elisa Pucci del settore Bronzi diretto da Laura Speranza. Sono stati coinvolti anche restauratori esterni (Antonio Mignemi, Stefano Casu, Elena della Schiava e Merj Nesi). 

Le indagini scientifiche sono state condotte da OPD (Andrea Cagnini, Monica Galeotti, Simone Porcinai) e da un nutrito gruppo di professionisti esterni.
Un team articolato, dunque, che ha saputo operare in stretta sinergia.
L’area tecnica dell’Opera del Duomo diretta dall’architetto Enrico De Benedetti ha, inoltre, progettato e curato il nuovo allestimento del Battistero volto a migliorarne l’accoglienza e la fruizione. 

“Mantenere, conservare, restaurare e valorizzare i beni che ci sono stati affidati. Sono questi alcuni dei compiti istituzionali dell’Opera della Metropolitana di Siena” – afferma il Rettore prof. Giovanni Minnucci – “e ad essi, per volontà del Consiglio di amministrazione che sentitamente ringrazio, ci siamo rigorosamente attenuti anche in questa felicissima occasione. Restituire, mirabilmente restaurato – alla Chiesa, alla Città di Siena, e alle tante persone che visitano il Complesso monumentale – un bene di una bellezza incantevole ed ineguagliabile, come il Fonte battesimale, è stata una missione alla quale ben volentieri ci siamo dedicati, insieme a tutto il personale dell’Opera, a quello dell’Opificio delle Pietre Dure, ai docenti universitari e ai tecnici esterni alle due Istituzioni. Eravamo pienamente consapevoli, anche alla luce delle decisioni assunte dal precedente CdA, non solo della necessità ineludibile di procedere ad operazioni di restauro mai avvenute, ma anche profondamente convinti dei risultati che la sinergia fra i tanti soggetti coinvolti, grazie alle loro rispettive specifiche competenze, avrebbe potuto generare. Siamo dunque grati a tutti coloro che, a vario titolo, si sono cimentati in questa impresa che indiscutibilmente contribuisce alla conservazione di un bene liturgico ed artistico preziosissimo: un bene la cui visione, d’ora in avanti – ne siamo certi – susciterà forti emozioni e il convinto apprezzamento di tutti coloro che, venendo in visita, si soffermeranno all’interno del Battistero per ammirarlo”. 

Posizionato al centro della struttura architettonica del Battistero, il Fonte battesimale, è uno tra i maggiori capolavori conservati all’interno del complesso monumentale del Duomo di Siena. Straordinaria opera in marmo, bronzo e rame smaltato realizzata tra il 1417 e il 1431 dai più importanti scultori del primo Rinascimento. Il Fonte è costituito da una vasca esagonale in cui si inseriscono i sei specchi in bronzo dorato raffiguranti la vita del Battista, scanditi dalle statue della virtù di cui due, Fede e Speranza, realizzate da Donatello. 

Fra gli episodi più rappresentativi assume un particolare rilievo il Battesimo di Gesù di Lorenzo Ghiberti del 1427, elegante e raffinata scena caratterizzata da un pittoricismo e un senso di profondità ottenuti grazie a una graduale riduzione del rilievo Il ciclo si conclude con il celebre Banchetto di Erode di Donatello, la scena più toccante per la drammaticità del soggetto e le qualità formali. L’importanza del Fonte - quale punto focale nella definizione dei princìpi del Rinascimento - la complessità degli interventi conservativi per le opere in bronzo dorato e per gli elementi in marmo, hanno richiesto indagini accuratissime e grandi competenze nella definizione del programma dei restauri. 

“Confrontarsi con un’opera tanto complessa e significativa per la storia dell’arte è sempre arduo -  dice Emanuela Daffra, Soprintendente dell’OPD - In questo caso le difficoltà erano, sono, accresciute da altri fattori: da una parte il valore d’uso del Fonte, nato come ‘strumento’ per la somministrazione di un sacramento, che questa funzione mantiene tutt’ora. Dall’altra condizioni ambientali non ideali per la conservazione, in particolare dei bronzi. Lo staff di OPD ha raccolto la sfida di mantenere per ora al monumento tanto la completezza quanto la destinazione originaria, ma proprio da ciò nasce il programma di ispezioni semestrali e l’invito al monitoraggio e al controllo scrupoloso dei parametri ambientali. Solo l’attenzione costante permetterà di cogliere tempestivamente segni di degrado e di individuare subito le provvidenze più adatte”.

Opera celeberrima, il Fonte coniuga marmi, un tempo arricchiti da dettagli policromi blu e oro, e bronzi dorati. La struttura architettonica è interamente realizzata in marmo bianco di due differenti qualità: per il registro inferiore una varietà venata proveniente dalla Montagnola senese, per il tabernacolo e la figura del Battista una seconda assai più omogenea cavata nel comprensorio apuano. 
Le parti in bronzo (lega di rame) mostrano una doratura ad amalgama di oro e mercurio (la cosiddetta “doratura a fuoco”). L’oro risultava offuscato, le superfici erano interessate da abrasioni e anche lo stato di conservazione del materiale lapideo era piuttosto disomogeneo, assai peggiore nel registro inferiore rispetto alla parte in elevato.

Per verificare la statica della struttura architettonica e i parametri ambientali sono state intraprese due diverse campagne di indagine in situ: misurazioni ultrasoniche hanno verificato la presenza di ancoraggi metallici interni al Fonte e indagini geofisiche sul pavimento hanno indagato la presenza di vuoti o fronti di umidità nel sottofondo archeologico.

Un’approfondita campagna diagnostica ha preceduto e accompagnato l’intero intervento con le prime fasi che hanno riguardato lo smontaggio degli elementi bronzei per valutare adeguatamente lo stato di conservazione delle superfici non a vista e intervenire su zone con alterazioni consistenti, che altrimenti non sarebbero state accessibili.
Grazie all’intervento è stato possibile osservare le realizzazioni di Giovanni di Turino (formella Nascita del Battista, formella Predica del Battista e Virtù Prudenza) che si sono rivelate frutto di un ingegnoso assemblaggio di porzioni fuse separatamente. 

L’attento studio della formella di Donatello Banchetto di Erode ha permesso di individuare la presenza, in passato, di tiranti applicati fra gli archi sovrastanti la scena che dovevano amplificare l’effetto prospettico e realistico dell’architettura raffigurata che propone ben tre diversi spazi in successione. 

Gli elementi lapidei sono stati restaurati in loco nel cantiere allestito all’interno del Battistero. Se lo smontaggio non è stato semplice anche il rimontaggio non si è rivelato da meno, poiché ha comportato lo studio e la realizzazione di nuovi elementi e giunti di fissaggio realizzati ad hoc in modo da riadeguare le posizioni degli elementi architettonici lapidei non corrette. Lo stato di conservazione e la necessità di rendere ispezionabili le parti non a vista delle formelle per un monitoraggio cadenzato nel tempo ha imposto la progettazione di una struttura di sostegno degli elementi lapidei che consenta di accedere al retro dei bronzi senza dover necessariamente smontare i blocchi di marmo.

Un lavoro complesso, dunque, e lungo, ma che ha tenuto responsabilmente in conto, per quanto possibile, le esigenze della fruizione: le varie parti bronzee una volta restaurate sono state riconsegnate a Siena in modo che l’Opera della Metropolitana potesse esporle nelle vetrine predisposte ai lati del ponteggio montato attorno al Fonte ed offrirle ai visitatori. Una formella e due statue di Virtù (Fede e Speranza) sono state esposte alla mostra fiorentina Donatello. Il Rinascimento, curata da Francesco Caglioti in Palazzo Strozzi (19 marzo-31 luglio 2022). 
Per il futuro saranno necessari un monitoraggio ambientale e l’adozione di sistemi di controllo dell’umidità volti a garantire la miglior conservazione di questo capolavoro.

Fonte A.Acampa uff.St.

 

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