Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Domenica, 16 Giugno 2024

San Giuda Taddeo presenta…

Mag 27, 2024 Hits:456 Crotone

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:1208 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:557 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:809 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:864 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:1058 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1399 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1393 Crotone

"Questa mattina Fabio Tortosa verrà sospeso dal servizio". Così il capo della Polizia Alessandro Pansa ha risposto ai cronisti in merito alle frasi scritte su Facebook dal poliziotto a proposito dei fatti della Diaz.

Cosi Pansa  ha deciso di sollevare dall'incarico  anche il vicequestore di Cagliari Antonio Adornato, comandante del Reparto Mobile ex Celere del capoluogo sardo, che aveva messo un 'like' al post pubblicato da Tortosa.

"Io sono uno degli 80 del VII Nucleo. Io ero quella notte allEa Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte". Tre righe su Facebook scritte da un poliziotto che 15 anni fa partecipò all'irruzione della Polizia, poi finita nel massacro dei manifestanti, riaprono una ferita mai davvero rimarginata, per le troppe omissioni da parte di chi doveva dare delle risposte chiare e nette. Tanto che Renzi, proprio da Genova, sottolinea che si deve fare "chiarezza fino in fondo" sulle "responsabilità politiche di chi ha gestito" la vicenda della Diaz. A scatenare l'ennesima bufera su quella maledetta notte è Fabio Tortosa, poliziotto oggi 50enne che quel 20 luglio era a Genova, aggregato al VII Nucleo sperimentale, quello di Canterini. Quello che, stando alle sentenze, ha avuto un ruolo non marginale nel massacro dei giovani che si trovavano alla Diaz. Nessuno di quegli uomini ha pagato con un giorno di prigione: lo stesso Canterini e i capisquadra condannati in Appello, hanno visto cadere la loro condanna in Cassazione per via della prescrizione. Tortosa è un sindacalista della Consap, uno dei sindacati di polizia: oggi fa parte della consulta nazionale del sindacato dedicata proprio alle problematiche e alle tecniche operative dei reparti mobili, afferma di aver votato Pd e di non capire le critiche che gli sono state rivolte.

La sentenza di Strasburgo che ha condannato l'Italia per tortura, ha stigmatizzato con un segno negativo le vicende della Diaz", ha poi ribadito il capo della Polizia a margine del suo intervenuto di stamane a una conferenza alla Sapienza sulla violenza negli stadi. "Quel problema è stato analizzato e studiato e abbiamo trovato le contromisure - ha continuato Pansa - abbiamo lavorato e stiamo lavorando.

Oggi i reparti mobili, la Polizia di Stato e le forze dell'ordine sono un'altra cosa, sono diverse. Abbiamo altri modelli comportamentali e altre tecniche operative. Siamo tutori e difensori della legalità e della democrazia".

Tra le reazioni di indignazione per il provvedimento deciso da Pansa spicca quella di Matteo Salvini. "Un governo che punisce i poliziotti per parole scritte su Facebook, libera i delinquenti e mette in albergo i clandestini deve andare a casa il più presto possibile. Alfano dimettiti", ha detto il leader federale della Lega, attaccando direttamente il capo della polizia: "Pansa ha sbagliato mestiere: parla dei suoi uomini come se fino a qualche anno fa fossero stati dei macellai".


Polemici anche i sindacati di polizia che hanno difeso Tortosa, pur giudicando fuori luogo le sue esternazioni. Giorgio Innocenzi, segretario della Consap, sindacato del quale fa parte l'agente sospeso, parla di "tritacarne mediatico", mentre secondo il leader del Coisp Franco Maccari si è scatenata una vera e propria "caccia alle streghe". Sulla stessa linea anche Gianni Tonelli, segretario del Sap, che parla di "sanzione preventiva" e Adp che annuncia un esposto contro chi inneggia sui social all'odio verso Tortosa, mentre il segretario del Silp-Cgil, Daniele Tissone, chiede di evitare strumentalizzazioni, invitando però chi ha un ruolo di tutela delle istituzioni a prudenza nelle esternazioni, "soprattutto sui social".

 

Se dire questo ha disturbato qualcuno ne prendo atto. Per quanto riguarda il profilo sul social con il post diffuso a scoppio ritardato, l'ho rimosso personalmente per stroncare sul nascere ogni ulteriore strumentalizzazione". E' quanto afferma l'agente Fabio Tortosa - attraverso la Consap, il sindacato cui appartiene - all'indomani delle polemiche suscitate dalla sua presa di posizione sulla Diaz. "Io di destra? No, ho votato Pd". Lo ha dichiarato a La Zanzara su Radio 24, Fabio Tortosa il poliziotto del Nucleo Celere che era alla Diaz la notte della 'macelleria messicana', che ha definito "azione ineccepibile".

Mi dispiace quando passano messaggi non belli perché la Polizia non è questo, la Polizia è sempre al servizio della gente. E i familiari ne sanno qualcosa, perché abbiamo i nostri cari che non sono a completa disposizione". Marisa Grasso, vedova dell'ispettore Raciti, ha commentato così le frasi di Tortosa che su Facebook. "Mi dispiace sentire questo - aggiunge Marisa Grasso a margine dell'incontro 'Vivere lo stadio: una passione a rischio?' in corso all'Università La Sapienza di Roma - ma se c'è questo collega ci sono anche tanti colleghi di mio marito che sono caduti per difendere la vita. Rispetto il silenzio di chi non può parlare e ci ha dato un grande insegnamento".

Il commento su Carlo Giuliani "è la cosa di cui più mi rimprovero e della quale non riesco a darmi pace", aveva detto intervenendo a Sky TG24 Pomeriggio Fabio Tortosa. Tortosa aveva scritto tra l'altro: "Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra". Al padre di Giuliani l'agente dice: "Ho sbagliato e sono prontissimo a chiedere di nuovo scusa".

A proposito delle parole del padre di Carlo Giuliani, che ha chiesto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di chiedere scusa a Carlo a nome dello Stato per le offese rivolte a suo figlio dal poliziotto, Tortosa ha poi spiegato: "non so se al signor Giuliani basteranno le scuse di un uomo dello stato che non ne è il capo, ma la colpa di quello che ho scritto è mia". "Ho perso un fratello che aveva quindici anni - ha proseguito - e so cosa significa per una madre e un padre sopravvivere al proprio figlio. Non esistono in questo momento 'sì', 'ma' o puntini di sospensione. Ho sbagliato e sono prontissimo a chiedere di nuovo scusa".

Giuliano Giuliani, padre di Carlo, ucciso durante i disordini del G8 del 2001 a Genova, aveva chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera aperta se non ritenga di dover "chiedere scusa a Carlo in nome dello Stato" per le "offese insopportabili" rivolte a suo figlio da un agente di polizia di Stato.

"Come Lei certamente sa - scrive Giuliani nella lettera a Mattarella - un agente della Polizia di Stato oltre a rivendicare con orgoglio la sua partecipazione alla 'macelleria messicana' della Diaz ricordo sempre che l'espressione fu usata durante la testimonianza in tribunale dal vice questore Michelangelo Fournier ha rivolto a mio figlio Carlo offese insopportabili". In alcuni messaggi postati su facebook ieri l'agente Fabio Tortosa ha scritto "Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra". "Concorderà con me, Esimio Presidente - prosegue nella lettera Giuliani - che un agente in servizio è un rappresentante dello Stato. Da qui la domanda che mi permetto di rivolgerLe non ritiene che Lei dovrebbe chiedere scusa a Carlo in nome dello Stato? Resto fiduciosamente in attesa della considerazione che vorrà attribuire a questa mia richiesta", scrive Giuliani, concludendo la lettera "con il rispetto dovuto al capo dello Stato

Bruno Contrada non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa perché, all'epoca dei fatti (1979-1988), il reato non "era sufficientemente chiaro". Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani. Lo Stato italiano deve versare all'ex numero due del Sisde 10 mila euro per danni morali.

''Venti tre anni di vita devastati non potrà restituirmeli nessuno. Così come i 10 anni trascorsi in carcere''. E' il primo commento di Bruno Contrada.

Bruno Contrada si è rivolto alla Corte di Strasburgo nel luglio del 2008 affermando che - in base all'articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani, che stabilisce il principio "nulla pena sine lege" - non avrebbe dovuto essere condannato perché "il reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso è il risultato di un'evoluzione della giurisprudenza italiana posteriore all'epoca in cui lui avrebbe commesso i fatti per cui è stato condannato". I giudici di Strasburgo, a differenza di quanto fatto da quelli italiani, gli hanno dato ragione, affermando che i tribunali nazionali, nel condannare Contrada, non hanno rispettato i principi di "non retroattività e di prevedibilità della legge penale". Nella sentenza i giudici affermano che "il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è stato il risultato di un' evoluzione della giurisprudenza iniziata verso la fine degli anni '80 e consolidatasi nel 1994 e che quindi la legge non era sufficientemente chiara e prevedibile per Bruno Contrada nel momento in cui avrebbe commesso i fatti contestatigli".

La Corte di Strasburgo sostiene anche che i tribunali italiani "non hanno esaminato approfonditamente la questione della non retroattività e della prevedibilità della legge" sollevata più volte da Bruno Contrada, e che non hanno quindi risposto alla questione "se un tale reato poteva essere conosciuto da Contrada quando ha commesso i fatti imputatigli". Contrada aveva chiesto alla Corte di accordargli 80 mila euro per danni morali, ma la Corte ha stabilito che lo Stato italiano dovrà versargliene solo 10 mila. I giudici di Strasburgo hanno respinto anche la richiesta di riconoscergli quasi 30 mila euro per le spese processuali sostenute a Strasburgo, ordinando all'Italia un risarcimento limitato a 2.500 euro.

''Ho presentato due mesi fa la quarta domanda di revisione del processo a Bruno Contrada e la corte di appello di Caltanissetta mi ha fissato l'udienza il 18 giugno. La sentenza di Strasburgo sarà un altro elemento per ottenere la revisione della condanna''. Lo dice l'avvocato Giuseppe Lipera legale dell'ex numero 2 del Sisde. ''Ora capisco perché nonostante le sofferenze quest'uomo a 84 anni continui a vivere'', conclude Lipera.

 

 

Il Vaticano non ha ancora dato l'ok come ambasciatore di Francia presso la Santa Sede a Laurent Stefanini. Secondo diversi media francesi - tra cui Blasting news, il Canard Enchainé, Les Echos e Le Journal du Dimanche - perché gay.

Fonti del Quai d'Orsay, interpellate dall' agranzia di stampa, insistono che Stefanini "è la migliore personalità possibile per quel ruolo".

Secondo i media francesi  Stefanini, e stato indicato da Hollande come rappresentante francese il 5 gennaio, e sarebbe stato negato l'accredito perchè di orientamento omosessuale. L'indiscrezione non è stata commentata dal Vaticano che comunque a tre mesi dall'indicazione non ha ancora dato il via libera. Il presidente francese Francois Hollande, anche alla luce dell'eccellente curriculum di Stefanini, che a novembre ha accolto Papa Francesco in occasione della visita del Pontefice a Strasburgo  e che in passato è stato primo consigliere all'ambasciata francese in Vaticano, non sembra intenzionato a fare marcia indietro sul nome di Stefanini.

Ex capo del protocollo dell'Eliseo ed ex numero due dell'ambasciata di Francia presso la Santa Sede a Roma, Laurent Stefanini è stato nominato il 5 gennaio scorso dal presidente François Hollande in consiglio dei ministri per succedere a Bruno Joubert a Villa Bonaparte, posto ormai vacante. "Non c'è figura più adatta di Stefanini per rivestire il ruolo di ambasciatore di Francia presso la Santa Sede", ha insistito la fonte del Quai d'Orsay, ribadendo più volte la "profonda conoscenza" del diplomatico dei dossier legati al mondo cattolico e alle relazioni con la Santa Sede.

A Parigi, la fonte ha anche tenuto a spiegare che Stefanini ha ottenuto "il pieno appoggio" della Conferenza episcopale francese e che per Parigi "non c'era migliore candidatura possibile". "Quanto alla sua sessualità, è una questione strettamente privata, ci asteniamo da ogni commento", puntualizzano a Parigi, spiegando che in questo genere di dossier "non c'è mai un niet", quanto piuttosto "un'assenza di risposta" sulla proposta di candidatura. "In ogni caso - ha tagliato corto - la procedura è ancora in corso". La fonte del ministero degli Esteri di Parigi ha infine rivelato che Stefanini era "osteggiato" dai militanti della Manif Pour Tous, il movimento che protestò duramente contro il progetto di legge sulle nozze gay, una delle principali riforme adottate dal governo socialista di Hollande.

I francesi non hanno nessuna intenzione di arretrare e per ora resta lo stallo nell'affaire Stefanini. Il diplomatico francese è al centro di un braccio di ferro tra l'Eliseo e il Vaticano dopo che dalle autorità d'Oltretevere non e arrivato il via libera per quello che dovrebbe essere il nuovo ambasciatore francese presso la Santa Sede.

"Aspettiamo la risposta della Santa Sede. Laurent Stefanini presenta tutte le qualità necessarie per questo incarico a cui la Francia attribuisce tutta l'importanza che merita", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri della Francia, Ronmain Nadal, al quotidiano Le Parisien.

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI