Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Giovedì, 01 Maggio 2025

Partorire in anonimato garantendo la salute del neonato e della madre in un contesto assolutamente protetto. Nei cinque Centri Nascita della ASL Bari è possibile sin dal 2014, quando sono state adottate le linee guida aziendali (delibera 2384 del 14 dicembre 2014) aggiornate di recente (con delibera 552 del 17 marzo scorso) su impulso della Direzione generale e del Dipartimento Gestione Avanzata del Rischio Riproduttivo e Gravidanza a rischio, in attuazione del DPR 396 del 2000 il quale consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale in cui è nato. «Un evento estremamente delicato – commenta il Direttore generale ASL Bari, Luigi Fruscio - che rende necessario fornire le giuste e pronte tutele alla madre e al neonato, a beneficio dei quali la ASL mette in campo una vera propria rete di protezione fatta di procedure chiare, semplici e definite, strutture adeguate e professionisti preparati».

Secondo la procedura denominata “Parto in anonimato e abbandono di neonato in ospedale”, infatti, la donna avrà a disposizione «un percorso protetto e sicuro – spiega il direttore di Dipartimento dr. Paolo Volpe - all’interno del quale riceverà tutta l'assistenza necessaria per partorire in sicurezza e il nascituro verrà immediatamente accudito dal punto di vista sanitario e tutelato giuridicamente».

Le linee guida contengono, in dettaglio, tutte le indicazioni operative e le procedure previste per i casi di parto in anonimato, dall’accesso e presa in carico della donna sino alla gestione dei dati sanitari e anagrafici e, in ultimo, le segnalazioni inviate all’Autorità giudiziaria competente per le successive procedure di affidamento del bambino. Un iter complesso per cui è necessario sostenere, accogliere e informare adeguatamente le donne affinchè le loro scelte siano libere e consapevoli. Anche per questo le linee guida coinvolgono direttamente la Direzione Medica di Presidio, l’assistente sociale, i medici, infermieri e ostetriche di reparto chiamati a tutelare la salute del neonato e della partoriente ma anche ad ottemperare alle incombenze legate alla attestazione di nascita e alle comunicazioni con l’Autorità giudiziaria.

Le linee guida aziendali prevedono, inoltre, che tutto il personale ospedaliero sia tenuto alla massima riservatezza sull'evento, a protezione delle fragilità coinvolte e per la tutela del neonato, oltre che per la correttezza delle procedure giuridiche necessarie.

Le strutture ASL Bari, inoltre, forniscono in ogni momento alla donna l’assistenza sociale e psicologica necessarie ad affrontare una situazione così delicata. La donna viene supportata e aiutata, affinché possa valutare meglio le proprie scelte, attraverso un colloquio di sostegno con l’assistente sociale dell’Ospedale, il consulto con uno psicologo del Dipartimento Gestione Avanzata del Rischio Riproduttivo e Gravidanza a rischio, oppure tramite il supporto del Consultorio familiare territoriale.

A chi rivolgersi?

La donna per qualsiasi informazione può rivolgersi direttamente ai Servizi Sociali Ospedalieri e ai Punti Nascita delle unità operative di Ostetricia e Ginecologia degli Ospedali Di Venere e San Paolo di Bari, Altamura, Monopoli e Corato, oppure chiedere chiarimenti alle unità operative di Pianificazione familiare dell’Ospedale San Paolo e del Presidio Integrato di Triggiano, al Servizio EvƏ dedicato alla Salute sessuale, nonché ai Consultori familiari presenti su tutto il territorio della ASL Bari, in cui operano professionalità in grado di fornire consigli sull’intero percorso da intraprendere.

Per informazioni:

  • 6230365 (Servizi Sociali Ospedalieri)
  • 6240059 (EvƏ - Servizio di Salute sessuale)

Bari ha ospitato un evento formativo di grande rilievo nel campo della pediatria e dell’anestesia, intitolato "Tecniche di Sedo-Analgesia per Procedure Diagnostiche in Pazienti dell’Età Evolutiva". Questo corso, articolato in tre edizioni, ha coinvolto un totale di 16 pediatri e 34 anestesisti, con l’obiettivo di fornire strumenti pratici e teorici per una gestione ottimale della sedazione nei piccoli pazienti sottoposti a procedure diagnostiche e terapeutiche.

A dare prestigio e scientificità all’iniziativa sono stati due professionisti crotonesi, il Referente alla formazione e aggiornamento, dirigente medico dell’ASP di Crotone, dott. Tommaso Sorrentino e il coordinatore delle professioni sanitarie ASP Crotone, dott. Daniele Ermanno. I due relatori hanno guidato i partecipanti attraverso un percorso di approfondimento sulle tecniche di sedo-analgesia, illustrando approcci innovativi e condividendo esperienze cliniche di grande valore.

L’importanza della sedo-analgesia in pediatria

La gestione del dolore in età pediatrica rappresenta una delle sfide più delicate per i professionisti sanitari. Bambini e adolescenti, infatti, non solo presentano una diversa percezione del dolore rispetto agli adulti, ma spesso vivono con ansia e timore le procedure mediche, anche quelle meno invasive. Un approccio adeguato alla sedazione e al controllo del dolore può quindi migliorare significativamente l’esperienza del paziente e facilitare il lavoro degli operatori sanitari.

L’obiettivo del corso è stato proprio quello di fornire ai pediatri e agli anestesisti gli strumenti per garantire interventi sicuri, efficaci e a misura di bambino, riducendo al minimo il disagio e i rischi associati alle procedure diagnostiche e terapeutiche.

Un programma ricco e articolato

Il percorso formativo ha previsto un’alternanza tra lezioni teoriche e momenti di esercitazione pratica, favorendo un apprendimento dinamico e interattivo.

La prima parte del corso è stata dedicata alla valutazione e misurazione del dolore nel paziente pediatrico, un aspetto fondamentale per determinare l’approccio terapeutico più adeguato. Il dott. Daniele Ermanno ha illustrato le diverse scale di valutazione utilizzate in pediatria, sottolineando l’importanza di adattare il metodo di rilevazione dell’intensità del dolore in base all’età e alle capacità comunicative del bambino.

Successivamente, il dott. Tommaso Sorrentino ha approfondito il tema della sedo-analgesia in età pediatrica, spiegando le principali indicazioni cliniche e le modalità di applicazione. È stata posta particolare attenzione alla distinzione tra sedazione lieve, moderata e profonda, analizzando i criteri di scelta più adeguati in base al tipo di procedura da eseguire e alle condizioni del paziente.

Un altro momento di grande interesse è stato l’approfondimento sulle tecniche non farmacologiche di sedazione, nuovamente condotto dal dott. Ermanno. Durante questa sessione sono state illustrate strategie alternative all’uso dei farmaci, come la distrazione, l’uso di dispositivi interattivi, la musicoterapia e il supporto psicologico. Questi metodi, spesso sottovalutati, si rivelano invece estremamente efficaci per ridurre lo stress e migliorare la compliance del bambino durante le procedure mediche.

Dopo una breve pausa, i lavori sono ripresi con un focus sulle tecniche farmacologiche di sedazione e i principali farmaci impiegati, a cura del dott. Sorrentino. In questa sessione sono stati analizzati i farmaci più utilizzati per la sedo-analgesia pediatrica, con particolare attenzione a dosaggi, modalità di somministrazione, indicazioni e controindicazioni. Sono stati inoltre illustrati protocolli di sicurezza per la gestione della sedazione in ambienti non ospedalieri, come ambulatori e strutture sanitarie territoriali.

Un altro aspetto cruciale affrontato durante il corso è stata la gestione pratica delle procedure comuni che richiedono sedazione. Il dott. Sorrentino ha guidato i partecipanti attraverso l’analisi di interventi come prelievi ematici complessi, riduzioni di fratture, posizionamento di cateteri venosi e altri trattamenti invasivi, spiegando come garantire la massima sicurezza e comfort per il paziente.

Dopo la pausa pranzo, il corso è entrato nella fase più interattiva con una sessione dedicata all’analisi di casi clinici e all’esercitazione sul posizionamento dell’accesso intraosseo. Quest’ultima pratica, essenziale nelle emergenze pediatriche quando l’accesso venoso risulta difficile o impossibile, è stata spiegata nel dettaglio e testata dai partecipanti attraverso simulazioni e dimostrazioni pratiche.

 

L’evento ha ricevuto il plauso della Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica (SIMEUP). La presidente nazionale, dott.ssa Stefania Zampogna, ha espresso grande soddisfazione per la qualità del corso, sottolineando come iniziative di questo tipo rappresentino un tassello fondamentale per la crescita professionale di medici e infermieri impegnati nell’emergenza pediatrica.

Zampogna ha evidenziato l’importanza della diffusione di protocolli aggiornati e della formazione continua per garantire un'assistenza sempre più sicura ed efficace ai bambini che necessitano di procedure diagnostiche e terapeutiche invasive. Ha inoltre sottolineato il valore della collaborazione tra professionisti di diverse realtà sanitarie, un aspetto che arricchisce il bagaglio di competenze e favorisce lo scambio di esperienze cliniche.

 Un elemento chiave del successo dell’evento è stata l’eccellente organizzazione curata nei minimi dettagli. La logistica impeccabile e il programma ben strutturato hanno permesso ai partecipanti di vivere un’esperienza formativa completa e altamente professionale.

Un ruolo fondamentale nella realizzazione del corso è stato svolto dal responsabile scientifico, dott. Giovanni Pompeo Ciccarone, che con grande competenza e dedizione ha coordinato l’evento, garantendo un alto livello qualitativo dei contenuti. Ciccarone, professionista stimato e con una lunga esperienza nella gestione delle emergenze pediatriche, ha saputo creare un ambiente formativo stimolante, favorendo l’interazione tra i partecipanti e i relatori.

Il suo impegno nel promuovere la diffusione delle migliori pratiche in ambito pediatrico è stato particolarmente apprezzato, così come la capacità di rendere accessibili concetti complessi attraverso un approccio pratico e interattivo.

Un evento di grande valore per il futuro dell’assistenza pediatrica

L’evento ha dimostrato come la collaborazione tra diverse realtà sanitarie possa favorire un arricchimento reciproco e contribuire al miglioramento delle cure, con un unico obiettivo comune: garantire ai bambini un’esperienza medica il più possibile serena, sicura ed efficace.

 

Con la carenza di materie prime si riscopre il valore dell’economia circolare grazie alla crescita delle attività green che vanno dall’uso degli scarti per la produzione di oggetti alla condivisione di beni e servizi, dalla riparazione dei prodotti domestici al trattamento dei rifiuti, dalla produzione di biogas agricolo fino al riutilizzo dei rifiuti trasformandoli in concime con il compost fai da te per nutrire orti e giardini. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia, in occasione del  Global Recycling Day, la Giornata Mondiale del Riciclo che si celebra il 18 marzo, quando in Puglia secondo i dati del rapporto sui rifiuti urbani 2024 dell’ISPRA, sono stati prodotti in 1 anno oltre 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani.

Attraverso una serie di piccoli accorgimenti è possibile disfarsi dei rifiuti alimentari – spiega Coldiretti Puglia - ricavandone del concime da poter riutilizzare per la coltivazione di piante e fiori. Funzionale sia per le piante sui terrazzi che per i giardini, è possibile utilizzare gli scarti alimentari o delle lavorazioni dell’orto per produrre dell’ottimo concime. La compostiera è lo strumento adatto – aggiunge Coldiretti Puglia - può essere un contenitore in plastica o in legno, con prese d’aria in modo da evitare fenomeni di putrescenza, o anche un semplice cumulo in giardino. In una compostiera si possono gettare tutti gli scarti organici con particolare preferenza verso quelli vegetali, limitando quelli d’origine animale. Infatti il contenuto di carbonio presente in gran quantità nelle piante nel compost deve essere 30 a 1 rispetto all’azoto contenuto nelle proteine animali. Una volta gettati, questi scarti saranno “aggrediti” da batteri compostatori che in presenza di ossigeno, tenderanno a degradare questi rifiuti formando in circa 6 mesi un terriccio “appetitosissimo” per le nostre piante.

Per garantire la presenza di ossigeno è opportuno non gettare materiali plastici o di vetro o ancora di metallo nella compostiera. In caso contrario fenomeni di putrescenza causeranno l’emissione di cattivi odori e di gas climalteranti, come ad esempio il metano. È quel che accade nelle discariche, dove la mescolanza di prodotti plastici e organici crea un mix davvero pericoloso per l’ambiente e la salute. È invece assolutamente vietato l’utilizzo di materiali plastificati, carta oleata per alimenti, riviste patinate o con stampe a colori, tessuti, filtri di aspirapolvere e scarti di falegnameria trattati chimicamente.

Dopo qualche mese (da 3 a 6), si otterrà un primo composto – aggiunge Coldiretti Puglia - formato da materiale grossolano e una polvere simile a terriccio. Attraverso un setaccio è possibile separare le due parti rimettendo i residui nella compostiera e cospargendo invece l’orto con il concime già pronto. Un pugno alla base di ogni pianta è il quantitativo perfetto. Per chi avesse poco spazio, il compost può essere prodotto anche in vasi di terracotta, avendo cura di rigirare il contenuto più volte durante la settimana. Utilizzando gli scarti prodotti dagli alimenti acquistati nei mercati di Campagna Amica o producendolo nell’orto di casa i consumatori avranno la garanzia che verrà “nutrito” in modo corretto e sano.

L’economia circolare mette infatti a disposizione diversi strumenti – insiste Coldiretti – per ridurre gli sprechi e promuovere il riciclo. Se da un lato in media nella spazzatura finiscono 75 grammi di cibo al giorno di prodotti alimentari a persona– continua Coldiretti – dall’altro i consumatori sono diventati più sensibili agli sprechi, con ben il 94% attento a evitare di buttare nella spazzatura il cibo che acquista secondo Coldiretti/Censis. Il cibo che resta dopo pranzi e cene rappresenta una fetta rilevante degli sprechi alimentari che – sottolinea Coldiretti – possono essere combattuti con la riscoperta dei piatti che valorizzano gli avanzi. Sono così tornati i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia. Ricette che – continua Coldiretti – non sono solo una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come – conclude la Coldiretti – come la frittata di pasta, il timballo o il pancotto alle verdure.

LA LISTA DEI MATERIALI DA COMPOSTAGGIO:

  • scarti di frutta e verdura
  • fiori recisi e resti di piante
  • pane e gusci d’uova
  • qualche avanzo di carne, pesce, salumi e formaggi
  • fondi di caffè e filtri del thè
  • foglie e paglia
  • segatura
  • rami e scarti di falegnameria
  • carte e cartone con assenza di vernici
  • piccole quantità di bucce di agrumi
  • piccole quantità di cenere
  • lettiere di cani e gatti
  • tracce di piante resistenti alla degradazione (es. aghi di pino)

Elaborazioni Coldiretti Puglia su dati Campagna Amica

Asportato un voluminoso tumore del Timo in un giovane paziente mediante il robot "Da Vinci".

L’intervento è stato effettuato dal  dott. Rocco LEGGIERI, Primario della Chirurgia Toracica del Mater Dei Hospital di Bari, con il dott. Silvio ORLANDO, chirurgo toracico, assistito dal dott. Luigi BUSIELLO, I° aiuto anestesista, ed il dott. Mario TEDESCO, Primario di Anestesia-Rianimazione.

L' approccio robotico – spiega il dott. Leggieri – mi ha consentito di isolare il tumore dai tessuti circostanti con estrema precisione e con una visione tridimensionale. L'intervento è stato particolarmente delicato e complesso in quanto il tumore giungeva in stretto contatto con le strutture vascolari intratoraciche, ad elevato rischio di emorragia massiva. Grazie al robot "Da Vinci" ho potuto asportare il tumore in totale sicurezza mediante tre piccole incisioni da 1 cm ciascuno, con un recupero totale del paziente a poche ore dal risveglio.

Il chirurgo, con una formazione specifica avanzata, controlla il robot da una console, visualizzando una visione 3D ad alta definizione della zona anatomica da trattare. Il robot è dotato di strumenti estremamente fini ed articolabili che possono muoversi in modo estremamente preciso.

 La tecnica robotica migliora i risultati in Chirurgia Toracica, riducendo il dolore post-operatorio, perfezionando l'accuratezza e riducendo i tempi di ricovero.

L’ utilizzo del robot apre un nuovo capitolo della Chirurgia Toracica diretta dal dott. Rocco LEGGIERI, improntata sull' innovazione e sulla qualità, in ottica di Chirurgia di Precisione, soprattutto in ambito oncologico.

Il Mater Dei Hospital di Bari si pone quindi in un contesto di alta tecnologia e di  eccellenti professionisti che quotidianamente lavorano in equipe offrendo una risposta sanitaria di alto profilo.

I prezzi dei carciofi lievitano di oltre 5 volte dal campo alla tavola, una forbice sempre più larga che parte da 0,20 euro a capolino in campagna fino ad oltre 1 euro a capolino sui banchi di mercati e grande distribuzione, con l’invasione di carciofi dall’estero, per cui servono controlli serrati anche dei vigili dell’annona per verificare l’origine dei prodotti in vendita. E’ Coldiretti Puglia che torna a denunciare l’invasione di carciofi provenienti da Egitto e Tunisia sul mercato all’ingrosso, una concorrenza sleale che si ripercuote sui prezzi del pregiato violetto di Brindisi crollati fino a 20 centesimi a capolino che non riescono a coprire gli aumenti dei costi di produzione, complice anche il rallentamento dei consumi di ortaggi, una situazione inaccettabile in uno scenario di crisi che andrebbe affrontata con maggiore serietà senza speculare sugli anelli più deboli della filiera, gli agricoltori e i consumatori.  

 Va riposta una particolare attenzione – aggiunge Coldiretti Puglia – alla provenienza dei prodotti acquistati con un deciso orientamento a sostenere gli acquisti di prodotti Made in Puglia per aiutare lavoro ed economia. In Puglia si producono 1.245.400 quintali di carciofi – ricorda Coldiretti Puglia – di cui 475mila solo nella provincia di Brindisi, una delle aree vocate soprattutto per i carciofi di pregio, tanto da essersi assicurata il riconoscimento comunitario della IGP (indicazione Geografica Protetta) al carciofo brindisino.

 “Con l’inflazione alimentare che rallenta i consumi, le famiglie sono costrette a tagliare gli acquisti, mentre i costi della logistica arrivano ad incidere attorno ad 1/3 sul totale dei prezzi al consumo per frutta e verdura, scenario che ha ingenerato rincari dei prezzi, spesso ingiustificabili, con una differenza enorme tra il costo dei prodotti in campagna e quelli al dettaglio”, denuncia Giovanni Ripa, presidente di Coldiretti Brindisi, nel sottolineare che “nei vari passaggi dal campo alla tavola si annidano speculazioni che vanno stanate anche dai Vigili dell’Annona, per cui serve una vigilanza serrata sull’origine dei prodotti ortofrutticoli sui banchi che arrivano dai Paesi Nord Africani, come Egitto, Tunisia e Marocco”.

 Considerata la stortura nella organizzazione del sistema distributivo – dice Coldiretti Puglia - si sta diffondendo sempre più la vendita diretta dei prodotti agricoli in azienda, opportunità sia per il produttore che per il consumatore nell’ottica della sicurezza alimentare e di un rapporto trasparente azienda-cittadino. La conferma del fatto che in molti paesi, dall’Africa al Sudamerica fino all’Asia, è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono stati banditi nell’Unione Europea spesso da decenni, senza dimenticare il fatto che le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera. Un fattore che va tenuto in considerazione nella stipula degli accordi commerciali che, in assenza dell’applicazione del principio di reciprocità, finiscono per danneggiare aziende agricole e cittadini, come nel caso del Mercosur. Coldiretti è assolutamente favorevole agli scambi internazionali e punta a una continua crescita delle esportazioni. Tuttavia, mentre le nostre aziende sono tenute a rispettare rigorosi obblighi quando esportano, non si comprende perché l’Europa non applichi gli stessi criteri.

 Occorre anche armonizzare il sistema relativo all’uso di fitosanitari all’interno dei Paesi Ue, attualmente inadeguata a garantire agli agricoltori italiani parità di regole rispetto agli altri. Un problema che ha concorso a ridurre fortemente il potenziale produttivo favorendo chi può contare su costi di produzione più bassi e utilizza pesticidi da noi vietati. L’Italia è così passata da essere un paese esportatore ad avere un saldo in volumi negativo, importando più ortofrutta di quella venduta all’estero.

 Spesso, peraltro, i produttori di frutta e verdura si trovano nell’impossibilità di difendere i propri raccolti a causa della mancanza di sostanze fitosanitarie adeguate (in Italia l’utilizzo di fitofarmaci, si è ridotto del 50% negli ultimi 30 anni e i prodotti utilizzati sono passati da oltre un migliaio a circa 300), mentre – conclude Coldiretti Puglia - tardano ad essere rese disponibili le Tea, le nuove tecnologie non Ogm per il miglioramento genetico.

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI