Uno scarno comunicato ha gettato nello sconforto l'ambiente diplomatico italiano: "L'ambasciatore italiano in Repubblica Democratica del Congo è rimasto ucciso in un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite nell'est del Paese", si legge in un lancio di agenzia arrivata nella mattinata di questo lunedì.
Attentato nella Repubblica Democratica del Congo dove sono rimasti uccisi l'ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, che era nel convoglio con il diplomatico. Il militare aveva 30 anni, era in servizio presso l'ambasciata italiana dal settembre del 2020.
L'ambasciatore, aggiunge la fonte, è deceduto dopo essere stato ferito da colpi d'arma da fuoco all'addome ed è arrivato all'ospedale di Goma in condizioni critiche. "Le forze armate del Congo stanno facendo il possibile per sapere chi siano gli autori dell'attacco", avvenuto a nord di Goma. La regione del Nord-Kivu è teatro dell'azione di decine di gruppi armati che si contendono le risorse naturali e ospita il Parco dei Virunga, famoso per i gorilla di montagna e sorvegliato da 628 ranger armati.
L'attacco era un 'tentativo di rapimento', rivelano i ranger del Parco nazionale dei Virunga, citati da vari media tra cui il Jerusalem Post. L'attacco è avvenuto intorno alle 10 (le 9 italiane).
L'attacco è avvenuto nel percorso tra Goma e Bukavu da parte, secondo le prime informazioni, di un commando terroristico che ha utilizzato armi leggere. Sulla dinamica e il movente sono ancora in corso accertamenti.
E' con profondo dolore che la Farnesina conferma il decesso dell'ambasciatore e di un militare dell'Arma dei Carabinieri: stavano viaggiando a bordo di una autovettura in un convoglio della MONUSCO, la missione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo.
E' un autista la terza vittima dell'attacco contro il convoglio della missione Onu (Monusco) nella provincia orientale del Nord-Kivu, in Congo, oltre all'ambasciatore italiano Luca Attanasio e un carabiniere, rivela una fonte diplomatica a Kinshasa. L'ambasciatore, aggiunge la fonte, è deceduto dopo essere stato ferito da colpi d'arma da fuoco all'addome ed è arrivato all'ospedale di Goma in condizioni critiche.
"Le forze armate del Congo stanno facendo il possibile per sapere chi siano gli autori dell'attacco", avvenuto a nord di Goma. La regione del Nord-Kivu è teatro dell'azione di decine di gruppi armati che si contendono le risorse naturali e ospita il Parco dei Virunga, famoso per i gorilla di montagna e sorvegliato da 628 ranger armati.
L'imboscata in cui è rimasto ucciso l'ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, è avvenuto in una località detta "Tre antenne" dove "due turisti britannici sono stati rapiti da sconosciuti armati l'11 maggio 2018": lo ha detto "il presidente della società civile del territorio di Nyiragongo", Mambo Kawaya, in dichiarazioni al sito congolese Actualite.cd.
Un messaggio di cordoglio è arrivato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al ministro degli Esteri Luigi Di Maio: "Ho accolto con sgomento la notizia del vile attacco che poche ore fa ha colpito un convoglio internazionale nei pressi della città di Goma uccidendo l'Ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista. La Repubblica Italiana è in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell'adempimento dei loro doveri professionali in Repubblica Democratica del Congo.".
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dopo aver informato i colleghi Ue del tragico evento esprimendo tutto il suo dolore per la morte del nostro ambasciatore in Congo e del carabiniere, ha deciso di lasciare in anticipo i lavori del Cae e sta rientrando in queste ore in Italia. "Ho appreso con sgomento e immenso dolore della morte oggi del nostro Ambasciatore nella Repubblica Democratica del Congo e di un militare dei Carabinieri - ha affermato Di Maio -. Due servitori dello Stato che ci sono stati strappati con violenza nell'adempimento del loro dovere. Non sono ancora note le circostanze di questo brutale attacco e nessuno sforzo verrà risparmiato per fare luce su quanto accaduto. Oggi lo Stato piange la perdita di due suoi figli esemplari e si stringe attorno alle famiglie, ai loro amici e colleghi alla Farnesina e nei Carabinieri".
"Oggi è una giornata buia e molto triste per il nostro Paese. Riferirò il prima possibile in Parlamento per fare chiarezza su quanto accaduto", ha scriito poi il ministro degli Esteri su Fb.
Profondo cordoglio del Governo e suo espresso dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, per la tragica morte di Luca Attanasio, Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Democratica del Congo, e di Vittorio Iacovacci, appuntato dei Carabinieri che lo accompagnava a bordo di un convoglio a Goma. Il presidente del Consiglio e il Governo si stringono ai familiari, ai colleghi della Farnesina e dell'Arma dei Carabinieri. Lo afferma una nota di Palazzo Chigi. La Presidenza del Consiglio segue con la massima attenzione gli sviluppi in coordinamento con il Ministero degli Affari Esteri.
L'ambasciatore Luca Attanasio, rimasto ucciso in un attacco in Congo, aveva 43 anni.Nato a Saronno, in provincia di Varese, era sposato con Zakia Seddiki, fondatrice e presidente dell'associazione umanitaria 'Mama Sofia' a sostegno delle donne in Africa. Padre di tre bimbe, con la moglie lo scorso ottobre aveva ricevuto il Premio Internazionale Nassiriya per la Pace.
Laureato alla Bocconi con il massimo dei voti, aveva intrapreso la carriera diplomatica dopo una prima esperienza aziendale ricoprendo diversi incarichi, prima all'Ambasciata d'Italia a Berna (2006-2010), poi console generale reggente a Casablanca, in Marocco (2010-2013).
Dopo essere rientrato nel 2013 alla Farnesina, come Capo Segreteria della direzione generale per la mondializzazione e gli affari globali, era tornato nel 2015 in Africa quale primo consigliere presso l'ambasciata d'Italia ad Abuja, in Nigeria. Dal 5 settembre 2017 era capo missione a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, dove era stato riconfermato in qualità di Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario accreditato in RDC.
"Quella dell'ambasciatore è una missione, a volte anche pericolosa, ma abbiamo il dovere di dare l'esempio". Erano queste le parole che l'ambasciatore Luca Attanasio rilasciò a Camerota (Salerno) il 12 ottobre scorso, in occasione del ricevimento del premio internazionale "Nassiriya per la pace", consegnato dalla locale associazione culturale "Elaia". "In Congo - proseguiva Attanasio - parole come pace, salute, istruzione, sono un privilegio per pochissimi, e oggi la Repubblica Democratica del Congo è assetata di pace, dopo tre guerre durate un ventennio".
Vittorio Iacovacci, carabiniere di 30 anni. Quest'ultimo apparteneva al XIII Reggimento Friuli Venezia Giulia, era di stanza a Gorizia. Come ha sottolineato l'AGI, Iacovacci proveniva da un reparto d'elite dell'Arma dei Carabinieri, e aveva anche ottenuto brillanti risultati nel suo percorso al GIS, il Gruppo intervento speciale dell'Arma. Rientrato a Gorizia per motivi personali - scrive Infodifesa.it - Iacovacci è stato assegnato a Kinshasa in un contesto molto complicato.
Fino ad oggi, Iacovacci ha fatto parte del team di close protection, insieme ad altri operatori del XIII Reggimento. La famiglia di Iacovacci è originaria di Sonnino, provincia di Latina. L'uomo non era sposato e non aveva figli. Come ricorda il Corsera, si era arruolato nel 2016. Dopo aver frequentato la Scuola allievi carabinieri di Iglesias (Cagliari), è stato destinato al Reggimento. Da qui provengono molti militari dell’Arma destinati alle missioni all’estero.
Il territorio dove oggi è stato compiuto l'attacco fatale a Luca Attanasio, tra il 2004 e il 2008 è stato epicentro di una guerra civile che in realtà nel decennio successivo non è mai del tutto cessata. Quella della provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo, è una delle tante guerre dimenticate dell'Africa. A nulla è valsa la presenza della missione Onu Monusco, stanziata già a partire dal 2010, dopo il via libera con la risoluzione 1925 del Consiglio di Sicurezza.
Nel dicembre del 2020, lo stesso consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogata di un anno la missione, anche se in prospettiva l'Onu a medio termine ha in progetto un disimpegno dal Paese africano. Attualmente sono operativi 17.467, di cui oltre 12mila sono truppe e quasi tremila civili. I principali contribuenti alla missione sono Pakistan, India e Bangladesh.
Fonti ansa,il giornale