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Il centrodestra a conseguito il 37,4% alle recenti politiche perché ha sollevato in maniera netta il problema dell'immigrazione e della sicurezza. In particolare, aveva programmato un deciso contrasto all'immigrazione clandestina non solo attraverso un programma accelerato di rimpatri di 600mila persone presenti in Italia senza alcun titolo, ma anche attraverso respingimenti diretti in mare. 

Di quest'ultima proposta si è persa ogni traccia nel contratto di governo. Idem per l'abolizione dello status di protezione umanitaria che consente a molti immigrati irregolari di poter soggiornare nel nostro Paese. Anche in questo caso ha prevalso il lato «buonista» dei grillini. Lo stesso ragionamento si può effettuare per quanto riguarda il rafforzamento dell'iniziativa «Strade sicure» con il coinvolgimento dell'Esercito in compiti di sorveglianza in modo da liberare risorse umane da destinare al «poliziotto di quartiere» e al «carabiniere di quartiere». I pentastellati si sono fatti sentire.

Nel contratto di governo tra Lega e M5S, dopo qualche incertezza, il punto sui centri di espulsione per migranti non è stato cancellato.

Per fortuna, potremmo dire. Perché oggi anche la Commissione Ue è tornata a battere il pugno, chiedendo a tutti gli Stati membri (Italia in primis) di "accrescere le capacità dei centri di detenzione e aumentare i rimpatri degli immigrati economici. Cioè quegli stranieri sbarcati in Europa ma che non hanno ottenuto lo status di rifugiato o un altro permesso umanitario particolare.

A bacchettare i Paesi membri è stata la portavoce della Commissione Ue sulla Migrazione, Natasha Bertaud, intervenendo in occasione dell'ultima relazione sull'attuazione dell'agenda europea sulle politiche migratorie.

La richiesta di Bruxelles sembra in linea, al momento, con quanto ipotizzato dal nascituro governo giallo-verde. Nel contratto si parla anche della riforma del regolamento di Dublino, riforma che la Bertaud assicura essere "sul tavolo dal 2016". "La presidenza semestrale bulgara del Consiglio Ue sta lavorando a un compromesso" fra gli Stati membri, ha aggiunto la portavoce. Chissà chi sarà il premier chiamato a trattare con le altre cancellerie europee.

Il programma elettorale del centrodestra era, infatti, molto più dettagliato e prevedeva anche l'abolizione definitiva di Equitalia anche nella nuova formula Agenzia delle Entrate-Riscossione e, soprattutto, cinque no: all'imposta sulle donazioni, all'imposta di successione, alla tassa sulla prima casa, al bollo sulla prima auto e alle tasse sui risparmi. 

Alle imprese che operano con la pubblica amministrazione si prometteva la modifica dello split payment (cioè l'Iva versata direttamente dall'ente pubblico e non dal fornitore) in modo da rendere effettivamente neutra l'imposta. Non meno importante la promessa di introdurre finalmente il quoziente familiare l'Irpef modulata sul numero dei componenti della famiglia e l'abolizione di ogni soglia per l'uso del contante.

Le riforme istituzionali sono sempre state un «pallino» del centrodestra. Anche alla vigilia di una consultazione elettorale il cui esito si preannunciava incerto Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e Nci hanno messo nero su bianco l'impegno a promuovere l'elezione diretta del presidente della Repubblica, una riforma costituzionale non secondaria. Allo stesso modo, si proponeva una riforma federalista meno confusionaria di quella ereditata dal centrosinistra. 

Ultimo ma non meno importante l'utilizzo delle autocertificazioni per l'inizio di un'attività privata con una verifica ispettiva solo al termine delle opere. Proposte da cassare per una formazione politica che da un lato si sbilancia sulla democrazia diretta (ma facilmente controllabile) delle consultazioni su Internet e che, dall'altro, non sembra disdegnare qualche eccesso burocratico di troppo in nome di un astratto principio di legalità. Come per tante altre riforme se ne riparlerà al prossimo giro di giostra.

Non tragga in inganno la riproposizione nel contratto di governo Lega-M5s della flat tax, della chiusura totale dei contenzioni con il fisco e dell'inversione dell'onere della prova nei rapporti con le Entrate. 

Il capitolo «giustizia» è sicuramente quello nel quale un elettore di centrodestra può maggiormente osservare come le proprie aspettative siano destinate a essere deluse. Chi ha votato convintamente per Berlusconi, Salvini e Meloni ha accettato un programma che prevedeva un riequilibrio dell'iter processuale a favore della difesa, generalmente sintetizzato con la formula «giusto processo». 

A questo mirava il proposito di separare le carriere dei magistrati dividendo il cursus di chi svolge il ruolo di pubblica accusa e di chi, invece, opta per l'organo giudicante di modo che le ipotesi dei pm non siano automaticamente validate dai giudici. Anche sull'utilizzo (e sulla divulgazione) delle intercettazioni il centrodestra era improntato a una necessaria continenza in modo che l'imputato non possa essere ritenuto colpevole ancor prima del dibattimento con le solite campagne mediatico-giudiziarie. Prevista pure la revisione del reato di tortura, spada di Damocle sulle forze dell'ordine.

Un piano straordinario di investimenti per il Sud da attuare mobilitando risorse nazionali e comunitarie per oltre 250 miliardi di euro. Un piano di riqualificazione, anche edilizia, delle periferie per far sì che il degrado non degeneri in fenomeni di devianza sociale. Un piano di interventi straordinari per tutte le zone terremotate. 

E, soprattutto, spazio agli investimenti grazie alle risorse in più che le aziende avrebbero avuto a disposizione con la flat tax. È chiaro che un simile intendimento non possa collimare con quelli di un movimento che ha fatto proprie le istanze dell'ambientalismo più oscurantista come quello dei pentastellati. L'intervento dei privati, e grandi opere, gli investimenti (e lo testimonia la gestione sgangherata del Comune di Roma) sono quasi sempre avversati dai grillini che li vedono come attività foriere di corruzione o di danno all'ecosistema. Basta leggere le incerte parole sull'Ilva nel contratto di governo per capire che il colosso dell'acciaio è condannato

 

 

 

 

Non sarebbe ancora chiusa la trattativa tra M5s e Lega, né sul contratto di programma, né sulla ricerca del nome del premier. Il vertice di questa mattina tra Salvini e Di Maio si è concluso e - riguardo a Palazzo Chigi - si è discusso su una rosa di nomi.

"Penso che in serata chiudiamo il contratto" E sul premier ? "Stiamo ancora ragionando, non è chiusa ancora", ha spiegato il leader del M5s Luigi Di Maio.

Mancano ancora alcuni aspetti, dice il leader politico del Movimento 5 Stelle, dopo che fonti grillini avevano assicurato che il programma era ormai condiviso, ma aggiunge che i contributi attesi da alcuni parlamentari "non riguardano punti dirimenti".

"È quasi tutto pronto", ribadisce lasciando la Camera Vincenzo Spadafora, il fedelissimo di Di Maio che ha preso parte all'incontro insieme Giancarlo Giorgetti (Lega) e al capo segreteria di Salvini.

Oggi un nuovo tavolo tecnico, per integrare i punti mancanti. Intanto i leader dei due partiti hanno chiesto di salire al Colle lunedì, per riferire al Presidente Mattarella.

"Sono come sempre a disposizione di M5s e Di Maio", dice Emilio Carelli, neo deputato 5 Stelle, giornalista, ex di Sky e Mediaset. Resta la tensione sui mercati. Sale lo spread fino a quota 158, la Borsa di Milano inverte la rotta e perde ora lo 0,5%. Dal vertice Ue di Sofia il monito del vicepresidente Dombrovskis: Il governo che verrà rispetti le regole di bilancio. 'Promesse mirabolanti creano problemi al Paese', avverte Gentiloni.

E dall'Europa, in vista del nuovo governo in Italia, è arrivato l'ennesimo monito: "Non commentiamo sulle politiche dei partiti o processi di formazione dei governi, ma quello che enfatizziamo in ogni caso è che è importante attenersi alla disciplina di bilancio, e specialmente per l'Italia continuare a ridurre il deficit e il debito perché fattori di rischio", ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis al Parlamento Ue, rispondendo agli eurodeputati. "Stiamo discutendo con le autorità italiane la traiettoria dei conti e in realtà questo è un messaggio anche per il nuovo Governo: è importante restare nei binari", ha concluso.

Di fatto Roma è ancora una volta sotto esame e Bruxelles e sempre piu in pressing. Dombrovskis ha aggiunto che la Commissione sta discutendo con l’Italia il percorso dei conti pubblici: "Questo è un messaggio anche per il nuovo governo: è importante restare nei binari". Insomma dall'Europa arriva un monito che mette in guardia il nostro Paese. Le voci di un programma anti-euro da parte di M5s e Lega avevano allarmato il quartier generale dell'Unione europea. Nella bozza finale del contratto questi passaggi sono stati rimossi, restano però alcuni punti che indicano una rivisitazione dei trattati. Il braccio di ferro tra Bruxelles e il governo che verrà è destinato a durare a lungo ed è già partito prima dell'insediamento del nuovo esecutivo.

Secondo La Stampa sono allarmati i partner della Nato . A preoccupare erano soprattutto le idee di ritirarsi dalle missioni all'estero o quella di togliere del tutto le sanzioni alla Russia

Non si tratta di chissà quale congegno particolare, ma del Nulla Osta di Sicurezza. Una abilitazione che i futuri ministri devono ottenere per poter trattare informazioni di sicurezza della Nato classificate come segreto, segretissimo, riservatissimo e riservato.

Il fatto è che tre ministeri in particolare, quello di Difesa, Interni e Esteri, avranno in mano dossier scottanti sulla difesa dell'Occidente e dei paesi dell'Alleanza atlantica. Il Nos, una volta "richiesta dai vertici Nato, oggi espletata dai Servizi" serve per evitare che le informazioni riservate finiscano in mano a persone considerate poco affidabili. Matteo Salvini, per dire, rivendica per sé o per un leghista il Viminale. Le sue posizioni pro-Putin sono conosciute. Ma anche le dichiarazioni di Di Maio e Di Battista sarebbero attenzionate dei vertici dell'Alleanza.

Secondo Rino Formica, però, "il Nulla osta di sicurezza non mancherà". Alla Stampa però fa sapere che "stiamo entrando in una situazione internazionale molto delicata, il Mediterraneo sta diventando una pentola in ebollizione e ora con questo nuovo governo il rischio sarà quello di restare emarginati dalla sfera decisionale delle grandi organizzazioni internazionali e sul piano militare di trovarci davanti al fatto compiuti".

Intervistato dal Newsweek Beppe Grillo ha assicurato che il governo si farà a breve. E si farà perché Salvini e Di Maio si metteranno d'accordo su alcuni punti essenziali come il taglio della pressione fiscale per piccole e medie imprese e il reddito di cittadinanza.

Sull'Ue, le parole del comico genovese sono tutt'altro che accomodanti. «La Ue può avere avuto in passato alcuni meriti - racconta - ma oggi è disfunzionale e il bisogno di riforme è più che lampante». «D'altronde - aggiunge - il parlamento di Strasburgo è impotente. Tutte le decisioni più importanti le prendono i commissari e se si guarda bene a chi siede nelle Commissioni si nota che i pochi politici sono circondati dai tanti lobbisti». 

Oltre all'intervista Grillo ieri ha pubblicato un video sulla sua pagina Facebook a base di tonno in scatola. Ha aperto la scatoletta (simbolo del Parlamento che i grillini dovevano aprire) e ha illustrato la perfetta convivenza tra schiacciata e tonno (cioè leghisti e grillini). E concludeva il tutorial con un icastico: «Avete rotto il c...». Cioè, alla faccia dei gufi, l'alleanza tiene. Insomma la forza populista del Movimento non rischia di affievolirsi una volta che i suoi rappresentanti saranno al governo. E pure la minaccia dello spread è un falso problema. Parola di un altro «tutor» del Movimento. «Avete il dovere di ascoltare le grida di dolore dei cittadini - tuona Alessandro Di Battista rivolgendosi a Salvini e Di Maio - e non le velate minacce dei congiurati dello spread, terrorizzati dall'ipotesi di un governo che torni ad occuparsi dei diritti economici degli italiani».

Il comico genovese non si scompone se il giornalista lo paragona a Trump. Anzi. Spiega ai lettori del settimanale americano che, proprio come accaduto al presidente americano, anche i grillini sono stati dileggiati dalla stampa per tutta la campagna elettorale. E proprio questo si è rivelato un boomerang per gli avversari.

Rivela, poi, Grillo, che tra Lega e M5s ci sono alcune affinità forti. Come la simpatia per Vladimir Putin. «È una persona dalle idee chiare - spiega il comico genovese nel corso dell'intervista - E il suo unico obiettivo è fare affari. Di sicuro non è un guerrafondaio. E con la storia delle sanzioni siamo noi a rimetterci miliardi».

In linea con la Lega anche il nodo immigrazione. «I flussi migratori vanno controllati - dice -. Dobbiamo sapere chi entra in Italia e soprattutto il problema non dovrebbe essere lasciato nelle mani di gruppi non governativi». Poi ci sono le ricette economiche. Quelle che ben si adattano con quanto in questi giorni è trapelato del tanto discusso «contratto» che legherà nel prossimo esecutivo l'anima leghista a quella grillina. Come già detto e ridetto da tutti i grillini, a cominciare dallo stesso Di Maio, nessuno vuole uscire dall'Euro. Almeno per il momento. Si potrebbe pensare, però, a una moneta a «due velocità». D'altronde, spiega Grillo al giornalista americano, esistono di fatto l'Europa settentrionale e quella meridionale. E potrebbe essere una buona idea lasciare a ognuna delle due la moneta adatta per la propria economia.

Anch'io sono molto preoccupato per i mercati, per le aziende e i risparmiatori. Un complotto contro il nostro Paese? Al contrario, c'è la voglia di aiutare l'Italia a uscire dalla situazione in cui è». Silvio Berlusconi arriva a Sofia mentre rimbalzano nel continente gli allarmi sullo spread in salita e le tensioni sui mercati per i timori della coppia bellicosa anti-euro Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che sembra vicina a concludere l'accordo di governo.

Il presidente di Forza Italia, alla sua prima uscita internazionale dopo la riabilitazione, si sente chiedere dai leader del Ppe, riuniti nella capitale bulgara per il pre-vertice del summit di oggi su Europa e Balcani, di fare un quadro della situazione italiana. A sollecitarlo, anche se il tema non è nel programma, sono Joseph Daul, presidente del Ppe e il padrone di casa, il premier bulgaro Bojko Borisov. «Ho spiegato - racconta Berlusconi, all'uscita - che ho fatto un passo di lato, per evitare il voto in estate e ho ritenuto di consentire che la Lega tentasse un accordo con il M5s. Ma certo le notizie, i comportamenti di questi giorni non sono rassicuranti».

All' incontro di Sofia, cui partecipano il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani e quello del Consiglio Ue Donald Tusk, in pratica i popolari chiedono al Cavaliere di essere la loro sentinella in Italia. Dopo il summit, Berlusconi partecipa a due incontri bilaterali non programmati, uno con Daul e l'altro con il premier ungherese Viktor Orban che, alla fine dice: «Sono un ragazzo old style, sempre leale, e in Italia il mio miglior amico è Berlusconi». E se anche lui, in prima fila nella politica anti immigrazione, non difende Salvini né cita Giorgia Meloni, che l'è andato a trovare in campagna elettorale, qualcosa vuol ben dire.

 

 

 

Matteo Salvini e Luigi Di Maio pronti entrambi a un 'passo di lato' per agevolare la nascita di un nuovo governo. Mentre continua la trattativa sul programma entrambi i leader si dicono disponibili a una rinuncia in prima persona. "Io mi auguro - ha detto Di Maio - che si possa far parte del governo per mettersi alla prova in prima persona, ma se serve per farlo partire io e Salvini siamo pronti a stare fuori".

"Entro oggi - ha detto Matteo Salvini parlando del programma - ci riaggiorniamo e vediamo se riusciamo a chiudere. Poi passeremo ai nomi. Abbiamo fatto bei passi avanti". "Non vado a fare il ministro - ha detto - per il gusto di farlo, vado al governo solo se c'è un programma firmato nero su bianco, con i tempi, fissati, pezzo per pezzo". "Matteo Salvini - ha sottolineato ancora - non sarà mai ostacolo alla nascita del governo: se devo fare un passo di lato io ci sono, lo farò". Ma puntualizza: "Nel contratto c'è la difesa dei confini e credo che un ministro della Lega farà da garante".

I timori per lo stallo politico e per il possibile governo Lega-M5 continuano a pesare su Piazza Affari anche dopo l'apertura positiva di Wall Street. Milano resta la Borsa peggiore in Europa, in calo dell'2,29%%, con Madrid (-0,93%). Rialzano invece timidamente la testa Parigi (+0,15%), Francoforte (+0,28%) e Londra (+0,15%). I timori di politiche aggressive verso l'Europa e le tensioni geopolitiche mondiali pesano sull'euro (a 1,1795 sul dollaro). Migliora lievemente lo spread-bund, a 147,6 punti. 

A Piazza Affari continua a soffrire Mediaset (-5,22%), nel giorno della stretta sul governo giallo-verde e del rinvio a giudizio di Berlusconi per corruzione a Roma nel procedimento Ruby Ter. Giù anche le banche. Continua il rally di Saipem (+10,7%), grazie ai giudizi positivi di Morgan Stanley e Bernstein, e Vittoria Assicurazioni (+19,7% a 13,96 euro) in allineamento all'opa di Acutis.

Salvini risponde sulla questione spread riferendosi a un titolo di ieri di Ft. "Il Ft dice che siamo barbari: io dico meglio barbari che servi. Stanno usando i soliti trucchetti, lo spread...Ma noi andiamo avanti. Non son nato per tirare a campare".  "Lo spread sale? I soliti giochini della finanza, vuol dire che stiamo facendo bene...".

È ripreso - intanto - a Montecitorio il lavoro del tavolo per mettere a punto il contratto di governo tra M5S e Lega. L'obiettivo è quello di chiudere il tavolo tecnico in giornata, come si è augurato arrivando alla Camera il capo della comunicazione M5S Rocco Casalino, che partecipa ai lavori. Possibile in giornata anche un nuovo incontro tra i due leader, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, cui spetterà il compito, tra l'altro, di trovare una sintesi sui nodi più delicati. 

"Mi dicono dal tavolo del contratto che sono quasi arrivati alla fine. Ovviamente dobbiamo sistemare delle questioni dirimenti, ma ci stiamo lavorando". Cosi' Luigi Di Maio entrando alla Camera. La staffetta con Matteo Salvini? "Sulle soluzioni dei nomi stiamo ancora discutendo", risponde. Preoccupato dallo spread? "No, non sono preoccupato". E il referendum sull'euro? "Quando vedrete il contratto capirete la sintesi politica", risponde Di Maio.

In mattinata Beppe Grillo ha messo sui suoi profili social una sua intervista nella quale parlava della nascita di un governo M5s dicendo: Ci vuole un po di tempo ma accadra ...Se puntiamo a ridurre le imposte per le piccole e medie imprese, se puntiamo a un reddito di cittadinanza, se vogliamo migliorare la vita delle persone, allora possiamo trovare un accordo". Lo dice il cofondatore del MoVimento 5 Stelle, Beppe Grillo, in un'intervista a Manfred Manera su Newsweek che lo stesso Grillo rilancia sul suo blog.

Intanto vola il prezzo della benzina, spinto dai rialzi delle quotazioni del petrolio. Il prezzo medio praticato sulla rete italiana, secondo quanto emerge dalle tabelle del Mise aggiornate al 14 maggio, è tornato sopra quota 1,6 euro, portandosi a 1,606, ai massimi dal luglio 2015. Quotidiano energia, che spacchetta i vari dati su cui viene calcolata la media, indica che oggi in modalità self la benzina costa in media 1,615, mentre in modalità servito la media è pari a 1,739 euro al litro.

Stando alla tabella del Mise, il gasolio ha toccato quota 1,483 euro al litro nel prezzo medio, ai massimi, in questo caso, dal giugno 2015. Per quanto riguarda i movimenti specifici registrati oggi da Quotidiano Energia, ad aumentare i prezzi raccomandati di benzina e diesel sono IP, Italiana Petroli e Q8 (+1 cent su entrambi i carburanti), mentre Tamoil è salita nuovamente di 1 centesimo sul diesel. 

Sul territorio, quindi, il prezzo medio nazionale praticato in modalità self della benzina è pari a 1,615 euro, con i diversi marchi che vanno da 1,615 a 1,629 euro (no-logo a 1,592). Il prezzo medio praticato del diesel è a 1,487 euro, con le compagnie che passano da 1,486 a 1,509 euro (no-logo a 1,466). Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio praticato è di 1,739 euro al litro, con gli impianti colorati che vanno da 1,716 a 1,801 euro (no-logo a 1,632), mentre per il diesel la media è a 1,614 euro, con i punti vendita delle compagnie da 1,599 a 1,673 euro (no-logo a 1,507). Il Gpl, infine, va da 0,631 a 0,657 euro (no-logo a 0,623). 

Prezzi alle stelle e necessità che intervengano i Nas per indagare sui recenti rincari dei listini. Lo chiede il Codacons, commentando l'aumento del prezzo della benzina ai massimi dal luglio 2015. "Nelle ultime ore - si legge nella nota - i listini di benzina e gasolio sono sensibilmente aumentati, al punto che per un litro di diesel si spende oggi il 3,3% in più rispetto al mese scorso. Rincari anche per la benzina, che aumenta alla pompa del +2,8% al punto che per un pieno di carburante si spendono oggi 2,3 euro in più rispetto al mese scorso. 

Sulle quotazioni pesa la tensione tra Iran e Stati Uniti, ma gli effetti sui listini alla pompa sono troppo veloci e danneggiano le tasche dei consumatori. Una speculazione che potrebbe configurare una forma di aggiotaggio, e per tale motivo chiediamo ai Nas di attivarsi per verificare come sia possibile che il prezzo alla pompa aumenti al solo annuncio di tensioni in Medio Oriente, nonostante il petrolio venduto oggi sia stato acquistato nei mesi scorsi, quando le quotazioni erano decisamente inferiori ai prezzi odierni".

La popolazione totale diminuisce per il terzo anno consecutivo di quasi 100mila persone rispetto al precedente: al 1° gennaio 2018 si stima che la popolazione ammonti a 60,5 milioni, con 5,6 milioni di stranieri (8,4%). Così il rapporto Istat secondo cui l'Italia è il secondo paese più vecchio del mondo: 168,7 anziani ogni 100 giovani. Il Paese appare anche più fragile rispetto all'Ue: il 17,2% si sente privo o quasi di sostegno sociale. Gli anziani che vivono soli passano oltre 10 ore senza interazioni con altri.

Nel tradizionale rapporto annuale, l'Istat ha messo a confronto la struttura delle disuguaglianze urbane in tre delle principali città italiane, Milano, Roma e Napoli, evidenziando come ci sia comunque quasi sempre un netto distacco tra il centro e la periferia. Il capoluogo lombardo ha una struttura radiale, a cerchi concentrici. Le aree più benestanti coincidono con quelle con i più alti valori immobiliari e si addensano soprattutto nelle zone centrali della città mentre le zone ad alta vulnerabilità si trovano tutte in periferia. 

Più complessa, invece, la situazione nella Capitale, dove emergono sia gli sviluppi borghesi di 'Roma Nord', sia i più recenti cambiamenti socio-economici di alcuni quartieri popolari dovuti al trasferimento di segmenti della popolazione benestante. Le zone più vulnerabili sono presenti anche in alcune aree centrali, anche se la loro concentrazione massima si registra nelle zone a ridosso del Raccordo Anulare, a Nord-ovest come ad est. Napoli, infine, presenta un evidente contrasto da Ovest, dove si trovano le zone più benestanti e meno vulnerabili, a Est (e all'estremo Nord) dove accade il contrario.

 

 

 

 

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