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Quest’anno ricorre il trentennale della scomparsa di uno degli interpreti più importanti e poliedrici del cinema italiano: Gian Maria Volonté. L’Archivio Storico di Cinema Enrico Appetito celebrerà l’artista con la mostra evento Gian Maria Volonté 30

La mostra: dal 1 al 24 marzo 2024 tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00, a ingresso gratuito, negli spazi del WEGIL, hub culturale della Regione Lazio gestito dalla società regionale LAZIO crea a Trastevere, a Largo Ascianghi 5. Tra i film presenti in Archivio sono stati selezionati tre dei film più rappresentativi tra quelli interpretati da Volontè: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Sacco e Vanzetti e Per un pugno di dollari. La mostra propone novanta foto, divise tra set e fuori set, scelte tra le oltre 8.000 foto presenti in archivio dei tre film, saranno esposte al piano terra dell’edificio razionalista disegnato da Luigi Moretti.

Il cinema: Nel pomeriggio ore 18:30, sempre con ingresso gratuito, gli appuntamenti proseguiranno con la proiezione dei tre film preceduti da incontri e dibattiti, realizzati in collaborazione con la rivista LEFT, con artisti, registi e critici cinematografici moderati da Giusi De Santis e Francesco Della Calce.

SPAZIO SCENA lo spazio polivalente e polifunzionale della Regione Lazio gestito da LAZIO crea, in via Degli Orti d'Alibert, a Trastevere, ospiterà le proiezioni dei tre film con il seguente programma:

·         Giovedì 7 marzo - Per un pugno di dollari - Incontro con la Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté interviene Daniele Vicari e Georgia Lorusso - 1964 primo film della cosiddetta trilogia del dollaro, diretta da Sergio Leone e interpretata da Clint Eastwood, che comprende anche “Per qualche dollaro in più” (1965) e “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966). Gian Maria Volonté appare con il nome John Wells e Ennio Morricone e firmò la colonna sonora con lo pseudonimo Dan Savio, in alcuni titoli e rinominato Leo Nichols. Nel 1965 - Nastro d'argento Migliore colonna sonora a Ennio Morricone.

·         Giovedì 14 marzo - Sacco e Vanzetti – Left incontra Antonello Fassari e Mattia Sbragia – film del 1971 con la regia di Giuliano Montaldo, con Gian Maria Volonté e Riccardo Cucciolla, narra la vicenda realmente accaduta a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti d'America a inizio Novecento condannati a morte sulla sedia elettrica pur essendo innocenti. Nel 1977, in seguito al clamore suscitato dal film di Giuliano Montaldo, dalle numerose manifestazioni e dal lavoro di revisione del processo promosso dal Comitato Internazionale per la Riabilitazione, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis dichiarò che «ogni stigma e onta vengano per sempre cancellate dai nomi di Sacco e Vanzetti». Continuava il governatore con parole ancora attuali: «Il loro processo e la loro esecuzione dovrebbe far ricordare ai popoli civili del costante bisogno di munirsi contro la nostra suscettibilità al pregiudizio».

·         Mercoledì 20 marzo - Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto - Left incontra Mimmo Calopresti e Andrea Occhipinti - il pluripremiato film, premio Oscar nel 1971, di Elio Petri con Gian Maria Volontè e Florinda Bolkan. È considerato uno dei migliori film del regista e uno dei migliori in Italia, tanto che venne inserito nella lista 100 film italiani da salvare.

Gian Maria Volonté 30 Il progetto artistico multidisciplinare dedicato a Volonté con il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Lazio e del Comune di Roma, Produzione ETICAARTE, Foto Archivio Storico di Fotografia di Cinema Enrico Appetito, con la collaborazione di Regione Lazio, LAZIO crea, ARSIAL, Zètema Progetto cultura, Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté, UECI - Unione Esercenti Cinematografici Italiani, Madison Cinemas, Pigneto Film Festival, FIS - Italian Foundation For Sport Culture And Disability, La Valigia dell’Attore Associazione Quasar, Left, Associazione Recordari, La Madeleine - Cantina Umbra, CSOA - La strada RAAI - Registro Attrici Attori Italiani.

Media Partner Cinecittà News, Comunicazione e grafica Lightsky Consulting, Stampa fotografica Studio A.E.A., Progetto di allestimento abc Produzione e Allestimenti.


Archivio storico Enrico Appetito Archivio di Fotografia di Cinema di interesse storico riconosciuto dal MIBACT - Ministero per i beni e le attività culturali per il turismo.

Attento alle luci, ai suoni, alle vibrazioni di cui vive una ripresa cinematografica, Enrico ci lascia oggi un inedito patrimonio fotografico composto da oltre 2 milioni di scatti di set, fuori scena e   backstage di oltre 500 film, corredati da studi fotografici e reportage, che restituiscono la stessa aria che si respirava sul set.

Grazie all’ accurato lavoro della figlia Tiziana Appetito, l’archivio si è arricchito negli anni del prezioso materiale fotografico di altri due importantissimi fotografi di scena, Mario Tursi e Gianni Caramanico superando i 3 milioni e mezzo di negativi, positivi e lastre per oltre 700 film.

 

Fonte Uff. st.Daniela Chessa

 

 

 

A partire da venerdì 1 marzo si svolgerà presso il Centro Sociale Paolo Capua di Lazzàro la prima rassegna cinematografica organizzata da un gruppo di liberi cittadini con la preziosa collaborazione del Circolo del Cinema Cesare Zavattini di Reggio Calabria.

L’iniziativa è stata pensata come momento di incontro e dibattito, con l'idea che gli spazi aggregativi possano alimentare conoscenza e relazioni. Quattro proiezioni per altrettanti venerdì accompagneranno questa prima edizione dedicata al tema delle periferie: film che raccontano di vite vissute in luoghi marginali che diventano occasione di riscatto, spazi di  multiculturalità e diversità che coesistono tra sogni e speranze.

 Ad aprire la rassegna venerdì 1 marzo, sarà la commedia “Marius e Jeannette” (1997), del regista Robert Guédiguian. Il teatro è Marsiglia. Un gruppo di amici si raduna in un cortile, parla, si confronta e incrocia le proprie storie. Si continua venerdi 8 marzo con “Bellas mariposas” (2013) di Salvatore Mereu. La storia di Cate e Luna, due adolescenti nel fiore della loro prima adolescenza piena di sogni, di paure, di titubanze.

Venerdi 15 marzo sarà la volta di “Jimmy’s Hall” (2014), del celebratissimo Ken Loach. Una storia d’amore e libertà. Infine venerdi 22 marzo concluderà la rassegna la proiezione “Ma révolution” (2015) di Ramzi Ben Sliman, leggera commedia generazionale che getta una luce non del tutto benevola sul mondo degli adulti. 

 Tutte le proiezioni avranno inizio alle ore 21:00 con ingresso a partire dalle ore 20.45.L’abbonamento del costo di 10€ è acquistabile in prevendita presso la Biblioteca Auxesia di Lazzaro, sita in piazza stazione, aperta dal lunedi al sabato dalle 16.00 alle 18.00.

Il contributo verrà utilizzato interamente per sostenere le spese del progetto e le future iniziative.

Info, aggiornamenti ed eventuali variazioni verranno inoltre comunicate attraverso la pagina  facebook LazzaroLAB.  

Segna il debutto operistico italiano del regista, scenografo e costumista berlinese Ersan Mondtag, considerato tra le firme più visionarie del teatro tedesco e che rappresenterà la Germania alla Biennale Arte di Venezia 2024, il dittico Gianni Schicchi / L’heure espagnole con la direzione musicale di Michele Mariotti in scena al Teatro dell’Opera di Roma dal 7 al 16 febbraio. Ancora una nuova produzione per la seconda tappa del “Trittico ricomposto”, progetto triennale realizzato dalla Fondazione Capitolina in collaborazione con il Festival Puccini di Torre del Lago in occasione del centenario della morte del compositore – che cade nel 2024 – e che prevede la scomposizione del trittico pucciniano in tre dittici differenti. Dopo Il tabarro/Il castello del Principe Barbablù firmato da Johannes Erath e andato in scena nel 2022 e Gianni Schicchi / L’heure espagnole nell’allestimento di Ersan Mondtag a febbraio 2024, il progetto si concluderà nel 2025 con Suor Angelica di Puccini e Il prigioniero di Dallapiccola affidati alla regia di Calixto Bieito. Nel dittico di Mondtag i costumi sono di Johanna Stenzel, le luci di Sascha Zauner e i video di Luis August Krawen; la drammaturgia è curata da Till Briegleb. Lo spettacolo è ripreso da Rai Cultura che lo trasmetterà su Rai5.

 

«La famiglia è la protagonista assoluta di questo dittico formato da Gianni Schicchi L’heure espagnole – racconta Michele Mariotti – Si ride, ma con amarezza, perché ci troviamo di fronte a due nuclei familiari dai lati oscuri, tristi e immorali. Ravel e Puccini dipingono queste realtà così grottesche con sarcasmo, mettendo in rilievo le fragilità umane. E ci rendiamo conto di quanta solitudine e quanto silenzio si possano trovare anche nelle famiglie più numerose quando, al posto di rispetto e condivisione, regna soltanto l’interesse personale».

 

Il direttore musicale dell’Opera di Roma è alla sua prima collaborazione con il regista berlinese Ersan Mondtag. A trentasei anni, Mondtag – oltre a essere stato invitato già tre volte in quattro anni al Theatertreffen di Berlino, il festival di teatro più importante di lingua tedesca – ha ricevuto premi in tutte e tre le aree creative: nel 2016 ha vinto il premio della rivista Theater Heute come Miglior Giovane Regista dell’anno; nel 2017 è stato nominato, sempre dalla stessa giuria, Miglior Costumista, mentre i critici della Deutsche Bühne lo hanno votato come Miglior Scenografo. Il suo spazio teatrale e i suoi personaggi nascono da «idee fantastiche» proiettate in luoghi surreali, dalle linee espressioniste e dal cromatismo esasperato. « Grezzo, veramente ingegnoso e assolutamente all’avanguardia» ha detto la Rundfunk Berlin-Brandenburg del suo Antikrist, premiato con un OPER! Award per i costumi – tra tutine attillate e make-up estremo – ideati insieme ad Annika Lu. Fondatore del gruppo KAPITÆL ZWEI KOLEKTIF a Monaco, con cui sperimenta forme di teatro multidisciplinare, performance e installazioni visive, e da sempre appassionato d’opera, Mondtag è approdato al repertorio operistico nel 2020 con Der Schmied von Gent (Il fabbro di Gand) di Schreker all’Opera Ballet Vlaanderen in Belgio – ricevendo, per questo, il Premio come Miglior Scenografo agli OPER! Awards 2020. In Italia ha debuttato nel 2021 al Romaeuropa festival con la performance teatrale De Living.

 

In entrambi i titoli del dittico cast d’eccellenza internazionale. Nel ruolo di Gianni Schicchi sale sul palco un celebre basso-baritono specializzato in ruoli buffi, Carlo Lepore, che nel 2012 ha ricevuto il Premio Tiberini d’Oro «per la perizia tecnica nel porgere e nell’interpretare ruoli di carattere dell’opera buffa e del dramma giocoso e personaggi seri del melodramma italiano»; accanto a lui, come interprete di Lauretta, il soprano Vuvu Mpofu – John Christie Award 2019; Zita è invece il mezzosoprano Sonia Ganassi – Premio Abbiati 1999 – e Rinuccio il tenore Giovanni Sala. Completano il cast Ya-Chung Huang (Gherardo), Roberto Accurso (Betto), Nicola Ulivieri (Simone), Daniele Terenzi (Marco), Domenico Colaianni (Spinelloccio), Alessandro Guerzoni (Pinellino), Daniele Massimi (Guccio), Valentina Gargano (Nella), Ekaterine Buachidze (La Ciesca), Mattia Rossi (Ser Amantio di Nicolao) – questi ultimi tre dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma. Tra i protagonisti de L’heure espagnole di Ravel, invece, ritroviamo il tenore Ya-Chung Huang nel ruolo dell’orologiaio Torquemada e il mezzosoprano francese Karine Deshayes nella parte di Concepciòn – entrambi sono al loro debutto al Costanzi. Gli interpreti di Gonzalve e Don Inigo Gomez sono il tenore Giovanni Sala e il basso-baritono Nicola Ulivieri. Il baritono Markus Werba – indimenticato protagonista di Mass di Bernstein alle Terme di Caracalla – incarna invece il mulattiere Ramiro.

 

Gianni Schicchi è un’opera comica in un atto composta da Giacomo Puccini nel 1918 su libretto di Giovacchino Forzano, basato su un episodio del Canto XXX dell’Inferno di Dante. La trama ruota attorno a una famiglia avarissima che cerca di sfruttare l’eredità di un uomo ricco, Buoso Donati, appena deceduto. Gianni Schicchi, un truffatore astuto, viene coinvolto per risolvere la situazione: travestendosi da Buoso, Schicchi riesce a redigere alla presenza del Notaio un nuovo testamento con cui, però, destina i beni migliori a sé stesso, scatenando l’ira dei parenti, che non possono tuttavia svelare la truffa. Partito il Notaio, Schicchi caccia tutti dalla casa, ormai di sua proprietà; rimangono solo Rinuccio e sua figlia Lauretta, felici delle nozze imminenti.

 

Opera comica in un atto ambientata nella Toledo del XVIII secolo, L’heure espagnole (1911) è una composizione di Maurice Ravel su libretto tratto dall’omonima commedia del 1904 di Franc-Nohain. Protagonista è Concepciòn, insoddisfatta moglie dell’orologiaio Torquemada che, quando il marito si reca fuori casa, ospita tra le mura una serie di suoi amanti. Il continuo avvicendarsi dei pretendenti della donna crea un vorticoso gioco di equivoci e di buffe dinamiche amorose.

 

La prima rappresentazione è in scena mercoledì 7 febbraio alle ore 20.00. Le repliche sono previste domenica 11 (ore 16.30), martedì 13 (ore 20.00), mercoledì 14 (ore 20.00) e venerdì 16 febbraio (ore 18.00). L’anteprima giovani è programmata per domenica 4 febbraio (ore 16.30).

 

 

 

Fonte Teatro d' Opera di Roma

 

 

 

 

"Oggi alle 8:25 del mattino nostra madre è venuta a mancare. Ci ha lasciato serenamente, addormentandosi nel suo letto, nel modo in cui ci aveva espressamente richiesto, circondata dal nostro amore e da quello dei suoi amati cani Jim e Lady". Lo annunciano in un post su Facebook Debora, Ciro e Azzurra, i figli di Sandra Milo.

Sandra Milo, all'anagrafe  Salvatrice Elena Greco, era nata a Tunisi l'11 marzo 1933.

Globo d'oro alla carriera nel 2020, premiata dai giornalisti della Stampa Estera, e David di Donatello alla carriera nel 2021

"Vi chiediamo di rispettare il nostro immenso dolore e di pregare per la sua anima, rivolgendole un pensiero di luce. Ringraziamo sentitamente nostro padre Ottavio de Lolllis, l'avvocato Bruno della Ragione, Maurizio Pennesi, Alberto Matano, Cristina Morea, Maria Grazia Cucinotta, Claudio e Pino Insegno, Franco Brel, Angelo Genovese, Franco Lattanzi e sua moglie Rita, Enrico Pola, Luigi Alesi, Angelo De Biasio, Carlotta e Gabriele Malaguti, Marina e Tullio, Simona Ballarino. E se abbiamo dimenticato qualcuno ce ne scusiamo sentitamente".

Sandra Milo è entrata nella storia della tv italiana per un celebre scherzo ai suoi danni nel 1990, durante la trasmissione pomeridiana 'L'amore è una cosa meravigliosa'.  Una telefonata anonima in diretta informa che suo figlio Ciro è ricoverato in ospedale in gravi condizioni in seguito ad un incidente stradale. La Milo non riesce a trattenere le lacrime e scappa dallo studio urlando 'Ciro, Ciro'. La notizia dell'incidente risultò falsa, ma le sue urla divennero sui media un tormentone.

Tra i suoi ultimi impegni, Pupi Avati la volle nel 2003 nel suo film 'Il cuore altrove' e nel 2010 Salvatores nel suo 'Happy Family'. A teatro erano invece arrivati '8 donne e un mistero', 'Il letto ovale', 'Fiori d'acciaio', 'Il club delle vedove e 'Una fidanzata per papà'. Nel 2023 l'ultimo programma tv, 'Quelle brave ragazze' su Sky.

Una settantina i film all'attivo: si va da Roberto Rossellini ad Antonio Pietrangeli, da Sergio Corbucci a Federico Fellini, da Luigi Zampa a Dino Risi, da Luciano Salce a Duccio Tessari, da Pupi Avati a Gabriele Salvatores fino a Gabriele Muccino, solo per citarne alcuni.

La sua carriera, il primo ruolo importante arriva nel 1959 con 'Il generale Della Rovere', per la regia di Roberto Rossellini, in cui interpretava il ruolo di una prostituta al fianco di Vittorio De Sica. Un ruolo analogo fu quello ricoperto poi l'anno dopo in 'Adua e le compagne' di Antonio Pietrangeli. È poi protagonista con Eduardo De Filippo, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni nel film 'Fantasmi a Roma' ancora di Pietrangeli.

Nel 1962 torna al cinema con 'Il giorno più corto' di Sergio Corbucci, dove recita con Totò , Eduardo e Peppino De Filippo, Jean-Paul Belmondo, Ugo Tognazzi e Aldo Fabrizi. Cruciale poi l'incontro con Fellini che la chiamava affettuosamente 'Sandrocchia' e la rese protagonista di  due capolavori: 8½ del 1963 e Giulietta degli spiriti del 1965. È stata anche diretta, fra i tanti, da Luigi Zampa in 'Frenesia dell'estate' del 1963, da Dino Risi in 'L'ombrellone' del 1965, a fianco di Enrico Maria Salerno.

Sempre nel segno di "una svanita piena di saggezza", nel 2007 la Milo, durante un'intervista tv, raccontò di aver aiutato la madre in fin di vita a morire. "Mia madre si stava consumando - disse allora l'attrice tra le lacrime -. Così, mi chiese di aiutarla a morire. Mi ha fatto uscire dalla stanza, ed è morta, sola, come lei voleva. So che c'è molta gente a favore dell'eutanasia e molta contro, ma come si fa a dire 'no' se sai che quella persona non avrà scampo a causa del male che l'ha colpita? La gente deve poter morire con dignità".

Socialista ai tempi di Bettino Craxi che frequentò per due anni, per diciassette anni amante di Federico Fellini (una cosa confessata per la prima volta a Porta a porta nel 2009), si può dire che abbia fatto della sua vita affettiva un vero e proprio film. E questo già  dalle nozze nel 1948, a quindici anni, con il marchese Cesare Rodighiero (matrimonio durato 21 giorni), fino alla relazione di undici anni con Moris Ergas (da cui nacque Deborah) per arrivare, infine, all'unione con Ottavio De Lollis (da cui ha avuto Ciro e Azzurra).

Molte vite le ha vissute anche dal punto di vista professionale, segno di un'intelligenza brillante e una grande autoironia e caparbietà. La sua vicenda professionale è stata caratterizzata dall'abbandono del cinema alla fine del decennio d'oro degli anni '60, per un ritorno sulle scene al termine del decennio successivo, in un contesto politico-culturale profondamente mutato. Prima in radio poi in televisione, è riuscita a riaffermarsi  e a radicalizzare la sua presenza in maniera efficace e permanente. In realtà nel 1973 avrebbe avuto l'occasione di legare il suo nome a un altro film (e un altro personaggio) di culto: Fellini l'avrebbe voluta in 'Amarcord' nel ruolo della Gradisca (poi interpretato da Valentina Cortese), ma se avesse accettato l'ex compagno De Lollis le avrebbe tolto l'affidamento dei due figli avuti insieme. Rinuncio' al film di Fellini, ma torno' comunque a lavorare, prima in radio ('Il mattiniere' nel 1975) e poi, nel 1977 con l'aiuto dell'amico Maurizio Costanzo, in televisione, ove approdò come ospite nel primo talk show italiano 'Bontà loro' in una delle serate che lei defini tra le più importanti della sua vita.

Arrivarono poi gli anni in cui collaborò con 'Mixer' con Gianni Minoli e condusse 'Piccoli Fans' su Rai 2, la rete socialista della televisione pubblica. Sandra Milo è entrata involontariamente nella storia della televisione italiana anche per uno scherzo telefonico (decisamente di cattivo gusto) messo in pratica ai suoi danni: l'8 gennaio 1990, durante la trasmissione pomeridiana 'L'amore è una cosa meravigliosa' che condusse su Rai 2 nella stagione 1989-90, una voce femminile in diretta la informò che suo figlio Ciro era ricoverato in ospedale in gravi condizioni in seguito a un incidente stradale. Milo non riuscì a trattenere le lacrime e scappò disperata dallo studio urlando il nome del figlio. Le urla di una sconvolta Sandra Milo vennero riprese da trasmissioni come 'Blob', 'Striscia la notizia' e 'Target', rendendole tanto popolari da essere citata nella canzone 'La strana famiglia' di Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci, incisa nel 1991.

Il film che ha fatto la storia del cinema, '8 1/2', rimane indelebile nella memoria collettiva per quell'immagine di donna svampita, bellissima, dalla risata un po' querula e penetrante che si aggira sul tappeto di fotogrammi di celluloide del più importante, premiato e forse amato film di Federico Fellini. Forse i più giovani - della generazione over 35-40, ahime' - non collegano immediatamente il nome di Sandra Milo alla femme fatale di '8 1/2'. Ma lei è stata (e sarà per sempre) Carla, l'amante del regista Guido Anselmi, alias Marcello Mastroianni (sullo schermo), alias Federico Fellini (nella realta') che è diventata, alla stregua di Mary Pickford, 'fidanzata d'America' degli anni '30 a Hollywood, emblema e simbolo vivente dell'amante italiana degli anni Sessanta.

 

Fonte varie agenzie / ansa / agi

 

Adriano Bolognino, classe 1995; Simone Repele e Sasha Riva, rispettivamente classe 1993 e 1991. Sono i protagonisti della Serata giovani coreografi che vede le loro creazioni Yellow e I died for love debuttare mercoledì 31 gennaio (repliche il 1 e 2 febbraio) al Teatro Nazionale, che si riconferma lo spazio dell’Opera di Roma aperto alle arti performative contemporanee e alla contaminazione dei linguaggi. Lo spettacolo è il frutto del lavoro svolto dai giovani autori con le étoiles Alessandra Amato e Rebecca Bianchi, il solista Simone Agrò (premio Danza&Danza 2023 interprete emergente) e il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma su commissione della direttrice Eleonora Abbagnato.

«La serata è una novità della programmazione – spiega Abbagnato –. Dal mio arrivo, nel 2015, ho fortemente voluto che nuovi grandi nomi della coreografia contemporanea entrassero nel repertorio della compagnia. E così è stato per esempio con Millepied, Forsythe, Preljocaj, Inger, Pastor, Wheeldon… . Con questa nuova Serata ampliamo lo sguardo sul contemporaneo aprendo le porte del nostro Teatro ai giovani talenti e in particolare italiani. Un’occasione per loro di lavorare con un corpo di ballo ma anche per i ballerini dell’Opera di mettersi alla prova con linguaggi completamente nuovi. Ho danzato io stessa le creazioni degli autori che ho scelto di accostare. Sembrano simili ma hanno peculiarità completamente differenti: il linguaggio di Simone e Sasha è teatrale, Bolognino si distingue per precisione e dinamica. Vorrei diventasse anche questo un appuntamento abituale nella stagione, per fare dell’Opera di Roma un luogo di crescita e promozione del futuro della danza».

Serata giovani coreografi si apre con Yellow di Adriano Bolognino. Napoletano, ha all’attivo importanti collaborazioni anche internazionali ma è alla sua prima esperienza con i danzatori del Lirico capitolino. Affascinato dai corpi, che da sempre immagina come danzanti, ha sviluppato un linguaggio dalla gestualità pulsante. «Da piccolo – racconta il giovane autore – muovevo matite colorate vestite con tutù fatti con tulle per confetti. Erano i corpi delle mie prime coreografie. Immaginavo un’anima gialla, splendente, che sprigionava tutta la sua forza per dare vita alle cose inanimate. Da qui Yellow (giallo). Sarà per quei ricordi da bambino, sarà perché il giallo è il colore preferito di mia madre. Aspettavo l’opportunità di lavorare per un corpo di ballo per dare una chance a questa pièce che ho conservato nel cassetto fino ad oggi». Pensata da Bolognino come una creazione che chiude il percorso fatto e apre una nuova porta sul futuro, Yellow è una presentazione della sua ricerca artistica, di chi è oggi come coreografo e come essere umano.

Completa la Serata I died for love di Simone Repele (1993) e Sasha Riva (1991). I due ballerini e coreografi, torinese il primo e originario della Virginia (USA) il secondo, si sono uniti artisticamente a Ginevra nel 2020 e vengono definiti oggi “poeti della danza”. Il loro lavoro è radicato in un aspetto teatrale forte e sensibile, che si esprime attraverso un vocabolario neoclassico e contemporaneo e con gesti potenti. Per l’Opera di Roma hanno già firmato le coreografie di Mass di Bernstein, prima italiana a Caracalla nel 2022. «Siamo felici di poter tornare per una produzione di danza, sicuramente un’esperienza diversa visto che tutto parte da una nostra idea. Per questa creazione – spiegano i due coreografi – ci siamo ispirati alla figura della ragazza abbandonata più conosciuta nella tradizione americana e descritta nella canzone folk The Butcher Boy: racconta di un’amante che, lasciata dal suo uomo, decide di togliersi la vita e chiede di porre una tortora sul suo petto per mostrare al mondo che è morta per amore. Dalla frase che chiude la canzone è nata l’idea del titolo del nostro balletto».

Serata Giovani Coreografi è un nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma che vede le scene di Michele Della Cioppa, i costumi di Anna Biagiotti e le luci di Alessandro Caso. Musiche su base registrata di autori vari.

Adriano Bolognino ha vinto il Danza&Danza 2022 come coreografo emergente e il Premio Prospettiva Danza 2019 con RM94978 from Paris to Tenerife. Su commissione de La Biennale di Venezia nel 2000 ha creato Your body is a battleground\solo version. Le sue coreografie sono andate in scena in contesti nazionali ed internazionali tra cui Cross Festival, Kilowatt Festival, Interplay Festival, Dance Days Chania, Lange Nacht des Tanzes, BMotion Opera Estate, Fabbrica Europa, Gender Bender Festival, DAP Festival, Torinodanza, Festival Exister, Moving Colors Festival, Ammutinamenti Festival e Anticorpi XL. Ha creato il duetto che Eleonora Abbagnato e Jacopo Tissi hanno danzato allo show di Laura Biagiotti alla Milano Fashion Week 2022, e per compagnie quali EgriBiancoDanza, DAF Dance Arts Faculty, Opus Ballet e MM Dance Company.

Simone Repele e Sasha Riva hanno presentato il loro primo balletto a serata intera, Lili Elbe Show, in diversi teatri svizzeri e poi in tournée in Spagna e in Italia durante la stagione 2022/23. Selezionati al Centro Coreografico Canal di Madrid come compagnia straniera, nel 2021 hanno creato La Gert; in residenza ad Orsolina 28 nel 2023 il nuovo balletto Dear Son. La loro coreografia La Jeune Fille et Les Morts presentata al Noverre 2022, piattaforma coreografica dello Stuttgart Ballet, è nel repertorio della compagnia. Sono invitati al Festival Madrid en Danza e in prestigiosi gala in Kazakistan, Germania, Italia, Svizzera, Spagna, Francia e Olanda. Collaborano con artisti quali Eleonora Abbagnato, Silvia Azzoni, Parvaneh Scharafali, Igone de Jongh e Yumi Aizawa.


Fonte TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

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