Eretica Edizioni è una Casa Editrice di Buccino (SA) nata nel Novembre del 2014 che, dopo un’attenta valutazione, pubblica opere inedite di scrittori appassionati. Siamo lieti di presentarvi Fuga dall’Est, la nuova opera di Angelo Barraco.
Questo libro è stato scritto nei primi mesi del 2022, quando è scoppiato il conflitto tra Russia e Ucraina. In quei giorni di marzo le città italiane si preparavano per accogliere gli sfollati e, parallelamente, si svolgevano numerose manifestazioni -da Nord a Sud- per dire “No” alla guerra. Nel corso di quei giorni ho intervistato volontari e associazioni che si mobilitavano per raccogliere beni di prima necessità e portarli in Ucraina, ma anche cittadini ucraini residenti in Italia che avevano i parenti in quei territori […]
“Con questo libro ho voluto raccontare la guerra dal punto di vista delle vittime. Molti rimangono imprigionati dentro i bunker antiaereo in attesa di un momento giusto per uscire, altri ancora non potranno mai farlo perché moriranno. Qualcuno riuscirà a fuggire e sarà fortunato, altri ancora rimarranno imprigionati in quell'inferno e moriranno intrappolati, senza mai trovare il fatidico momento giusto.
Per molti non ci sarà mai. Alcuni saranno uccisi dai cecchini, ad altri finirà la benzina in mezzo ad una strada troppo isolata. Ho deciso di raccontare tutto in versi, quasi come fossero dei piccoli diari di una guerra che si sviluppa di territorio in territorio e ho voluto trasformare ogni pagina in una narrazione emotiva unica e attuale”.
DONBASS Il cielo è grigio sopra la testa / Di chi alza lo sguardo e cammina per strada / In attesa di fuggire via / Prima che l’ultimo respiro venga rubato dal vento.
Angelo Barraco nasce a Marsala, in provincia di Trapani, nel 1989. È un giornalista pubblicista. Collabora con diverse testate nazionali, internazionali, cartacee e web. È autore del libro CAOS (Bertoni Editore), pubblicato nel 2021.
In molti sostengono che l’Occidente, l’Europa è scristianizzata e promuove i “nuovi diritti”, come l’eutanasia, l’aborto, il Gender, ma questo è vero per quanto riguarda le classi dirigenti europee, poi ci sono i popoli che per la verità non tutti sono secolarizzati. Nel secolo scorso, è esistito qualche rappresentante europeo che dirigeva il proprio paese secondo i principi cristiani, uno di questi era sicuramente il re Baldovino del Belgio. Peraltro, Baldovino si è reso protagonista per essersi rifiutato di firmare la legge dell’aborto votata dal parlamento belga: Devo seguire la mia coscienza, aveva detto. Per il momento ho deciso di leggere una breve biografia (soltanto 115 pagine) del cardinale Leo Jozef Suenens, “Re Baldovino. Una vita che ci parla” (Società Editrice Internazionale, 1995, Torino).
Il cardinale con questo testo rivela un profilo autentico e per certi aspetti sconosciuto, del defunto re Baldovino del Belgio, anche perché Suenens gli è stato vicino per oltre trent’anni. Infatti, qui vengono pubblicate pagine del diario di Baldovino e corrispondenze inedite che ci permettono di scoprire la personalità, la sua umanità, la profondità della vita religiosa del re, valori molto rari in un uomo di Stato.
Il libro è stato pubblicato qualche anno dopo la morte del re, avvenuta il 31 luglio 1993. Nell’omelia il cardinale Danneels disse a proposito di Baldovino: “eravamo in presenza di uno che era più che un re; era un pastore del suo popolo”. Nei primi capitoli il libro racconta del fidanzamento del re, praticamente sotto il segno della Madonna di Lourdes e con i preziosi consigli di una straordinaria donna irlandese, Veronica O’Brien. Consigli che il re prese in considerazione a partire dalla lettura del Trattato della vera devozione a Maria, di san Luigi Grignon de Montfort. “Sono sicura che quando avrete meditato e pregato queste pagine sante, sceglierete Maria come vostra Regina e l’accetterete come Madre, ancor più che in passato”. Del resto, il re aveva pregato il Signore, affinché gli mandasse una santa per guidarlo e formarlo nella sua vita spirituale. Questa santa per il re è la donna irlandese, vestita di verde, che le fa conoscere la sua futura sposa, Fabiola de Mora y Aragon. Anche lei si recherà a Lourdes per affidare la sua decisione finale in merito al fidanzamento con il re del Belgio. Il 6 luglio 1960 i futuri fidanzati si ritroveranno a Lourdes, e qui qualche giorno dopo si promettono l’uno all’altra. Il testo riporta le impressioni di Baldovino sulla sua futura sposa: “Amavo tutte le sue osservazioni e le sue reazioni, ero sempre più convinto che Avila (lo pseudonimo di Fabiola) da sempre era stata scelta dalla Vergine Santissima per diventare mia moglie e ne ero infinitamente riconoscente a Lei e a quel suo caro strumento, Veronica”.
Nella seconda parte, Suenens tratta del cammino spirituale del re. Pubblica delle lettere significative dove emerge la grande spiritualità di Baldovino. “La preghiera aveva un posto prioritario nel suo orario quotidiano”. Abitualmente si collocava al mattino, dove il re si metteva in ascolto di Dio per servire meglio gli uomini. “Era la sua udienza dal Signore perché l’aiutasse a essere attento alle persone che avrebbe dovuto incontrare”. Le sue parole sono pregne di una grande religiosità: “Insegnami, o Gesù, a essere con le persone che incontrerò quello che tu vuoi che io sia, un testimone del tuo amore per gli uomini”. Il re chiedeva aiuto al Signore: “Sii la mia forza, la mia saggezza, la mia prudenza, il mio buon umore, il mio coraggio, la mia dialettica”. Soprattutto chiede l’umiltà: “O mio Dio perdona questo tuo insetto di voler essere un bel cavallo. Rendimi umile, Signore onnipotente, e felice di essere stato creato piccolo”. Nell’itinerario spirituale del re, il cardinale individua una vera e propria alleanza mariana, attraverso la O’Brien che le suggerì di tenere un diario intimo. Qualcuno potrà qualificare il comportamento del re come bigottismo. Lo hanno fatto per Maria Cristina di Savoia, la reginella di Napoli. Comprendo che non siamo abituati vedere nei “potenti”, un comportamento coerente con la fede in Gesù Cristo.
Negli ultimi anni della sua vita, il re soffrì molto fisicamente, soprattutto durante le visite o ricevimenti ufficiali. Il cardinale ci offre il suo messaggio di addio, che ha certamente un valore di testamento per il suo popolo. Poi il libro riporta integralmente anche la significativa omelia del cardinale Danneels, per i funerali del re. Baldovino è stato un re secondo il cuore degli uomini, un uomo discreto, silenzioso, sempre sorridente, infinitamente delicato. Un re che ha governato per ben quarantadue anni. “Si, sull’esempio di Davide, il grande re della Bibbia, re Baldovino è stato un pastore del suo popolo. Prediligeva i piccoli, i poveri, gli abbandonati. Soprattutto questi ultimi, li cercava. Durante le visite attraverso il paese, lo si vedeva spesso, insieme alla regina, conversare con persone semplici o bambini, chinando la testa e porgendo l’orecchio per ascoltarli. Con il suo sorriso accoglieva le loro confidenze e le conservava nel suo cuore come la Vergine Maria”. Ci sono dei passaggi interessanti che descrivono le straordinarie doti cristiane di Baldovino, ne ho scelto qualcuna: “Questo re pastore è stato soprattutto il modello del suo popolo […] Per lui la coscienza era un assoluto; era la voce dell’uomo profondo e la voce di Dio. Egli l’ha seguita sempre, anche a rischio della sua posizione di re. La vita umana, pensava, valeva questo prezzo”. Il cardinale ricorda come il re fu un grande difensore dei grandi valori della civiltà occidentale e anche universale, come la promozione della famiglia, la priorità data ai senza lavoro, agli esclusi, agli emarginati, ai diritti dell’uomo.
Per Danneels il re era un modello nella sua vita di coppia e nella vita familiare. Il re diceva: “Chi vuole creare l’unità nel suo paese, deve esercitarsi a farla anzitutto in casa sua e nella sua famiglia”. Una identità che nella stragrande maggioranza dei dirigenti europei è completamente assente.
Per Danneels Baldovino se era secondo il cuore degli uomini – secondo il nostro cuore - era anche un re secondo il cuore di Dio. Il cardinale precisa che il re defunto, “dietro al fogliame delle attività pubbliche e politiche, zampillava una sorgente calma e nascosta; era la sua vita in Dio. La preghiera, l’eucarestia quotidiana, la lettura del Vangelo, il suo amore per la Vergine Maria, la penitenza: queste le sorgenti segrete che alimentavano il fiume della sua esistenza. Mentre serviva gli uomini, non cessava di pensare a Dio”.
Per Danneels in futuro ci sarà un tempo in cui l’umanità si renderà conto su chi era veramente il re Baldovino, “allora il mondo intero porterà la mano alla bocca per lo stupore. Come il centurione sotto la croce, gli uomini diranno: “Veramente quest’uomo era un giusto” (Lc 23,47)
Il cardinale, infine, ci tiene a precisare che la fede del re non era un paravento di cui servirsi per fare altro. Baldovino era obiettivo nei suoi giudizi e rispettoso di tutti.
Danneels conclude: “Noi abbiamo perso un re. Al suo posto Dio ci ha dato un intercessore e un protettore. Felice il popolo che ha ricevuto un tale re che lo governasse da vivo e un tale angelo che veglia su di lui dopo la sua morte”.
Il testo termina pubblicando delle testimonianze evocatrici di artisti, di gente comuni, testimonianze commoventi e inattese, come la visita del re ad una mamma malata di cancro in fase terminale, che non ha potuto prendere parte alla festa del matrimonio del proprio figlio. Baldovino si era informato dell’ora del matrimonio e a sorpresa va a far visita alla mamma proprio in quell’ora.
Da qualche settimana è uscito il primo volume della storia di Alleanza Cattolica, scritta da due militanti Oscar Sanguinetti e Pierlugi Zoccatelli. Il testo, “Costruiremo ancora cattedrali”. Per una storia delle origini di Alleanza Cattolica”, pubblicato da D’Ettoris Editori, di Crotone nel dicembre 2022, (costo 25 euro) prende in esame i primi quattordici anni dell’associazione, nata intorno al 1960 ideata e fondata da Giovanni Cantoni che ha riunito un nutrito gruppo di giovani genericamente di destra. Invernizzi nella prefazione così li descrive: “singoli disorientati, persone provenienti dalle più diverse esperienze ideologiche e politiche, neo-fascisti, monarchici, tradizionalisti, ‘neo-pagani’, ‘cristiani della domenica’ e anche qualche marxista”. Saranno questi tipi umani che col tempo, costruiranno una famiglia culturale, appunto Alleanza Cattolica, che ormai esiste e opera da mezzo secolo, proprio cercando di “costruire ancora cattedrali”.
Il testo è composto da una premessa, da quattro capitoli e due appendici finali. Un libro corposo di 390 pagine, scritto con rigore scientifico e con la passione di chi ha contribuito a incarnare questa esperienza di vita cristiana nella storia d’Italia. La sua lettura aiuta a comprendere la situazione religiosa, culturale e politica della seconda metà del secolo scorso. E’ in questi anni che nasce Alleanza Cattolica, “per colmare un vuoto, per rispondere alla crisi della Cristianità, aggredita da un secolarismo sempre più invadente e vincente che separa la fede dalla vita, realizzando quella separazione fra Vangelo e cultura che, come scrisse nel 1975 san Paolo VI, è stato il dramma maggiore di quell’epoca (Evangelii nuntiandi)”. (Marco Invernizzi, Costruiremo ancora cattedrali, 9.1.23, alleanzacattolica.org)
In un mondo che stava esplodendo nella rivoluzione sessantottina, Cantoni insieme ad Agostino Sanfratello hanno cercato di costruire degli ambienti, delle oasi di cristianità. Hanno riunito piccoli gruppi, perlopiù studenti dell’università Cattolica di Milano, con l’intento di opporsi allo spirito del mondo, alla Rivoluzione culturale in atto. Una rivoluzione figlia di un lungo processo di distruzione della società Occidentale a partire dalla Riforma Protestante, dal Rinascimento, la Rivoluzione Francese e poi quella comunista. Un processo che aveva disfatto la Cristianità faticosamente costruita nei secoli della prima evangelizzazione.
Questi giovani di Alleanza Cattolica proponevano niente di meno che una conversione della società, per ottenere questo era necessario cambiare se stessi. Anche altri gruppi in quegli anni si erano proposti di cambiarla, ma quasi sempre si dimenticavano di cominciare a cambiare se stessi. Una proposta che affascinò e “entusiasmò molti giovani, stanchi delle mezze proposte dei partiti, del silenzio dei cattolici dell’epoca, intimiditi dall’arroganza dei nuovi rivoluzionari, quasi tutti militanti dei movimenti extra-parlamentari di sinistra”. In quel periodo come ebbe a dire in una intervista il servo di Dio mons. Luigi Giussani, la metà degli aderenti a Gioventù Studentesca (il movimento che anticipò Comunione e Liberazione) passarono ai gruppi extra-parlamentari di sinistra. La stessa destra giovanile, divisa e incapace di comprendere il Sessantotto, fu travolta dagli avvenimenti. In questo marasma Giovanni Cantoni proponeva la conversione della società deturpata da un processo rivoluzionario plurisecolare. Una società che avrebbe potuto rinascere da un radicale ripensamento delle proprie radici cristiane, nel frattempo abbandonate, che avevano formato la civiltà occidentale.
“Il primo libro che viene letto - scrive Invernizzi nella prefazione - nelle riunioni di formazione spirituale di Alleanza Cattolica ha proprio come obbiettivo la conversione: ricordare che soltanto mettendo Dio al primo posto nella propria vita, per arrivare a fare sì che sia il solo autentico scopo, l’unico vero obiettivo della propria esistenza, sarebbe stata possibile una ricostruzione cristiana della società”. A proposito di libri, occorre sottolineare che Cantoni e quindi l’associazione ha fatto conoscere in Italia testi di diversi pensatori e studiosi a cominciare del professor Plinio Correa de Oliveira, con il suo “Rivoluzione e Controrivoluzione”, il filosofo contadino francese, Gustave Thibon con le sue maggiori opere “Diagnosi” e “Ritorno al reale”.
Certo i militanti di Alleanza Cattolica erano e sono consapevoli che per ricostruire una civiltà ispirata al Vangelo necessita un processo lungo e probabilmente molti di loro non vedranno i risultati. Il nostro tempo è quello della semina e non del raccolto. Tuttavia il fondatore di Alleanza Cattolica ci invitava sempre a liberarci da ogni “ansia da risultato”.
Alleanza Cattolica ha svolto così in questi decenni un apostolato prevalentemente culturale, formando uomini anzitutto attraverso il combattimento spirituale, imparato anche grazie agli Esercizi spirituali secondo il metodo di sant’Ignazio di Loyola e con la recita quotidiana del Santo Rosario. Tuttavia lo scopo principale dell’associazione era ed è ancora la santificazione dei propri membri attraverso lo studio e la diffusione del Magistero della Chiesa, in particolare della sua dottrina sociale, nella prospettiva della costruzione di una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio, come ci ha insegnato san Giovanni Paolo II. L’associazione fa riferimento incessante alla mediazione di Maria Santissima, madre di Cristo e di Dio, si pone alla scuola della Chiesa e del suo Magistero di tutti i tempi, dando particolare risalto alla dottrina del grande apostolo missionario bretone san Luigi Maria Grignion de Montfort. In specifico riserva particolare attenzione speciale al ciclo di apparizioni mariane avvenute a Fatima in Portogallo.
Alleanza Cattolica come spiega il libro di Sanguinetti e Zoccatelli si ispira esplicitamente a quella scuola contro-rivoluzionaria nata durante la Rivoluzione Francese del 1789, in particolare fa riferimento al pensiero di Joseph De Maistre, Juan Donoso Cortes, Edmund Burke e altri, e cerca di applicarne la dottrina dell’azione alla situazione italiana, riflettendo sulla storia della nostra patria attraverso le considerazioni di Giovanni Cantoni e di tanti altri che cercano di spiegarne le principali vicende. In particolare l’associazione è attenta allo studio degli ultimi duecento anni della Storia della nostra penisola, a partire dalle insorgenze popolari contro le armate napoleoniche, al cosiddetto Risorgimento e alla formazione dell’unità del Paese. Al nascente movimento cattolico, alle due guerre mondiali, al Concilio Vaticano II, letto attentamente e visto come continuità con gli altri concilii e non come rottura o l’atto di nascita di una “nuova Chiesa”.
“Alleanza cattolica ha attratto migliaia di uomini e donne come altre realtà associative, ma la qualità dei suoi aderenti ha testimoniato e testimonia come l’ideale della cristianità, mutatis mutandis, fosse, sia agli esordi sia tuttora, in grado di affascinare piccoli e grandi”. Nella premessa gli autori precisano che Alleanza Cattolica “non era - e non è - di essere una realtà di massa, un luogo di aggregazione sui generis, un ‘movimento’, bensì una schola, un seminarium, un luogo e un’agenzia di formazione - di auto-formazione continua -, che trasmette cultura cattolica sana, ‘forte’ e ‘integrale’, priva di complessi e di inibizioni verso paradigmi moderni. Una formazione non generica, ma indirizzata a potenziali formatori, a guide, a élite in grado di moltiplicare gli effetti della ‘catechesi’ ricevuta, come esprime lo slogan ‘formare i formatori’”. Forse Alleanza Cattolica potrebbe essere vista come un osservatorio, un luogo di attenta analisi della realtà sociale e politica e della sua evoluzione o involuzione. Alleanza Cattolica nel tempo si è proposta nella nostra società in un impegno socio-culturale, politico e religioso a 360 gradi. In un continuo schierarsi con coraggio nella “battaglia delle idee”, in quella difesa del grande patrimonio di valori che nasce dalla Rivelazione e dal diritto naturale cristiano. Lo dimostra la presenza in prima linea dell’associazione nella battaglia in difesa della vita innocente e della famiglia. Cantoni ha sempre avuto come riferimento l’autorità del Pontefice romano e il suo magistero, ha insistito nel “combattere la Rivoluzione di oggi, non quella di ieri”.
I quattro capitoli del libro sono frutto di una consultazione di una moltitudine di documenti e di testimonianze orali di tante persone, di protagonisti che hanno avuto a che fare con questa storia, compreso chi scrive. Infatti mi considero onorato di essere citato nella “Tabula Gratulatoria”. Certamente è stato un lavoro immane per i dati raccolti e per gli innumerevoli racconti proposti all’attenzione del lettore e poi per la citazione di centinaia di persone con le loro storie personali, le loro idee. Un testo che parla di movimenti, di gruppi politici, delle manifestazioni, di libri, di riviste, giornali, convegni, incontri, ritiri spirituali, di viaggi per raggiungere le sedi degli avvenimenti. Un racconto meticoloso, dettagliato, che probabilmente ha avuto qualche lacuna, ma era prevedibile. Certamente “Costruiremo ancora cattedrali”, racconta veramente un pezzo di Storia del nostro Paese, senza voler essere troppo retorici, il libro potrebbe essere utile a chi in futuro vorrà scrivere la storia di quegli anni. E’ corredato da una discreta documentazione fotografica, peccato che avrei potuto offrire anche io una foto che tengo talmente gelosamente che ho dimenticato di proporla agli autori del libro.
"Storia scellerata" (Editore Carello) è il titolo dell'ultima fatica letteraria di Francesco Bellanti, singolare e talentuoso scrittore, poeta e saggista siciliano, professore di lettere presso il liceo scientifico di Palma di Montechiaro, attualmente in pensione; scrive su riviste culturali e collabora con giornali e portali online.
Bellanti, autore di una dozzina di libri, è giunto alla sua quarta pubblicazione negli ultimi tre anni, dopo "Dialogo con il Führer – Giorni d’estate a Berchtesgaden" nel 2019, "Il Cardinale e il labirinto di Dedalo" nel 2020, "Isabella Tomasi di Lampedusa – La più grande dei Gattopardi" nel 2021; tutti volumi che hanno riscosso ampi consensi di pubblico e di critica.
"Storia scellerata" (di don Lollò il Crasto, che fece il vastaso per diventare l’ultimo Gattopardo, attore, nobile, mafioso e deputato) è un'opera dall’originale impianto narrativo e dai tratti visionari, fantastici, in cui è palpabile una profonda formazione umanistica, molto attenta alla storia e alla cultura popolare, che dunque può essere collocata nel contesto del realismo magico.
Questo romanzo si presenta subito un po’ diverso dalle precedenti opere dell'autore, soprattutto per la struttura linguistica; un'esplosione di dialetti, ma anche di influenze linguistiche colte, fra latino, italiano, spagnolo, tedesco ed inglese.
È la realtà della Sicilia, una Terra segnatamente ricca di storia, cultura, arte e tradizioni religiose.
Del resto, tutti i suoi romanzi sono intrisi di Sicilia; una realtà che rappresenta l'avvincente metafora del mondo, culla di grandi civiltà, crocevia di popoli, culture, razze e lingue, che unisce e non divide, anello di congiunzione tra Oriente ed Occidente, amata da poeti e scrittori, meta di pellegrinaggio e di viaggi di persone provenienti da ogni parte del Pianeta. Sostanzialmente, solo in Sicilia, luogo fatale, si può trovare quello che Bellanti ha descritto nel libro: un caleidoscopio straordinario di personaggi tragicomici, bizzarri, stravaganti, eccentrici, paradossali, ma sempre veri. Incontriamo uomini, non solo maschere, all'interno di un "tourbillon" di storie, dialoghi e originali incroci culturali e linguistici.
La Sicilia ha una connotazione universale, multietnica, cosmopolita, interculturale, allucinante ed effervescente, aberrante e pazzesca, metafisica ma vera.
Il paese immaginario di Almeda è descritto nel modo più reale possibile e rappresenta tutto questo.
La scelta linguistica è una conseguenza di questa realtà in cui si parlano tutti i dialetti e tutte le lingue del mondo.
Questo è l'universo che lo scrittore desidera rappresentare ed analizzare non solo in questo romanzo, ma anche in tanti altri suoi libri.
In questo suo nuovo romanzo, ancora una volta, i personaggi sembrano agire in preda alla follia. Un filo conduttore con il grande scrittore, peraltro suo conterraneo, Pirandello?
Sì dottoressa, come sempre ha colto nel segno; tra l'altro lei conosce alcune mie opere. Mi ha sempre affascinato questo tema, tanto che ho scritto un libro proprio sulla follia, "Casto, incontaminato amore", ancora inedito. Inoltre, nel corso della vita, per motivi legati alla mia professione di docente liceale di lettere, ho trattato autori come Pirandello, Svevo, Freud, Hölderlin, Ariosto, Tasso, Rilke, Kafka, Campana, Bruno, Nietzsche, Erasmo da Rotterdam, Blake e tanti altri.
Grazie, in effetti ci siamo già incontrati e ogni volta fra noi si crea un'immediata ed agevole sintonia. Ritiene ci siano anche altre motivazioni che riconducono alla trattazione della follia, un tema davvero particolare e complesso?
Credo che la follia sia una chiave di lettura decisiva per comprendere e decifrare il mondo. La follia è presente nella storia e nel tempo molto più di quanto si creda e, aggiungo, ancor più della stessa ragione. Pirandello è lo scrittore che meglio ha percorso il labirinto della follia. Il suo è un viaggio periglioso nella "pupazzata" della vita, nel mondo delle maschere e delle forme, nell’illusione delle pure apparenze, nelle trappole sociali; un viaggio nell’estraniamento ed al contempo nella grandezza del caos. La follia è l’impossibilità di comunicazione, l’alienazione dell’uomo moderno all’interno della famiglia e della società; è una sorta di fuga, per approdare nel panismo. Anche in questo romanzo la follia pervade la realtà e si traduce in sfiducia nella storia.
Lei è uno scrittore versatile, per temi e generi narrativi affrontati. Nella sua modalità espressiva, in particolare in questo volume, ricorre a svariati registri linguistici. Vorrebbe parlarmene?
La varietà dei registri linguistici in "Storia scellerata" è una conseguenza della molteplicità degli argomenti, ma, sinceramente, solo in questo libro ho rivoluzionato radicalmente il linguaggio, in ragione dei protagonisti, dei temi e dell’originalità della narrazione. Io prediligo l’italiano colto, letterario, una lingua bella, plastica, duttile, varia, sonora, una sorta di prosa poetica, che ha una tradizione di eccezionale spessore culturale. Non amo il dialetto come lingua scritta e soprattutto il siciliano, troppo denso di suoni cupi. In questo romanzo ho nobilitato i dialetti e la narrazione con riferimenti linguistici, per esempio un latino maccheronico ed espressioni, anche ironicamente storpiate, in lingua inglese, tedesca, spagnola, e così via. Il dialetto "tout court" come lingua scritta non lo preferisco, anche perché io penso, ragiono e sogno, esclusivamente in italiano.
Nell'universo caotico del suo romanzo, all'interno di una straordinaria vicenda che si svolge in Sicilia, culla di grandi civiltà, è quindi possibile cogliere i salienti tratti identitari che la caratterizzano e ai quali ha dedicato anche saggi e studi?
Certamente e mi riferisco in particolare alla sua pluralità; è proprio questa l’identità della Sicilia, secondo la famosa definizione di Bufalino. La terra d’elezione di Federico II è un’isola “plurale”, ossia con tante anime - come la definiva Gesualdo Bufalino - ed un realismo magico, molto simile al mondo rappresentato da Gabriel García Márquez in tanti suoi libri che mi hanno sempre affascinato; si tratta di uno degli aspetti più significativi anche di questo romanzo. L’identità siciliana non è solo la visione di una Sicilia pigra e indolente, verghiana, conservatrice, gattopardesca, intimistica e decadente, sprofondata nel millenario silenzio, oppure quella di un tessuto sociale corrotto, mafioso e omertoso di una parte dell’opera di Sciascia. Infatti, c’è anche la Sicilia poliziesco-metafisica di Camilleri, quella mitica di Bonaviri, la Sicilia sensuale e lussuriosa di Brancati, la Sicilia del viaggio e del ritorno in un tempo arcaico di Vittorini. Ebbene sì, una Sicilia mitica, fiabesca e simbolica, il viaggio della presa di coscienza proiettato in un tempo arcano, così come in Pirandello. Pertanto, anche per la stesura di questo romanzo mi sono ispirato ad una tale rappresentazione della mia Terra. "Storia scellerata" e "Il Cardinale e il labirinto di Dedalo" sono i miei romanzi in cui la cifra identitaria siciliana emerge nella sua pervasiva espressione. Il lettore è immerso in un tempo visionario e fantastico, costantemente sospeso fra realtà, leggenda, folklore, magia, superstizione, storia, tradizioni e cultura popolare, quello che potremmo definire - seguendo schemi di ispirazione màrqueziana - il realismo magico siciliano.
La poetessa e scrittrice Rita IACOMINO - già ideatrice e presidente esecutivo del Premio letterario Energia per la vita, con il Lions Club Rho, e del Premio letterario La Girandola delle Parole, con Pro Loco Limbiate - per questo 2023 riparte alla grande con un nuovo evento culturale che, già nel nome, reca la sua peculiarità itinerante di progetto in movimento che, a conclusione di ciascuna edizione, per il red carpet delle cerimonie di premiazione, toccherà le più importanti città italiane. PAROLE IN TRANSITO, questo il titolo del Premio Letterario Internazionale che vede come presidente onorario Alessandro QUASIMODO, attore e regista, figlio del Premio Nobel Salvatore Quasimodo. Il Premio, promosso e organizzato dall’Associazione Culturale RETTE PARALLELE, fondata dalla stessa Rita Iacomino nel cuore della Monza/Brianza, gode del patrocinio della Città di Limbiate, Regione Toscana, Città di Firenze, La Camerata dei Poeti. Per questa prima edizione la scadenza per la presentazione degli elaborati è fissata alla data del 30 aprile 2023, mentre la cerimonia di premiazione con la direzione artistica di Abner ROSSI è prevista a novembre 2023 a Firenze nella prestigiosa location del sodalizio culturale La Camerata dei Poeti. Diverse le sezioni del Premio tutte a tema libero, con una sezione dedicata ai giovani dai 15 ai 20 anni a cui è destinata una Borsa di Studio in memoria di RENATA BECCALLI REGONDI. I lavori possono essere inviati sia tramite e-mail che in cartaceo, a discrezione dell’autore. Prestigiosa la Giuria di qualità formata da 15 operatori del Settore tra poeti, scrittori, giornalisti, critici letterari, promotori culturali, saggisti: Fabrizio BREGOLI; Nunzio BUONO; Valeriano CASATI; Nuccio CASTELLINO; Daniela CECCHINI; Carmelo CONSOLI; Filippo FAVIA; Ivan FEDELI; Dario MARELLI; Marinella MICONI; Anna MONTELLA; Marina PRATICI; Gianluca REGONDI; Enrico SALA; Carla SAUTTO MALFATTO. Prestigiosi, altresì, gli organismi ospiti di questa nuova kermesse letteraria: La Camerata dei Poeti, Il Caffè Letterario La Luna e il Drago, Circolo IPLAC, Associazione Culturale Assosinderesi, SanFilippo Fithers ODV. Il bando è visibile nel seguente link: https://retteparallele.weebly.com/premio-parole-in-transito.html
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