Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 24 Marzo 2023

Nel cuore del quartiere Ghetto di Roma si è svolta la seconda edizione del Festival del Carciofo Romanesco che si terrà dal 28 al 31 marzo. La manifestazione sarà nell’antico quartiere ebraico, ma saranno coinvolti anche Campo de’ Fiori e Piazza Navona, con 18 ristoranti che proporranno menù originali a base di carciofo, tra ricette tradizionali e rivisitazioni. Cuore Capitale per il Festival del Carciofo Romanesco: nel centro di Roma 4 giorni all’insegna dell’ortaggio simbolo della tavola romana “Semo romani, ma romaneschi di più” è lo slogan che certifica il carciofo come punto di riferimento del territorio. Obiettivo un rilancio del turismo di qualità attraverso la valorizzazione del territorio e delle tradizioni culinarie locali, a partire dai carciofi nelle note versioni alla romana e alla giudia   Si parte martedì 28 marzo alle 11 a via del Portico d’Ottavia e si andrà avanti fino a venerdì 31: il cuore di Roma s’infiamma tra tradizione e storia, competizione e sapienza antica delle ricette delle nonne, tramandate di generazione in generazione. Va in scena la seconda edizione del Festival del Carciofo Romanesco. Cuore della manifestazione sarà come lo scorso anno sempre il quartiere ebraico, ma la novità di quest’anno è l’allargamento anche ad altri quartieri e rioni storici come Campo de’ Fiori e Piazza Navona. Saranno 18 i ristoranti che aderiscono all’iniziativa, con menù a base di carciofo da proporre a romani e turisti, gourmet e appassionati tra ricette tradizionali e rivisitazioni moderne. Dalle fettuccine tradizionali, ai bombolotti, sino alla pasta fresca ripiena, per passare poi a gustose frittatine e ai secondi a base di abbacchio, pietanze di carne accompagnate da ricchi piatti di carciofi nelle varianti alla romana e alla giudìa. L’innovazione anche nei dessert proposti a base di gelati rivisitati al carciofo. Gli stand di Coldiretti e del CAR – Centro Agroalimentare Romano daranno il benvenuto ai visitatori all’ingresso di Largo 16 ottobre. Nei giorni del Festival, inoltre, all’indomani della giornata europea del gelato che cade il 24 marzo, sarà presente anche una delegazione dell’Associazione Italiana Gelatieri con maestri e professionisti autentici ambasciatori del gelato made in Italy, guidati dal campione del mondo Eugenio Morrone, che proporranno delle degustazioni personalizzate. IL CARCIOFO ROMANESCO – “Semo romani, ma romaneschi di più” è lo slogan, mutuato dai versi del cantautore romano Lando Fiorini, che identifica il carciofo come punto di riferimento del territorio romano. La manifestazione presenta diversi significati legati a questa icona gastronomica: il carciofo infatti è un prodotto del territorio laziale, che viene così valorizzato e riscoperto, ma è anche un ingrediente fondamentale della tradizione culinaria romana e giudaico-romanesca, che ne hanno declinato l’uso in numerose ricette, famose in tutto il mondo. Ma il carciofo è anche un alimento cardine della dieta mediterranea, base di un corretto stile di vita per preservare la nostra salute partendo dalla prevenzione. A distinguere l’iniziativa da altre fiere o sagre sarà proprio il luogo dove partirà e dove si terrà la maggior parte dell’evento, l’ex ghetto al centro di Roma, dove il carciofo ha trovato le sue prime ricette, per poi diventare orgoglio per i romani e attrattiva per i turisti. L'iniziativa è ideata da Confesercenti e promossa da Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Centro Agroalimentare Roma, Azienda speciale Agro Camera (Camera di Commercio di Roma), Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare – ISMEA. “Da parte di Confesercenti Roma e Lazio esprimo grande orgoglio per questa manifestazione – sottolinea il Presidente di Confesercenti Roma e Lazio, Valter Giammaria – Un processo virtuoso nel turismo e nella ristorazione si può innescare solo attraverso una valorizzazione delle eccellenze del territorio, proponendo ai consumatori prodotti di qualità insieme alla professionalità degli operatori. Il carciofo romanesco è un prodotto che fa parte della cultura culinaria di Roma e del Lazio ed è giusto che noi, come Associazioni, attraverso questi eventi, facciamo conoscere ai nostri concittadini e ai turisti le materie prime che la nostra regione offre, la loro importanza a livello nutrizionale e il lavoro che gli chef e tutti gli operatori della filiera svolgono ogni giorno per far arrivare sulle nostre tavole queste prelibatezze”. “Riscoprire le nostre tradizioni culinarie, le ricette e i prodotti del territorio, anche riproponendole in chiave moderna e innovativa, è un’opportunità che gli imprenditori devono cogliere per rilanciare le attività di ristorazione, che è anche cultura e storia antica di generazioni, soprattutto in seguito a quanto vissuto a causa della pandemia – evidenzia Claudio Pica, Presidente FIEPET - Il Festival del Carciofo Romanesco vuole dunque ribadire l’importanza delle tradizioni e del territorio con uno dei prodotti di eccellenza della nostra tradizione gastronomica, che segna il forte legame che esiste tra cibo e cultura identitaria di un popolo; il tutto con lo sfondo d’eccezione offerto dal centro di Roma e in particolare dal complesso del Portico d’Ottavia”. “Questo festival si distingue da altre fiere legate all’ortaggio in quanto si svolge all’insegna della degustazione nelle diverse varianti in cui il carciofo può essere proposto – commenta Angelo Di Porto, Presidente Assoturismo Roma – Il valore aggiunto di questo festival è nel luogo stesso dove si svolge, il quartiere ebraico nel cuore di Roma, laddove le ricette del carciofo alla romana e alla giudia sono nate e si conservano attraverso tradizioni secolari tramandate di generazione in generazione. In particolare, nei ristoranti che propongono la cucina giudaico-romanesca, si valorizza un patrimonio storico-culturale che affonda le sue radici nella cucina povera dei secoli del ghetto, quando gli ebrei furono costretti a fare di necessità virtù e a trarre il meglio da ciascuna situazione, a partire dall’alimentazione, dal consumo del pesce povero e delle verdure”. A TAVOLA SI COMPIE IL MIRACOLO DELLA TRASVERSALITA’ E DELL’ORGOGLIO MADE IN ROMA   – Il progetto è stato presentato con la Conferenza Stampa del 20 marzo presso l’Università Mercatorum nello splendido Palazzo Costaguti di Piazza Mattei. Ministero, Regione, Comune e Municipio assieme con altre istituzioni e associazioni di categoria assieme per esaltare e con orgoglio sostenere i prodotti del Made in Italy, un unicum del nostro territorio. Formazione e tradizione da tramandare alle nuove generazioni Moderati dal giornalista Daniel Della Seta, autore e conduttore della rubrica “L’Italia Che Va…” Radio RAI e della rubrica TV “In Punta di Forchetta…” sono intervenuti davanti a una platea di giornalisti e volti noti del piccolo schermo fra i quali Anna Maria Palma, ospite di Unomattina creatrice di Tu Chef, Valter Giammaria, presidente Confesercenti Roma e Lazio; On. Angelo Rossi, Consigliere del Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare; Giancarlo Righini, Assessore Regionale Agricoltura Regione Lazio; Alessandra Sermoneta, Vice Presidente I Municipio Roma Capitale; Carlo Hausmann, Direttore di AgroCamera; David Granieri, Presidente Coldiretti Lazio; Giovanni Cannata, Rettore dell’Università Mercatorum; Alessandro Onorato, Assessore Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda Roma Capitale; Claudio Pica, Presidente FIEPET; Angelo Di Porto, Presidente Assoturismo Roma. Al taglio del nastro fissato per il 28 marzo alle 11 sono attesi Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, e Mara Venier, entusiasta sostenitrice della manifestazione vivendo da tanti anni nel quartiere ebraico.  

Dopo la visita del presidente cinese Xi Jinping in Russia, i contatti di Pechino con Mosca contribuiranno a portare la pace. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha detto che "la Russia ha studiato con attenzione il documento di posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi in Ucraina ed è aperta a colloqui di pace".

Il presidente Vladimir Putin ha riferito che "la Russia apprezza la posizione coerente della Cina di sostenere equità, obiettività ed equilibrio sulle principali questioni internazionali. La Cina continuerà a fare delle relazioni sino-russe una priorità".

Il portavoce ha spiegato che Pechino mantiene "la comunicazione con tutte le parti coinvolte" nella crisi Ucraina. Senza citare un possibile colloquio tra il presidente Xi Jinping e l'omologo ucraino Zelensky, ha sostenuto che la Cina continuerà a mantenere "una posizione obiettiva ed equa" e "collaborerà con la comunità internazionale", perché la posizione della Cina "è sempre stata chiara e può essere riassunta in una frase, che è quella di promuovere la pace e i colloqui".

Quanto alle critiche del segretario di Stato americano Antony Blinken sulla copertura diplomatica data da Pechino a Mosca, Wang ha sottolineato che la Cina "non è né creatrice né parte della crisi in Ucraina, né ha fornito armi ad alcuna delle due parti in conflitto. Gli Usa non sono qualificati per puntare il dito contro la Cina, figuriamoci incolpare", ha aggiunto. Inoltre, "dicono di voler mantenere la pace, ma la gente non vede alcun passo effettivo", mentre "quello che vedono tutti è che gli Usa continuano a fornire armi al campo di battaglia".

Pechino continuerà a fare delle relazioni russo-cinesi "una priorità": lo ha detto il presidente cinese Xi Jinping a Mosca. Cina e Russia sono "grandi potenze vicine" e "partner strategici", ha aggiunto Xi che ha invitato Vladimir Putin per una visita in Cina quest'anno

Intanto come riportato ieri sulle colonne del sito nicola porro.it, Putin ha più volte ringraziato il capo del Dragone per il sostegno di questi ultimi mesi, in particolare dallo scoppio del conflitto tra Kiev e Mosca. Dall’altro lato, Xi sembra aver voluto saldare (almeno a parole) il particolare legame che oggi sussiste tra le due potenze, parlando esplicitamente di “cooperazione strategica a livello globale”. Subito è arrivata la dura reazione degli Stati Uniti, i quali hanno intimato il governo ucraino a non accettare alcun piano di pace proposto dalla Cina, in quanto salderebbe le conquiste compiute dai russi fino a questo momento.

Il progressivo avvicinamento tra Pechino e Mosca secondo Matteo Milanesi su nicola porro.it, presenta almeno due notizie negative per il mondo occidentale. La prima: le sanzioni atlantiche sono state decisamente sovrastimate. Al momento del primo pacchetto di sanzioni, i leader del Vecchio Continente parlavano apertamente di un pericolo imminente per l’economia russa, che sarebbe potuto sfociare addirittura nel fallimento. Eppure, a distanza di oltre un anno dall’inizio della guerra, il Pil di Mosca ha segnato “solo” un -2 per cento, ben lontano dalle previsioni pessimistiche sia dei media occidentali, che di quelli della stessa Russia.

La seconda notizia scrive Milanesi riguarda necessariamente (l’ennesimo) buco nell’acqua dei media mainstream degli Stati atlantici. Pochissime settimane fa, infatti, era la stessa Repubblica a scrivere dell’imbarazzo di Xi Jinping, al momento dell’inizio della “operazione speciale” di Putin in Ucraina, intervistando Shi Yinhong, professore di Relazioni internazionali all’Università Renmin di Pechino, conoscitore della politica estera cinese. Quest’ultimo specificava come la Cina non avesse altra scelta che “stare un po’ più lontana da Putin“. Ora, invece, La Stampa ci racconta come l’amicizia tra i due Paesi sia ormai “senza limiti”.

La Cina fino a pochi giorni fa, scrive Paolo Guzzanti su Riformista, era apparsa non come un possibile mediatore ma come un possibile fornitore di armi alla Russia, cosa che non poteva in alcun modo coincidere con l’altro mestiere, quello del mediatore. Quindi Xi ha dovuto compiere un primo passaggio per modificare la sua stessa immagine, quella della sua stessa figura e del Paese che governa, come un amico di un contendente, ma al tempo stesso portatore di regole che non sono affatto quelle di Vladimir Putin. Tutto noto, per carità, si sapeva e i due hanno avuto l’aria persino sorniona di chi sa di dover depositare pesanti e polverosi atti nella cancelleria immaginaria delle trattative, prima di poter cominciare a fare sul serio.

Entrambi, Putin e Xi Jinping, adorano invertire i capisaldi della mentalità anglosassone. Quindi nessuna delle loro parole, tutte utili ma prevedibili, ha per ora aperto uno spiraglio sull’unico tema che fa trattenere il fiato al mondo: con quale genere di accordo le due parti combattenti potrebbero accettare di deporre i fucili? Era indispensabile ripartire da questo punto apparentemente inconcludente, perché bisogna anche dire che nessuno se lo aspettava.

Secondo Paolo Guzzanti ieri, ancora, non si faceva sul serio, ma si annusava l’aria e si disegnava un immaginario perimetro: quello di un nuovo mondo in cui Cina e Russia avrebbero finalmente avuto il ruolo che gli spetta da sempre. Xi non giudica: architetta e mette sulla tavola alcuni modellini accurati di futuro possibile in cui, di passaggio, entra la vicenda dell’invasione russa in Ucraina. Per prima cosa, dovendo affrontare la chiusura della guerra in Ucraina, hanno parlato lungamente e in modo disteso, dello stato dell‘universo e del senso della storia. E del fatto che gli americani non abbiano più titoli, se mai ne hanno avuti, per dettare legge e dare le carte. Come si sa, Vladimir Putin assunse l’atteggiamento violentemente antiamericano che poi lo ha spinto ad assumere le posizioni di oggi, in seguito alla guerra di George W. Bush in Iraq, una guerra che considerò una offesa personale.

Fino a quel momento era stato molto elastico, poi ha cominciato a dire la sua, in merito a chi possa e chi non possa dettar legge: non più gli americani – e su questo c’è una consolidata convergenza – ma gli altri. «Io e il popolo russo siamo molto ammirati dagli indubbi e clamorosi progressi del popolo cinese», ha detto a un certo punto Vladimir Putin che stranamente appariva molto rilassato, un po’ troppo a casa sua. Era per dire: voi ormai siete il grande polo tecnologico quasi indipendente dall’America e noi con un pizzico d’ammirazione e anche di invidia vi riconosciamo questo primato, visto che noi russi ci siamo dedicati soltanto al commercio delle materie prima. Xi Jinping ha gradito il complimento ma è difficile stabilire se abbia sorriso. Ha una piega permanente agli angoli della bocca e la sua espressione ed umore vanno dedotti dal suo sguardo.

Il leader cinese sottolinea Guzzanti su Riformista  ha risposto a Putin in modo caldo ma generico: finora le due grandi nazioni non hanno ritenuto di costruire un grande partenariato e non dimenticano di essere state per decenni sull’orlo di una guerra guerreggiata lungo le rive del fiume Ussuri. Se la partnership ci sarà, dovrà cominciare adesso e non solo con chiacchiere e strette di mano ma con impianti capaci di trasportare l’energia lungo un Paese come la Russia che ha undici fusi orari, con una superficie pari a un settimo delle terre emerse. Il gas russo va per mare in India dove lo raffinano e poi lo vendono a chiunque, cinesi, australiani ed europei che comprando prodotti raffinati come benzina o nafta non chiedono da quale greggio provengano, ma sanno perfettamente che è russo ed è per questo che la Russia ha guadagnato un bel surplus malgrado le sanzioni. Quanto al gas siamo ancora ad un unico gasdotto e per farne un secondo ci vogliono anni. Ma la Cina ha ottime armi e in grande numero e crea tecnologia sia civile che militare, cosa a cui i russi non hanno dedicato molto tempo.

Quindi, al di là delle affermazioni di grande amicizia anche personale scrive Guzzanti, Putin ha detto in pratica: “ci piacerebbe disporre della vostra tecnologia” e Xi ha risposto che “i tempi non sono ancora maturi”. Di invio di armi cinesi alla Russia, il grande spettro del fronte americano, per ora non un cenno. L’altro tema che sta a cuore ad entrambi ed è l’unica cosa che li unisce realmente, è il principio della nuova pluralità dei poli del mondo, che è un modo per dire all’America “tu non sei più il polo di riferimento”. Tutti i politici e i cronisti e gli interpreti e gli analisti del mondo da ieri sono allertati sulla difficoltà dell’analisi del colloquio fra i vertici di Russia e Cina, ma sanno anche che c’è una partita e un rituale che devono essere giocati e svolti nel modo che è congeniale a questi due partner. Xi ha sempre detto che lui detesta la democrazia perché come forma di convivenza è nettamente inferiore e più barbarica dell'armonia.

Secondo Milanesi su nicolaporro.it, da una parte, i rapporti sino-russi non possono ancora definirsi un’alleanza (quale può essere, invece, quella tra Usa e Europa), ma un’amicizia fondata sulla seguente formula: il nemico del mio nemico è mio amico. Insomma, un rapporto segnato da un unico fattore in comune: l’odio verso l’Occidente. Entrambe le potenze, infatti, si sono avvicinate per convenienza. La Cina per garantirsi la presenza della prima potenza nucleare al suo fianco, e distrarre gli Stati Uniti dal fronte taiwanese; la Russia in quanto obbligata a causa delle serrande abbassate dagli Stati europei ed atlantici. Dall’altro lato, è quindi evidente che un conflitto a bassa intensità possa avvantaggiare, sia economicamente che strategicamente, il ruolo della Cina, riuscendo a far entrare nella propria sfera anche la Federazione Russa, rendendola nei fatti subordinata al miliardo e mezzo di consumatori cinesi.

La sintonia con il Cremlino, sottolinea Milanesi, serve per presentarsi dinanzi agli Usa da una posizione di vantaggio, ma l’idea di Xi non è sicuramente quella di farsi intrappolare da Putin. Quest’ultimo, però, non vuole accettare l’idea di essere alla guida di una semplice Nazione e non di un impero, cercando quindi di rinnegare un proprio ruolo di stampella rispetto all’ascesa della superpotenza cinese. Nel mezzo, quindi, rimane un quadro ben più complesso rispetto a quello narrato dal mainstream, che negli ultimi mesi ha spaziato dal sostenere le tesi più disparate sul rapporto vigente tra Mosca e Pechino, dalle freddure agli avvicinamenti, dall’abbandono alla possibile fornitura militare del Dragone a Putin. Ed anche la visita di Xi al Cremlino ne offre l’ennesima prova: l’informazione ha fatto cilecca.

Fonte Riformista/nicola porro.it/ansa

Nei campi di detenzione in Libia, ma non solo, ci sono 685 mila migranti irregolari pronti a partire per sbarcare sulle coste italiane. È quanto sottolineerebbero, secondo il Corriere della Sera, nei rapporti settimanali sull'immigrazione che vengono mandati al governo italiano, gli apparati di sicurezza e gli analisti. La stessa cifra circolerebbe nei tavoli interministeriali che sono chiamati a occuparsi di questo tema.

Per capire la dimensione dell'allarme - scrive il quotidiano - basta ricordare che in tutto il 2022 gli arrivi erano stati 'appena' 104 mila. È vero che l'anno scorso, specie nei primi mesi, i flussi erano ancora frenati dalla pandemia. Ma resta il fatto che solo la cifra sui possibili arrivi dalla Libia è quasi sette volte superiore.

Una barca in pessime condizioni, poi il mare mosso, le grida di terrore, gli scafisti che cercano di scappare buttandosi in acqua. Nuovi dettagli sul naufragio avvenuto a Steccato di Cutro, in Calabria, emergono dai racconti messi a verbale dai superstiti, sentiti dagli investigatori della Guardia di Finanza che indagano sul naufragio nell'inchiesta coordinata dal Procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia. "La barca procedeva molto lentamente e noi avremmo voluto chiedere l'intervento dei soccorsi, ma chi conduceva la barca per tranquillizzare ci fece vedere su un tablet che saremmo arrivati a breve", ha raccontato un sopravvissuto nei verbali, visionati dall’Adnkronos

"Dopo cinque giorni di navigazione - dice uno dei superstiti - sapevamo di essere in prossimità delle coste italiane, quando ho sentito un forte rumore, e da una falla nello scafo abbiamo cominciato a imbarcare acqua. Il livello di acqua sottocoperta è salito molto rapidamente generando il caos a bordo. Salito in coperta, mi sono ritrovato in acqua e mi sono aggrappato a un pezzo di legno. La corrente mi ha spinto via". Poi racconta che al timone della barca "si alternavano due soggetti che parlavano esclusivamente il turco, sia due che parlavano alternativamente turco e arabo, di questi non ho certezza dello Stato di provenienza". Oltre a questi soggetti vi erano anche due persone di nazionalità pakistana che, ricevendo ordini dai turchi, ci indicavano quando poter salire in coperta per prendere una boccata d'aria o per esigenze fisiologiche".

Mentre la sinistra mette sul banco degli accusati il nostro Paese sul dramma di Cutro, gli ultimi sviluppi paiono scagionare il governo. «Noi migranti non potevamo nemmeno telefonare ai soccorsi perché i membri dell'equipaggio erano dotati di un sistema elettronico che bloccava le linee telefoniche. Gli scafisti invece erano dotati di una ricetrasmittente satellitare ma non chiamavano i soccorsi, peraltro gli scafisti avevano anche invertito la rotta allontanandosi». Questa la testimonianza resa agli inquirenti da una superstite del naufragio dinanzi alle coste di Steccato di Cutro che risulta fondamentale ai fini di un'esatta ricostruzione di quanto accaduto. Dimostra come nessun Sos sia partito dal natante, perché i passeggeri non potevano lanciarlo, mentre gli scafisti non lo hanno fatto sia perché avevano intravisto una luce in spiaggia e non volevano essere acciuffati, sia perché erano impegnati a fuggire, incuranti delle sorti dei passeggeri. La verità dei superstiti assolve il governo italiano, che pure è stato investito dall'accusa strumentale e politicizzata di aver lasciato annegare i migranti

Dai verbali dei superstiti emergono anche dettagli sulle mosse degli scafisti: "Quando gli scafisti hanno sentito che chiedevamo aiuto hanno cercato di fuggire, io ho provato a bloccarli e in particolare ho cercato di fermare un turco, ma questi mi ha strattonato e si è tuffato in acqua. Ho provato la stessa cosa con l'altro turco ma lui è riuscito a spingermi tuffandosi in acqua anche lui. I due turchi sono fuggiti a nuoto. Ho provato a bloccare anche il cittadino siriano ma mi è sfuggito", racconta un cittadino afghano sopravvissuto alla tragedia. "Infine sono riuscito a bloccare un terzo turco ma solo per pochi istanti, perché ho dovuto mettermi in salvo. Poi l'ho rivisto sulla spiaggia nascosto in mezzo agli altri migranti fino a quando tutti i migranti lo hanno additato come responsabile della tragedia. Poco dopo sono arrivate le forze di Polizia che lo hanno fermato".

Al consiglio europeo non verranno presi accordi su operazioni Sar e né tanto meno su altre questioni relative all'immigrazione. A dirlo all'AdnKronos è stata una fonte di Bruxelles, secondo cui tra i vari governi dell'Ue non è emerso alcun consenso sulle prossime mosse da mettere in campo. E dunque, anche nelle prossime settimane non ci saranno documenti finali e accordi su piani di medio e lungo termine.

Al contrario, si potrebbe procedere verso singole discussioni da affrontare di volta in volta nelle varie riunioni convocate a Bruxelles. Chi si aspettava quindi rapidi interventi dopo la tragedia di Cutro, non potrà che rimanere deluso. Per il momento si è deciso di non decidere.

Il primo grande scoglio riguarda l'opportunità di effettuare una missione nelle aree Sar di competenza per i soccorsi in mare. "Nel Consiglio Europeo tra i leader dell'Ue non c'è consenso sulla questione delle operazioni di ricerca e soccorso in mare", si legge nelle dichiarazioni rilasciate dalla fonte di Bruxelles. Per alcuni governi, operazioni del genere potrebbero portare a soccorsi più veloci. Non tutti però sono dello stesso avviso. C'è chi infatti ritiene un'operazione congiunta in mare come un elemento in grado di far aumentare le partenze dall'altra parte del Mediterraneo.

Una simile divergenza riguarda anche il ruolo delle Ong. "Sul ruolo delle Ong non ci sono consensi convergenti - ha dichiarato sempre la fonte sentita da AdnKronos - alcuni vedono il ruolo come "positivo", mentre altri capi di Stato e di governo lo considerano un "pull factor", un fattore di attrazione per i migranti irregolari". Non si arriverà quindi a un accordo su possibili regolamentazioni in ambito europeo delle attività delle Ong. Una misura vista con favore dall'Italia, ma anche da diversi Paesi e dal presidente del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber.

Nel consiglio europeo l'unico argomento che potrebbe mettere tutti d'accordo riguarda invece la possibilità di intervenire sui Paesi terzi. "Ciò su cui c'è consenso tra i capi di Stato e di governo - si legge nelle dichiarazioni della fonte - è la necessità di lavorare con i Paesi terzi per prevenire le partenze".

Intanto questa mattina a Palazzo Chigi, a quanto si apprende, si è tenuta una riunione sul tema migranti fra la premier Giorgia Meloni, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, quello della Difesa Guido Crosetto e i vertici dei Servizi segreti.

Alla riunione, a quanto si è saputo in un secondo momento, hanno partecipato in collegamento anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e quello delle Infrastrutture, Matteo Salvini

"Una parte del sostegno dell'Ue alla Libia è cercare di stabilizzare la situazione e potenziare le loro capacità di gestione delle frontiere", alla guardia costiera libica "arriveranno altre imbarcazioni". Lo ha detto la portavoce della Commissione europea Ana Pisonero rispondendo alle domande dei giornalisti sul naufragio di ieri al largo della Libia.

Non posso dare annunci rispetto alle tempistiche, ma vediamo chiaramente che c'è una necessità di rafforzare la capacità libica, perché non sempre hanno i mezzi" per gestire le frontiere, ha aggiunto, sottolineando che "quando ci sono persone in pericolo è obbligatorio intervenire". "L'idea che ogni vita persa in mare è una vita persa di troppo e che dobbiamo tutti fare tutto il possibile per evitare che ciò accada di nuovo è sempre nei pensieri della presidente".

 "Smantellare le attività dei trafficanti di migranti è un obiettivo che tutti vogliamo perseguire a livello europeo, sono persone sconsiderate che si stanno arricchendo alle spalle della disperazione e dei rischi che si assumono i migranti per raggiungere l'Europa". Lo ha detto la portavoce della Commissione europea Dana Spinant rispondendo a una domanda sulla stretta su trafficanti e scafisti prevista nel nuovo decreto legge del governo Meloni. "Si tratta di un obiettivo che molto chiaramente condividiamo tutti", ha aggiunto.  "Ci sono diversi tipi di coordinamento" e "il coordinamento" europeo sui migranti nel Mediterraneo "non include discussioni operative su quali navi debbano intervenire" nelle operazioni di soccorso e "la Commissione europea non ha né le capacità né le competenze per intervenire", ha spiegato.

E rispondendo alle domande dei giornalisti sul naufragio di ieri al largo della Libia, il portavoce della Commissione europea Peter Stano ha precisato che l'operazione navale europea "Irini non può operare nelle acque della Libia, le operazioni di ricerca e soccorso in acque libiche sono autorizzate solo per le imbarcazioni libiche".  "Le navi di Irini pattugliano un'area determinata dall'accordo dagli Stati membri e questa area non è la rotta principale dei migranti", ha spiegato, sottolineando che il suo "compito primario" è "vigilare sull'applicazione dell'embargo Ue sulle armi alla Libia".

Al prossimo Consiglio Europeo non sono previste "nuove conclusioni" sul tema della migrazione ma solo "una discussione" tra i leader, che verranno aggiornati su quanto fatto in queste settimane dalla Commissione e dalla Presidenza di turno svedese. Lo fa sapere un alto funzionario europeo.

Fonte Ansa / Il Giornale / tg24 / Adn Kronos / Agi

“La droga costituisce una minaccia per la salute di ogni persona e per la sicurezza delle nostre comunità. È nostro dovere opporci a qualsiasi forma di traffico di sostanze stupefacenti e anche alla legalizzazione di talune di esse, perché tutte sono dannose, non ci sono droghe leggere”. È quanto ha affermato il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano, intervenuto a Vienna ad evento connesso alla 66a Sessione della Commissione Stupefacenti delle Nazioni Unite. A margine della Conferenza il sottosegretario ha avuto un incontro con la direttrice generale dell'ufficio Onu sulla droga e il crimine (UNODC), Ghada Fathi Waly. “Di fondamentale importanza è l’attività di prevenzione, informazione e comunicazione rivolte specialmente agli adolescenti, ponendo attenzione al trattamento e al recupero delle persone dipendenti. Attualmente il nostro Paese garantisce l'accesso ai servizi di cura a chiunque ne abbia bisogno, senza discriminazione, sviluppando una solida rete territoriale, basata sulla collaborazione tra servizi pubblici di trattamento delle dipendenze e comunità terapeutiche, che nel 2021 hanno fornito assistenza a 123.871 persone con dipendenza. In altre Nazioni europee si sono conseguiti risultati importanti in termini di abbattimento, ad esempio, del consumo di tabacco, grazie a sanzioni mirate e a grandi campagne di informazione. Non possiamo dire altrettanto per il consumo di droga, questo perché continuano a circolare con troppa insistenza messaggi fuorvianti, relativi alla presunta innocuità o leggerezza di talune sostanze. Il richiamo ai diritti impone di interessarci, prima ancora dei milligrammi in più o in meno di ciascuna delle sostanze riportate nelle varie tabelle dei singoli Stati, di qualcosa di più importante: e cioè del significato da conferire a termini come libertà e responsabilità. Per chi intende riscrivere le legislazioni sulla droga avvicinandole a esperienze di legalizzazione, libertà ha la declinazione di fare quello che si vuole, incluso darsi la morte, o comunque porre sé stesso nelle condizioni di non essere più sé stesso. Chi contrasta questa deriva è convinto invece che la libertà consista nel porsi nelle condizioni di rispettare sempre sé stessi e la propria dignità, e nel dare senso alla propria vita. È questo il terreno di confronto”, ha concluso il sottosegretario Mantovano.

 

Mercoledì 8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna, tante le iniziative dedicate alla valorizzazione del talento femminile nell’arte e nella cultura e alle protagoniste della vita culturale e sociale della città lungo le vie, nei musei e nei siti archeologici.

L’iniziativa è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali nell’ambito del programma educativo “Patrimonio in Comune. Conoscere è partecipare”. Organizzazione e servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura.

Fra le molte iniziative previste, la visita al Museo della Repubblica Romana mette in scena le figure femminili che svolsero un ruolo di primo piano nella difesa di Roma nel 1849. Ai Musei Capitolini sono di scena figure di donne, sante, eroine e dee, dai capolavori della Pinacoteca Capitolina. Di grande suggestione anche le vicende di alcune donne tra Medioevo ed epoca barocca, rievocate con una passeggiata ai Fori Imperiali, mentre nella Galleria d’Arte Moderna si svolge un appassionante storytelling sui corpi e i volti delle donne che emergono dalle esposizioni in corso; il Museo della Scuola Romana di Villa Torlonia omaggia le artiste che hanno rinnovato l’ambiente culturale romano interbellico e al Museo Napoleonico sono di scena le numerose figure femminili che popolano l’immaginario visivo del museo stesso. Ancora, alla Centrale Montemartini le opere di arte antica raccontano di donne comuni e di principesse, imperatrici e dee, mentre l’incontro al Museo delle Mura è dedicato alla Spiritualità e devozione femminile nelle Mura Aureliane, luogo dove furono assicurati, con la diffusione del Cristianesimo, spazi devozionali, in particolare proprio per le donne. Infine, al Museo di Roma è rievocata la figura della poetessa e femminista ante litteram del Settecento, Petronilla Paolini.

Nel ricco programma non mancano itinerari per le vie della città: Come diventare donne rispettabili, sul ruolo sociale della donna nel passato attraverso un percorso nell’area del Campo Marzio, mentre Donne tra mito e realtà a S. Urbano alla Caffarella si concentra su alcune figure che hanno lasciato traccia nella storia del tempio antico, poi trasformato in chiesa. Il percorso Street art a San Lorenzo: tra Resistenza e diritti civili pone, invece, l’attenzione sulle principali opere di Street art nello storico quartiere, che ne raccontano la storia e l’identità attraverso temi quali la Resistenza, l’accoglienza, la solidarietà e i diritti civili. Infine, appuntamento a piazza di Porta Capena per Egeria e le altre ninfe che secondo gli antichi abitavano l’area e, ancora nel rione Campo Marzio, Meretrici, partorienti, mammane e modelle, una passeggiata per ripercorrere la storia attraverso le vicende delle figure femminili tra il XVI e il XIX secolo.

 

Ore 11.00

MUSEO DELLA REPUBBLICA ROMANA

Le battaglie delle donne nella Repubblica Romana

Nel corso della breve ma intensa vita della Repubblica Romana, molte figure femminili svolsero un ruolo di primo piano nella difesa di Roma, tra combattenti, giornaliste, infermiere ed altro. In occasione della giornata della donna, una visita guidata a tema consentirà di ripercorrere l’eroismo delle donne della Repubblica.

A cura di Mara Minasi

Ore 11.30

MUSEO DELLE MURA

Spiritualità e devozione femminile nelle Mura Aureliane
Le Mura Aureliane hanno assolto alla loro funzione difensiva fino ad epoca moderna. Con la diffusione del Cristianesimo anche le Mura Aureliane assicurarono spazi devozionali e ambienti riservati alla spiritualità, in particolare a quella femminile.

A cura di Alessandra Cerrito


MUSEI CAPITOLINI

Sante, eroine, delle: donne in Pinacoteca Capitolina

Il percorso si focalizzerà su alcuni capolavori della Pinacoteca Capitolina: la Buona Ventura di Caravaggio, la Pala di santa Petronilla di Guercino e il Ritratto di donna di Giovanni Girolamo Savoldo. I quadri affrontano tre diversi sguardi con cui i contemporanei consideravano il mondo femminile: la bella zingara pronta all’inganno dopo l’adescamento amoroso (Caravaggio), la santa che muore giovane e trova la propria apoteosi nel suo ingresso in cielo, dove è accolta da Cristo (Guercino) ed infine la donna di agiata condizione, raffigurata con i segni discreti del proprio censo e delle proprie virtù (Savoldo)

Appuntamento all’ingresso della Pinacoteca Capitolina

A cura di Ilaria Miarelli Mariani, direttrice dei Musei Civici


MUSEO NAPOLEONICO

“Dicono di lei...”

Un percorso a tema sulle numerose donne che popolano l’immaginario visivo del museo, e su quel che si diceva di loro nei corridoi dei palazzi del potere, nei salotti, negli scritti, nelle chiacchiere, benevole o malevole, "ça va sans dire". Letizia, Giuseppina, Maria Luisa, M.me de Staël, Eugenia, Matilde, La Contessa di Castiglione, Charlotte sono le fascinose protagoniste di questa visita speciale.

A cura di Laura Panarese e Julia Manupelli

Sarà presente la traduzione in Lingua dei segni italiana – LIS


FORI IMPERIALI

Storie di donne sullo sfondo dei Fori Imperiali

Quante donne saranno passate per i Fori Imperiali, anche quando i Fori Imperiali non esistevano più? Con una passeggiata dal Foro di Traiano a quello di Cesare, questa visita racconta le vicende di alcune di loro tra Medioevo ed epoca barocca.

Appuntamento: piazza Madonna di Loreto, ingresso ai Fori Imperiali

A cura di Nicoletta Bernacchio

 

GALLERIA D’ARTE MODERNA

8 MARZO ALLA GAM

Un appassionante storytelling sui corpi e i volti delle donne alla GAM: dalla collezione museale alle donne di Pasolini per finire con lo sguardo al femminile su Roma nel “Visual Diary” di Liana Miuccio.

A cura di Claudio Crescentini, Liana Miuccio, Daniela Vasta con Giada Cristiano

Sarà presente la traduzione in Lingua dei segni italiana – LIS


MUSEO DELLA SCUOLA ROMANA, CASINO NOBILE DI VILLA TORLONIA

Le artiste della collezione, tra opere, vita e relazioni

Il Museo della Scuola Romana omaggia le artiste che hanno rinnovato l’ambiente culturale romano interbellico, attraverso la loro arte e la loro vivace personalità: Edita Broglio, Antonietta Raphaël Mafai, Pasquarosa, Adriana Pincherle e Katy Castellucci.

A cura di Antonia Rita Arconti

CENTRALE MONTEMARTINI

Storie di donne alla Centrale Montemartini

Donne comuni, principesse, imperatrici e dee. Cosa ci raccontano le opere d’arte antica esposte alla Centrale Montemartini? Quale è il ruolo della donna nell’antichità? E come vengono rappresentate le figure femminili?

A cura di Serena Guglielmi

Sarà presente la traduzione in Lingua dei segni italiana – LIS

MUSEO DI ROMA, Sala Tenerani III piano

Petronilla Paolini poetessa e femminista ante litteram

Presentazione del libro Vita della Marchesa Petronilla Paolini Massimi da sé medesima descritta li 12 agosto 1703, a cura di Antonella Gamberoni e Francesca Valletta.

A cura di Donatella Germanò

Sarà presente la traduzione in Lingua dei segni italiana – LIS

Street art a San Lorenzo: tra Resistenza e diritti civili

Un percorso itinerante nello storico quartiere di San Lorenzo, partendo da piazzale del Verano, tra le principali opere di Street art, che ne raccontano la storia e l’identità attraverso temi quali la Resistenza, l’accoglienza, la solidarietà e i diritti civili

Appuntamento: piazzale del Verano, sotto l’obelisco

A cura di Salvatore Vacanti e dei Volontari del Servizio Civile Universale

Come diventare donne rispettabili

Donne a caccia di una dote e di un marito tra piazza della Minerva, via dei Pastini, piazza Montecitorio e piazza del Collegio Romano. Perché in passato per le donne non c’era alternativa, la rispettabilità si otteneva prendendo i voti o sposandosi.  

Appuntamento: piazza della Minerva, nei pressi dell’Elefantino

Donne tra mito e realtà a S. Urbano alla Caffarella

Cerere, Faustina, Annia Regilla, Santa Cecilia. Ripercorrendo le tappe costruttive dell’edificio, si narrerà la vicenda umana e divina di alcune figure femminili che hanno lasciato una traccia nella storia del tempio antico trasformato in chiesa.  

Appuntamento: vicolo di Sant’Urbano, altezza via Appia Pignatelli, 65  

A cura di Stefania Valente

Egeria e le altre: presenze femminili dei primordi di Roma

Lungo le pendici del Celio, nell’area compresa tra via delle Camene, viale delle Terme di Caracalla e piazzale Numa Pompilio, gli autori antichi collocavano un bosco, il lucus Camenarum, abitato dalle Camene, ninfe delle acque sorgive e dalla ninfa Egeria, una di loro.

Appuntamento: piazza di Porta Capena, angolo viale Aventino, lato F.A.O.

Meretrici, partorienti, mammane e modelle

Un itinerario nei rioni Colonna e Campo Marzio, nei luoghi destinati alle donne tra il XVI e il XIX secolo: dal Convento delle Convertite al “Serraglio delle pubbliche meretrici”, dall’Ospedale delle Celate alle modelle di Trinità dei Monti.

Appuntamento: piazza S. Silvestro, angolo via delle Convertite

 fonte zetema

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI