Lunedì 20 febbraio c.a. si è concluso il Corso di Formazione per Volontari Caritas che si è tenuto al Museo Diocesano di Catania: tantissimi i partecipanti che hanno anche interagito durante i dibattiti conclusivi. Nel corso degli interventi dei relatori è stato individuato il senso profondo che anima l'azione dell'autentico volontariato ed è stata altresì delineata la figura del buon volontario; sono stati anche messi in evidenza le difficoltà del servizio della carità.
Coloro che scelgono di servire le persone nella loro indigenza sono chiamati a farlo "gratuitamente", ha spiegato Don Giuseppe Bellia, parroco in "Santa Maria delle Mercede"-Catania: Il bene lo possono fare tutti, ma il bene che compie il cristiano ha il valore di testimonianza. Nel volontariato di matrice cristiana, infatti, il sentimento della gratuità nasce prima di tutto dal riconoscimento di essere figli di Dio, il quale ha donato Cristo che salva per sempre. Per questo l'operatore di carità non ha interesse a ricevere qualcosa in cambio del proprio servizio - neppure la gratitudine- perché ha fatto esperienza, nella preghiera e nella vita, della gratuità divina che è più grande della propria. Alla luce di questo, la carità del volontario è in piccolo quella che ha ricevuto da Dio; essa non si fa né è per moda né per abitudine, non è l'atto di una volta e si compie sempre nella pacificazione interiore.
Padre Gianni Notari, parroco al "Crocifisso dei Miracoli"-Catania, nel suo intervento ha spiegato che per essere volontari bisogna tener presenti tre coordinate: l'esperienza e la riflessione per l'azione. Un buon Volontario deve per prima cosa considerare che la persona che gli sta di fronte nel bisogno ha una sua storia, di conseguenza dovrà mettersi nelle condizioni di vivere l'esperienza di questo incontro. L' azione di volontariato, infatti, non è dare tutto il proprio tempo per distribuire delle cose ai poveri, ma amare il percorso di vita di ognuno di essi così com'è, anche quando i poveri sono violenti, irriconoscenti ed è sgradevole notare e toccare i dettagli della loro miseria esteriore -ha precisato padre Gianni Notari. Dall'incontro con le persone nasce la riflessione del volontario: Cosa significa quel povero per me? La sua povertà mette in discussione il mio stile di vita o rimango un aristocratico distaccato? Non c'è autentica azione di volontariato senza trasformazione interiore: fare la spesa per i poveri mentre si conduce uno stile di vita personale dedito agli sprechi, servire i poveri mentre si aborrisce l'idea di accoglierli in casa propria, sono segnali di un'azione di volontariato che coinvolge la persona in modo superficiale.
Il terzo ed ultimo giorno del corso è stato dedicato alla testimonianza concreta di volontari impegnati stabilmente in opere-segno della carità. La Caritas come Chiesa di Dio collabora con altre realtà della Diocesi: l'associazione Talitàkum che si prende cura dei bambini di Librino-la cui responsabile è la Dott.ssa Giuliana Gianino; la Locanda del Samaritano, una struttura diurna e notturna alla quale Don Mario Sirica dona ai ricoverati il proprio servizio di assistenza spirituale; l'Help Center nel quale l'Avv. Elvira Dotto e l'Avv. Giovanni Guerra offrono la loro consulenza legale a tanti poveri che non si possono permettere un avvocato; il Dott. salvo Guarnera è responsabile della rete sanitaria per coloro che non possono permettersi di pagare neppure il ticket dell'accesso alle cure specialistiche