25 aprile 1945, il ricordo di Patrizia Colì
La professoressa Patrizia Colì ricorda così il 25 aprile 1945: “In occasione di questa ricorrenza, vorrei raccontare la storia di due vite che si sono sfiorate senza mai incontrarsi, il cui destino è stato diametralmente opposto. Il 25 Aprile si ricorda la liberazione dal nazifascismo e il sacrificio dei martiri caduti, ancora oggi simbolo di onore e gloria. Ricordo perlopiù chi a quell’orrore si oppose segretamente, anche a costo della vita, ma anche tutti coloro che alla dittatura si piegarono, obbedendo alle sue imposizioni, pur non condividendone gli ideali. Tra questi innumerevoli e coraggiosi sconosciuti, vorrei presentarvene due, Rodolfo Gazzano, prozio dell'erede chiavarese Micaela Ronco e Corrado Codigoni, protagonisti loro malgrado di una delle più grandi e sconosciute tragedie della storia della Marina Militare Italiana: l’affondamento del Conte Rosso. Due persone che, pur non conoscendosi, condivisero un’immensa tragedia umana: Rodolfo, nato in Piemonte, in una frazione di Garessio, il 4 febbraio del 1919 e Corrado, nato in Umbria, nelle vicinanze di Gubbio, il 26 gennaio del 1921. Entrambi trascorsero vite semplici, lavorando in campagna, allevando animali, fino al giorno in cui, giovanissimi, furono chiamati alle armi dall'Italia in guerra. Il loro destino si incrociò proprio sul Conte Rosso, un piroscafo transatlantico costruito da cantieri scozzesi e varato nel 1922 con un viaggio inaugurale da Genova a Buenos Aires. Dopo aver navigato in tutto il mondo, da New York a Shanghai, il piroscafo fu requisito nel 1935 dal governo di Mussolini e adibito al trasporto di truppe, dapprima in Africa e, poi, in Libia a partire dal 1940. I due giovani militari vennero imbarcati a Napoli il 24 maggio del 1941. Il Conte Rosso salpò con destinazione Tripoli, insieme ad altri due piroscafi l’Esperia e il Marco Polo e alla motonave Victoria. Sul Conte Rosso viaggiavano 280 uomini di equipaggio civile e 2.449 soldati tra avieri, carabinieri, fanti, genieri e carristi, tra questi ultimi lo zio Rodolfo.
A scorta delle quattro navi c'erano un cacciatorpediniere e tre torpediniere. Verso le 04.00 del mattino, in prossimità dello stretto di Sicilia, dopo circa 12 ore dalla partenza, la scorta venne rafforzata da altri tre cacciatorpedinieri, due incrociatori e, per un breve tratto, da altri tre cacciatorpedinieri. Verso il tramonto erano quindi quattro le navi trasportanti truppe e nove le navi di scorta che si trovavano al largo delle coste di Augusta, sorvolate da alcuni idrovolanti in missione antisommergibile, vista la pericolosa prossimità all’isola di Malta. Sceso il buio, una parte della scorta rientrò ad Augusta, mentre le quattro navi e la scorta restante continuarono la navigazione. Erano le 20:33 quando il sottomarino inglese HMS UpHolder, da giorni in navigazione con soli due siluri restanti, incrociò la flotta e sparò, sfiorando alcune delle navi, ma centrando per ben due volte il Conte Rosso, che in soli 8 minuti si inabissò. I 2.729 uomini a bordo, molti dei quali vedevano per la prima volta il mare, come Corrado e Rodolfo, finirono nelle acque gelide, rese nere dalla notte e dal carburante disperso dalla nave. Non vi fu tempo per mettersi in salvo né per lanciare, se non due scialuppe. Le restanti tre navi trasportanti truppe proseguirono il loro viaggio verso Tripoli mentre la scorta, insieme ad altre navi allertate e dirottate sul luogo della tragedia, poi raggiunte da alcuni pescherecci arrivati da Augusta, cercarono di portare in salvo più vite possibile e di recuperare il maggior numero di corpi a cui dare una degna sepoltura. Solo 1.432 furono i superstiti, la metà delle persone a bordo; 239 furono le salme portate al porto di Augusta e numerosi furono i feriti accolti e aiutati durante l'emergenza dal calore umano della popolazione. Ben 1.058 ragazzi non tornarono mai a casa e furono dichiarati dispersi nel Mar Mediterraneo. A loro memoria, ad Augusta ogni 24 maggio, viene ancora oggi reso omaggio nei pressi di una targa a loro dedicata. Per un totale di 1.297 figli di tutta Italia che non fecero più ritorno, tra i quali lo zio Rodolfo. Tra i 1.432 scampati alla morte, ancora oggi la fortuna ha voluto che un testimone di questa immensa e dimenticata tragedia sia ancora in vita, Corrado. Il 26 gennaio 2025 Corrado, 104 anni compiuti, memoria vivente di una tragedia italiana che sacrificò, in una sola notte, migliaia di ragazzi che si trovarono sulla nave sbagliata, nel luogo sbagliato e nel momento sbagliato. L'omaggio va al suo coraggio e a tutti quegli audaci e valorosi ragazzi”.