Caldeggiamo qualcosa di più, non semplici comunicazioni del Governo. Per questo abbiamo insistito che il Parlamento potesse e dovesse fare di più». Lo ha detto Giorgia Meloni intervenendo in aula alla Camera, come scrive Diario del Web, dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sull'emergenza coronavirus. «Se è vero che stiamo in guerra - ha aggiunto la presidente di Fratelli d'Italia - noi non vogliamo disertare, vogliamo combattere, essere all'altezza dei milioni di italiani che stanno combattendo in trincea, negli ospedali, nelle forze dell'ordine, nei supermercati. Quelle persone hanno diritto di vedere la porta di questo palazzo aperta».
«C'è gente che non può andare a lavorare - ha proseguito Meloni - sta a casa e non sa se a fine mese avrà i soldi per mantenere i loro figli. Abbiamo il dovere di fare la nostra parte, per tutta questa Italia che sta con noi, soffrendo. Per questo la scelta di FdI poteva essere solo collaborare, fin dall'inizio, serve una cabina di regia per lavorare insieme».
«L'Europa della solidarietà non esiste e quando la crisi coronavirus sarà finita andrà ricostruita. Penso - ha detto - che sia sotto gli occhi di tutti, proprio in questa emergenza, la crisi dell'Unione europea. Credo che le grandi crisi tirino fuori la vera natura delle persone e delle cose. E credo che oggi anche i più incalliti 'euroinomani' si accorgono del fatto che oggettivamente qualcosa non ha funzionato. Credo che oggi l'Europa decida se vuole esistere oppure no e credo che l'inizio non sia stato confortante».
«Se noi ci guardiamo un pochino indietro, vediamo - ha proseguito - un'Europa nella quale c'è un contagio che riguarda tutte le nazioni ma che altre nazioni nascondono, però all'Italia viene chiesta la certificazione 'virus free' per i propri prodotti agroalimentari. Quello che abbiamo visto in passato è una Germania che quando il contagio era soprattutto in Italia, impediva le esportazioni di respiratori anche verso i Paesi membri. Quello che noi abbiamo visto era una Banca centrale europea alla quale abbiamo chiesto aiuto contro la speculazione e che per tutta risposta per bocca della sua presidente ha fatto una 'gaffuccia' che ci è costata 17 punti sulla borsa in poche ore. Abbiamo visto che quando il contagio era in Italia l'Unione europea spendeva 200 milioni per tutta l'emergenza coronavirus, compresa la ricerca e quando il contagio è arrivato in Francia e Germania allora si è cominciata a muovere l'artiglieria pesante».
«Abbiamo visto - ha detto ancora la leader di FdI - che quando l'Italia combatteva da sola contro il virus, all'Eurogruppo si metteva all'ordine del giorno la riforma del Mes, che prevede che chi dovesse accedere al fondo salva Stati può essere costretto a ristrutturare il suo debito. E quando abbiamo chiesto l'aiuto del Mes senza condizionalità la Germania ci ha risposto 'vi attaccate'. Qualcuno in Europa pensa che il coronavirus sia l'occasione per indebolire qualche altro stato membro, magari per fare un po' di acquisizioni di aziende strategiche, di asset strategici a basso costo, magari per imporre manovre lacrime e sangue».
«Allora diciamoci la verità: l'Europa che abbiamo sognato - ha detto Meloni - non esiste, non c'è l'Europa della civiltà, della solidarietà, l'Europa che è una madre per tutti noi. Quella che abbiamo visto è l'Europa degli egoismi, dell'interesse di qualcuno a scapito dei diritti di molti, è l'Europa che aspetta il terremoto in casa nostra per andare a rovistare nelle nostre macerie e fregarsi l'argenteria. Lo dico non perché mi serve un nemico ma perché dobbiamo essere consapevoli che quando sarà finito tutto questo dovremo ricostruirla un'Europa diversa, ma prima di ricostruire l'Europa dovremo dedicare tutte le nostre energie, la nostra forza, il nostro orgoglio e il nostro genio a ricostruire questa grande nazione che è l'Italia. E Fratelli d'Italia c'è», ha concluso.
«Era il novembre 2015 e questo servizio della Rai denunciava l'esperimento di un gruppo di ricercatori cinesi: la creazione in laboratorio di un 'supervirus' derivato dall'innesto di una proteina tratta dai pipistrelli sul virus della Sars, la polmonite acuta. La Cina ci ha mentito? Vogliamo la verità». È quanto scrive su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, postando il video del servizio Rai andato in onda il 16 novembre 2015.
"Stare in Europa sì – sottolinea Salvini - ma a pieno titolo, non per prendere sberle e schiaffoni. Cosa ha fatto l'Europa per l'Italia in questa emergenza? Stare dentro così, non mi sembra utile". Inevitabile parlare del Mes, il Fondo salva-Stati che potrebbe essere utilizzato per mitigare la stangata economica in arrivo sul continente. "Una parola che non voglio sentire è Mes – ha detto il leader della Lega - L'Italia ha dato 58 miliardi, ora per averne 35. Per fronteggiare l'emergenza coronavirus dovremmo ipotecare il futuro dei nostri figli ? Ma che senso ha ?".
Altro che Meccanismo europeo di stabilità, la ricetta da seguire, aggiunge al quotidiano il Giornale,Salvini, è quella scritta nero su bianco da Mario Draghi in un editoriale sul Financial Times: "Lo diciamo da anni, sono contento che una voce così autorevole come Draghi ci dia ragione. In un momento di emergenza fare debito per aiutare lavoratori e cittadini non è una bestemmia. Se lo dice anche Draghi - ha aggiunto - vuol dire che non eravamo così matti. Importante è che in Europa nessuno pronunci la parola Mes, perché se saremmo costretti a usare i fondi del Fondo Salva Stati metteremmo l'Italia in un tunnel da cui usciremmo con le ossa rotte".
Salvini inchioda quindi il governo italiano. Delle proposte della Lega, da parte di governo e maggioranza "non viene raccolto nulla. In commissione abbiamo presentato emendamenti concreti su mutui, affitti, cassa integrazione, aiuti agli autonomi e Partite Iva. Vogliamo scommettere che nel dl Cura Italia non verrà tenuto conto di alcuno dei nostri suggerimenti?"
"La Regione Lombardia si è data da fare per cercare, ottenere 121 milioni di mascherine, da Roma ne sono arrivate meno di due milioni – ha ribadito l'ex ministro sottolineando al Giornale che spetta allo Stato "garantire la sicurezza sanitaria in caso di emergenza" e che su questo versante "le critiche più dure sono venute dal governatore Pd della Campania, De Luca, che ha detto che da Roma non arriva nulla".
In merito al ruolo dello Stato, Salvini ha affondato il colpo: “Ognuno deve fare il suo mestiere, se ognuno lo facesse l'Italia sarebbe un Paese migliore. Lo Stato deve garantire la sicurezza sanitaria in caso di emergenza, poi le Regioni si occupano di tutti gli interventi successivi. Se lo Stato non garantisce il minimo vitale di cosa stiamo parlando?”.
Per quanto riguarda la situazione a Bergamo, una delle province più colpite dal virus, il leader della Lega ha ricordato che "il sindaco di Bergamo è quello che organizzava aperitivi con la giunta per andare nei ristoranti cinesi perché non c'era nessun problema, fino a qualche settimana fa. È giusto ricordare chi ha fatto che cosa”.
In merito al da farsi, invece, ha concluso Salvini, "bisogna lavorare sull'immediato, ieri ho sentito cinque sindaci della provincia di Bergamo e l'immediato significa che stanno aspettando da settimane mascherine, no mobile d'ossigeno, camici e saturinetri, quindi l'immediato significa che occorre pretendere che lo Stato, non tra 15 giorni ma immediatamente salvi delle vite".
Intanto Mario Draghi torna a parlare e, con una lunga analisi pubblicata sul Financial Times, racconta come va declinato il nuovo "whatever it takes". Un intervento che arriva proprio mentre in Italia riaffiora il dibattito su un suo ruolo in politica di chi lo vedrebbe come un possibile capo di governo, e nel quale non nasconde che è ora il momento di decisi interventi pubblici finalizzati ad aumentare la liquidità, anche a costo di far aumentare - come è scontato - il debito pubblico. "I livelli di debito pubblico devono salire. Ma l'alternativa sarebbero danni ancora peggiori all'economia, rappresentati dalla distruzione permanente delle attività produttive e quindi della base di bilancio", scrive Draghi, con quella che sembra una inversione ad U rispetto alla sua filosofia di riduzione del debito.
Forse non è un caso che l'intervento dell'ex presidente della Bce arrivi alla vigilia della riunione dei capi di governo di un'Europa che appare ancora divisa in due, tra falchi e colombe. Draghi su questo appare ottimismo, sembra buttare il cuore oltre l'ostacolo: sotto diversi punti di vista "l'Europa è ben equipaggiata" - sostiene - per affrontare questo "shock straordinario. Ha una struttura finanziaria capace di far confluire fondi in ogni parte dell'economia. Ha un forte settore pubblico in grado di coordinare una risposta rapida. La velocità - ribadisce - è essenziale per l'efficacia". L'ex presidente della Bce torna poi su quello che è uno dei sui punti cardini: il lavoro, che va difeso tutti insieme. "La priorità non deve essere solo offrire un reddito di base a chi perde il lavoro - spiega - Dobbiamo proteggere la gente dalla perdita del lavoro. Se non lo facciamo emergeremo dalla crisi con una permanente occupazione più bassa". Insomma scelte veloci e straordinarie perché il rischio è che la crisi non sia ciclica ma diventi strutturale e perché il nemico di fronte non è da sottovalutare. "La pandemia del coronavirus è una tragedia umana potenzialmente di proporzioni bibliche", parola di Mario Draghi.
Una frase che racconta meglio di tutte la difficoltà che stiamo vivendo, visto che la pronuncia l'ex presidente della Bce sempre pronto a bacchettare i governi per la necessità di controllare la spesa, mettere a posto i conti e, soprattutto, impegnarsi per la riduzione del debito. "E' già chiaro che la risposta" alla guerra contro il coronavirus "deve coinvolgere un significativo aumento del debito pubblico". "La perdita di reddito del settore privato - scrive nella sua analisi - dovrà essere eventualmente assorbita, in tutto o in parte, dai bilanci dei governi. Livelli di debito pubblico più alti diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e sarà accompagnata da una cancellazione del debito privato". Come dire, si tratta di un intervento non certo convenzionale. Del resto i riferimenti sono quelli di un'economia bellica e le "guerre sono state finanziate da aumenti del debito pubblico. Durante la prima guerra mondiale. In Italia e in Germania fra il 6 e il 15% delle spese di guerra in termini reali sono state finanziate con le tasse". Uno dei concetti base è la velocità di azione, l'altro il ruolo dell'Europa. "La velocità del deterioramento dei bilanci privati, causata da uno shutdown che è inevitabile e opportuno" - scrive - deve incontrare "un'uguale velocità nel dispiegare i bilanci dei governi, mobilitare le banche e, come europei, sostenerci uno con l'altro in quella che è evidentemente una causa comune".
Secondo scenari economici un economista tedesco, Christian Odendhal, del Centre for Euriopean Reform, quindi un europeista convinto, ci spiega come tutti i vari aiuti europei non saranno altro che delle grandissimi, enormi, devastanti, fregature per tutti i paesi che li utilizzeranno, a parte la Germania. Lo dice chiaramente, disegnando, in una serie di tweet, il cammino di progressivo inganno e distruzione economica, culminanti con una pesante PATRIMONIALE, che seguirà all’utilizzo dei finanziamenti del MES
la Germania è ben cosciente dei danni dell’attuale crisi legata al Coronavirus e non può permettersi, in questa fasi, di accompagnarla ad una crisi economica e finanziaria ritaliana. Per questo, in questa fase, la Germania sembra di essere disposta ad appoggiare l’utilizzo del MES, ad appoggiare politicamente la BCE ed anche un cambio di direzione del flusso dei fondi europei.
In realtà, spiega Odendhal , il MES è stato creato proprio per questa finalità, ed infatti sta acquisendone le caratteristiche operative: potere di veto da parte dei grandi paesi (Gemania e Francia), debito privilegiato su quello esistente (per cui se lo utilizzi ti trovi il debito pubblico degratato a Junior , quindi di minor valore) irresponabilità giuridica del MES. Tutte cose che sono finalizzate ad avere uno strumento superiore, che dovrebbe, in teoria, mantene i vari governi in riga.
Quando la crisi è estrema , come quella del COVID, allora si entra in un territorio nuovo, ed in questo caso, essendo il debito MES un debito “Senior” quindi privilegiato sugli altri, può essere concesso SOLO se il resto del debito è sostenibile, perchè, altrimenti, questo perde di valore. Infatti il debito dello stato ordinario, i nostri BTP, diventa “Junior”, e come accade per quello delle banche, non viene pagato nel caso ci siano dei problemi. Il debito dello stato perde certezza
Aquisto punto il debito italiano, dopo un prestito MES, NON E’ PIU’ SOSTENIBILE perchè c’è il debito privilegiato del MES. A questo punto bisogna risolvere il problema del debito italiano e ci sono solo tre vie:
a) un vero potente intervento del MES a fronte di un forte impegno dell’Italia sotto forma di imposta patrimoniale o di vendita forzosa di titoli ai ricchi (quest’ultima è l’idea di Monti);
b) una “Giapponesizzazione” dell’Italia con l’intervento della BCE ed acquisto del debito in eccesso, ma in questo caso si violerebbero le norme BCE;
c) un prolungamento delle scadenze del debito pubblico italiano, ma questo sarebbe un default del debito.
Odendhal afferma che è l’occasione per l’Euro Zona per presentarsi come un elemento di stabilizzazione, ma questo non sembra possibile senza un cambiamento di mentalità che neanche lo stesso economista tedesco, per ora, viene. Le sue parole confermano come il MES non sia altro che uno strumento di strozzinaggio, un modo per farci affondare definitivamente dal punto di vista economico, ed appare incredibile che personaggio come Giavazzi , Reichlin e Stefano Feltri lo appoggino. Bisognerà ricordarsene , al momento giusto.
Oggi – scrive l’ex sottosegretario alla Giustizia – sono molto occupato perché devo scrivere la denunzia da presentare alla Procura di Roma contro questi cialtroni di governanti e questi tromboni di medici che hanno sulla coscienza seimila (nel frattempo sono diventati 7.503) morti per averci chiuso in casa con un mese di ritardo”. Così l’avvocato Taormina sui social network.
“Il problema sarà di trovare magistrati che non siano conniventi col potere e che quindi come al solito vogliamo coprire queste gravissime responsabilità. Vorrà dire che denunzieremo anche i magistrati che non dovessero fare il loro dovere. Da cittadini rispettosi delle istituzioni, abbiamo il dovere di fidarci e quindi di provare”.