Che non sia una brutta parola “conservatore”, basta andare a sfogliare una rivista di due decenni fa, il suo nome PERCORSI, col sottotitolo: “di politica, cultura, economia”, un mensile diretto da Gennaro Malgieri che ha iniziato la pubblicazione nel dicembre del 1997 e conclusa nel giugno del 2000. Appena tre anni di esistenza, ma che hanno inciso profondamente nel panorama politico e culturale di una certa Destra, visto che il recente libro “Conservatori” di Marco Invernizzi e Oscar Sanguinetti le ha dedicato un capitolo. E proprio questo imput culturale mi ha spinto alla ricerca dei fascicoli che per fortuna erano custoditi tra gli scomparti delle mie librerie in Sicilia. Probabilmente avevo intuito che meritavano la mia attenzione. Durante la mia recente permanenza nell'isola, ho dato una attenta sfogliata a tutti i numeri in mio possesso ed ho capito che sono particolarmente preziosi per quel “Laboratorio sul Conservatorismo”, nato sotto la spinta di un possibile futuro partito dei conservatori. Anticipo subito: ho fatto un gran lavoro, non richiesto, a tratti anche faticoso, ho cercato di selezionare gli articoli che trattano i temi che interessano lo studio del conservatorismo. Non voglio scoraggiare i lettori, ma credo che un lavoro di questa portata andava fatto e che interesserà soprattutto chi vuole approfondire l'argomento.
Il 1° numero (dicembre 1997) Inizia con un editoriale di presentazione del direttore Malgieri (Facciamo la Destra) “si tratta di servire il ritorno dei valori qualitativi della politica e della socialità, ma anche di aderire senza tentennamenti a quell'universo del diritto naturale, che è fondamento esclusivo dell'ordine civile, ripudiando tutte le tentazioni relativiste”. Già col primo numero si delineano chiaramente le tracce del discorso conservatore, ci pensa Marco Respinti, che fa parte della redazione, insieme ad Andrea Morigi, Giancristiano Desiderio, Angelo Iacoviella, Aldo Di Lello. Respinti esperto di politica e del Pensiero Forte americano, con riferimenti precisi a pensatori come Russell Kirk, Irving Kristol, ma soprattutto a Edmund Burke, col corposo studio apparso nella rubrica “Il Ramo d'Oro”.
*Numero 2 (Gennaio 1998) da segnalare tra gli “Scenari”: “Dieci idee per la Destra che verrà”, un dibattito a cui partecipano una serie di studiosi, Accame,Besana, Cangini, Cantoni, Cardini, De Turris, Invernizzi, Mita, Nistri, Roberti. Nello spazio “Il tema”: “Alla riscoperta dei Corpi Intermedi”, partecipano Alfredo Mantovano, Andrea Morigi, Gianluca Galantini, Enzo Peserico, Riccardo Migliori.
*Numero 3 (Febbraio 1998) Nella presentazione del numero si sottolinea la decadenza del nostro Paese, provocata soprattutto dal decremento demografico. In questo fascicolo è presente il Dossier, “La Memoria orribile del comunismo”, con i contributi di De Mattei, Bensi, Pettinato e J.P. Blanchard. Mentre Gianfranco Legitimo presenta la figura di Joseph De Maistre.
*Numero 4 (Marzo 1998) “La Scienza ritrova l'uomo”, da segnalare gli interventi Mantovano, Pedrizzi, Morigi, Chiara Mantovani. Altro contributo importante nel fascicolo è quello di Massimo introvigne e Pierluigi Zoccatelli, “La religiosità minacciata”, mentre Marco Respinti, presenta A. James Gregor, cattedratico americano che approfondisce il fenomeno fascista anche in relazione con il nazionalsocialismo e al marxismo-leninismo con riferimento agli studi di Renzo De Felice.
*Numero 5 (Aprile 1998) “Cercando una vera politica”, l'editoriale di Malgieri, che è interessato a un programma organico e coerente intorno al quale mobilitare coscienze e energie. Sostanzialmente un Polo da reinventare (cioè l'alleanza tra i partiti di centrodestra) Su questo tema si confrontano i professori Antonio Martino e Domenico Fisichella e tanti altri. Naturalmente in questo profluvio di nomi, alcuni di queste personalità che hanno collaborato con la rivista ora non sono più con noi. Intanto in questo numero viene presentato l'importante figura del filosofo napoletano Giambattista Vico da parte del compianto professore Antonio Livi, nella sezione “Il Ramo d'Oro”: “L'ordine sociale fondato sul Diritto Naturale”.
*Numero 6 (Maggio 1998) “L'Europa che non finisce a Maastrich”. Interviene Nistri e il professore Marco Tangheroni, mi soffermo sul contributo di quest'ultimo. Si occupa delle radici e la prospettiva culturale dell'Europa. “L'identificazione del patrimonio comune dei popoli che costituiscono la Cristianità è causa di imbarazzo per le moderne istituzioni comunitarie che mirano a fondare l'unità sull'economia”. Tangheroni sostiene, che, “La grande famiglia degli Stati cattolici conobbe un'unità fondamentale di fede, di diritto, di lingua colta conquistata attraverso passaggi difficili, segnati dal sangue dei martiri”. Il professore pisano fa riferimento all'importante discorso di S. Giovanni Paolo II pronunciato davanti alla stupenda cattedrale di Spira il 4 maggio 1987. “Questo duomo – dice il papa – è così testimone della grandezza dell'Europa cristiana e nello stesso tempo testimone di quella decadenza di cui essa stessa è colpevole”. Inoltre, in questo numero si trova un ampio dibattito su Julius Evola a cento anni dalla sua nascita. Intervengono Mario Bernardi Guardi, Claudio Risè, Stefano Zecchi, Carlo Fabrizio Carli, Gianfranco De Turris. Segue un reportage di Gennaro Sangiuliano su Sarajevo.
*Numero 7 (Giugno 1998) E' quello con la copertina dello Stadio Maracanà, “Il mondo nel pallone”; la globalizzazione ha investito anche il calcio trasformandolo in uno strumento di potere. “Il calcio metafora della Modernità”, il tema è trattato dal direttore Malgieri, Giuseppe Del Ninno, Maurizio Mosca ed altri. Nella sezione “Orizzonti” si discute “Contro il Meridionalismo”, ne parlano Giancristiano Desiderio, Mario Landolfi, Carlo fabrizio Carli, Gabriele Fergola, Carlo Pace. In pratica “Dall'Unità d'Italia a oggi è mancato un modello di sviluppo complessivo per il Meridione e l'economia nazionale. Le responsabilità di un'industrializzazione demagogica e “assistita”. Se si vuole affrancare il Meridione si deve inventare un sistema economico complementare e non antagonista a quello del Nord. “Il meridionalismo” da impegno politico e passione civile, si è trasformato sempre più in una sterile esercitazione intellettualistica. Interessante riflessione sui giacimenti culturali, un'occasione per la rinascita del Mezzogiorno. Un retaggio d'arte e di Storia unico al mondo e male amministrato.
*Numero 8 (Luglio 1998) Il tema principale è l'Identità da ricostruire. Da segnalare l'intervento di Enrico Nistri, Lingua e cultura, religione e diritto traggono origine da un'”ethos” condiviso. Nella rubrica “Orizzonti” si discute di “Abortismo/Sadismo: Il crimine illuminato”, un ampio reportage del direttore responsabile di Percorsi, Marco Respinti. Sul violento rifiuto del Diritto Naturale si staglia l'ombra e il terrore del marchese De Sade. La Modernità filosofica-politica si è aperta con il primo genocidio della Storia (Vandea) e si è chiusa con l'esperimento ideocratico del Totalitarismo comunista: “La Vandea di oggi si chiama aborto”. Juan A. Montes si occupa delle quattro Rivoluzioni in Cile in soli trent'anni. Chiude il numero la consueta rubrica, “Il Ramo d'Oro”, Rino Cammilleri descrive il grande conservatore spagnolo Juan Donoso Cortes.
*Numero 9 (Agosto 1998) Il tema centrale, “Una Scuola da rifare”. Intervengono diversi studiosi ed esperti, ne cito qualcuno, il professore Tangheroni, Riccardo Pedrizzi, il filosofo Dario Antiseri. “Crisi di educazione”, è l'intervento di Tangheroni. Si occupa delle tappe dell'Italia scolastica dall'Unità a oggi. Dal modello piemontese a quello fascista, con lo sperimentalismo marxista. Per quanto riguarda gli anniversari nel fascicolo, si ricordano gli ottant'anni del libro famoso, “Il Tramonto dell'Occidente”, di Oswald Spengler, lo affrontano Malgieri, Staglieno, Respinti e Morigi. Un libro che ha colto in modo drammatico il destino dell'Occidente. “Ancora oggi il testo è un severo ammonimento per quanti fingono di non accorgersi che cultura, tradizioni, valori, sono seriamente minacciati”. Infine è presente uno studio di Evola sul senatore americano Barry Goldwater, “Il vero conservatore”.
*Numero 10 (Settembre 1998) “La Sfida del Conservatorismo”. Il fascicolo si pone la domanda chiave: “Conservatori, Perché?”. A questa domanda rispondono in tanti a cominciare di Respinti: “Il conservatore non è il semplice custode di nostalgie passate, ma il ragioniere, l'economo e il cassiere di quanto c'è ai piedi della montagna non prima dell'ascensione[...]”. Pertanto, scrive Respinti, “La posizione conservatrice è dunque quella dell'essere non la coda della carovana attardatesi perché pesante di masserizie, ma l'avanguardia[...]”. Poter contare sulle macerie è già patrimonio enorme. La tradizione non è un cimitero di sepolcri imbiancati e di cenotafi, mirando e rimirando i quali ci si può cullare in sogni d'ipotetici mondi migliori passati dove tutto viene illusoriamente ritenuto perfetto”. Per Respinti, “La Tradizione senza la verità è solo un errore invecchiato”. Interessante riportare la lunga citazione di Carlo Sgorlon che asserisce: “L'uomo di destra è prevalentemente conservatore”. “Chi è di destra si sforza di conservare del passato non le cose chiaramente ingiuste, ma quelle che servono a migliorare l'uomo e la società”.
Una descrizione del conservatorismo come antiutopia viene offerta da Russell Kirk: “In senso stretto, il conservatorismo è la negazione dell'ideologia”. Diversamente dal socialismo, dall'anarchismo e anche dal liberalismo, il conservatorismo non offre quindi alcun modello politico universale adattabile dappertutto. Continua Kirk: “I conservatori credono che gli uomini e le donne moderni siano dei nani sulle spalle di giganti, in grado di vedere più lontano dei propri antenati [...]”. Il fascicolo si chiude con una scheda descrittiva ne “Il Ramo d'Oro” del filosofo tedesco Eric Voegelin col titolo: “Il mistero dell'Ordine”. Alle radici della critica dell'idea di Modernità.
*Numero 11 (Ottobre 1998) “La Partitocrazia nemico da battere”. E' il tema centrale del fascicolo. Nell'editoriale Malgieri sostiene che la destra deve guardare oltre la politica politicante, non dev'essere un soggetto politico che si spende solo nella pratica parlamentare, l'accento deve essere posto sul diritto naturale, la difesa della famiglia, della vita, dei corpi intermedi, sulla reazione all'omologazione culturale quale nuova forma di totalitarismo. Interessante l'approfondimento sulla Russia dopo il crollo del Muro. Percorsi già venticinque anni fa aveva lanciato l'allarme della deriva russa, dietro la facciata democratica c'è una sostanza sovietica, già da allora si profilava una svolta neocomunista. Nella sezione “Revisione”, diversi studiosi e giornalisti affrontano il tema della “Galassia di Carta” della Destra, dove si sfata il mito che a destra non c'è cultura. Mario Bozzi Sentieri fa un lungo viaggio attraverso le riviste di destra. Un nome tra tutti emerge ed è quello dell'editore Giovanni Volpe. E' utile fare qualche nome di riviste: La Torre (per anni sono stato abbonato), Elementi, Ideazione, La Destra, Linea, Intervento, Il Conciliatore, l'Italiano, L'Alfiere, Tabula rasa, Cristianità, la rivista di Alleanza Cattolica. Molte di queste riviste hanno cessato la pubblicazione da tempo.
*Numero 12 (Novembre 1998) “L'Occidente svuotato: dal declino demografico alla morte dei popoli” è il tema centrale di questo numero, contributi di Morigi e Giovanni Monastra. Da segnalare una scheda su Francesco Crispi di Vincenzo Pacifici.
*Numero 13 (Dicembre 1998) “Pensiero unico, il Nuovo Totalitarismo”, contribuiscono a sviscerare il tema, Malgieri, Nando Della Chiesa, Marcigliano, Saccà ed altri. “Il pensiero unico è l'ideologia di fine millennio che si arroga il ruolo esclusivo interprete degli aspetti superiori della modernità. Junger non fu compreso quando presentava l'avvento di una società di massa che tutto omologasse e rendesse uniforme, costringendo gli uomini a un regresso evolutivo fino al formicaio o all'alveare”. Nelle consuete rubriche si trovano interessanti temi, ma devo sorvolare, segnalo solo una scheda dedicata al grande scienziato e studioso della genetica, Giuseppe Sermonti. Mentre il “Ramo d'Oro” è dedicato al professore Plinio Correa de Oliveira, il fondatore della TFP, brasiliana, che ha dedicato la sua vita all'ideale della restaurazione di una civiltà cristiana. Il suo capolavoro è il testo “Rivoluzione e Controrivoluzione”, testo base per l'attività di tanti militanti cattolici della TFP sparsi nel mondo, in Italia per i soci di Alleanza Cattolica.
*Numero 14 (Gennaio 1999) “Il tema: “E' tutta un'altra Storia”, un fascicolo richiestissimo per chi ha inteso fare del sano revisionismo, come il sottoscritto. Il revisionismo necessario per Ricostruire l'identità nazionale. “Il passato ritorna”. A questo tema intervengono Francesco pappalardo,Sergio Romano, Morigi, Tangheroni, Di Lello, Galantini. Pappalardo parla di “Pagine strappate” della Storia. C'è troppo silenzio sulle colpe dei rivoluzionari e la distinzione tra totalitarismi “buoni” e “cattivi”, sono ancora motivo di “scomunica” contro chi opera una rilettura seria e oggettiva degli avvenimenti della Storia. “Il Revisionismo serio nasce da un atteggiamento di ricerca della verità e di amorosa 'pietas' nei confronti dei nostri antenati. Esso è dunque lecito e doveroso per ricostruire il tessuto connettivo del paese”. A 150 anni dal Risorgimento e a mezzo secolo dalla resistenza, va verificato se e quanto i miti di fondazione e di ri-fondazione della nazione italiana ne abbiano rispettato l'identità”. C'è, tuttavia un atteggiamento di chiusura e di ostilità verso ciò che può incrinare gli schemi interpretativi della storia italiana. Il professore Tangheroni nel suo intervento rivaluta la Civiltà Cristiana. E avverte che, “occorre guardarsi dall'opporre una “leggenda rosa” a quella “nera”, così come dall'invenzione di un Medioevo puramente fantastico o peggio, nel quale ci sia spazio per artificiosi isterismi”. Occorre affrancare la storiografia dall'ideologia e utilizzare il metodo di Renzo De Felice, attaccato ingiustamente dai vari pasdaram attenti difensori della Storia ufficiale. Galantini si occupa di studiare il Ventesimo secolo, il Novecento senza miti. Occorre superare gli schematismi ideologici che incasellano gli avvenimenti, con maggior rigore metodologico e lettura critica. La Storia va intesa come conoscenza che si attua tramite continue revisioni diceva Furet. Tra le “Revisioni”, da segnalare, un ottimo intervento del direttore Malgieri sulla figura, forse più rappresentativa che ha generato la destra politica degli ultimi tempi, Adriano Romualdi, scomparso prematuramente. Il “Ramo d'Oro” è dedicato al sociologo integrale, studioso dell'umanità, Roberto Michels.
*Numero 15 (Febbraio 1999) “1799: Siamo figli dei Lazzari o dei Giacobini?” E' la suggestiva domanda che si pongono gli studiosi di “Percorsi”, da Aldo Di Lello a Malgieri. E' l'eredità di una tragedia; ecco perchè NON celebriamo il 1799. Per Di Lello, “la Rivoluzione partenopea sintetizza guai che si producono nella società quando quando un ceto intellettuale pretende di guidare il popolo verso il progresso non tenendo conto dei suoi bisogni concreti”. Pertanto, Di Lello, fa riferimento alla “Nazione spontanea” che si manifesta per la prima volta in Italia come reazione ai soprusi di una dominazione dal marcato aspetto antireligioso”. Le Tre giornate di Napoli si possono benissimo qualificare come “Insorgenza di popolo”. “Gli occupanti francesi si trovarono di fronte a una crociata inattesa”, scrive Pappalardo, “ma la monarchia restaurata non comprese la necessità di formare un'elite controrivoluzionaria e di combattere il settarismo”. Il Popolo anziché lasciarsi incantare dalla libertà astratta dei rivoluzionari, insorse in difesa delle tradizioni e delle libertà, dimostrando che il vero elemento unificante della nazione italiana era l'identità religiosa e culturale. La storiografia ideologica nega l'unico motivo dell'insurrezione di popoli italiani. “Sant'Alfonso l'antilluminista” è la scheda di Andrea Morigi. La rubrica Revisoni si occupa dell'incorreggibile De Maistre, il pensatore savoiardo paga ancora oggi per aver osato formulare interrogativi “vietati”. Il “Ramo d'Oro” di questo fascicolo è riservato al grande filosofo torinese Augusto Del Noce.
*Numero 16 (Marzo 1999) “Sinistra nichilista”, (Aborto, inseminazione artificiale, Eutanasia,omosessualità, Droga, Clonazione) E' la pratica del Relativismo etico, ultima frontiera del caos. L'ultimo oggetto di accanimento dell'utopia della sinistra – dopo la distruzione di religione, Stato, società, economia, costume, pensiero – è l'intimità dell'essere umano.
*Numero 17 (Aprile 1999) Europa lacerata...Dopo la guerra in Jugoslavia. Il tema del fascicolo è quello della “Crisi della Giustizia”, partecipano al dibattito Mantovano, Mario Cicala, Domenico Airoma, Mauro Ronco. La strategia gramsciana della conquista della società, della scuola, delle università, del mondo sindacale e del lavoro, è avvenuta anche con la magistratura. Interessante la riflessione di Airoma, sulla “svolta criminale”.
*Numero 18 (Maggio 1999) Democrazia diretta per reagire alla crisi di partecipazione. Si propone la partecipazione attiva dell'elettorato. Da segnalare l'intervento di Tomas Molnar, su “Ripensare la Modernità”. Reportage sul declino di Cuba e di Fidel Castro. Il “Ramo d'Oro” di Massobrio è dedicato ad Antoine de Rivarol.
*Numero 19 (Giugno 1999) La Povertà insostenibile. Il fascicolo si occupa del debito dei paesi in via di sviluppo. Nella rubrica Orizzonti si discute su un interessante tema: Il Patrimonio identitario. Cultura, patrimonio artististico, paesaggio, tutto in stato di abbandono. Interessante il saggio di Claes G. Ryn su uno Stato per la Comunità.
*Numero 20 (Luglio 1999) Dopo la caduta. “A Dieci anni dal Crollo del Muro di Berlino”, gli effetti devastanti del dominio comunista continuano a farsi sentire a Oriente come a Occidente e sono soprattutto morali e culturali. Hanno partecipato al dibattito diversi studiosi, da Di Lello a Marco Respinti, Stephan Courtois, Robert Conquest. La grande impostura; il comunismo è una menzogna antropologica e filosofica. Se occupa Aldo Di Lello. La violenza su milioni di uomini è frutto del rifiuto della realtà. Finchè la sinistra non denunzierà le aberrazioni dell'utopismo, non potrà dire di aver fatto i conti con il suo passato comunista. Su “Le ferite ancora aperte”, è l'intervento di Respinti. All'Esta per respinti si tende ancora a riciclare l'ideario e il personale comunista. Su “Le origini del terrore”, ha scritto lo storico Robert Conquest. Yan Baly si occupa del genocidio cambogiano dei comunisti Khmer rossi di Pol Pot. Infine da segnalare una conversazione di Marco respinti con Annette Y. Kirk, continua con la moglie l'opera di Russell Kirk sul Conservatorismo. Interessante il contributo alla destra americana di Kirk: “Prima di sperare di poter ottenere un qualsiasi ordine sociale giusto è necessario ordinare la propria vita interiore”.
*Numeri 21/22 (Agosto-settembre 1999) Il tema: Il Disordine mondiale. Nessun governo planetario è in grado di assicurare la pace e i diritti umani. Il professore Tangheroni, fa un interessante analisi del Continente africano, vittima del “Terzomondismo”. Quadro di un disastro. La colpa del disastro africano viene dato al colonialismo, eppure per il professore toscano, i disastri e lo sfruttamento più disumani sono avvenuti dopo l'indipendenza. E' una analisi che potrebbe servire oggi al Governo Meloni, che sta cercando di aprire nuovi rapporti con i Paesi africani. In questo fascicolo troviamo un bel dibattito su “L'Equivoco ecologico”, l'ideologia verde è incapace di affrontare i problemi.
*Numero 23 (Ottobre/Novembre 1999) La rivista cambia grafica. Si inizia con intervento di Giuseppe Valditara, l'attuale ministro della Pubblica istruzione e del merito. Già ventiquattro anni fa si scopre che l'Italia è l'ultimo Paese in Europa per investimento nella ricerca, anche se è il futuro di uno Stato.
Il Dossier di questo numero si concentra su Giubileo: Redenzione o affarismo? Luci ed ombre dell'Anno Santo della post-cristianità, sviluppano il tema, Tangheroni, don Luigi Negri ed altri.
*Numero 24 (Dicembre 1999) Il Novecento. Che cosa resta? E' il Dossier di questo numero. Si prospetta un futuro pieno di incertezze. Marcello Veneziani affronta il tema con dieci parole chiave. Il '900 nato all'insegna del rifiuto del Padre, si chiude con il rifiuto del figlio. Da segnalare un lungo articolo di Marcigliano: “Il Conservatorismo necessario”. Lo studioso fa riferimento a Respinti che da esperto studioso di politica e storia americana, ha messo a fuoco l'opera mirabile del pensatore della Destra conservatrice americana, Russell Kirk. La Destra non può che essere conservatrice; un conservatorismo, mai inteso come ottuso attaccamento ad uno status quo predefinito, né, soprattutto, come difesa e privilegi di interessi di casta. Ben altra dev'essere la tradizione conservatrice da recuperare e far nostra: una tradizione nobile, che si rifà al grande filone del moderno pensiero conservatore Europeo, ma al contempo alla cultura italiana. Bisogna essere conservatori come l'intendeva Moeller van Den Bruck: conservatori della dimensione spirituale della nazione, del legame di un popolo con le sue origini, con le sue tradizioni. Per questo egli scrisse che “il Conservatore ha dalla sua l'eternità” e per questo affermò decisamente che il Conservatore è anche l'unico rivoluzionario. Perché è capace di cogliere il mutamento nella continuità; capace di perseguire le vie del nuovo senza dimenticare l'antico; Modernità e Tradizione insieme.
*Numero 25 (gennaio 2000) Da segnale in questo fascicolo il Dossier: “Alla tavola di Frankenstein”. Già due decenni fa si metteva in allarme sui possibili cambiamenti alimentari.
*Numero 26 (Febbraio 2000) Nel Dossier si analizza “La Sovranità proibita”. La cessione di sovranità e le sue conseguenze. I popoli sono meno liberi e maggiormente condizionati da poteri estranei alle loro ragioni. In questo numero da segnalare una pregevole presentazione di Giovanni Cantoni, dello scrittore colombiano,“Certosino dell'altopiano” estremo conservatore e coscienza critica, Gomez Davila.
°Numero 30, è l'ultimo pubblicato è dedicato soprattutto al Convegno promosso da “Gymnasium-Osservatorio Permanente dei Libri di testo”. Tempo fa ho cercato su internet ma non ho trovato nessuna traccia dell'Osservatorio. Peccato. Il tema del Convegno era: “Scuola Italiana. Libro di testo, omologazione culturale”, in collaborazione con la regione Lombardia del 13-14 novembre 1999. Interessante il dibattito della I Sessione sul tema: “Il Testo scolastico, Spazio di libertà”, ma anche la Iia Sessione, “Scuola Italiana e libri di testo:primi elementi per una valutazione critica”. “Non può esistere una cultura settoriale, perchè ogni cultura nasce da giudizi che l'uomo esprime sul mondo [...]”, afferma Laura Boccenti Invernizzi, “Non si tratta di difendere un'ideologia dagli attacchi di un'altra ideologia [...]” Il teso deve aiutare lo studente alla capacità critica, deve rispondere alle grandi domande della vita. Nella IIIa Sessione, il dibattito si concentra sulla Caduta del Muro di Berlino. Come presentarlo nelle Scuole. Coordinati da Mario Bernardi Guardi, ha partecipato Massimo Caprara e Giovanni Cantoni.