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Relatori e autorità - Alleviamo Salute.

Un chiaro messaggio a chi sta cercando, invano, di affossare il settore della carne, soprattutto quella degli allevamenti piemontesi: la nostra eccellenza non teme intimidazioni e i consumatori non si lasceranno soggiogare da trattati pseudo-giornalistici che, quelli sì, hanno aspetti “probabilmente cancerogeni” almeno per l'intelletto.

E' quanto emerso dal convegno Alleviamo Salute: la carne tra timori e verità, promosso da Confagricoltura Asti nella locale Camera di Commercio, una “picconata” al muro di menzogne eretto in questi giorni sul tema carne: “ La carne non ha colpe - ha puntualizzato il direttore di Confagricoltura Asti Francesco Giaquinta - e questo processo mediatico servirà ad offrire un nuovo slancio al comparto, facendo emerge la qualità nostrana”.

Le parole di Giaquinta trovano fondamento in dati inequivocabili: “ Siamo al paradosso – ha proseguito il direttore - c'è chi ha paragonato i rischi della carne a quelli di fumo ed alcool senza degnarsi di leggere i dati”. Che parlano chiaro: a fronte di 50.000 e 34.000 decessi potenzialmente correlati ad un eccessivo consumo di carni rosse e lavorate, i rischi legati al fumo sono di trenta volta superiori.

Tutta colpa dell'OMS e dello IARC? No, affatto, il mondo scientifico si è limitato a indicare i possibili fattori di rischio e lo stesso IARC ha precisato che il consumo di carni rosse “ non è stato ancora individuato come una causa di cancro”.

Il messaggio dell'Oms è stato chiaramente travisato – ha precisato Massimo Forno, presidente di Confagricoltura Asti prendiamo le distanze dalle troppe inesattezze e difendiamo la filiera della carne, che è motore pulsante dell'economia nazionale e locale ”, dove nella sola provincia di Asti conta circa 3000 addetti nel settore.

Un concetto ribadito da Renato Erminio Goria, presidente della Camera di Commercio di Asti: “Questi attacchi non fanno bene all'economia locale, sono necessarie stabilità e certezza nel mondo del lavoro”.

Nessuna difesa “d'ufficio” per la carne, l'ultima parola resta alla Scienza: “Negli allevamenti piemontesi – ha dichiarato il veterinario Fulvio Brusa – il livello qualitativo ha raggiunto i massimi livelli al punto che possiamo definire la carne piemontese la più sicura del mondo”.

E' tempo quindi di lavorare sulla comunicazione anche in campo agroalimentare “senza eccessi di superficialità e di contrasto alle grandi lobby”, ha ammonito l'assessore regionale all'Agricoltura Giorgio Ferrero.

Certezze sono giunte anche dalla nutrizionista Sara Cordara: “Lo Iarc ha preso a campione studi elaborati principalmente negli States, la nostra realtà è ben diversa sia in termini di consumo sia di salubrità delle carni. La carne è un alimento necessario, l'importante è consumarne la giusta quantità (al massimo 500 grammi a settimana), puntare su metodi di cottura non aggressivi e controllare la provenienza d'origine”.

E' evidente che il castello di carte (stampate) è già crollato ma non è tempo di rimuginare: “Non serve attendere delle scuse – ha precisato Paolo Massobrio, giornalista enogastronomico e moderatore dell'incontro – puntiamo invece a valorizzare la biodiversità italiana, un aspetto che ci viene invidiato in tutto il mondo ma che abbiamo difficoltà a presentare con la giusta efficacia”.

La carne non deve mancare sulle nostre tavole e allora #iostoconlapancetta: il presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi, ha ben compreso l'efficacia della comunicazione 2.0 e tramite i social network ha voluto lanciare un hashtag simbolico.

La responsabilità di questo attacco alla carne – ha attaccato Guidi - è da imputare ai media, hanno bisogno di spettacolarizzare quello che succede non curandosi dell'influenza negativa che possono avere sui consumatori. La comunicazione deve essere un aspetto fondamentale anche per il settore zootecnico italiano, dobbiamo affermare i valori della nostra agricoltura in maniera più efficace, cosa che non è accaduta ad Expo, grande vetrina mondiale ma che non ha affrontato il tema fondante, ossia, come “nutrire il pianeta” ponendo al centro il settore agricolo. Impariamo a comunicare al mondo la nostra unicità”.

Pubblico - Alleviamo Salute

Il consumo di salumi, prosciutto e ogni genere di carne lavorata è cancerogeno e probabilmente è tale anche quello di carne rossa: l’allarme arriva dall’agenzia di ricerca sul cancro dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Meno a rischio quelle rosse non lavorate, inserire fra le 'probabilmente cancerogene'.

Carni in scatola, hot dogs, prosciutto: sono solo alcuni esempi di carni trattate, considerate cancerogene per l'uomo dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Sono invece considerate 'probabilmente cancerogene' le carni rosse: questa categoria, spiega l'Oms, ''si riferisce a tutti i tipi di carne di muscolo di mammifero, come ad esempio manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra''. Le carni trattate o lavorate sono quelle indicate come più pericolose per l'uomo, essendo state inserite dall'Oms nel gruppo 1 per rischio cancerogeno. Le carni lavorate, spiega l'Oms, includono le carni che sono state trasformate ''attraverso processi di salatura, polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione''. La maggior parte delle carni lavorate contiene maiale o manzo, ma le carni lavorate è possono anche contenere altri tipi di carni rosse, pollame, frattaglie o prodotti derivati dalla carne come il sangue. Esempi di carni lavorate includono dunque, avverte l'Oms, gli hot dogs, prosciutto, salsicce, carne in scatola, preparazioni e salse a base di carne..

La decisione è stata presa, si legge nel documento, dopo aver revisionato tutti gli studi in letteratura sul tema. "Il gruppo di lavoro ha classificato il consumo di carne lavorata nel gruppo 1 in base a una evidenza sufficiente per il tumore colorettale. Inoltre è stata trovata una associazione tra consumo e tumore allo stomaco. La possibilità di errore non può invece essere esclusa con lo stesso grado di confidenza per il consumo di carne rossa".

"La decisione della International Agency for Research on Cancer (IARC) dell'Oms di inserire carni lavorate e carni rosse nella lista delle sostanze cancerogene - commento 'a caldo' di Carmine Pinto, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ai giornalisti e al ansa - è un invito a tornare alla dieta mediterranea.
La Iarc conferma dati che conoscevamo da tempo - spiega Pinto - ovvero che la presenza di conservanti o di prodotti di combustione in questi alimenti è legata ad alcuni tipi di tumore. Per quanto riguarda le carni rosse è una questione di modalità e di quantità, non esiste una 'soglia di esposizione' oltre la quale ci si ammala sicuramente. Il messaggio che dobbiamo dare è che la carne rossa va consumata nella dovuta modalità, una o due volte a settimana al massimo. Il messaggio principale è invece un invito a tornare alla dieta mediterranea, che ha dimostrato invece di poter diminuire il rischio di tumore".
Secondo uno studio Aiom il 9% degli italiani nel 2010 mangiava carne rossa o insaccati tutti i giorni, il 56% 3-4 volte a settimana. Per il ministero della Salute il cancro del colon-retto, quello di cui si è trovata la maggiore associazione con il consumo di carne lavorata, è in assoluto il tumore a maggiore insorgenza nella popolazione italiana, con quasi 55.000 diagnosi stimate per il 2013.
La notizia della ''condanna'' da parte dell'agenzia per la ricerca sul cancro dell'Oms, IARC, era uscita sulla stampa inglese ma L'Organizzazione Mondiale della Sanita' aveva nei giorni scorsi comunicato che ''nessun materiale embargato'' era stato condiviso o violato. Secondo le indiscrezioni pubblicate alal vigilia dal Daily Mail arriverebbe una bocciatura anche alla carne rossa fresca, che potrebbe essere inserita nella "enciclopedia dei cancerogeni" ed etichettata come "lievemente meno pericolosa" rispetto ai lavorati industriali.

Che alcune carni come quelle rosse o quelle piu' grasse siamo rischiose per la salute non e' certo una novita'. Non si contano le prese di posizione da parte della comunita' scientifica e medica. Questa sarebbe invece la prima classificazione ufficiale da parte della piu' alta istituzione sanitaria mondiale fra le sostanze che causano i tumori.


Disinteressati, 'pigri', male informati e calcolatori e : sono questi i quattro gli 'identikit' di chi non vuole i vaccini o li ignora. A tracciarli è la ricerca condotta dalle università tedesche di Erfurt e Aquisgrana, in collaborazione con l'americana Rutgers University, basata sull'analisi dei fattori che influenzano le decisioni relative ai vaccini.

I 'disinteressati' non mostrano il minimo interesse riguardo ai vaccini. Per sensibilizzarli gli esperti raccomandano campagne tese a indurre una maggiore consapevolezza relativa alle infezioni; sono utili anche informazioni tese a sfatare falsi miti, come quello di un presunto legame tra autismo e vaccini, e a rafforzare atteggiamenti positivi verso le vaccinazioni.

Si propongono inoltre un cambio delle politiche vaccinali, fino eventualmente a rendere le vaccinazioni obbligatorie, o incentivi, come multe per chi non si vaccina e ricompense in denaro per chi lo fa.
Per i 'pigri', che sono definiti come coloro cui manca forza di volontà e si lasciano scoraggiare dalle difficoltà legate a spostamenti e costi, si raccomandano strategie tese a facilitare l'atto della vaccinazione, oltre a informazioni da fonti qualificate e strumenti che favoriscano l'autogestione e il controllo, come l'utilizzo di alert via sms o telefonate una volta scelta la vaccinazione.

I 'male informati', definiti come coloro che hanno una conoscenza non corretta che distorce il rischio percepito delle vaccinazioni e indebolisce la fiducia, sono il gruppo considerato più difficile da convincere. In questi casi si raccomanda essenzialmente l'accesso a informazioni che sfatano miti da fonti affidabili, come i medici.

I 'calcolatori' sono coloro che soppesano pro e contro e possono scegliere di non vaccinare se le informazioni sono contraddittorie. Con loro, secondo i ricercatori, e' importante insistere sui benefici sociali dei vaccini, sfatare miti e dare informazioni aggiuntive sulla necessità di vaccinarsi e magari degli incentivi.

la ricerca pubblicata sulla rivista Policy Insights from the Behavioral and Brain Sciences si è basata sull'analisi degli articoli finora pubblicati su questo tema ed ha suddiviso in quattro categorie chi non vuole i vaccini, tracciando altrettanti identikit basati su quattro criteri (compiacenza, convenienza, fiducia e calcolo) e individuando per ognuno di essi delle possibili azioni tese a modificarne i comportamenti.

Intanto sta rischiando una punizione il medico che diffonde informazioni non scientifiche sconsigliando le vaccinazioni il provvedimento è allo studio da parte del ministero della Salute. Per il medico 'infedele', che diffonde cioè informazioni che non hanno un fondamento scientifico circa la pericolosità dei vaccini, potrebbero dunque essere previste 'punizioni' di tipo deontologico e disciplinare, fatto salvo il reato penale nel caso in cui dovesse verificarsi un decesso riconducibile alla mancata vaccinazione.

Il medico che diffonde informazioni non scientifiche sconsigliando le vaccinazioni potrebbe rischiare una 'punizione', dal richiamo da parte dell'Ordine fino alla radiazione dall'Albo. E' l'ipotesi allo studio, secondo quanto si apprende, nel provvedimento,che dovrebbe arrivare a breve, per l'obbligo delle vaccinazioni a scuola.

In vista del Piano Vaccinale, di cui si sta discutendo proprio in questi giorni al Ministero della Salute, gli esperti del gruppo di lavoro ministeriale hanno intanto anticipato 10 principi guida, con punti innovativi quali 'etica e formazione'. Si indica tra l'latro che la vaccinologia faccia parte dei corsi universitari e venga inserita anche fra gli obiettivi della formazione continua per tutta l'area sanitaria.

Due giorni intensi in cui si alterneranno sul palco dell' Ata hotel Quark di Milano "ricercatori" provenienti da Russia, Germania, Filippine, Stati Uniti, cui verrà data la possibilità di raccontare la loro vita, le loro esperienze e le loro tecniche: la società Paradise con sede a Cantù ha deciso di dare una voce a quelle voci "fuori dal coro".
Uomini che esplorano e studiano la Coscienza e lo Spirito dell'Uomo, che hanno constatato come da questi livelli “sottili” sia possibile attivare dei processi in grado di consolidare uno stato permanente di pace e di benessere, mentale e fisico. Coscienza e Spirito appartengono ad ogni Essere Umano e pertanto ognuno di noi è in grado di attivare personalmente l’intero processo. Il guaritore spirituale non è necessariamente medico o praticante di medicina alternativa perché le guarigioni spirituali sono l’attivazione di processi energetici. I trattamenti non sostituiscono la visita dal medico, non vengono fatte diagnosi. Le forze di auto guarigione agiscono individualmente dall’interno di noi stessi. Da sempre l’uomo, studia l’Uomo e nella natura umana: esplorare, conoscere, voler sapere.
Culture millenarie hanno sempre conosciuto e fatto riferimento all’aura ed ai corpi non visibili dell’uomo, alla sua Energia.
In epoche più recenti, abbiamo assistito via via all’affermarsi dell’Omeopatia Dott.Samuel Hahnemann e dell’Epigenetica Dott. Bruce Lipton ed oggi le più recenti applicazioni basate sulle scoperte della Fisica quantistica hanno permesso di mettere a punto macchinari che misurano proprio quei campi energetici, in grado anche di fotografarli, come ad esempio la TAC, entrando a pieno titolo a far parte della nostra vita quotidiana.
Sulla stessa scia, negli ultimi 30 anni alcuni medici, Ryke Geer Hamer autore de: La nuova medicina germanica e Candace Pert autrice di: Molecole di emozioni hanno iniziato a pensare che ci potesse essere una correlazione tra i traumi, le relative emozioni e le manifestazioni nel corpo fisico. E’ grazie alle loro ricerche se oggi le correlazioni tra il vissuto di un individuo, la manifestazione sul corpo fisico del disagio, la decodifica della simbologia sottostante necessaria al recupero di uno stato di benessere, fanno parte di un linguaggio comune e di princìpi ormai accettati dal mondo scientifico e ampiamente diffusi in ogni angolo del pianeta.
E' quindi arrivato il momento di fare un ulteriore passo in avanti nell’evoluzione della comprensione dell’essere umano. Oggi esistono fenomeni visibili che non trovano una spiegazione razionale secondo le conoscenze consolidate; ma non comprendere ”il processo” non significa che questo non avvenga, significa che abbiamo ancora molto da comprendere e da scoprire.
Allineamento Divino Riallineamento vertebrale attraverso la guarigione spirituale, L’Insegnamento di Grigori P. Grabovoi, Tecnologie Bio-Informative di Arcadij Petrov, The Reconnection,Guarigione spirituale secondo il metodo tradizionale filippino.
Cinque diversi tipi di Guarigioni Spirituali, cinque scuole di pensiero, studiosi di guarigioni alternative che arrivano da tutto il mondo. Questi i temi che verranno trattati per la prima volta in Italia in altri Paesi si discutono da anni in occasione del Primo Congresso Internazionale di Guaritori Spirituali.

Il Polo Oncologico Mediterraneo, specializzato nelle campagne di prevenzione, offre una visita gratuita per i tumori della mammella, della pelle e del colon se si convince un’altra persona a sottoporsi alla stessa visita gratuitamente per diffondere la cultura della prevenzione...questa e la funzione di un gruppo facebook con il nome quelli che scambiano il lavoro

A creare questo gruppo ed avere questa idea è stata Margherita Lanna, ingegnere, ex docente all’università di Napoli, che ha iniziato con una sua proposta sul territorio campano. Aveva bisogno di un condizionatore da installare in casa e in cambio offriva compagnia a un malato in ospedale.

Poi Lei che per anni ha insegnato all’Università Federico II di Napoli. Di fronte a lei sono passati migliaia di studenti, molti dei quali si sono rivolti alla professoressa per cercare lavoro. «Per dar loro una mano ho cominciato a selezionare offerte di lavoro e a pubblicarle sul mio profilo facebook» spiega Margherita. «In poco tempo si sono aggiunti amici e nuove richieste.
Così ho ampliato la mia ricerca e selezione a tutti i tipi di occupazione». La gestione del gruppo è totalmente gratuita. Per Margherita – aiutata in questa impresa dalla giornalista trevisana Stefania Guiotto e da Mario Giardini, ingegnere romano – si tratta di un’attività di volontariato. Del resto il gruppo si basa sul concetto nobile del baratto. Qua è vietato parlare di soldi.
Questa cifra di 6.200 iscriti è un indicatore dello stato di bisogno» spiega al Corriere del Sud  Margherita. «Un paradosso? L’idea sembra avere successo soprattutto tra i professionisti». Secondo gli ultimi dati Istat il tasso di occupazione è pari al 55,8% mentre quello di disoccupazione, a giugno, è cresciuto dello 0,2% rispetto al mese precedente arrivando al 12,7%. In dodici mesi il numero di disoccupati è aumentato del 2,7% (più 85 mila). «In questi anni, complice il social network, ho raccolto moltissimi sfoghi di persone in difficoltà per aver perso il lavoro con i conseguenti disagi economici e di frustrazione che ne derivano» racconta Margherita. «Il problema non è solo di natura economica, ma è molto più profondo. Il lavoro è dignità e identità sociale. Così ho pensato: se i soldi non ci sono, proviamo a farne a meno. Così è nato il gruppo. L’aspettativa? Ridare una speranza alle persone che la hanno persa per un momento di difficoltà di poter avere ciò di cui hanno bisogno “pagandolo” con le proprie competenze».

Come dichiara al Corriere del sud Margherita Lanna : " Una professoressa offre lezioni di matematica e fisica in cambio di lezioni di guida. Consulenze su edilizia, ambiente e vincoli relativi da ricambiare con piccola pubblicità/passaparola. Lezioni di italiano in cambio di aiuto per le pulizie in casa. Biglietti di auguri offerti da disabile friulana in cambio di … un grazie. Lezioni di pianoforte in cambio di consigli legali. Lezioni di yoga in cambio di lezioni di ebraico. Corso di pilotaggio di droni in cambio di collaborazione per realizzare servizi video. Piccole riparazioni di idraulica, elettricità o serrature in cambio di una consulenza legale".

Questi sono solo alcuni esempi di scambi che avvengono nell’ambito del gruppo aperto di Facebook “Quelli che si scambiano il lavoro”. L’idea alla base è semplice: creare una comunità solidale e accogliente che possa funzionare per affrontare la crisi e la conseguente mancanza di soldi; la prima regola infatti è che sia tutto gratuito; idea certamente non originale quella del baratto ma “un’iniziativa che può portare a una vera rivoluzione”, come scrive un utente del gruppo. In questa comunità tutti hanno un ruolo e, mettendo a disposizione le loro competenze e il loro tempo è gratificata la dignità di ciascuno e riconosciuta l’identità sociale: si posta una offerta/richiesta e si concorda personalmente, con chi è interessato, tempi e modi dello scambio. In meno di due mesi si sono superati i 6200 iscritti.

Scambiarsi lavori che soddisfano mutue necessità, fra persone sconosciute è una splendida forma di solidarietà umana e questo è il messaggio da promuovere con la convinzione che la gentilezza induca ad essere gentili e si propaghino buoni esempi che sono altamente contagiosi.

Il funzionamento del gruppo è molto semplice. Una volta iscritto, l’utente segna l’area geografica di riferimento, spiega che cosa è in grado di offrire e che cosa desidera in cambio. Poi iniziano le offerte e le proposte, fino a quando non viene formalizzato il barratto Sono già quasi 6 mila gli iscritti a Quelli che si scambiano il lavoro, una forma molto artigianale ma molto efficace di nuova economia circolare. Dove nulla si spreca, ma tutto si può tranquillamente condividere.

 

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