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Erdogan minaccia di espellere gli ambasciatori di 10 Paesi

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha minacciato di espellere gli ambasciatori in Turchia di Canada, Francia, Finlandia, Danimarca, Germania, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia e Usa. "Ho detto al nostro ministro dell'Interno che non possiamo concederci il lusso di ospitare queste persone nel nostro Paese", ha detto Erdogan riferendosi ai dieci ambasciatori come riporta l'agenzia Anadolu.

I capi delle missioni diplomatiche avevano presentato il 18 ottobre un comunicato congiunto per la scarcerazione del filantropo turco Osman Kavala in carcere dal 2017.

Attivista dei diritti umani e presidente di Anadolu Kultur, soprannominato «il Soros rosso» dal presidente della Turchia, è in carcere da oltre mille giorni, grazie a un rito kafkiano: appena assolto, viene imprigionato con una nuova accusa. È il simbolo dell'opposizione civile che il resto del mondo finge di non vedere

Osman Kavala, editore e filantropo, detenuto in attesa di giudizio da oltre tre anni in Turchia, resterà in prigione su decisione del tribunale, che il 18 dicembre ha respinto la sua richiesta di liberazione.

Nella prima udienza del processo a suo carico per "tentato sovvertimento dell'ordine costituzionale" e "spionaggio a fini politici o militari", Kavala ha affermato che nessuna delle accuse si basa su fatti, prove o valutazioni oggettive di un atto criminale concreto. "Il fatto di essere stato detenuto per anni sulla base di tesi così assurde, non è solo una semplice violazione dei diritti, è diventato un trattamento crudele continuato”.

Secondo l articolo di Viviana Vestrucci, Gariwo, la foresta dei Giusti parlando in video-collegamento dal carcere di massima sicurezza di Silivri, dove sono rinchiusi numerosi giornalisti, avvocati ed intellettuali turchi, Kavala ha dichiarato: "le imputazioni a mio carico sono in netto contrasto con la mia visione del mondo, i valori etici e gli obiettivi dei progetti portati avanti dalle organizzazioni della società civile sotto la mia supervisione. In assenza di prove concrete, ogni accusa viene presentata come una giustificazione per un'altra, e le accuse si sono intrecciate per creare l'impressione che io sia colpevole”.

Tra le istituzioni scrive Viviana Vestrucci, create da Kavala c'è l'organizzazione no-profit Anadolu Kültür, fondata nel 2002 per promuovere l'arte e la cultura ìn Turchia e sostenere iniziative locali anche nelle zone più povere e remote del Paese, dare risalto alle diversità culturali e rafforzare le collaborazioni internazionali, nella convinzione che arte e cultura civile contribuiscono al dialogo e alla pace.

Secondo l’accusa, sottolinea Viviana Vestrucci, invece, Anadolu Kültür e le altre attività realizzate da Kavala sono state finanziate da George Soros, che attraverso la Open Society Foundation "incoraggia le persone a impegnarsi per finalità sociali e poi le strumentalizza spingendole ad agire contro i governi per provocare rivolte di massa”.

La 36ma Alta Corte penale di Istanbul ha quindi negato il rilascio fissando una nuova udienza del processo per il 5 febbraio 2021.

Secondo Viviana Vestrucci,Kavala era stato arrestato nell'ottobre 2017 per "aver tentato di cambiare l'ordine costituzionale e di rovesciare il governo" e per essere il presunto capo e finanziatore della protesta di Gezi Park scoppiata a Istanbul nel 2013. Lo scorso 18 febbraio il tribunale ha disposto l'assoluzione di tutti i 16 imputati e la scarcerazione di Kavala, arrestato però nuovamente poche ore dopo con la nuova incriminazione per "spionaggio politico o militare" e per complicità con l'Organizzazione terroristica di Fetullah Gülen (FETÖ).

L’attivista per i diritti umani ha già scontato quasi 1.150 giorni di reclusione nonostante la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) del maggio 2020, che ne ha ordinato il rilascio per l'infondatezza delle accuse a suo carico.

In sua difesa è in corso la campagna internazionale (“Free Osman Kavala”) a cui hanno aderito, tra gli altri, Human Rights Watch, la Commissione internazionale dei giuristi (ICJ) e Amnesty International che, in occasione dell’udienza in tribunale, è intervenuta nuovamente. "Osman Kavala sta affrontando accuse infondate e politicamente motivate in un procedimento penale che fa parte di un più ampio tentativo delle autorità turche di mettere a tacere la società civile indipendente. Kavala non avrebbe dovuto passare un solo minuto dietro le sbarre, figuriamoci più di tre anni in pre-detenzione” ha dichiarato Nils Muižniek, direttore di AI per l’Europa.

La pena a cui Kavala come scrive Viviana Vestrucci, potrebbe essere condannato (per tentata sovversione, in base all'articolo 309 del Codice penale turco) è l'ergastolo "aggravato", che prevede gravi restrizioni ai movimenti in carcere o un prolungato isolamento e nessuna prospettiva di rilascio anticipato. Un trattamento considerato una violazione del divieto assoluto di tortura dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.

Intanto Erdogan ad aprile aveva chiamato il Presidente del Consiglio Italiano maleducato «La dichiarazione del presidente del Consiglio italiano è stata una totale maleducazione, una totale maleducazione». Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, citato da Anadolu, replicando al premier Mario Draghi, che una settimana fa lo aveva definito «dittatore».

"Non condivido assolutamente il comportamento del presidente turco Erdogan e le sue posizioni, credo che quello avuto con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sia stato un comportamento non appropriato. Mi è dispiaciuto moltissimo per l'umiliazione che von der Leyen ha dovuto subire. Con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono, di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell'esprimere la propria diversità di comportamento e vedute e pronto a cooperare, più che a collaborare, per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare l'equilibrio giusto". Il premier Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa, è intervenuto usando parole durissime sul caso "sofagate". Affermazioni che non sono passate inosservate: la Turchia ha infatti convocato l'ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani. "Condanniamo con forza le affermazioni senza controllo del primo ministro italiano Mario Draghi sul nostro presidente eletto Recep Tayyip Erdogan", ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

Intanto son passati cinque mesi esatti – era l'8 aprile – da quando il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva commentato il “sofa gate” definendo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan “un dittatore” che avrebbe dovuto chiedere scusa per l’“umiliazione” inferta allora alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e alimentando le tensioni tra Roma e Ankara.

Pace fatta oggi tra il presidente Draghi e il “dittatore” Erdogan? Pare di sì. O questo è quanto suggerisce la nota diffusa da Palazzo Chigi dopo “l’articola conversazione telefonica” odierna.

“Il fruttuoso e amichevole scambio di vedute si è concentrato sugli ultimi sviluppi della crisi afghana e sulle sue implicazioni a livello regionale, approfondendo le prospettive dell’azione della comunità internazionale nei diversi fori, incluso il G20”, si legge nel comunicato. “Il colloquio ha fornito l'opportunità per discutere delle priorità della presidenza italiana del G20 volte a ridurre le disuguaglianze, tutelare la salute globale e promuovere una ripresa rapida e sostenibile, rinnovando l’invito al presidente Erdogan a prendere parte al Vertice di Roma”. E ancora: “Particolare attenzione è stata dedicata anche agli sviluppi del processo politico intra-libico e alla situazione libica sul terreno. Sono stati infine affrontati gli eccellenti rapporti bilaterali e le opportunità di ulteriore rafforzamento del partenariato italo-turco in tutti i settori”.

Fonti varie agenzie e ansa 

   

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