Download a pagamento di musica mp3, di app ed e-book da web store, acquisto di servizi e programmi on line: il commercio elettronico è in costante e palese crescita, ed è proprio in questo settore che si concentra una delle maggiori novità del 2015 che riguardano l’Iva. L’imposta sarà applicata non più in riferimento al Paese produttore, bensì a quello di consumo; nel caso pratico, quindi, se un utente italiano scarica un prodotto digitale proveniente dal Lussemburgo, dove l’aliquota IVA è pari al momento al 15%, la tassazione avverrà in Italia – al 22% – e non più nel Granducato come avveniva in precedenza. È un cambiamento di notevole importanza per le casse del nostro Stato, perché comporta una maggiore riscossione rispetto agli anni passati.
Sui nuovi strumenti legislativi del 2015 che interessano l’Iva, l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili (Odcec) di Catania – presieduto da Sebastiano Truglio – ha dedicato un importante incontro, che ha visto come relatore uno dei massimi esperti italiani dell’Imposta Valore Aggiunto, Renato Portale, sui quali testi si sono formate intere generazioni di professionisti.
«L’Iva è sempre in continua evoluzione – ha ricordato il presidente Truglio introducendo i lavori – perché essendo un’imposta di origine europea e non nazionale, segue tutte le vicissitudini e gli andamenti dei mercati comunitari, nonché le loro norme che sempre più regolano le singole realtà nazionali».
«Le maggiori novità Iva per l’anno in corso – ha aggiunto il consigliere dell’Odcec etneo Giorgio Sangiorgio, moderatore dell’incontro – derivano dal “decreto semplificazioni” e dalla “legge di stabilità 2015”. Oltre all’e-commerce, le principali novità riguardano il cosiddetto “split payment”, il reverse charge per prestazioni relative ad edifici, i rimborsi Iva ed il regime sanzionatorio, quest’ultimo da esaminare anche alla luce delle sentenze della Corte di Giustizia Europea».
Affiancato da un altro esperto, Sebastiano Passarello, il tributarista Renato Portale si è anche espresso sul paventato aumento dell’Iva nel 2016: «Le variabili che entrano in atto sono molteplici – ha affermato – per questo al momento non è possibile fare previsioni attendibili. È certo però che, se non si raggiungono determinati obiettivi, se le uscite supereranno le entrate, il rischio di un’Iva al 24-25% è reale. Le forti aspettative sulla validità di alcuni strumenti introdotti, come ad esempio quelli anti-evasione fiscale, spingono a ipotizzare il contrario, ma è importante che lo Stato faccia fino in fondo la propria parte». Portale ha infatti spiegato che «le nuove introduzioni prevedono che chi effettua forniture agli enti pubblici non ha più l’addebito dell’Iva, versata allo Stato invece direttamente dallo stesso ente. Ciò porta i soggetti ad andare a credito d’imposta, con il rischio che se lo Stato effettua il rimborso in ritardo l’azienda ne soffrirebbe, dunque i benefici possono essere pieni per entrambe le parti solo se lo Stato rispetta i tempi. Inoltre da quest’anno i rimborsi saranno eseguiti senza la presentazione della fideiussione, che prima era un costo per l’azienda. È quindi avvicinandoci all’Europa che possiamo eliminare gli orpelli burocratici del nostro fisco, le semplificazioni e le austerità hanno valore maggiore se sono sotto il controllo dell’UE».