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Giovedì, 13 Febbraio 2025

Due giganti del pensiero scientifico italiano, tanto grandi quanto dimenticati: Giuseppe Sermonti (1925-2018) e Roberto Fondi (1943-2024). Quest’ultimo ci ha lasciato in silenzio, com’era vissuto, e nel silenzio più assoluto dei media nazionali quasi nessuno si è accorto della sua scomparsa.  Giuseppe Sermonti aveva avuto una maggiore visibilità, scrittore prolifico dagli anni 1970 e grazie all’editore Rusconi, aveva raggiunto un pubblico ampio con scritti che andavano dalla critica allo scientismo e all’evoluzionismo darwiniano, al mondo delle favole, a racconti brevi, sempre legati al mondo della scienza. Magistrali le “Commedie da tavolo” dove tratteggia le vite drammatiche di molti grandi Scienziati nella tempesta (Di Renzo editore, 2002). Roberto Fondi è legato a Sermonti dalla pubblicazione di Dopo Darwin. Critica all’evoluzionismo (Rusconi, 1980), è un paleontologo, Sermonti è genetista e i due sono «in sintonia massima per quanto riguarda la pars destruens del darwinismo, ma si differenziano nettamente per la pars construens», come ben argomenta Roberto Marchina nel suo volume Evoluzionismo biologico e fede in Dio (Amazon, 2024), omaggio a questi due illustri scienziati. Un volume prezioso per la descrizione accurata dell’evoluzionismo darwiniano e neodarwiniano in tutti i suoi aspetti: dalla terminologia, alla storia con i suoi principali esponenti, dall’origine della vita alle “prove” a sostegno della teoria dell’evoluzione. Tutto questo nella prima parte del volume (pag. 18-83). La seconda (pag. 84-138) è dedicata al ricordo di Giuseppe Sermonti e di Roberto Fondi approfondendo il loro pensiero e la loro critica all’evoluzionismo darwiniano: «un omaggio dovuto dato che hanno pagato di persona, in termini di carriera e di onore, queste loro posizioni». Del pensiero di Sermonti si sottolinea il “significato” delle forme dei viventi «che esistono là fuori in potenza di vita, un po’ come le idee di Platone che trascendono le applicazioni terrene (si pensi, per esempio, all’idea del bene). Fondi, da paleontologo, vede la discontinuità nell’apparizione delle forme viventi, la mancanza di anelli di congiunzione e che le varie forme si succedono nel tempo e propone il suo pensiero: «il paradigma olista, organicista di Aristotele e Linneo, riveduto e corretto dalle acquisizioni della fisica moderna». Roberto Marchina spiega molto bene il pensiero del paleontologo senese che dice: «È illusorio pretendere di giustificare il “fenomeno vivente” nella sua globalità, riconducendolo semplicemente alla logica lineare ed a-finalistica implicita all’evoluzionismo darwiniano e neo-darwiniano». C’è qualcosa di più e più profondo, «la logica della vita è circolare, non lineare» dove i viventi «risultano parti integranti di un organismo più ampio, armonicamente organizzato» come ricorda il fisico Giuseppe Arcidiacono citato da Marchina. Significative altre due citazioni. La prima di Sermonti: «La mia ostilità al darwinismo, che ha segnato la mia vita (e guastata la reputazione e la carriera) non è derivata dall’insoddisfazione per le teorie di Darwin ma dal fatto che quelle teorie si sono imposte come religione di stato, alla maniera del lysenkoismo sovietico». A proposito del pluralismo scientifico il pensiero di Roberto Fondi è riassunto sempre nella stessa pagina (85): «Si. Auspico soprattutto che ogni scienziato possa dire liberamente ciò che pensa ed anche avanzare le tesi più audaci e rivoluzionarie, senza il timore di dover essere ostracizzato in partenza e messo all’indice solo perché alcuni suoi colleghi particolarmente potenti e in grado di dettare legge, non tollerano le sue idee». Proprio questa nostra società aperta, plurale, inclusiva ha dimostrato tutta la sua chiusura e grettezza con persone non allineate al pensiero unico dominante. Roberto Marchina compie un gesto quasi di riparazione nei loro confronti. Da laureato all’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona e impegnato nella catechesi nella sua parrocchia, dedica la terza parte del libro e l’appendice a neodarwinismo e ateismo attraverso l’analisi del pensiero di Telmo Pievani e di Richard Dawkins. L’appendice riporta i principali documenti della Chiesa sul tema dall’Humani generis (1950) di Pio XII fino al magistero di san Giovanni Paolo II senza dimenticare l’importante apporto del card. Joseph Ratzinger. Il volume, di 197, pagine vede la prefazione di Stefano Serafini amico e grande conoscitore del pensiero dei due scienziati.

Il pompaggio secondo la NASA, riportato da CNN, di grandi quantità di acqua dal terreno tra il 1993 e il 2010 ha alterato in modo significativo la rotazione terrestre, secondo un nuovo studio.Livelli allarmanti di estrazione di acque sotterranee hanno inclinato la Terra di quasi 80 centimetri a est durante quel periodo, secondo lo studio pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters. Studi precedenti hanno dimostrato che la posizione dell'asse terrestre cambia rispetto alla crosta, con il pianeta che ruota in modo leggermente diverso mentre l'acqua si muove. Utilizzando modelli climatici, gli scienziati hanno calcolato che gli esseri umani hanno pompato 2.150 gigatonnellate di acque sotterranee dal 1993 al 2010, equivalenti a più di 6 millimetri di innalzamento del livello del mare.


Mentre la capacità dell'acqua di modificare la rotazione terrestre è stata scoperta per la prima volta nel 2016, il contributo specifico delle acque sotterranee a questi cambiamenti di rotazione è rimasto sconosciuto.

Il nuovo studio ha modellato i cambiamenti osservati nello spostamento dell'asse del pianeta e nel movimento dell'acqua. In primo luogo, ha valutato l'effetto delle sole calotte glaciali e dei ghiacciai e poi ha preso in considerazione diversi scenari di ridistribuzione delle acque sotterranee.

"L'asse terrestre sta cambiando molto. Il nostro studio mostra che tra le cause legate al clima, la ridistribuzione delle acque sotterranee ha in realtà il maggiore impatto sullo spostamento degli assi", ha detto Ki-Weon Seo, geofisico dell'Università Nazionale di Seoul.

È stato riscontrato che l'asse si muove di 78,5 centimetri o 4,3 centimetri all'anno se si tiene conto della ridistribuzione delle acque sotterranee di 2.150 gigatonnellate. "Sono preoccupato e sorpreso che il pompaggio delle acque sotterranee sia un'altra fonte di innalzamento del livello del mare", ha detto il dott. Seo.

Dall'America e dall'India l'impatto maggiore

I risultati suggeriscono che la posizione da cui viene pompata l'acqua sotterranea è importante per quanto l'asse terrestre potrebbe muoversi. Ad esempio, gli scienziati hanno affermato che la ridistribuzione dell'acqua dalle medie latitudini ha un impatto maggiore.

Secondo lo studio, nel periodo dal 1993 al 2010, la maggior parte dell'acqua è stata distribuita nel Nord America occidentale e nell'India nordoccidentale, situati alle medie latitudini.

Gli sforzi dei paesi per rallentare i tassi di esaurimento delle acque sotterranee, specialmente in queste aree sensibili, possono teoricamente porre rimedio alla situazione, ma solo se sostenuti per decenni.

Poiché l'asse terrestre si sposta di diversi metri entro un anno, i cambiamenti dovuti al pompaggio delle acque sotterranee non comportano il rischio di cambiare le stagioni, hanno detto i ricercatori. Ma è stato dimostrato che lo spostamento dell'asse ha un impatto sul clima su grandi scale temporali geologiche.

Intanto uno studio ha rivelato che un lago in California nasconde una quantità "impressionante" di un elemento estremamente prezioso.

Ovviamente non bisogna giudicare un lago dalla sua superficie, perché sotto il Salton Sea, nel sud della California, attendeva gli scienziati una sorpresa monumentale.

Il lago più grande dello stato si trova in cima a una riserva di litio, qualcosa che gli scienziati già sapevano. Tuttavia, quello che non sapevano era esattamente quanto ci fosse sotto questo elemento chimico.

Nel tentativo di scoprirlo, il Dipartimento dell'Energia (DOE) ha finanziato uno studio che ha iniziato la ricerca nel Salton Sea per cercare di analizzare esattamente quanto litio si trovava sotto l'enorme corpo idrico.

Il governatore della California Gavin Newsom ha definito il Salton Sea "l'Arabia Saudita dell'estrazione del litio" e i risultati dello studio dimostrano certamente perché.

In precedenza era stato stimato che ci fossero circa quattro milioni di tonnellate di litio sotto il lago, ma l'anno scorso è stato rivelato che in realtà potrebbero esserci 18 milioni di tonnellate, noto anche come "oro bianco" a causa del suo valore e del suo aspetto.

Per fare un confronto, questo sarebbe sufficiente per alimentare più di 382 milioni di batterie per veicoli elettrici.

Alla luce della nuova scoperta, il giacimento californiano è il più grande del mondo.

A partire dall'anno scorso, una tonnellata di litio valeva circa 29.000 dollari, quindi, tenendo presente tale importo, il Salton Sea potrebbe nascondere merci per un valore di 540 miliardi di dollari.

Uno dei 22 autori dello studio, Michael McKibben, professore di geochimica presso l'Università della California a Riverside, ha dichiarato a proposito dei risultati: "Questo è uno dei più grandi depositi di salamoia di litio al mondo.

"Questo potrebbe rendere gli Stati Uniti completamente autosufficienti per quanto riguarda il litio e smettere di importarlo attraverso la Cina".

Altri nel settore hanno salutato la scoperta come decisamente "enorme".

Sammy Roth, editorialista sul clima del Los Angeles Times, ha dichiarato a The Show di Radio KJZZ: "È noto da molto tempo che c'è un mucchio di litio, un po' in profondità sotto l'estremità meridionale del Salton Sea".

Roth ha continuato: "Ci sono state aziende per decenni che hanno cercato di estrarre il litio da lì, e soprattutto nell'ultimo decennio poiché i veicoli elettrici e l'accumulo di energia nella rete elettrica sono diventati una grande necessità.

Ma questo nuovo rapporto del governo federale è davvero un numero accattivante. Hanno scoperto che c'è potenzialmente abbastanza litio per alimentare le batterie di 382 milioni di veicoli elettrici, che è più veicoli di quelli attualmente in circolazione negli Stati Uniti.

Quindi, se potessimo ottenere tutto quel litio, sarebbe enorme".


Nessuno si è accorto della scomparsa di Roberto Fondi. Nessuno, anche tra quelli più vicini ad alcune sue idee come la critica nei confronti dell’evoluzione darwiniana. La notizia era apparsa solamente sul sito del Corriere di Siena del 14 maggio scorso con queste parole: “La comunità accademica di Siena e il mondo della scienza piangono la scomparsa del professore Roberto Fondi, stimato docente del Dipartimento di Geologia dell'Università di Siena. Aveva 81 anni e da tempo combatteva contro una inesorabile malattia. Nato a Montale nel 1943, il professor Fondi si è distinto nel corso della sua carriera per il contributo significativo nel campo della paleontologia dei vertebrati. Amato e stimato dagli studenti, la sua ricerca, che ha spesso sfidato le convenzioni, si è concentrata sullo studio di metodologie tassonomiche quantitative, un approccio che ha portato a nuove comprensioni nella classificazione scientifica. Ma Roberto Fondi non è stato solo un accademico di grande valore, ma anche un intellettuale di profonda cultura, noto per la sua critica rigorosa all'evoluzionismo darwiniano insieme a Giuseppe Sermonti. I suoi studi e le numerose pubblicazioni, tra cui tre libri fondamentali per la ricerca ormai introvabili (tra questi "Dopo Darwin: Critica all'evoluzionismo" e "La révolution organiciste") hanno contribuito a posizionarlo tra i più eminenti studiosi a livello mondiale. In gioventù, Fondi ha avuto anche un ruolo attivo in politica, militando nella destra nazionale e nei primi anni ‘70 punto di riferimento di Ordine Nuovo a Siena. A metà anni ‘90 è stato tra i fondatori del Circolo culturale Federico II, legato ad Alleanza Nazionale, dimostrando il suo costante interesse per il dialogo culturale e politico. Un aspetto meno noto, ma altrettanto importante della sua vita ha riguardato la vicinanza e il seguito del pensiero del filosofo Julius Evola, che ha influenzato profondamente il suo percorso intellettuale e che lo ha portato ad approfondire le tematiche sul pensiero tradizionale, l'esoterismo e l'apertura alle correnti culturali più stimolanti della filosofia europea. Il Professore Roberto Fondi lascia un'eredità di conoscenza e di passione per la ricerca oltre ad un grande contributo al mondo accademico e al dibattito culturale. La sua scomparsa è una grande perdita per la comunità scientifica e per la destra sociale. Le esequie si terranno in forma strettamente privata. Riposerà al cimitero di Sant'Andrea a Montecchio (Siena)”.

Parole che ben descrivono la vita e le opere di Fondi che si laurea nel 1968 in Scienze Naturali all’Università di Siena. Si occupa di anatomia comparata dei molluschi e dal 1970 è cultore della materia presso la Facoltà di Paleontologia sempre a Siena. Nel 1975 si reca a Tucumán, in Argentina, dove studia tassonomia demogenetica con Alfredo Sacchetti, direttore del Centro de Investigaciones Demogeneticas. Abbandona la ricerca della filogenesi degli organismi e si dedica alla ricerca tipologica. Nel 1976 insegna per un anno micropaleontologia. È membro del Centro Internazionale di Comparazione e Sintesi e membro corrispondente italiano del Centrum Argentino. Tiene relazioni a numerosi convegni e lezioni sul tema della critica paleontologica all'evoluzionismo. Nel 1980 si butta in un’avventura “rischiosa”: la critica all’evoluzionismo. Lo fa assieme ad un altro grande scienziato, Giuseppe Sermonti (1925-2018) e gira l’Italia a presentare il volume pubblicato dall’editore Rusconi. Nel 1980 Fondi ha 37 anni e una carriera accademica ancora davanti, il gesto è forte, l’establishment scientifico è tutto schierato dall’altra parte, ma la Scienza, quella vera va proclamata senza paura. Sermonti e Fondi lo fanno scientificamente e siamo per sempre grati a questi due personaggi che ci lasciano l’insegnamento dell’onestà scientifica e intellettuale. Fondi prende strade che lo allontaneranno dal pensiero del prof. Sermonti e chiarisce in una intervista a Giovanni Monastra la sua idea alternativa di critica all’evoluzionismo: l’organicismo. Nel 1993 diventa ordinario di Paleontologia al Dipartimento di Geologia dell'Università di Siena. Dal 1969 e il 2011 ha al suo attivo 63 pubblicazioni, per lo più sul tema della critica all'evoluzionismo (non solo paleontologico) tradotte in inglese e francese. Altre pubblicazioni reperibili anche nei siti di libri usati: Organicismo ed evoluzionismo. Intervista sulla nuova rivoluzione scientifica (a cura di G. Monastra, Padova/Roma, 1984, Il Corallo/Il Settimo Sigillo); La rivoluzione organicista. Entretien sur les nouveaux courants scientifiques (con prefazione di R. Chauvin, introduzione di G. Monastra; completamente riscritto, edizione francese di Organicismo ed evoluzionismo ; Parigi, 1986, Livre-Club du Labyrinthe); Università riformata o demolita? (Milano, 2003, ASEFI).

Di seguito l’ultima intervista che il professor Fondi ha rilasciato ad una pubblicazione del suo paese natale, Montale (Pistoia), che sintetizza il suo pensiero sull’evoluzionismo.

 

Roberto Fondi – un paleontologo contro l’evoluzionismo

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di Giacomo Bini

Noi di qua, il trimestrale, Testata Giornalistica Quarrata Montale Agliana, marzo 2023

Nonostante abbia messo radici a Siena fin da quando aveva poco più di 10 anni, Roberto Fondi ha sempre conservato un grande affetto per il nostro territorio e, in modo particolare, per quello della Stazione di Montale. Nel 1943, infatti, mentre gli aerei nordamericani attraversavano il cielo sganciando i loro carichi distruttivi, egli nasceva proprio lì, nella casa dei suoi nonni, ben conosciuta in tutta la zona in quanto includente, oltre alla parte abitativa, anche una rivendita di sali, tabacchi e generi alimentari combinata con una macelleria e un salumificio. A Siena, una volta terminati gli studi classici e poco dopo aver conseguito la laurea in Scienze Naturali presso la locale Università, è stato assunto nel corpo docente di quest’ultima quale insegnante di Paleontologia, ruolo che egli ha svolto dal 1970 al 1999. Fin dal suo primo ingresso nel mondo accademico, comunque, Fondi è risultato rivelarsi come un soggetto del tutto fuori dal coro, come testimoniano i suoi articoli e i suoi purtroppo ormai introvabili libri: “Dopo Darwin: Critica all’evoluzionismo”, “La révolution organiciste” e “Università riformata o demolita?” In sintesi si può dire che in Italia – ma forse anche nel resto dell’Europa – Fondi è stato l’unico paleontologo professionista che ha osato dichiararsi apertamente come anti-evoluzionista.

Com’è iniziata la sua passione per la paleontologia?

«Siccome fin da quando frequentavo le elementari sono stato affascinato, come tanti altri ragazzi, dal mondo dei dinosauri e di tutte le altre forme di vita che hanno popolato il nostro pianeta e che poi sono scomparse, per saperne di più ho deciso di fare il paleontologo».

Qual è il contributo della paleontologia alle scienze della natura?

«La Paleontologia ha dato due formidabili e fondamentali contributi. In primo luogo, ha dimostrato che la vita sul nostro pianeta, da quando è comparsa fino ai giorni nostri, non è rimasta sempre la stessa così come la vediamo attualmente (e come generalmente si è creduto fino a tutto il XVIII secolo: basti pensare a Linneo), ma si è diffusa e perpetuata nel corso del tempo cambiando ripetutamente di configurazione ed aumentando generalmente in complessità».

Questo dato di fatto è quello che si definisce evoluzione?

«L’uso del termine “evoluzione biologica” è da ritenersi appropriato soltanto a condizione che sia inteso unicamente in senso generico: come dire cioè, ad esempio, l’evoluzione degli stili architettonici, o delle armi da fuoco, o dei casi di suicidio nel corso del tempo. Diventa invece inappropriato e fuorviante se lo si intende nel senso indicato dai seguaci dell’evoluzionismo (tutti gli – ismi vanno sempre accolti in modo critico!), ossia del paradigma secondo cui l’evoluzione biologica consisterebbe né più né meno che in un mero processo di “discendenza con modificazione da progenitura comune”, cioè implicante la connessione ereditaria diretta e la spiegazione con gli antecedenti, e perciò descrivibile semplicemente – come hanno creduto Lamarck, Erasmus e Charles Darwin e tutti i loro epigoni – tramite il canonico modello lineare dell’albero genealogico. In piena conformità con la logica di tipo ordinario, insomma, l’evoluzione della vita non sarebbe altro che il risultato di un processo deterministico-causale svolgentesi all’insegna della continuità, della diacronicità (post hoc, ergo propter hoc), della località e della divergenza».

Perché secondo lei l’evoluzionismo è sbagliato?

«La Paleontologia dimostra il contrario – e qui risiede il suo secondo formidabile e fondamentale contributo alle scienze della natura – ci presenta un panorama inaspettato e sconcertante ove dominano la discontinuità, l’interazione non-lineare, la sincronicità, la non-località e la convergenza. Per dirla in modo più terra-terra: gli ipotetici alberi genealogici che dovrebbero descrivere l’evoluzione delle forme di vita sulla Terra si presentano sistematicamente… con i rami amputati! La miriade di punti di ramificazione che dovrebbero corrispondere ai progenitori comuni (i famosi “anelli di congiunzione”) postulati dagli evoluzionisti rivela, insomma, di essere né più né meno come l’araba fenice: “che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”. E poiché questo quadro vale per tutti i gruppi viventi, sarebbe davvero anomalo aspettarsi che soltanto il genere umano vi faccia eccezione».

 

L'Associazione Astrofili Segusini APS (AAS), fondata il 9 ottobre 1973, opera da allora con continuità in Valle di Susa per la ricerca e la divulgazione astronomica.

Il Presidente Andrea Ainardi ci fa sapere che: “Dal novembre 1973, ininterrottamente fino ad oggi, l'AAS pubblica un bollettino aperiodico denominato "Circolare interna". La pubblicazione contiene articoli su argomenti di attualità e di cultura generale con particolare attinenza all'astronomia; sono inoltre pubblicate effemeridi calcolate specificatamente per la Valle di Susa su fenomeni astronomici di particolare interesse; infine sono riportati i risultati delle osservazioni effettuate dai soci e le attività dell'Associazione. Dal 2006 pubblica inoltre una newsletter telematica aperiodica denominata "Nova", dedicata a fenomeni e argomenti di più stretta attualità. La Circolare interna e la Nova sono distribuite gratuitamente a soci, scuole, biblioteche, altre associazioni e a chiunque ne faccia richiesta. Complessivamente sono state pubblicate più di settemila pagine. I contenuti delle pubblicazioni sono stati spesso citati o riportati su altri siti Internet, su riviste di settore, su quotidiani e periodici, anche a carattere nazionale; inoltre, alcune associazioni di astrofili in Italia inoltrano ai propri soci e simpatizzanti le pubblicazioni dell’AAS. L'AAS dispone, sin dal 1996, di un sito Internet (dal 2003 è operativo l'attuale www.astrofilisusa.it) dal quale, tra le altre cose, sono liberamente scaricabili, in formato pdf e a colori, tutte le Circolari interne e le Nova pubblicate negli ultimi anni. L'AAS ha dal 1993 la disponibilità di un osservatorio astronomico concepito per la ricerca, il Grange Observatory (https://www.grangeobs.org) a Bussoleno (TO), sede del Centro di calcolo AAS, che ospita un riflettore Newton/Cassegrain di 300 mm di diametro con camera CCD. L'osservatorio, che si occupa principalmente di astrometria (misure di posizione di asteroidi e comete allo scopo di raffinare i loro elementi orbitali), fa parte della rete dell'International Astronomical Union (cod. MPC 476) dal 14 maggio 1995 e collabora con NASA/JPL per il modello del Sistema Solare DE405, e successivi, dal 1997. Dal febbraio 2009 l'AAS è referente scientifico del Planetario di Chiusa di San Michele, per il quale, nel 2014, ha curato l'implementazione tecnica. Dal 9 ottobre 2012 con la firma di una Convenzione con la Città di Susa, l'AAS ha un osservatorio astronomico, SPE.S. - Specola Segusina, e la Sede sociale, al Castello della Contessa Adelaide in Susa. L'AAS è Delegazione Territoriale UAI - Unione Astrofili Italiani (codice DELTO02). L'AAS è iscritta al Registro Regionale delle Associazioni di Promozione Sociale - Sez. Provincia di Torino (n. 44/TO)”.

Si è svolto a Roma, al Hotel Nazionale il tavolo di confronto con le Istituzioni col tema:
“Appropriatezza prescrittiva e corretta informazione fattori chiave Nella gestione del Dolore Cronico”.
Uso inappropriato dei FANS: urgenza sanitaria e sociale:
“Basta con le eccessive prescrizioni, l’automedicazione e il ricorso al Dr. Web”
 
Il report OSMED indica che l’inappropriatezza prescrittiva dei Fans è in costante e gravosa crescita per il Servizio Sanitario Nazionale, i Servizi Sanitari Regionali e per la salute, con potenziale rischio di importanti effetti collaterali.
9 volte su 10 sono prescritti in modo inappropriato al di fuori delle indicazioni di rimborsabilità del SSN (AIFA Nota 66) e a pazienti che potrebbero trarre lo stesso, o un migliore beneficio, da altri tipi di farmaci con minori rischi di effetti collaterali.
 
Il dolore lieve e moderato preoccupa circa 13 milioni di italiani, con costi economici stimati a 36,4 miliardi di euro, di cui 25,2 di costi indiretti. L’ultimo rapporto OSMED conferma il trend in aumento del consumo dei FANS, con un tasso di crescita del 20% nel 2022 rispetto al 2021. Nella scelta terapeutica di ricorrere a un FANS, andrebbe tenuto conto sia del profilo complessivo beneficio/rischio del farmaco, sia delle controindicazioni o fattori di rischio predisponenti l’insorgenza di effetti collaterali. Gli esperti segnalano un diffuso e inappropriato utilizzo di questi farmaci, nonostante le chiare indicazioni della Nota 66, con gravi rischi per la salute tra cui infarto, ictus, diabete, ipertensione, osteoporosi, glaucoma e cataratta. L'età relativamente giovane dei pazienti trattati, rispetto alle patologie previste dalla Nota che sono più comuni negli anziani, evidenzia ulteriormente l'uso improprio dei FANS, con conseguente aumento dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale.
 
Inappropriatezza delle prescrizioni: dati allarmanti
 
Studi recenti condotti su una popolazione di oltre 9 milioni di assistiti hanno evidenziato un elevato uso inappropriato e fuori indicazione dei FANS.
Le patologie indicate nella Nota 66 (Artropatie su base connettivitica; osteoartrosi in fase algica o infiammatoria; dolore neoplastico; attacco acuto di gotta) colpiscono più frequentemente pazienti anziani (75-84 anni), ma un terzo dei pazienti analizzati aveva un’età inferiore ai 54 anni, indicando un uso inappropriato dei FANS. Inoltre, la bassa percentuale di pazienti con patologie reumatiche (0,1-1,0%) e oncologiche (11,9%) previste dalla Nota suggerisce che i FANS vengono spesso prescritti per indicazioni non rimborsabili, contravvenendo alle linee guida della Nota 66. Un ulteriore problema riscontrato è la prescrizione di ibuprofene ad alti dosaggi, spesso al di fuori delle raccomandazioni. È noto alla comunità scientifica che la gran parte dei FANS orali possono causare gravi effetti indesiderati a livello del tratto gastrointestinale alto. In tale contesto, la medicina generale riveste un ruolo fondamentale nella prescrizione appropriata dei farmaci (il paracetamolo risulta la prima scelta nella gestione del dolore lieve e moderato in assenza di stato infiammatorio). Sulla base di queste evidenze, Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Angelini Pharma, ha promosso dei tavoli regionali di confronto tra esperti e istituzioni su appropriatezza prescrittiva e corretta informazione, fattori chiave nella gestione del dolore cronico. Gli incontri, che si sono svolti in Campania, Marche, Lombardia, Lazio, Piemonte, Puglia, Toscana e Sicilia, hanno portato a definire una roadmap per migliorare l’appropriatezza prescrittiva basata su tre punti: centralità del MMG nella definizione della terapia, attivazione del monitoraggio delle prescrizioni soggette alla Nota 66, lotta alle fake news e all’autocura.
 
1. Centralità del MMG nella definizione della terapia
 
“L’obiettivo è trasformare le informazioni al paziente in atto medico: i medici organizzati nelle AFT sono in grado di migliorare le performance di cura, di effettuare esami diagnostici di primo livello sul paziente e di considerare con cognizione di causa opzioni terapeutiche mirate e con minori effetti collaterali anche nel dolore cronico, capaci di tenere conto della storia clinica del paziente e delle sue comorbilità e dunque centrate sulla precipua natura del dolore e sulla situazione clinica del paziente”, hanno sostenuto Giovanni de Maria e Nicola Calabrese, dirigenti FIMMG Puglia.
“La presa in carico del paziente affetto da dolore cronico - aggiunge Luigi Sparano, segretario della Fimmg di Napoli - deve avere come principale riferimento il medico di medicina generale, fulcro del team multidisciplinare di cura anche nell’ambito delle articolazioni aggregative dei gruppi di medici attivi in ciascun quartiere (AFT)”.
 
“La medicina generale - sottolinea Roberto Venesia, Segretario FIMMG Piemonte, Responsabile nazionale area Farmaco Fimmg e membro esperto della Cabina di Regia Piano Nazionale Cronicità - può contribuire efficacemente a garantire l’appropriatezza delle cure del dolore cronico passando da un’assistenza “reattiva” a un’assistenza “proattiva”, attraverso l’adozione di nuovi approcci assistenziali, professionali e organizzativi, come le AFT previste dal recentissimo accordo regionale. L’utilizzo di sistemi informativi evoluti, che possano supportare il medico nelle attività assistenziali, l’adeguata e costante formazione e la creazione dei team multiprofessionali che puntano al miglioramento continuo (gestione integrata) con una chiara condivisione dei ruoli e del lavoro tra medico di medicina generale e specialista, sono le basi sulle quali fondare la centralità e insostituibilità del medico di famiglia nella gestione del dolore cronico lieve e moderato”.
 
2. Attivazione monitoraggio delle prescrizioni soggette alla Nota 66
 
“Il problema dell’inappropriatezza prescrittiva dei farmaci contro il dolore cronico lieve e moderato e dell’iperconsumo di farmaci quali FANS e oppioidi non indicati specificamente per questo tipo di dolore è un’emergenza non solo della regione Piemonte, ma nazionale”, ha detto Carla Rolle, Direttore dell’Assistenza farmaceutica territoriale dell’ASL Città di Torino. “In questi casi si deve avere una governance integrata tra direttori di distretto e medici della medicina generale per definire corrette terapie antalgiche, per evitare che il medico di famiglia si senta solo nell’affrontare questa situazione. Formazione ai medici di famiglia e specialisti e il monitoraggio delle prescrizioni farmaceutiche sono gli strumenti per affrontare l’inappropriatezza prescrittiva e l’iperconsumo di FANS”.
“La nostra ASL - continua Mariano Fusco, responsabile dipartimento farmaceutico ASL Napoli 2 Nord - affianca i medici per formare e informare con feedback puntuali capaci di correggere il tiro rispetto alle linee guida tracciate in questo, come in altri settori della pratica clinica quotidiana. Da un nostro monitoraggio nel 2023 sappiamo che delle 50 mila confezioni di FANS prescritte, in 9 casi su 10, si è trattato di prescrizioni inappropriate fatte al di fuori delle regole di rimborsabilità definite dalla Nota 66. Se poi consideriamo che complessivamente sono state erogate 500 mila confezioni con una prevalenza di acquisto diretto spesso in automedicazione del paziente senza consultare un medico, il dato dell’inappropriatezza risulterebbe ancora più elevato”.
“Ogni anno - enfatizza Fulvio Ferrante, Direttore del Dipartimento della Diagnostica e Assistenza Farmaceutica dell'ASL Frosinone - la Regione Lazio individua specifici ambiti su cui operare la revisione delle prescrizioni, attraverso l'uso di indicatori di appropriatezza. Si auspica per il futuro un'integrazione sempre più efficiente tra ospedale e territorio, con l'obiettivo di seguire il paziente in tutte le fasi della malattia. Questo permetterebbe di orientare il paziente in un percorso diagnostico-terapeutico univoco e condiviso, garantendo una sensazione di protezione e tutela. Inoltre, questo approccio mira a una corretta allocazione delle risorse e al controllo della spesa farmaceutica. È essenziale migliorare e facilitare la comunicazione tra i diversi livelli assistenziali all'interno delle aziende sanitarie: medici di medicina generale, direzioni di distretto, direzioni dei presidi, medici ospedalieri, specialisti e farmacisti ospedalieri e territoriali. Questo approccio mira a migliorare la qualità delle prescrizioni mediche”.
 
3. Lotta alle fake news e all’autocura
 
Secondo Andrea Giacomelli, Presidente Federfarma Regione Toscana, spesso si identifica la terapia del dolore con le cure palliative a favore di malati terminali, mentre il dolore cronico è un problema ampiamente diffuso e sottovalutato che va affrontato in tutti gli ambiti e in tutti i percorsi di cura. “Nel dialogo con i pazienti e i loro familiari - spiega - si verifica che spesso si ricorre ad un 'fai da te' nella terapia del dolore, che induce ad associare ai farmaci prescritti dal medico, anche FANS ed altri dolorifici di libera vendita oltre che a integratori vari. Per contribuire a superare le criticità le farmacie sul territorio possono partecipare a campagne di informazione sul tema del dolore e delle relative terapie, partecipare a programmi di assistenza domiciliare, preparare dosaggi personalizzati, partecipare ad iniziative strutturate di dialogo e scambio di informazioni con i medici di medicina generale e gli specialisti”.
 
“I giovani spesso hanno comportamenti pericolosi - conclude Mirene Anna Luciani, Vice Segretario FIMMG Regione Toscana -ricercando sovente risposte nei social media o presso gli amici, per dolori a carico del rachide cervicale o lombosacrale, in altri casi dolori legati a coliche gastrointestinali, oppure odinofagie per faringiti di origine virale, e dolori legati al sovraccarico fisico o a microtraumi in ambito sportivo e cefalee. I principali errori sono curarsi da soli per tipologie di dolore mai insorte in precedenza, chiedere consigli ad amici, vicini e parenti non medici, informarsi attraverso fonti non autorevoli, abusare di farmaci antinfiammatori, o accedere impropriamente al pronto soccorso oppure a visite specialistiche sin dai primi sintomi. È importante, invece, che le persone consultino il proprio medico di fiducia, che le visiterà ed imposterà il corretto iter diagnostico/terapeutico. Il medico, inoltre, conoscendo bene le patologie dalle quali i suoi assistiti sono affetti, le loro intolleranze/allergie e le loro comorbidità, potrà prescrivere la corretta terapia antidolorifica, ma anche approfondire, se necessario, per ricercare la causa del dolore”.
 

 

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