Oggi a conclusione del G7, i riflettori si sposteranno su Mosca, dove Tillerson incontrerà il collega Serghiei Lavrov ma non il presidente Putin. Il colloquio si annuncia complicato. Gli americani sono molto critici verso i russi per l'accanimento con cui difendono Assad. Allo stesso tempo, l'attacco americano ad una base militare siriana come rappresaglia alla strage di Idlib, ha irrigidito i russi. Per il Cremlino, ripetere "come un mantra" Assad se ne deve andare non aiuta il processo di pace e "non c'è alternativa" ai negoziati di Ginevra, anche se sarà un "percorso lungo", ha spiegato il portavoce di Putin Dmitri Peskov. La pressione sul rais, comunque, non sembra sortire particolari effetti. Secondo fonti concordanti sul terreno, il regime avrebbe dato il via a nuovi intensi bombardamenti in zone controllate dai ribelli a Damasco, Daraa, Hama, Idlib. Anche con armi non convenzionali, come le bombe a grappolo e bombe incendiarie al napalm
Le potenze occidentali sono alla ricerca di una posizione comune sulla Siria dopo l'attacco chimico a Idlib, su cui c'è l'ombra del presidente Bashar al Assad. Che nel frattempo, però, ha ripreso i raid sui ribelli, secondo gli attivisti anche con bombe a grappolo e napalm. Nell'ultima settimana, la crisi ha avuto un'escalation dopo la strage di civili, tra cui tanti bambini, avvelenati dal sarin e dal cloro nella provincia di Idlib, in una zona controllata dai ribelli, a cui gli Stati Uniti hanno risposto con un attacco missilistico su postazioni governative.
La palla, adesso, è tornata alla diplomazia, con ministri degli Esteri del G7 riuniti a Lucca. La posizione più dura è apparsa quella del britannico Boris Johnson, che ha evocato la possibilità di nuove sanzioni contro militari siriani e russi ed ha chiesto a Mosca, principale sponsor del regime, di "scegliere se continuare a stare al fianco di Assad oppure con il resto del mondo". Il segretario di Stato americano Rex Tillerson ha avvertito che il suo Paese "risponde a quanti creano danni agli innocenti in qualunque parte del mondo": una dichiarazione fatta a Sant'Anna di Stazzema per ricordare un eccidio nazifascista della seconda guerra mondiale, ma che oggi sembra avere come destinatario proprio l'uomo forte di Damasco.
Sul cambio di regime, la posizione degli Stati Uniti è meno netta rispetto a quella dei britannici, e lo stesso Tillerson ha ricordato che la priorità resta quella di sconfiggere l'Isis. L'Italia condivide questa linea più prudente e orientata alla ripresa del dialogo tra le parti. Angelino Alfano, in qualità di presidente del G7 Esteri, ha convocato una riunione straordinaria sulla Siria, domani a Lucca, per tentare di riannodare i fili del negoziato e scongiurare un'escalation militare. Meeting allargato ai partner regionali (Turchia, Emirati, Giordania, Arabia Saudita, Qatar). Lo stesso Alfano oggi ha parlato al telefono con il collega iraniano Zarif, auspicando che Teheran convinca ad Assad a risparmiare i civili.
Questa e la scheda compilata dal ansa aggiornata con il dossier Siria :
Centinaia di migliaia di morti, meta' della popolazione sfollata o rifugiata all'estero, oltre 13 milioni di persone in stato di necessita', speranza di vita ridotta di 15 anni per gli uomini e 10 anni per le donne. Sono queste alcune delle cifre che rendono le dimensioni della tragedia della guerra civile in Siria, iniziata nel marzo di sei anni fa.
Da anni ormai l'Onu ha smesso di fornire bilanci ufficiali. Le stime, a seconda delle fonti, variano da 300.000 fino a oltre 400.000.
Su una popolazione che prima della guerra era di 22 milioni, gli sfollati all'interno del Paese sono oggi 6,5 milioni. Quasi 5 milioni sono rifugiati all'estero, per la maggior parte in Turchia, Libano e Giordania e, in misura minore, in Iraq ed Egitto.
Secondo l'Onu oltre la meta' degli ospedali e dei centri sanitari sono stati chiusi o funzionano solo parzialmente e i due terzi del personale sanitario ha lasciato il Paese. Circa 11,5 milioni di persone (il 40 per cento bambini) non hanno accesso a cure adeguate. Tra di loro vi sono 300.000 donne incinte.
Un milione di persone vivono in citta' e aree assediate dalle varie parti in conflitto e non possono ricevere regolarmente aiuti umanitari.
Secondo dati Unicef, 2,8 milioni di minori vivono in aree difficili da raggiungere, di cui 280.000 in aree assediate. Molti continuano ad essere reclutati per azioni di combattimento. Sei milioni dipendono dall'assistenza umanitaria.
Oltre 2,3 milioni sono rifugiati in altri Paesi. Molti di loro non possono frequentare la scuola, cosi' come 1,7 milioni in Siria. Molti sono costretti a lavorare per contribuire al sostentamento delle famiglie e le bambine e adolescenti sono spesso obbligate a contrarre matrimoni precoci.
L'attacco chimico che si è verificato lo scorso 4 aprile nella provincia di Idlib, con oltre 80 morti, è soltanto l'ultimo di una serie che hanno reso ancora più atroce il conflitto. Il più grave si è verificato il 21 agosto 2013 in alcuni sobborghi di Damasco controllati dai ribelli, con missili che portavano gas sarin. Si stima che siano morti a centinaia.Il regime di Assad ha sempre smentito l'utilizzo di tali armi
Gli Usa ritengono che la Russia sapesse in anticipo del raid con armi chimiche in Siria la scorsa settimana, stando ad una fonte ufficiale americana - citata dall'Associated Press - che attribuisce la circostanza ad un drone che si sospetta fosse operato da Mosca e che sorvolo' un ospedale dove venivano trasportate le vittime dell'attacco. Qualche ora dopo un jet di costruzione russa bombardo' lo stesso ospedale. Una circostanza questa che fa dedurre che la Russia sapesse, stando alla stessa fonte.
Intanto la Corea del Nord attacca gli Usa e promette dure contromisure alle ''azioni offensive'': l'invio della portaerei Usa Carl Vinson, ha detto un portavoce del ministero degli Esteri ripreso dalla Kcna, conferma che le ''spericolate mosse americane per invadere la Corea del Nord hanno toccato una fase seria dei suoi scenari. Se gli Usa osano optare per una azione militare, come un 'attacco preventivo' e la 'rimozione del quartier generale', la Corea del Nord e' pronta a reagire a ogni tipo di guerra desiderato dagli Usa''.
Una forte esplosione è avvenuta stamattina fa a Diyarbakir, 'capitale' curda nel sud-est della Turchia. Lo riferiscono media locali. Sul posto sono giunti diversi mezzi di polizia e ambulanze. Al momento le cause dell'esplosione, udita in diverse zone della città, non sono chiare. Dal luogo dello scoppio si è alzata una fitta colonna di fumo.
Secondo le prime ricostruzioni, la forte esplosione a Diyarbakir è avvenuta nei pressi di una stazione di polizia che ospita le unità antisommossa, nel quartiere di Baglar, intorno alle 10.45 locali (le 9.45 in Italia). Lo scoppio avrebbe causato danni a diversi edifici e veicoli parcheggiati nella zona.
L'esplosione ha provocato almeno 4 feriti, di cui uno sarebbe in gravi condizioni. Lo riporta la tv privata Ntv.