Si suole definire il blues come l'espressione di un sentimento malinconico tramite un testo poetico orale su una struttura in 12 battute; ma il blues e' soprattutto una forma fondamentale della musica neroamericana. Già, perché in origine il blues prende forma dai canti e danze africane al tempo dello schiavismo, in un processo di continue contaminazioni da cui a sua volta prenderà forma lo stesso jazz.
Che succede se un musicista africano di nuova generazione se ne riappropria? E' il caso del percussionista maliano Baba Sissoko. Afro Blues e' il nome della formazione che appare nel suo cd African Griot Groove edito da Afrodisia. Pur catalogato come world music, il disco e' come se riportasse il tempo indietro, come se un figlio musicale di emigrati di almeno dieci generazioni tornasse sui luoghi da dove i suoi antenati erano partiti per le americhe, dalla West Africa, per intingere di blues quella musica rimasta invariata per secoli, e dare luogo a nuove ricontaminazioni "di ritorno". Nell'afro blues del cantastorie Sissoko c'è il senso arcaico della vocalità, la poesia del canto come succedeva sul Mississipi, la poliritmia, e c'è, questa la particolarità, lo spirito jazz, insomma il pronipote del blues. O meglio, afferma Baba, non si chiama blues o jazz " il s'appelle Amadran". Siamo al preblues o se si vuole al protojazz. Al ritorno al ventre sonoro della Grande Madre Africa dopo un viaggio oltreoceanico durato tre o quattro secoli. Un album sul cultural heritage, ebbene si, si può anche definirlo di world music.