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Al G7 siamo i poveri al tavolo dei ricchi

Al G7 siamo i poveri al tavolo dei ricchi, i salari lordi di tutti i paesi presenti sono molto superiori ai nostri. Ma in Italia il vero costo è quello di una classe imprenditoriale e politica incapace di competere senza paghe di fame e che accampa scuse attaccando i sussidi.
G7, l’Italia con gli stipendi più bassi d’Europa
Chissà se Draghi al G7 si è vergognato di rappresentare il paese con il più basso salario medio (lordo!)del G7 e dei paesi che hanno l’Euro.
Canada 55000 Us 50000 Germania 44000 Francia 40000
Gran Bretagna 39000 Giappone 37000 Eurozona 37000
Italia 29000 (netto 21000)
Non credo proprio, a lui interessano le armi e i profitti, e su quello siamo alla pari degli altri, anzi facciamo i primi della classe.
La vergogna sociale italiana, scrive Giorgio Cremaschi, su kulturam  è tutta in queste cifre, siamo i poveri al tavolo dei ricchi.Se guardiamo alla Germania un lavoratore del nostro paese prende 15000 euro all’anno in meno e lavora 300 ore in più.

Da noi il salario medio netto, cioè quello che serve per mangiare, è di 21000 euro all’anno e più di 5 milioni di lavoratrici e lavoratori prendono meno di 10000 euro all’anno.

In Italia i salari sono bassi perché produciamo poca ricchezza. Tutti i lavoratori italiani sono pagati mediamente meno dei loro corrispettivi nelle altre economie avanzate europee. Ci sono medici che da noi vengono sfruttati con guardie e gavetta malpagata mentre a 3/400 chilometri verso Nord sono assunti con uno stipendio che gli consente subito di vivere dignitosamente. Ingegneri cui offrono uno stage a 700 euro che oltre Manica vengono assunti con un pacchetto poco sotto i 50.000 (cinquantamila) euro, stock option incluse. 

Molti italiani si accontentano. Poi arriva la ragazza napoletana che rifiuta un lavoro full time a 280 euro e scoppia il caso, che politici e commentatori non colgono, o fanno finta, puntando il dito alla soluzione semplice che non risolve: aumentare per legge il salario. Non funzionerebbe, ma produrrebbe effetti: portare voti e magari spostare un certo numero di contratti fuori dalla legalità. Il legislatore deve accettare, una volta e per tutte, che non può creare posti di lavoro e retribuzioni. Può solo, anzi deve, creare le condizioni in cui l'impresa voglia e possa produrre ricchezza per la quale serve manodopera qualificata. Finché ci saranno meno lavori che lavoratori, questi saranno sempre pagati il minimo sindacale e ci sarà sempre, in fondo alla fila, chi propone e chi accetta condizioni peggiori. Si dovrebbe andare presso quel negoziante che aveva fatto la proposta alla ragazza di Napoli, per scoprire se magari qualcuno che aveva più bisogno non abbia accettato.

Quella è la vera tragedia, perché trasuda povertà. Poi, invece di consolarci che sia stata la cattiveria a spingere il datore a offrire quel compenso umiliante, per lui oltre che per la ragazza, dovremmo approfondire. Chiederci perché uno arriva a offrire tanto poco e perché alla fine qualcuno che accetta lo trova. Scopriremo sì che c'è disperato bisogno di guadagnare, per poco che sia, ma scopriremo pure che quell'attività produce poco reddito, perché la sua clientela spende poco e paga meno. Senza andare fuori dai confini, tutti sappiamo che un'attività qualsiasi, dal bar all'avvocatura, a Milano produce più ricchezza che a Messina. 

 

Fonti il giornale e g.cremaschi

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