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BCE: l'Italia sta deragliando

L'Italia sta deragliando. I numeri sono brutti, cattivi e cinici, ma spesso dicono la verità.
La Bce fa sapere che nel settore servizi l'Italia è la maglia nera d'Europa. La burocrazia continua a essere il cappio al collo delle imprese. Le tasse tolgono respiro a tutti. La vita reale non assomiglia all'ufficio marketing di Renzi. Sale quello che dovrebbe scendere e scende quello che dovrebbe salire. Il Pil ha il meno davanti, mentre sale la pressione fiscale, sale la spesa dello Stato, sale la disoccupazione, Bankitalia rileva anche l'aumento del debito pubblico e nei primi quattro mesi di quest'anno gli immigrati arrivati in Italia sono l'823 per cento in più. È una pagella con cinque più e troppi meno. È l'immagine di un barcone alla deriva, con un capitano baldanzoso che continua a ripetere: state sereni.
Arriva un momento in cui non puoi più raccontarti balle. Non servono le chiacchiere. Non bastano le promesse. Non ti salvano le slide. È quando la realtà ti sbatte in faccia e ti dice che stai galleggiando nella melma.
Ecco, ci siamo, il premier è nudo. Il meraviglioso mondo di Matteo si sta sgretolando più in fretta di quanto lui stesso potesse immaginare. Il bluff non ha visto settembre e neppure giugno. È marcito prima delle elezioni e questo per il Pd significa guai. Non c'è ripresa e le riforme sono un po' di appunti scritti su un bloc notes. Il tempo intanto passa e gioca contro l'Italia.
Renzi non è un incosciente. Queste cose le sa. Ma non può che insistere nel suo gioco d'azzardo. Solo che anche lui non è così tranquillo. È nervoso. Il boy scout arranca e non è più così sicuro di stravincere le Europee. Bastano gli 80 euro? Bastano a scacciare la paura? Renzi ha promesso il futuro e il suo governo odora ancora di passato.
I sondaggi privati e clandestini sottolineano un testa a testa con Grillo che sa di sciagura. C'è chi dice che il Pd abbia toccato il massimo e ora possa solo scendere. C'è l'incognita della grande massa di indecisi che sposterà all'ultimo momento gli equilibri. Il timore di Renzi è che il suo videogame venga inghiottito dalla realtà e che la sua avventura finisca troppo presto.
È la realtà quotidiana di chi sente la crisi sulla pelle e non ha più soldi e forza per resistere. Il Pil torna a scendere. L'Istat calcola uno 0,1 per cento in meno rispetto al trimestre precedente e mezzo punto se si parla di un anno fa. La ripresina sta svanendo.

"Escludo una manovra correttiva, di solito le manovre si fanno per mettere nuove tasse ed invece noi dando 80 euro a 10 milioni di italiani facciamo ridistribuzione con una misura che anche alla luce dei dati Pil è anticiclica". Così il premier Matteo Renzi a Radio24 dopo i dati negativi sul primo trimestre del Pil.

"Mi dispiace - sostiene il presidente del Consiglio - che non siamo riusciti a mettere nel decreto Irpef anche incapienti, partite iva e pensionati. Riusciremo a farlo con la legge di stabilità, nel settembre-ottobre 2014 per il 2015".

"Io - ha sottolineato - resto ottimista e non è un ottimismo stupido ma che fa i conti con la realtà: noi non diciamo che la crisi sia finita ma i segnali di ripresa sono importanti". Per Renzi poi i dati del Pil "sono sostanzialmente uguali a quelli della Francia ma dobbiamo accelerare sulle cose necessarie per il rilancio".

"I dati del Pil indicano che Paesi come la Spagna che hanno fatto una riforma del lavoro che adesso stiamo facendo noi, sono avanti".

Abbiamo idee diverse ma può essere un elemento incoraggiante per il Pd e per la Cgil. Se volevo fare il segretario della Cgil mi candidavo lì, anzi no perché nella Cgil non ci sono le primarie. Sia chiaro che il 25 maggio chi vota Pd non vota per la Cgil". Così Matteo Renzi tornando sulle distanze tra di lui e Susanna Camusso.

Costi quel che costi io ho intenzione di togliere la Rai ai partiti. Se siamo rottamatori vuol dire che lo siamo non per finta". Così Matteo Renzi, a Radio24, ribadendo l'intenzione di tagliare 150 milioni alla Rai. "Io non ho mai parlato - sostiene Renzi - con i vertici Rai e trovo folle che ora si pensi che la Rai sia nelle mani del Pd. La Rai non è né dei sindacalisti né dei candidati dei partiti che mettono bocca sui nomi anche delle ultime nomine".

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