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IL Sud rimane penalizzato dalla disparità con il resto d’Italia

In primis, diciamo che dal terzo Rapporto nazionale: “Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane”, curato dall’Osservatorio Statistico Consulenti del Lavoro, è emersa una radiografia del Paese che certifica il gap di crescita tra il Nord e il Mezzogiorno, tra una lenta ripresa e difficoltà economiche, più evidenti man mano che ci si posta da provincia, in provincia, da Nord a Sud del Paese. Nello specifico, con 1.500 euro, Bolzano rimane la provincia con il primato degli stipendi, medi alti, fra gli occupati alle dipendenze. Invece, la provincia con le retribuzioni più basse, è Ragusa con 1.059 euro; il gap è del 30% rispetto a Bolzano. La ricerca nell’analizzare, a fondo, i dati sull’occupazione e sulla disoccupazione, fornisce un’analisi molto dettagliata. Vediamo come. La provincia, con la quota più alta di occupati, è Bologna (72,9%) mentre quella con il tasso di occupazione più basso è Reggio Calabria, dove lavorano solo 37,5% di persone su 100. Il Rapporto analizza, anche, il mercato del lavoro attraverso un indice sintetico di efficienza e innovazione, stilando una graduatoria delle province italiane, in base al loro livello di professioni altamente qualificate: al primo posto si colloca Bologna, seguita da Trieste, Monza e Brianza; In coda alla classifica troviamo Crotone. Diversamente, nel gruppo delle province meno innovative e competitive sono presenti tre capoluoghi regionali: Palermo al 90° posto, Reggio Calabria al 92° e Napoli al 96° posto. In conclusione, diciamo che a causa di un Sud, ancora, penalizzato dalla disparità con il resto del Paese, la storica “questione meridionale” persiste, senza limiti.

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