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Maastricht compie 20 anni, De Michelis: non è l'Ue sognata dai 'Grandi'

Maastricht compie 20 anni e li dimostra tutti. Scritto con l'obiettivo di passare da una Comunità solo economica a un'Unione che fosse anche
monetaria e politica, il Trattato è stato travolto, specie in questi ultimi anni di crisi, da eventi che ne hanno mostrato i limiti. E soprattutto hanno messo in evidenza che, esaurita la spinta propulsiva derivante della riunificazione tedesca, i governi Ue - passati nel frattempo da 12 a 28 - non sono stati capaci di dare un seguito adeguato agli impegni presi vent'anni fa da leader quali Helmut Kohl, Francois Mitterand e Giulio Andreotti vincendo le resistenze dell'indimenticabile 'Lady di ferro' Margaret Thatcher. Dopo la grandissima fatica con cui, nel 2009, si è arrivati all'entrata in vigore di un Trattato di Lisbona pesantemente depotenziato (tanto da perdere il titolo di 'Costituzione'), il dibattito sulle nuove riforme istituzionali europee che doveva essere alimentato sotto la guida del presidente permanente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, è praticamente finito nel dimenticatoio tra l'indifferenza dei governi.Intanto De Michelis in una intervista al agenzia di stampa ansa dichiara:

La Gran Bretagna rimarrà nella Ue anche perché lo vogliono gli Stati Uniti, ma l'Europa di domani avrà un'impronta sempre più tedesca, il
Paese che conta sempre di più in seno all'Unione. E alla fin fine, anche se sotto una forma diversa rispetto a quella attuale, la Russia verrà inglobata nella futura struttura europea. Ne è convinto Gianni De Michelis,ministro degli Esteri tra marzo 1988 e giugno 1992. E' stato lui a firmare, insieme con il suo collega del Tesoro Guido Carli, il 7 febbraio 1992 il Trattato di Maastricht sull'Unione europea, entrato in vigore il primo novembre 1993, esattamente 20 anni fa. Un documento che prospettava un'Europa unita, quasi federale, che poi non si è realizzata nei termini sognati da grandi protagonisti della costruzione europea come il presidente francese Francois Mitterrand, il cancelliere tedesco Helmut Kohl, il presidente della Commissione europea Jacques Delors.

Il Trattato messo a punto a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, quando con il crollo del muro di Berlino e l'implosione dell'Unione Sovietica l'Europa cambia brutalmente assetto dopo anni di status quo, è il primo tentativo di dare una risposta concreta alla nuova realtà che si sta delineando. "Nel Trattato di Maastricht - ricorda De Michelis - c'è stata l'intuizione di arrivare a realizzare una nuova configurazione del mondo che fosse in qualche maniera governabile". Il documento, aggiunge l'ex ministro, "conteneva non solo la parte economica e finanziaria (con la moneta unica, ndr), ma l'avvio di una cosiddetta integrazione politica. Da questo punto di vista si sarebbe dovuto procedere più fortemente in quella direzione, ma negli anni successivi la spinta verso l'integrazione politica non è stata adeguata e sufficiente".

"Quando è scoppiata la crisi l'Europa non è andata nella direzione giusta - aggiunge De Michelis -. Da questo punto di vista l'intuizione
di Maastricht non è stata poi seguita in paesi come Italia e Francia", storicamente motori dell'integrazione europea. Com'é noto, ricorda, "il Paese che preme di più per le riforme è la Germania, non a caso il Paese più importante della nuova Ue, la cui integrazione politica è stata sottolineata in modo particolare proprio dalla riunificazione".
E, con la grande coalizione, la tendenza sarà ancora più forte.
"L'ultimo passaggio - secondo l'ex ministro - sarà quello dell'allargamento in qualche maniera alla Russia, completando il disegno di integrazione sul continente europeo. Questo richiederà una ridefinizione dell'architettura costituzionale su cui si baserà l'assetto futuro. La Russia è troppo grande per essere inglobata con le procedure attuali". Londra infine. "Non credo che la Gran Bretagna lascerà - prevede De Michelis -. Con un'Europa più flessibile, una organizzazione costituzionale a cerchi concentrici, una sorta di geometria variabile, probabilmente rimarrà nell'Ue. Anche perché è interesse degli Usa per mantenere un rapporto con l'Europa".

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