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Nuovo jazz dal Sud, da Blaiotta a Guido/Pantarei

Danilo Guido/Leon Pantarei, The Consequences of the Moon, NSJ

Fly Me to the Moon, Moon River, Blue Moon, Moonlight Serenade, Moonlight Shadows, Luna rossa, Tintarella di Luna, Guarda che luna, E la luna bussò, Spunta la luna dal monte, Luna caprese, Luna ....
Ma quante sono le canzoni ispirate dalla luna? Decine! 
E quanti sono i brani, oltre a The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, che guardano all'altro lato, quello meno noto, di questo satellite notturno? Pochi, sicuramente.
Fra questi in parte è annoverabile l'album The Consequences of the Moon licenziato dal sassofonista Danilo Guido e dal percussionista Leon Pantarei per NSJ, presente su tutte le piattaforme digitali. 
Un incontro a dir poco prolifico quello dei due musicisti calabresi "proiettati" verso il sistema cosmico con questo lavoro compositivo che si propone di interpretare rapporti influenze provenienti dal magico mondo lunare.
Le sette musiche originali ivi racchiuse ci portano idealmente sulla scia d'onda del pianeta ai quali i due musicisti, come cavie artistiche, si sottopongono per verificarne effetti ed, appunto, conseguenze sul terreno che è loro proprio.
Ancora una volta la visione della luna, piena o mezza che sia, e dell'altra faccia, stimola la creatività e la fantasia che vengono sospinte a intraprendere percorsi che, in questo caso, non soggiacciono a romanticherie e sdolcinature bensì a sequenze melodiche che i sax o il flauto dettano su un variopinto tappeto percussivo. 
Un dialogo in tempo reale che comincia con l'essenziale "Josh", prosegue con l'etnica "Amal" e la arabeggiante Samal che pare suggerire un'affinità fra paesaggio lunare e deserti terrestri. Certo l'ambiente lunare appare quasi familiare, umano, alla coppia di astronauti del suono che vi planano in Suenos desde el mundo de abajo" e in "Larsen" brano dall'approccio alquanto "nordico" con nuovo salto verso il sud con il teatrale "Jo Zangara". Ma è difficile trovare una esatta allocazione geografica sul planisfero anche in "Orient Express" in quanto i jazzisti suonano senza perdere di vista la traiettoria del cielo nelle ore in cui il Sole scompare per lasciar spazio a Sorella Luna e ne "subiscono" i flussi con i raggi che si trasformano in armonie suggestive e lontane.

Danilo Blaiotta Trio, Departures, Filibusta Records

Il pianista Danilo Blaiotta, stabilmente insediatosi nella capitale da un triennio, ha "forgiato" in loco un trio di musica neroamericana non scevra da influssi ad essa estranei. Oggi, con il contrabbassista Jacopo Ferrazza ed il batterista Valerio Vantaggio, sidemen di sicuro rodaggio, licenzia l'album Departures, edizioni Filibusta.
Nessuna affinità con l'omonimo film premiato con l'Oscar di Yojiro Takita incentrato sulla figura di un musicista che ha rinunciato al violoncello.
Non avrebbe potuto perché Blaiotta vive la dimensione di chi è "dentro" la musica fino al collo sia in senso esistenziale che artistico, da buon facitore di un mood eclettico che deriva dalla formazione - ha studiato con il pianista Giuseppe Maiorca e con il sommo Aldo Ciccolini- dagli influssi arbereshe già esplicitati con il quintetto Balkanika con Succi, Leveratto, Alessandrini e La Fauci - ed esperienze maturate con il quartetto Agora Tā che omaggia Ellis Regina - fino ai duo con Achille Succi e Claudio Fasoli.
Il disco è lo scatto fotografico di quello che Blaiotta è oggi, un pianista, scrive Greg Burk all'interno della cover "la cui musica ė un bell'esempio di tradizione e visione personale". Aggiunge il pianista inglese che il suo omologo italiano crea in trio "figure altamente originali e composizioni gioiose, e libera improvvisazione".
E vediamole, queste composizioni: "Departures" fa il paio, per french spirit, con "Claude", il dodecafonico Debussy, ballad "preludio" della track list in cui si ritrovano la visionaria "The Devil's Kitchen", la evansiana "Into the Blue", la poliritmica "No Waltz", la romantica "Feelings". 
C'è spazio per il Paolo Conte di "Gioco d'Azzardo" e per una rivisitata "There Will Never Be Another You" del " compaesano" Harry Warren. È il tributo che ci si aspettava da Blaiotta, partito dai piedi calabri del Pollino in cerca di nuovi lidi musicali. Departures!
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