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La logica di Letta: nessuno deve azzardarsi a far saltare le grandi intese

"L’interruzione della discesa dei tassi e la ripresa dell’instabilità politica pesa sui conti e per questo non siamo stati in grado di grado di scrivere oggi 3%".  La musica è sempre la stessa. La situazione non butta troppo, ma il governo sta lavorando
E, proprio per questo, nessuno deve azzardarsi a far saltare le grandi intese. Questa, in soldoni, la logica del premier Enrico Letta che, presentando insieme al ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni al termine del Consiglio dei ministri, non ha osato ammettere che il governo ha sbagliato a fare di conto.
Durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, Letta ha rivendicato in primis il lavoro fatto dall'esecutivo ricordando a "chi dice che non è stato fatto nulla" che 12 miliardi di euro in interventi triennali "sono serviti e servono per rilanciare l’economia" e far sì che il sistema Italia possa "avere il segno più davanti agli indicatori giusti, vale a dire la crescita". Sul fronte della spesa pubblica, invece, ha rivendicato tagli per 1,7 miliardi di euro. Adesso, però, bisogna guardare al futuro. Tra le scadenze più immediate ci sono l'abolizione dell'Imu sulla prima casa e l'abrogazione dell'aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22%. "Qui dentro c'è anche l’impegno, confermato, a mantenere tutti i commitment (impegni, ndr) presi con Bruxelles", ha continuato il premier facendo notare che, "a legislazione vigente", il deficit è al 3,1%, ma ha anche voluto confermare "l’impegno a stare sotto il 3% alla fine dell’anno".
L'Italia cresce meno del previsto e il deficit è al 3,1%, ma sarà corretto entro l'anno, il presidente del consiglio, Enrico Letta, sottolinea come "l'interruzione della discesa dei tassi e la ripresa dell'instabilità politica pesa sui conti.....

"L'impegno a stare sotto il 3% alla fine dell'anno", secondo Letta, è un obiettivo "alla portata" e che "non necessiterà di interventi particolarmente rilevanti".

Nella Nota di Aggiornamento al Def, ha aggiunto, ''emerge un quadro che vogliamo indicare come un quadro positivo per il futuro. Ci sono elementi che ci consentono l'anno prossimo di avere stabilmente il segno più per la crescita e di avere a fine anno segnali già postivi''.

Quanto alla Legge di Stabilità, dice: ''Manterremo lo scadenzario: il 15 ottobre presenteremo la legge che sarà il cuore dell'attività di governo e che che scriviamo noi, senza costrizioni ma dentro gli impegni presi. Sara' questo il documento su cui vogliamo essere giudicati''.

Il Presidente del consiglio respinge poi la critica secondo cui non è stato fatto nulla: ''Dodici miliardi di interventi nel triennio che sono serviti e servono per rilanciare l'economia e far sì che il nostro Paese possa avere il segno più davanti agli indicatori giusti, vale a dire la crescita''. C'è ''un intervento molto significativo quest'anno: nel 2013 - ha aggiunto Letta - abbiamo fatto 1,7 miliardi di tagli alla spesa pubblica. E' una scelta significativa, importante''.

Il premier interviene anche sull'Iva: ''Affronteremo e discuteremo di tutte le questioni aperte'' a partire da quelle fiscali, come l'Iva. ''Ne discuteremo con la nostra modalità, attenti alle cose concrete, alle cifre, ai dati''.

''Prevediamo per il 2014 un tasso di crescita, grazie all'impatto positivo delle riforme, dell'1%'', dice il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni nella conferenza stampa a Palazzo Chigi.''Ipotizziamo una graduale riduzione dello spread e dei tassi di interesse che ci dovrebbe portare a 100 punti base sopra i tassi tedeschi a fine periodo''. Cosi' il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni ha indicato la riduzione prevista nel Def dei tassi di interesse italiani. Il risultato sara' raggiunto nel 2017, perche' il Documento di Economia e Finanza indica stime per un quinquennio, partendo dal 2013.

La Commissione Ue ''accoglie con favore il fermo impegno da parte del premier Letta per assicurare il rispetto degli obiettivi di bilancio per quest'anno''. Così il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn.

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