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Il ritorno delle ideologie

Lacrimogeni e idranti sono la risposta al corteo antifascista che ha cercato di raggiungere a suon di bombe carta l'hotel Nh di Corso Vittorio Emanuele dove era in programma un incontro elettorale con Simone Di Stefano, leader di CasaPound. Dopo aver aggirato un primo blocco, gli antagonisti sono stati caricati da polizia e carabinieri. Alcuni manifestanti hanno lanciato bottiglie, rovesciato e incendiato cassonetti dei rifiuti e divelto le recinzioni di un cantiere stradale vicino alla stazione ferroviaria di Porta Susa dove sono state raccolte pietre da scagliare contro gli agenti. Sei poliziotti sono rimasti feriti. 

Poche parole per chiarire la sua presenza al corteo: "Sono persone dichiaratamente fasciste. Mi porta qui la mia rabbia". 

Parole pesanti, che pronunciate da un'insegnante diventano pietre. Quelle urla rivolte agli agenti di polizia, durante il corteo degli antoginisti contro CasaPound a Torino: "Vigliacchi, mi fate schifo. Dovete morire","Senza manganelli, quando volete, fascisti", hanno fatto breccia. Dalla strada alla televisione (il filmato è stato trasmesso dal programma Matrix), lo sconcerto è arrivato a varcare la soglia degli uffici del Miur che ha avviato accertamenti sul caso. Dunque, il comportamento dell'insegnante ripresa in tv mentre insulta e minaccia le forze dell'ordine è al vaglio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca: "È stato attivato l'Ufficio scolastico regionale per il Piemonte che, appena ricevuta notizia del fatto, sta provvedendo ad acquisire dalla scuola della docente ulteriori informazioni per avviare i necessari approfondimenti".

Cappuccio del cappotto sulla testa per proteggersi dal getto degli idranti. Torino. Scontri tra antagonisti e forze dell'ordine schierate a difesa di CasaPound. "Vigliacchi, mi fate schifo, dovete morire", urla la donna guardando in faccia le divise.

Professoressa, la donna è stata intervistata da Angelo Macchiavello di Matrix. Il servizio, mandato in onda ieri sera, sta già facendo discutere. "Sì, ho detto quelle parole perché loro stanno proteggendo i fascisti - ha ribadito la donna - e perché un giorno potrei trovarmi fucile in mano a combattere contro questi individui".

Nel mezzo degli scontri, incurante delle telecamere che la stavano riprendendo, la professoressa aveva urlato di tutto contro i tutori dell'ordine. "Mezza cartuccia del cazzo...". E ancora: "Vergognati, schifoso".

Durante quella serata di ordinaria guerriglia antagonista, un agente della polizia di stato è rimasto ferito dopo essere stato trafitto da una scheggia di legno schizzata nella sua gamba dall'esplosione di una bomba carta "costruita per uccidere

"Cara professoressa, ti parla la figlia di un appartenente alle forze dell'ordine". Inizia così la lettera inviata da una anonima alla insegnante di Torino, intervistata da "Matrix"

La missiva aperta è stata pubblicata su una pagina Facebook di sostegno alle forze dell'ordine. "Tu che gli urli 'dovete morire', vedi ogni volta che mio padre si allaccia gli anfibi e si chiude il cinturone ho davvero paura che qualcuno lo faccia morire. Forse tu non sai cosa vuol dire. Tu non sai cosa vuol dire vivere di turni, vivere di imprevisti, di compleanni in cui nelle foto ci sono tutti: tranne lui. Del pranzo di Natale che diventava freddo a forza di aspettarlo. Del cuscino vuoto accanto a mia madre. Del freddo, del sonno, del sangue sulla strada, degli insulti che gente come te ogni giorno rivolge a chi indossa una divisa".

Negli scontri di Torino un agente della polizia è stato ferito da una scheggia esplosa da una bomba carta lanciata dal gruppo di antagonisti presenti al corteo a cui, birra in mano, ha partecipato l'insegnante che ora Renzi vorrebbe "licenziare". "Non sono dei mostri come li dipingete - si legge ancora nella missiva - Ma sono persone. Le stesse persone che chiamate a tutte le ore se avete bisogno di aiuto, e loro anche se voi gli augurate le morte vengono ad aiutarvi: perché hanno giurato di esserci, e quella divisa che tanto odiate rappresenta anche questo. C'è chi della propria divisa ne fa un abuso, come ovunque c'è la mela marcia e sono concorde nel punirlo adeguatamente secondo le leggi, ma non per questo bisogna augurare il male a tutti coloro che indossano una divisa. Perché io nonostante tutto non auguro del male a nessuno e mai lo farò, perché mi hanno insegnato il rispetto per la vita di tutti. Così, cara prof, ora vai e guarda negli occhi tuo padre e tuo marito/compagno/ fidanzato che sia (se ne hai uno), guardali negli occhi e cerca solo di immaginare cosa si possa provare: a sapere che tanta gente come te augura la morte a quegli uomini che per noi sono la vita".

La lettera ha già raccolto migliaia di condivisioni e commenti di apprezzamento. "Cara professoressa, hai mai provato ad accarezzare la stoffa della giacca di un poliziotto o di un carabiniere? Sai non è di un cotone morbido, non è il lusso che tutti credono che lo Stato regali a quegli uomini e a quelle donne in divisa. Cara professoressa, tu sai che mentre auguravi a quei ragazzi la morte a casa c'erano i loro bambini che si erano appena addormentati che si aspettavano di vedere i loro papà il giorno dopo come tutti i giorni? Lo sai che c'erano madri, fidanzate e mogli che in quel preciso momento stavano pensando a loro? E stavano pensando se magari potevano avere troppo freddo là fuori?".

Era stato lo stesso Matteo Renzi, lunedì a tarda sera, a chiamare al telefono Valeria Fedeli, dagli studi di Matrix, per segnalarle il filmato appena trasmesso dal programma di Nicola Porro. Ripetendo quel che aveva già detto in diretta: «Che schifo, un'insegnante che augura la morte ai poliziotti andrebbe licenziata su due piedi». Più facile a dirsi che a farsi, spiegano gli esperti della materia, perchè il fatto in questione è avvenuto fuori dalle mura scolastiche, durante un cosiddetto «presidio antifascista» dei centri sociali torinesi in piazza, e non nell'esercizio delle funzioni di docente. L'iter comunque è stato subito avviato: «Occorre per prima cosa risalire formalmente all'identità della docente, controllare il suo fascicolo scolastico per capirne i precedenti e verificare se ci può essere una correlazione tra i suoi comportamenti a scuola e quello che è accaduto fuori, per capire se ci sono i termini per avviare un procedimento disciplinare. Il fatto resta comunque gravissimo», dice il ministro.

In attesa degli accertamenti ufficiali, Matteo Salvini rivela di aver già individuato la maestra torinese, e racconta che tempo fa la signora lo avrebbe attaccato su Facebook con inconfondibile savoir faire: «Mi ha scritto: sei incompatibile con la Costituzione, vattene affanculo».

Intanto i sindacati di polizia chiedono la sospensione immediata della docente: «Un fatto grave e intollerabile, che deve indurre a riflettere sul pericoloso clima di odio e intolleranza che si è generato», afferma Felice Romano, segretario del Siulp. Serve, aggiunge, «una ferma e corale condanna morale e anche concreta. Serve a tutela della dignità dei poliziotti, in primo luogo. Ma anche, e soprattutto, a tutela della dignità delle centinaia di migliaia di insegnanti che, diversamente da questa signora, sono consapevoli di svolgere una delicatissima funzione pubblica».

E ringrazia Renzi «per aver tempestivamente censurato questo tipo di condotta esprimendo solidarietà nei confronti dei poliziotti ed auspicando l'immediato sospensione dell'insegnante».

Toni duri anche dal segretario generale del Sap, Gianni Tonelli: «Abbiamo assistito alla sospensione di un poliziotto per molto meno. Adesso ci chiediamo: cosa ne sarà di questa insegnante? Cosa avrà mai potuto insegnare ai suoi alunni? È possibile che una istituzione come la scuola, deputata alla formazione e all'inclusione nella società, si avvalga di insegnanti che incitano all'odio e non rispettano le istituzioni? Da cittadino, ancora prima che poliziotto, mi aspetto che questa persona sia immediatamente sospesa dall'insegnamento».

Con Renzi, ringraziato dal Siulp, polemizza invece il parlamentare di Fi Stefano Maullu: «Non è credibile quando chiede il licenziamento, perchè il Pd non ha mai condannato apertamente le attività dei centri sociali». A Matrix, il segretario del Pd aveva però spiegato che «a Torino ci sono molti centri sociali che andrebbero semplicemente chiusi».

 

 

 

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