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Alberto Gambino, giurista cattolico e presidente dell'associazione Scienza & Vita, vicina alla Cei, ha invitato a distinguere tra la vicenda di DJ Fabo, "che merita pietà" e "lascia senza parole", e la proposta di legge sul biotestamento in discussione in Parlamento: "è strumentale fare come i Radicali, che legano le due cose per chiedere l'approvazione veloce della legge in Italia".

Il dibattito sulle norme in materia di eutanasia è stato avviato in Parlamento per la prima volta nel marzo 2013 e attualmente vi sono sei proposte di legge (una di iniziativa popolare presentata proprio dalla Coscioni) che dovrebbero confluire in un unico testo di legge, ma è tutto fermo da un anno. Va invece un po' più spedito il ddl sul Biotestamento, ma è stato proprio il terzo rinvio all'approdo in Aula alla Camera a determinare l'appello di due giorni fa di DJ Fabo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per "sbloccare lo Stato di impasse voluto dai parlamentari". Da parte del Quirinale, però, finora non sono arrivati commenti.

"Fabo è libero - affermano Marco Cappato e Filomena Gallo della Associazione Luca Coscioni - e la politica ha perso. L'esilio della morte è una condanna incivile. Compito dello Stato è assistere i cittadini, non costringerli a rifugiarsi in soluzioni illegali per affrontare una disperazione data dall'impossibilità di decidere della propria vita morte. Chiediamo che il Parlamento affronti la questione del fine vita per ridurre le conseguenze devastanti che questo vuoto normativo ha sulla pelle della gente".

"Sono finalmente arrivato in Svizzera - aveva detto stamani Fabiano nel suo ultimo audio - e ci sono arrivato purtroppo con le mie forze e non con l'aiuto dello Stato. Grazie a Marco Cappato per avermi sollevato da un inferno fatto di dolore".  Con Fabo c'è Marco Cappato, dell'associazione Luca Coscioni. 

Fabiano Antoniani aveva 39 anni ed era tetraplegico e cieco dall'estate 2014 in seguito ad un grave incidente stradale. L'Associazione Coscioni era già in precedenza intervenuta in casi simili, e quello di Antoniani è il sesto di cui si ha notizia. Cappato aveva annunciato di aver accettato di aiutare Fabo ricevendo subito centinaia di commenti e condivisioni.

Tutti messaggi per DJ Fabio, anche sul suo profilo social, di saluto, affetto, commozione, tristezza, "auguri di buon viaggio". Ma anche critiche allo "Stato sordo". A questi si sono aggiunti però anche gli appelli come quelli di Dj Aniceto, "per favore vivi", e di Matteo Nassigh, 19 anni, disabile gravissimo dalla nascita, pubblicato stamani sull'Avvenire: "non chiedere di morire, noi non possiamo correre ma siamo pensiero, e il pensiero migliora il mondo". 

Poter decidere quando terminare la propria vita e interrompere cosi' la propria sofferenza. Questa la richiesta che da 11 anni, come un filo rosso, ha legato tanti volti che sono diventati veri e propri emblemi, da Piergiorgio Welby all'ultimo in ordine cronologico, quello del Dj Fabo che oggi è andato in Svizzera per poter morire. Una volontà di porre fine "con dignità" alla propria vita devastata dalla malattia che richiederebbe, pero', la regolamentazione di una legge, che ancora non c'è. Il primo a porre il tema dell'autodeterminazione del malato e della scelta sul fine-vita fu Piergiorgio Welby, attivista e co-presidente dell'Associazione Coscioni. Colpito da anni dalla distrofia muscolare invio' al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una lettera in cui chiedeva l'eutanasia.

'Dj Fabo e' morto alle 11,40 di ieri, ha scelto di andarsene rispettando le regole, di un paese che non e' il suo''. A dare la notizia è Marco Cappato sul suo profilo Facebook. Nella struttura svizzera dove Fabiano è morto - la clinica Dignitas di Forck - ci sono la mamma, la fidanzata e alcuni amici .

Fabiano Antoniano, questo il nome del 39enne tetraplegico e cieco dall'estate 2014 in seguito ad un grave incidente stradale, aveva chiesto al tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni di accompagnarlo in Svizzera, in una clinica specializzata.

Il 16 dicembre 2006 il tribunale di Roma respinse la richiesta dei legali di Welby di porre fine all'"accanimento terapeutico", dichiarandola "inammissibile" a causa del vuoto legislativo su questa materia. Pochi giorni dopo, Welby chiese al medico Mario Riccio di porre fine al suo calvario. Riccio stacco' dunque il respiratore a Welby sotto sedazione, venendo poi assolto dall'accusa di omicidio del consenziente. Nel 2007 fu poi il caso di Giovanni Nuvoli, malato di Sla di Alghero, che chiedeva anch'egli il distacco del respiratore: questa volta, pero', il tribunale di Sassari respinse la richiesta ed i carabinieri bloccarono il medico che voleva aiutarlo. Nuvoli inizio' allora uno sciopero della fame e della sete lasciandosi morire.

Ma e' nel 2009 con il caso di Eluana Englaro, la giovane di Lecco rimasta in stato vegetativo per 17 anni, che il Paese si e' diviso tra i favorevoli alla volonta' del padre Beppino di far rispettare il desiderio della figlia quando era ancora in vita di porre fine alla sua esistenza se si fosse trovata in simili condizioni, ed i contrari. Varie le sentenze di rigetto delle richieste dei familiari, finche' la Cassazione, per ben due volte, non si e' pronunciata a favore della sospensione della nutrizione e idratazione artificiale. Anche Mario Fanelli, malato di Sla morto per cause naturali nel 2016, chiedeva una legge sull'eutanasia. 

E sempre nel 2016, Walter Piludu, ex presidente della provincia di Cagliari malato di Sla, e' morto ottenendo il distacco del respiratore: il tribunale di Cagliari ha infatti autorizzato la struttura sanitaria dove si trovava a cessare i trattamenti. Il viaggio in Svizzera di Fabiano Antoniani conosciuto come DJ Fabo, arriva due giorni il terzo rinvio all'approdo in Aula alla Camera del ddl sul biotestamento e a quasi due settimane dal suo appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. DJ Fabo si è fatto accompagnare in Svizzera da Marco Cappato, sesto malato aiutato in questo modo ad ottenere l'eutanasia dall'Associazione Coscioni. Da marzo 2015 la campagna Eutanasia legale, ha "aiutato 233 persone a mettersi in contatto con i centri svizzeri per il suicidio assistito", ha reso noto di recente il coordinatore Matteo Mainardi.

In un video-appello del mese scorso "Fabo per vivere #LiberiFinoAllaFine", Antoniani, che si era rivolto all'Associazione Luca Coscioni per arrivare "al cuore della politica", spiegava di "non essere depresso e di mantenere tutt'ora il senso dell'ironia", ma di sentirsi umiliato dalle proprie condizioni: "immobile e al buio, considera la propria condizione insopportabile, consapevole che potrebbe durare per decenni". Non è noto in quale clinica svizzera si sia recato Dj Fabio, ma nella confederazione elvetica organizzazioni quali Exit et Dignitas forniscono un'assistenza al suicidio nel quadro previsto da un articolo del Codice penale in virtù del quale l'assistenza al suicidio non è punibile se non vi sono "motivi egoistici". 

Cappato in un video sul suo profilo Facebook ha spiegato questa sera di essere "in Svizzera con Fabiano Antoniani che oggi ha avuto la sua prima visita medica e domani mattina farà la seconda, per controllare le sue condizioni fisiche e anche per confermare eventualmente la sua volontà di ottenere l'assistenza medica alla morte volontaria". "Un tipo di aiuto e di assistenza - ha sottolineato - che dovrebbe essere riconosciuta a tutti i cittadini ovunque invece di condannare e costringere persone a questa sorta di esilio della morte che ritengo debba essere al più presto superato". Beppino Englaro, padre di Eluana e protagonista di una lunga battaglia per il diritto all'autodeterminazione anche per chi non è più in grado di esprimere la sua volontà, sostiene che "L'eutanasia è una questione che tutte le nazioni civili devono affrontare, con la quale prima o poi ogni paese deve fare i conti e anche il nostro Parlamento deve dare delle risposte".

Si può affrontare il tema dell'immigrazione con serenità e pacatezza senza essere bollati di razzismo o di populismo? A me sembra che da qualche tempo a preoccuparsi dei troppi sbarchi e quindi degli arrivi indiscriminati di extracomunitari non siano solo i media “razzisti” di destra, ma anche quelli di sinistra. Non è solo Salvini a sottolinearne l'invasione, ma anche altri politici manifestano preoccupazione.

Oggi, “La Verità”, quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, in un articolo nelle pagine interne, parla di “invasione infinita”. In un giorno, solo il 23 febbraio, sono arrivate 1.700 persone “in modo irregolare”. Attenzione a non chiamarli “clandestini”, avverte il giornale, per il Tribunale di Milano non si può fare. L'articolo di Adriano Scianca fa un'ottima sintesi significativa di dati aggiornati. Per esempio ad oggi ci sono stati il 45% in più di sbarchi rispetto all'anno scorso. Per questo i tecnici del Viminale, manifestano preoccupazione. Secondo indiscrezioni riportate da Repubblica, dichiarano:”Se il 2016 è stato terribile, il 2017 si preannuncia orribile”. La maggior parte dei nuovi arrivati proviene da Paesi africani che non hanno particolari problemi di guerra o di miseria.

Nell'articolo si fa notare la totale assenza di siriani. Inoltre l'articolo fa luce su una questione trascurata dai nostri governanti. Quella che riguarda i minori non accompagnati. Tra l'altro in questi giorni in Parlamento si sta discutendo come rendere più veloce il loro ingresso. Un messaggio esplicito lanciato al di là del Mediterraneo: mandateci tutti i vostri ragazzi, tanto qui li accogliamo  anche quelli che non sono minorenni.

Per capire la pericolosità della questione, Scianca riporta il caso di un afghano, richiedente asilo in Germania, che l'anno scorso aveva violentato e ucciso una ragazza tedesca, buttata poi in un fiume. Interrogato, l'afghano afferma di avere 17 anni, per ottenere una pena di 10 anni. Tuttavia, scrive Scianca:“se non avesse compiuto quell'orrendo crimine, Khavari avrebbe continuato a godere dei benefici dei 'minori non accompagnati'”. Non vogliamo apparire razzisti ma di fronte a questa storia, ma anche a tante altre,“l'emergenza immigrazione, come in tutto il business dell'accoglienza, non c'è solo una singola negligenza, bensì una gigantesca truffa basata sulla bugia sistematica”. Sostanzialmente la pensa così anche Ettore Gotti Tedeschi, economista e studioso del fenomeno immigratorio. Tedeschi ha partecipato recentemente a Roma presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, alla presentazione dell'VIII Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo curato dall'Osservatorio internazionale 'Van Thuan' sul tema,“Il caos delle migrazioni, le migrazioni nel caos”. Pubblicato da Cantagalli.

In questo contesto intervistato dal giornale online,“Formiche.net”, l'ex presidente dello Ior spiega quali sono le vere cause del fenomeno migratorio. Innanzitutto non sono economiche come intendono in tanti. Praticamente per lo studioso piacentino le motivazioni economiche non bastano a spiegare l’immigrazione di massa. E’ un fenomeno“previsto e voluto per modificare la struttura sociale e religiosa della nostra civiltà, in pratica, per ridimensionare il cattolicesimo”.

Gotti Tedeschi ricorre a una“correzione fraterna” nei confronti di chi emotivamente preso da solerzia umanitaria, tende a ignorare i numeri del fenomeno e non affronta le cause del problema. Probabilmente l'economista fa riferimento a un certo mondo cattolico e parrocchiale. In questo mondo esistono tre “tabù” intoccabili che non si possono affrontare razionalmente: il problema della natalità, dell'ambiente e delle migrazioni. Per Gotti Tedeschi, sembra“che ci sia una volontà superiore, diffusa ed imposta, che non vuole che si discutano questi tre tabù. Così come si direbbe che ci siano “controllori” pronti ad usare ogni mezzo, inclusa l’intimidazione, affinché su questi tabù si accetti un pensiero unico: basta nascite perché l’uomo distrugge l’ambiente, facilitiamo perciò l’immigrazione perché è la miglior soluzione”. Anche l'economista snocciola dati e informazioni sugli sbarchi irregolari in Italia. Nel 2016, sono stati quaranta volte in più rispetto al 2010. Il fenomeno della clandestinità è in aumento e fuori controllo, cresce ad un ritmo di 100mila all'anno. Sono numeri forniti dall'Alto Commissariato dell'Onu sui rifugiati.

Il professore spiega il motivo per cui il fenomeno immigratorio non è solo questione economica. E affronta le tre principali cause che fanno esplodere il fenomeno migratorio: i conflitti, la povertà, il bisogno di manodopera. E' vero esistono, ma nessuno ha cercato di spiegarle e soprattutto di risolverle. Per quanto riguarda i conflitti, si fa poco per spegnerli, stessa cosa per la povertà, e poi spesso è anche colpa dell'Occidente. Per quanto riguarda il bisogno di manodopera, occorre chiedersi: chi ha provocato il crollo della natalità in Occidente, ora pensa di compensarlo con le immigrazioni. In un momento di crisi economica, con un tasso di disoccupazione elevato e con i costi dell'accoglienza, non possiamo permetterci questi arrivi massicci nel nostro Paese.

Pertanto per Gotti Tedeschi è fondamentale chiarire le vere cause del problema immigrazione. Un'altra domanda viene posta dall'economista, che dovrebbe far riflettere la confusa Europa:“Si è mai pensato come mai i migranti siano prevalentemente giovani e sani? I meno giovani non temono i conflitti e la fame?”Per Tedeschi la colpa remota del fenomeno immigrazione sta nel fallimento del cosiddetto Nuovo Ordine economico Mondiale instaurato negli anni Settanta. Tutti gli obiettivi che si erano posti non si sono realizzati, si è prodotto esattamente il contrario:“si volevano estinguere tutte la cause di conflitti, diseguaglianze, povertà, intolleranza religiosa, totalitarismi, e si è prodotto il risultato opposto, incluso un processo di migrazione forzato. Il vero grande “successo” del Nuovo Ordine è stato aver creato una crisi economica globale, a sua volta origine di altre conseguenze dannose [...]”.

Forse l'unico “successo”. È quello di aver relativizzato le fedi religiose, con conseguente crollo dei valori morali e cambiamenti all'interno della Chiesa cattolica. Gotti Tedeschi fa riferimento ad una sorta di “reingegneria” socio-religiosa, però da non interpretare come un complotto. L'economista riporta fatti:“nulla succede per caso”.

Artefice di questa “reingegneria” per  Gotti Tedeschi è il progetto del Nuovo Ordine Mondiale, che ha imperversato negli ultimi quarant'anni, con l'applicazione dei nuovi diritti civili, come il massiccio controllo delle nascite, l'aborto, l'eutanasia, che inevitabilmente si sarebbero scontrati con l'insegnamento della morale cattolica. Nel 2000 a New York si arrivò  a parlare“di una esigenza di sincretismo religioso per creare una nuova religione universale, spiegando che i processi di immigrazione avrebbero aiutato questo progetto”. Il giornalista di Formiche.net cerca di estorcere a Gotti Tedeschi qualcosa contro la Chiesa cattolica, verso la sua gerarchia, ma Tedeschi si limita a dire che il Papa non potrebbe mai dire qualcosa di diverso del fare carità sempre verso il prossimo. Del resto nel 2000 anche il cardinale Giacomo Biffi, in quel discorso tanto criticato, sul tema dell'immigrazione, aveva detto che lui da religioso aveva il dovere di accogliere tutti, senza discriminazioni, ma lo Stato non poteva fare la stessa cosa.

Presentando il Rapporto dell'Osservatorio Cardinale Van Thuan, Stefano Fontana così si esprime:Uno dei modi con cui spesso viene sostanzialmente messa da parte la Dottrina sociale della Chiesa è di pensare che essa appoggi una accoglienza illimitata e scriteriata. E’ abbastanza diffuso il luogo comune che il cattolico è colui che sta dalla parte dell’accoglienza sempre e comunque. In modo particolare si ritiene che sia contrario al sentire cattolico l‘obiettivo politico di selezionare le migrazioni all’ingresso”.Una simile posizione non è sostenibile, lo mette bene in evidenza l'arcivescovo monsignor Giampaolo Crepaldi, presente anche lui al convegno di Roma.“l‘aiuto ai migranti che arrivano va dato a tutti, ma l‘inserimento nel tessuto della nazione non può essere dato a tutti, deve avere dei criteri ed è dovere dei governanti attuare delle politiche nel rispetto del bene comune. Di questo bene comune fanno parte non solo gli equilibri sociali, lavorativi ed economici ma anche l‘identità culturale della nazione e la stessa questione religiosa. La società multireligiosa e multiculturale non è un bene in sé, presenta molti problemi, rischi e costi che vanno valutati.

Pertanto secondo l'arcivescovo, “Bisogna allora distinguere tra la carità immediata e la carità in una prospettiva piu’ ampia e a lungo termine che si esprime mediante la politica. Una cosa è l‘intervento di una associazione caritativa ecclesiale e un’altra sono le politiche governative. Si nota in questo momento uno spostamento esclusivo del mondo cattolico sulla prima forma e un distacco dalla seconda forma, con il conseguente abbandono della Dottrina sociale della Chiesa che non serve per fare carità immediata ma per progettare e costruire”.

Il Rapporto mette in evidenzia la questione che si stiamo importando persone con visioni etiche e religiose della vita e che non sarà facile comporre in un quadro ordinato senza sofferenze. Infatti ci sono religioni che non rispettano tutti gli aspetti del diritto naturale, come l'Islam. Bisogna avere il coraggio, scrive Fontana: non solo di distanziarsi dai piu’ frequenti luoghi comuni cattolici sulle migrazioni, ma anche di segnalare come questo dell’Islam sia un caso a parte. Molte sono infatti le resistenze insite in questa religione e cultura ad una possibile integrazione nel quadro occidentale e cristiano Nel governo degli ingressi l‘elemento religioso non è trascurabile e non tutte e religioni possono essere collocate sullo stesso piano”.

Infine per il direttore dell'Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuan, “L‘atteggiamento genericamente caritatevole non va d’accordo con l‘invito della Dottrina sociale della Chiesa ad adoperare la ragione con realismo. Non tutti i migranti in arrivo sono realmente bisognosi, non tutti sono poveri, è certo che c’è una architettura internazionale delle migrazioni per motivi politici, oltre un certo limite la quantità genera grossi problemi di qualità, si dovrebbero colpire i malvagi interessi che sfruttano i poveri, i piani terroristici si avvalgono anche di infiltrazione nei flussi migratori, i ricchi paesi arabi non aiutano i migranti mentre costruiscono moschee qui da noi. Queste ed altre elementari considerazioni di buon senso richiedono di superare il superficiale atteggiamento di solidarietà immediata con tutti e cominciare a riflettere su tutto questo alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, come corpus di pensiero e di azione”.

A poco meno di un anno dalla presentazione del Kotka Old Port Designer Outlet Village, durante un evento organizzato presso l’elegante residenza dell’Ambasciatore di Finlandia a Roma, Janne Taalas, lo stesso ambasciatore di Finlandia in Italia, nonché Henry Lindelöf, sindaco di Kotka, città di poco più di 50 mila abitanti sulla costa sud-orientale del Paese, Luca de Ambrosis Ortigara, socio fondatore di DEA Real Estate Advisor e Cameron Sawyer, promotore commerciale, hanno condiviso con gli ospiti il successo della prima fase di questo ambizioso progetto.

Dalla riqualificazione di un’area portuale dismessa di Kotka, cittadina da sempre apprezzata anche come meta turistica, è sorto ed in sviluppo il primo Designer Outlet Village del Paese che, grazie al ruolo centrale di DEA, intende diventare una destinazione prediletta dello shopping e del divertimento internazionale.

Genny, Loriblu, Basile, Marville, John Ashfield, Caleffi e Sicilia’s Italian Restaurant sono alcuni tra i marchi che vanno ad aggiungersi a Baldinini, Missoni e Luxury Zone che già hanno aderito al progetto, individuando nel centro commerciale del porto la straordinaria opportunità di approdare a nuovi mercati, fra cui quello russo e quello cinese. Il centro, infatti, dista poco più di un’ora dall’aeroporto di Helsinki ed è raggiungibile da San Pietroburgo, percorrendo 60 chilometri a bordo dei traghetti di linea.

Mese dopo mese, l’offerta di possibilità di shopping si arricchisce così di nuove presenze. Così come, Hugo Boss, e altri marchi riconosciuti internazionalmente stanno definendo il proprio posizionamento all’interno del Kotka Old Port Designer Outlet Village. Grazie a questi ultimi accordi commerciali, la DEA considera conclusa l’assegnazione degli spazi, che verrà riaperta con la definizione della seconda parte del progetto.

La significativa presenza di marchi italiani del lusso conferisce al Centro un ruolo da protagonista assoluto nei circuiti dello shopping di qualità, poiché lo stile di vita italiano è da sempre un fondamentale polo d’attrazione per i visitatori russi ed orientali, che viaggiano sia soli sia in gruppi organizzati e che potranno raggiungere Kotka grazie ai collegamenti via bus dall’aeroporto di Helsinki Vantaa (a soli 70 minuti dall’area del Vecchio Porto) e con la Cruise Baltic direttamente da San Pietroburgo. In cooperazione con Cursor, i promotori stanno negoziando con alcune agenzie viaggi in Cina per studiare degli “shopping tour” per gruppi di turisti cinesi, che sempre in maggiore numero stanno scegliendo la Finlandia come meta di viaggio, grazie alla fitta rete di collegamenti asiatici offerta dalla compagnia aerea finlandese, Finnair.

Cursor ha già programmato le prime tre visite a Kotka, con una previsione di 7.000 passeggeri che transiteranno durante la prossima estate. Anche Costa Crociere è in predicato per utilizzare Kotka come approdo per le proprie navi da crociera.

 Il Kotka Old Port Designer Outlet Village è stato particolarmente ben accolto da parte dei marchi partner, perché è un progetto ad uso misto, in un ambiente urbano che è anche una meta turistica di grande prestigio, con diverse attrazioni culturali, di divertimento, attività culturali e di eccellenza eno-gastronimica per i visitatori sia all'interno sia nei luoghi limitrofi al progetto”, ha affermato durante l’evento Luca De Ambrosis, la cui società, con base a Milano, è responsabile del leasing di Kotka Old Port Designer Outlet Village. “In questi tempi in cui il commercio su internet è particolarmente facile e veloce, gli acquirenti sono sempre meno interessati a visitare i centri commerciali  concepiti come delle scatole in qualche posto sperduto. Ciò che cercano è un luogo che includa anche attività ed esperienze oltre il fare acquisti. E con il suo splendido lungomare, Kotka si rivela un’ottima attrazione per i clienti”.

Questa fase di sviluppo del progetto prevede la realizzazione di 15.500 metri quadrati dedicati allo shopping e all’intrattenimento, che rappresentano una dimensione perfettamente adeguata al bacino d’utenza di Kotka, come è stato dimostrato da alcuni studi condotti dalla società inglese Caci, specializzata in analisi demografiche a scopi commerciali.

Il Centro Commerciale Portuale è il primo esempio di questo tipo in Finlandia e l’eccezionalità del progetto riguarda anche il suo posizionamento in città: solitamente questo genere di villaggi degli acquisti viene allocato fuori dai centri cittadini, per tutelare i negozi tradizionali dalla concorrenza dei prezzi scontati.

I risultati economici, raggiunti nei contratti con i marchi, è stato sottolineato durante l’incontro romano, hanno superato le aspettative previste dagli studi di fattibilità e tale successo viene attribuito in gran parte al fatto che gli investitori coinvolti vantano un’importante esperienza nei più significativi sviluppi immobiliari destinati a ospitare outlet di lusso, in Francia, Italia, Gran Bretagna, Spagna e Russia.

Il progetto, diversamente da qualsiasi altro in Finlandia o Scandinavia, è stato sviluppato da un gruppo di “veterani” del business europeo di questi centri come John Milligan – già a capo dello European Retail in JLL e cheha capitanato il programma di leasing di tutti i progetti iniziali dei centri outlet McArthur Glen, Byrne Murphy - co-fondatore di MCArthur Glen Europa e principale promotore di outlet in Europa, Gerald Parkes – un’esperienza alla guida di Real Estate Private Equity presso Lehman Brothers, Luca de Ambrosis – un’altra figura di primo piano come promotore di outlet in Europa, responsabile per il leasing di dieci centri outlet europei nel corso della sua carriera e Membro del Consiglio e Strategic Advisor di Value Retail di Nonex e Cameron Sawyer, presente all’evento, che ha sviluppato il primo centro outlet in Russia.

“Non vediamo l’ora dell’apertura della prima fase del progetto Kotka Old Port nel 2018, al culmine dell’intenso lavoro dei promotori in cooperazione con la stessa città di Kotka”, afferma Henry Lindelöf, sindaco di Kotka. “Il progetto è la pietra angolare del piano omnicomprensivo di sviluppo dell’area portuale di Kotka che è iniziato con la costruzione del Centro Marittimo Vellamo e con il trasferimento del National Marine Museum di Finlandia da Helsinki a Kotka, un altro programma inizialmente considerato da molti come irrealizzabile. Oltre a Kotka Old Port Designer Outlet Village, siamo coinvolti in diverse altre iniziative che fanno sempre parte di questo piano, incluso il trasferimento nell’area del vecchio porto della XAMK University di Scienze Applicate, che porterà con sé 2500 studenti, circa 300 dipendenti e un grande impulso alle attività dell’area. Un’azione in perfetta sinergia con le future fasi del progetto Kotka Old Port, inclusi gli hotel, le residenze e i potenziali nuovi elementi di business. Tutti insieme provvederanno a dare un ulteriore impulso al rinnovo della vita urbana e dell’economia dell’area.” Il comune di Kotka, ha impegnato un centinaio di milioni di euro nello sviluppo dell’area che avrà anche notevoli ricadute occupazionali, per circa un migliaio di addetti.

Anche l'ambasciatore di Finlandia Janne Taalas ha espresso una valutazione positiva sul progetto: "Kotka Old Port è un esempio di un progetto coraggioso e visionario. In Finlandia, particolarmente tra i viaggiatori nella zona di Helsinki c'è una grande richiesta per le grandi firme e marchi italiani. L'Europa, al momento, ha bisogno di investimenti ambiziosi proprio  come questo."

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