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Napolitano : l'Italia ha bisogno di cambiamenti e riforme

"Quando dico che l'Italia ha bisogno di cambiamenti e riforme dico che bisogna liberarsi da schemi del passato, c'è bisogno di visioni più aperte che sprigionino energie innovative e qualità di crescita". Lo ha sottolineato il presidente Giorgio Napolitano parlando al Quirinale in occasione dei premi David di Donatello.

"L'interesse del Paese suggerisce cambiamenti e riforme in molti campi, anche riforme istituzionali", ha detto ancora Napolitano, parlando al Quirinale.

"Non potevo mancare visto il temporaneo prolungamento del mio mandato che cerco di esercitare, nei limiti del possibile, fermamente e rigorosamente nell'interesse del Paese", ha ancora aggiunto.Ma le notizie che vengono dal Expo non sono dalle piu rassicuranti :

Per l'Expo 2015 ''rischiamo di andare oltre il 30 aprile e secondo l agenzia ansa, senza avere completato le opere'': dichiara alla stampa il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, interpellato dei cronisti a margine della seduta del Consiglio regionale.

Maroni ha detto di attendere ''fiducioso'' il decreto del governo su Expo, annunciato per il prossimo venerdì ma ha aggiunto che ''andando avanti così se passano questa settimana e la prossima'' il rischio è di non fare in tempo con i lavori. 'Lo dico - ha continuato il governatore - non avendo la responsabilità diretta perché è del commissario di governo, ma lo dico con preoccupazione perché io ho le informazioni, come tutti, e i tempi sono questi''.

Maroni ha concluso invitando ''il governo a darsi una mossa, altrimenti siamo qui bloccati, Expo è bloccata, i lavori sono bloccati e francamente non trovo un motivo''.

Secondo sempre l agenzia ansa  i pm di Milano Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio hanno formulato parere negativo alle istanze di scarcerazione presentate al gip dalle difese dell'ex manager Expo Angelo Paris e dell'imprenditore vicentino Enrico Maltauro, arrestati più di un mese fa nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta ''cupola degli appalti''. A quanto si apprende ci sono ancora aspetti da chiarire e alcune loro risposte non hanno convinti. Il gip di Milano Fabio Antezza dovrebbe pronunciarsi sulle istanze delle difese tra oggi e domani.

Da quanto riferisc l agenzia si è saputo, gli inquirenti hanno detto no alla scarcerazione dei due arrestati - i quali, tra l'altro, hanno reso proprio davanti ai pm ampie confessioni e fornito riscontri all'ipotesi accusatoria - perché ci sono ancora aspetti da chiarire e alcune loro risposte non li hanno convinti. Per Maltauro, difeso dai legali Giovanni Maria Dedola e Paolo Grasso, così come per Paris, assistito da Luca Troyer e Luca Ponzoni, non sono venute meno, dunque, secondo i pm, le esigenze cautelari. In particolare, da quanto si è saputo, Paris, a detta dei pm, non avrebbe fornito una ricostruzione lineare sulla presunta turbativa d'asta per l'appalto Expo relativo alle 'architetture di servizi'. Per quanto riguarda Maltauro, invece, i pm hanno ancora la necessità di sentire a verbale altre persone e concludere così un altro giro di interrogatori.....Intanto :

secondo il quotidiano il Giornale soffocato dalle notizie sui risultati dei ballottaggi alle comunali e degli ultimi scandali finanziari il tour in Estremo Oriente di Matteo Renzi non ha ricevuto molta attenzione dai nostri Media, pur essendo il primo viaggio fuori dall’Europa – se si esclude un rapido blitz in Tunisia – del neo-premier

In particolare ha rischiato di incidere pesantemente sulla delicatissima questione del ritiro delle nostre truppe dall’Afghanistan. Ritiro che, secondo un protocollo avviato, ai tempi di Monti, fra l’allora Ministro della Difesa Di Paola e il suo omologo kazako, dovrebbe prevedere il ritiro utilizzando come ponte proprio la base aerea di Shymkent in Kazakhstan, nell’ambito di un’operazione che coinvolge tutta la missione Isaf. E che avrebbe fornito ai nostri quattromila uomini – senza dimenticare mezzi ed attrezzature – una via di uscita privilegiata dall’inferno afgano, evitando che rischino di trovarsi fra gli ultimi e subire, così, gli inevitabili contraccolpi di una prevedibile offensiva talebana. Abbiamo, però, dovuto obbligatoriamente usare il condizionale, perché a questi accordi preliminari non è stato, poi, dato seguito dal governo Letta, che, nel luglio scorso, ha addirittura fatto saltare il viaggio ad Astana dell’allora Sottosegretario alla Difesa Roberta Pinotti. Che oggi, da ministro di Renzi, sembra stia tentando di rabberciare tale strappo. Del quale, per altro, hanno ampiamente approfittato i nostri alleati, in particolare i britannici che hanno ottenuto dal Kazakhstan quel “corridoio privilegiato” dimenticato, colpevolmente, dai nostri politici.

Certo, il “dossier Afghanistan” non è ufficialmente all’ordine del giorno dell’incontro di Renzi con Nazarbayev. Ma sarebbe ben strano che, nella realtà, non se ne parlasse. Così come non si parlasse della crisi Ucraina. Nazarbayev è, infatti, in questo momento il principale mediatore nei tesi rapporti fra “l’amico” Putin e le potenze occidentali, tant’è che a lui si sono rivolti, in queste settimane tanto Barack Obama quanto Cameron e la Merkel. Ed è ben difficile immaginare che anche Renzi non debba parlare – forse anche per suggerimento di qualche amico di Washington – con il leader kazako della grave crisi che sta travagliando l’Europa. Senza dimenticare che il Kazakhstan fa parte dell’Unione Doganale Eurasiatica; il che significa che tutte le merci provenienti dal territorio kazako hanno libera circolazione nella Federazione Russa e in Bielorussia.

L’occasione è quella, abbastanza nota, della firma di un mega-contratto fra la KazMunaizKaz e la nostra ENI – rappresentata dal nuovo ad De Scalzi – per la realizzazione e lo sfruttamento congiunto – una partnership al 50% – di nuove strutture petrolifere in giacimenti rilevati recentemente dalla ricerca geologica, che, secondo le stime, dovrebbero, una volta a pieno regime, produrre qualcosa come 468 mm di tonnellate di petrolio. Un contratto enorme, per ottenere il quale l’Eni è riuscita a battere la concorrenza agguerrita dei principali competitori europei e statunitensi. Tanto più importante se si nota che l’accordo con la compagnia petrolifera nazionale kazaka prevede anche il coinvolgimento italiano nella costruzione e nello sviluppo di un grande cantiere navale sul Mar Caspio, destinato a implementare il trasporto marittimo e la flotta di navi a disposizione di Astana. E, vista la ben nota qualità della nostra tradizione in cantieristica navale, è evidente che questa è stata l’atout che ha permesso all’Eni di vincere l’appalto.

Tuttavia non di solo petrolio Renzi deve parlare con Nazarbayev, visto che sul tavolo si trovano ben altre e decisamente più spinose questioni. O meglio questioni rese spinose dal raffreddarsi dei rapporti – tradizionalmente ottimi – nel breve tempo del Governo Letta, a causa delle ambiguità del ministro Alfano e, parallelamente, delle intemerate ben poco ragionate e diplomatiche dell’allora titolare degli Esteri Bonino di fronte all’esplodere del caso Ablyazov/Shalabayeva. Ad onor del vero, e senza voler tornare su un argomento ormai frusto, un’autentica montatura mediatica, che però ha arrecato non pochi danni ai rapporti fra Roma ed Astana

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