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Nuove sanzioni contro la Corea del Nord sarebbero "futili e inefficaci" e visto che Pyongyang "ha armi atomiche, un conflitto potrebbe portare a una catastrofe globale": così il presidente russo Vladimir Putin, convinto che "insistere sull'isteria militare" per risolvere il problema sia "senza senso, un vicolo cieco". Lo riferisce Interfax. "Incrementare l'isteria militare in tali condizioni - ha affermato Putin - non ha senso, è una strada senza uscita. Potrebbe portare a una catastrofe globale, planetaria e a un'enorme perdita di vite umane. Per risolvere la questione nucleare nordcoreana non c'è altra via se non quella del dialogo pacifico". Il presidente russo si è inoltre detto contrario a ulteriori sanzioni. "Come ho detto ieri ai miei colleghi - ha proseguito - mangeranno erba ma non fermeranno il loro programma finché non si sentiranno sicuri"

Il fatto che si tratti di un'area geograficamente molto lontana non evita all'Europa di fare la sua parte nel conflitto nordcoreano: "L'Europa ha una voce importante nel mondo, deve usarla", ha detto Angela Merkel parlando al Bundestag, e sottolineando che ci possa essere "solo una soluzione diplomatica e pacifica per la quale ci si deve impegnare con tutte le forze"

Anche i leader del G7 hanno condannato "nei termini più forti possibili il nuovo test nucleare condotto dalla Corea del Nord" con comportamento "irresponsabile".

Nella dichiarazione firmata da Paolo Gentiloni, Justin Trudeau, Emmanuel Macron, Angela Merkel, Shinzo Abe, Theresa May, Donald Trump, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, si chiede con forza che la Corea del Nord abbandoni immediatamente "tutti i programmi nucleari e di missili balistici in una maniera che sia completa, verificabile e irreversibile". 

Angela Merkel e Donald Trump, in una telefonata, hanno affermato che bisogna aumentare la pressione internazionale sulla Corea del Nord e il consiglio di sicurezza dell'Onu deve ratificare velocemente nuove e più forti sanzioni. È quello che hanno affermato. Merkel ha ribadito che "obiettivo resta una soluzione pacifica", e ha affermato che la Germania "si impegnerà in Europa perché in Ue vi siano sanzioni contro la Corea del nord". Per Trump, invece, "Tutte le opzioni per affrontare la minaccia della Corea del Nord sono sul tavolo". 

Intanto la Corea del Sud continua il ciclo di manovre militari dedicandosi da oggi alle attivita' marittime in risposta alle continue provocazioni di Pyongyang. In base a quanto riferito dalla Marina di Seul, tra gli asset mobilitati nelle acque del mar del Giappone figurano la fregata da 2.500 tonnellate Gangwon, una motovedetta da 1.000 tonnellate e altre unita' da 400 e 130 tonnellate, alcune delle quali al servizio di incursioni rapide. E' soltanto il primo passo di quattro giorni di altre esercitazioni navali che partiranno domani.

''Le esercitazioni hanno lo scopo di migliorare la nostra capacita' di risposta immediata contro le provocazioni navali da parte di nemici'', ha spiegato il capitano Choi Young-chan, comandante del 13/mo Gruppo navale. ''Se il nemico provoca ovunque, sull'acqua o sotto, reagiremo in maniera pronta annientandolo in mare'', ha aggiunto Choi. Le manovre sono maturate a due giorni dal sesto test nucleare nordcoreano, il piu' potente mai fatto finora e rivendicato come ''perfetto successo'' del primo ordigno all'idrogeno. La Marina dara' il via domani, per la durata di 4 giorni, ad altre operazioni nelle acque meridionali con oltre 10 unita', tra cui la fregata da 2.500 tonnellate Chungbuk, sottomarini e aerei di sorveglianza P-3C Orion e multiuso Lynx. L'Aeronatica invece partecipera' shierando i caccia F-15K e un aereo CN-235 da trasporto. Corea del Sud e Usa, a completamento del piano, avranno poi giovedi' e venerdi' manovre congiunte nel mar del Giappone che avranno come target i sottomarini nemici.

Intanto, citando una fonte anonima, secondo l'Asia Business Daily, testata sudcoreana, la Corea del Nord sta trasportando verso la costa occidentale un razzo che sembrerebbe essere un missile balistico intercontinentale (Icbm).

E Seul ieri ha lanciato l'allarme sui nuovi test della Corea del Nord, mentre al Consiglio di Sicurezza dell'Onu è esplosa l'irritazione Usa nelle parole dell'ambasciatore Nikki Haley che, al laconico "quando è troppo e troppo", ha aggiunto la richiesta di "più forti misure possibili" contro Pyongayang anticipando la circolazione di una bozza di risoluzione.

Sulla Corea del Sud pende uno stato d'emergenza permanente: un nuovo test nucleare, possibile in ogni momento, e lanci di missili intercontinentali in date sensibili per la storia del Nord come il 9 settembre, giorno della fondazione dello Stato, e il 10 ottobre, dedicato alla nascita del Partito dei Lavoratori. A poche ore dall'avvio dei lavori al Palazzo di Vetro sul sesto test nucleare del Nord tra condanna unanime e divergenze su sanzioni e mosse da adottare, a Seul l'agenzia d'intelligence sudcoreana (Nis) ha tracciato un quadro allarmante sugli scenari futuri con un vettore balistico intercontinentale di fatto in rampa di lancio e con una "traiettoria standard verso il Pacifico del Nord", simile a quella del Hwasong-12 di fine agosto che sorvolando il Giappone finì poi in mare. 

La Corea del Nord nella giornata di ieri ha effettuato il sesto test atomico della sua storia facendo detonare una seconda bomba all’idrogeno dopo il test del gennaio scorso. L’esplosione ha causato un sisma avente la magnitudo di circa 6.3 secondo i dati forniti dal servizio geologico statunitense (Usgs), fattore che ne fa ascrivere la potenza a circa 100 Kilotoni, ovvero circa 5 volte la bomba atomica di Hiroshima. Il test segue le dure prese di posizione degli Stati Uniti e dell’Onu successive al recente lancio missilistico di un vettore tipo Hwasong 12 avvenuto pochi giorni fa e rappresenta quasi senza dubbio il punto di svolta per l’arsenale atomico di Pyongyang.

L'onda è stata pari a 5-6 volte quella generata dal quinto esperimento e 11 volte quella del quarto, entrambi del 2016, ha riferito la Korea Meteorological Administration, l'agenzia sudcoreana che oltre al meteo ha in carico le rilevazioni sismiche. Il test ha avuto la potenza di fino a 100 chilotoni, circa 5 volte la bomba sganciata dagli Usa su Nagasaki nell'agosto del 1945, ha detto Kim Young-woo, capo della commissione Difesa del parlamento di Seul, citando i militari sudcoreani. L'ordigno è stato il più potente provato da Pyongyang, 10 volte il quinto test del 9 settembre 2016 di 10 chilotoni e tale da causare il crollo del tunnel. Oltre alla corsa al riarmo in Estremo Oriente, è verosimile che gli Usa - come peraltro ha fatto intendere Trump - stringano sulle sanzioni a soggetti che fanno affari con Pyongyang: misure che, secondo i media americani, potrebbero colpire addirittura Bank of China. Un terremoto che darebbe vita a una guerra commerciale Washington-Pechino. Per altri osservatori, una volta ostentato tutto il suo potenziale militare, Kim potrebbe finalmente decidere di sedersi al tavolo negoziale su un percorso affatto semplice e tutto da costruire

In mattinata, intanto, la Corea del Sud ha - infatti - registrato "segnali" relativi alla preparazione di un nuovo lancio di missile balistico da parte della Corea del Nord che appena ieri ha compiuto il suo sesto test nucleare.  

Intanto le forze armate sudcoreane hanno condotto un'esercitazione simulando un attacco contro un sito nucleare nordcoreano, con l'utilizzo di caccia F15 e di un missile balistico. Nell'esercitazione è stato utilizzato il missile Hyunmoo-2A e missili a lungo raggio aria-terra, che secondo il comunicato dello stato maggiore interarmi "hanno tutti accuratamente raggiunto i loro obiettivi".

La Corea del Sud ha alzato l'allerta, intenzionata a chiedere sanzioni molto più aspre e assicurando che farà ogni pressione possibile sul Consiglio di Sicurezza dell'Onu perché si arrivi all'isolamento "totale" di Pyongyang, in base a quanto detto dal presidente Moon Jae-in in avvio della riunione del Consiglio di sicurezza nazionale. In più è stata ufficializzata l'ipotesi di accettare più armi tattiche dagli Usa come deterrente.

I leader del G7 condannano "nei termini più forti possibili il nuovo test nucleare condotto dalla Corea del Nord" con comportamento "irresponsabile"Lo si legge in una dichiarazione che porta la firma di Paolo Gentiloni, Justin Trudeau, Emmanuel Macron, Angela Merkel, Shinzō Abe, Theresa May, Donald Trump, Jean-Claude Juncker, Donald Tusk. "La Corea del Nord deve immediatamente" abbandonare "tutti i programmi nucleari e i programmi di missili balistici in una maniera che sia completa, verificabile e irreversibile".

"Siamo pronti - si legge amcora nella nota - a rafforzare ancora le misure che puntano a raggiungere" l'obiettivo di fermare i test nucleari della Corea del Nord e "richiamiamo con forza il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ad assumersi le sue responsabilità e lavorare per l'adozione di una nuova ed efficace risoluzione che includa misure più forti".

Oggi riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza Onu dopo la sfida di Pyongyang di ieri con Donald Trump che si dice pronto a reagire con la forza mentre la Russia frena.

La Cina ha presentato "una forte protesta formale" all'ambasciata della Corea del nord di Pechino contro l'ultimo test nucleare. Lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri cinese Geng Shuang, nel corso della conferenza stampa quotidiana.

Ieri poco dopo la scossa, registrata alle 12.00 nordcoreane (le 5.30 in Italia) è maturata l'irritata reazione di Seul e Tokyo, alla quale s'è aggiunta la dura risposta della Cina, che con il ministero degli Esteri ha "condannato con forza" la mossa di Pyongyang quando il presidente Xi Jinping era a Xiamen per dare il via al vertice dei Paesi Brics, curato nei minimi dettagli e di grande visibilità internazionale dopo il G20 del 2016.

In Giappone, primo Paese a confermare il test nucleare sull'uso reale della bomba all'idrogeno serviranno altri giorni di analisi, il premier Shinzo Abe ha definito la provocazione "assolutamente inaccettabile", mentre il ministro degli Esteri Taro Kono si è speso per un'altra efficacia delle sanzioni Onu, rinnovando la sintonia con Seul e Washington. "Il dialogo non funziona, la Corea del Nord capisce una cosa sola", è sbottato Donald Trump commentando il primo test nucleare del Nord durante la sua presidenza. Gli occhi del mondo sono puntati sulla reazione dell'America, con il presidente che ha incontrato i vertici militari alla Casa Bianca e non ha escluso un attacco preventivo. "Vedremo", ha risposto ai giornalisti che glielo chiedevano.

Frenetici i contatti anche in Europa. Emmanuel Macron, Angela Merkel e Paolo Gentiloni si sono sentiti al telefono e hanno concordato, ha riferito l'Eliseo, "sulla necessità di una reazione internazionale forte", a partire da nuove sanzioni da adottare in ambito europeo. Anche i presidenti cinese Xi Jinping e russo Vladimir Putin, entrambi a Xiamen, hanno convenuto sulla necessità di "affrontare appropriatamente" l'ultimo test nordcoreano.

Ma il capo del Cremlino, in un colloquio con il premier giapponese Abe, ha messo in guardia dall'intraprendere qualsiasi avventura militare individuando solo nella "politica" e nella "diplomazia" le possibili soluzioni. La "nuova situazione", come l'hanno definita i leader di Pechino e Mosca, ha preso forma con i dati preliminari della detonazione: il sisma artificiale registrato in Corea del Nord è il più potente dei sei test fatti finora.

La Corea del Sud chiede più aspre sanzioni contro la Corea del Nord per il sesto test nucleare, assicurando che farà tutta la pressione possibile sul Consiglio di Sicurezza dell'Onu perché si arrivi all'isolamento "totale" di Pyongyang: è l'esito della riunione del Consiglio di sicurezza nazionale che ha annunciato l'ipotesi di accettazione di più armi tattiche dagli Usa.

Non si fanno attendere, dunque, le reazioni all'ennesimo test di Pyongyang. La Cina condanna "con forza" quanto accaduto. Mentre in una telefonata tra il presidente Usa Donald Trump e il primo ministro Giapponese Abe è stata sottolineata la necessità di una stretta collaborazione fra Usa, Corea del Sud e Giappone di fronte alla ''crescente minaccia della Corea del Nord''. Il presidente americano ha messo in evidenza che il coordinamento fra i tre paesi sara' oggetto di incontri a margine dell'Assemblea dell'Onu.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha condannato "la nuova provocazione" della Corea del Nord e ha chiesto un intervento tempestivo e "con la massima fermezza" dell'Onu. In una nota seguita all'annuncio del sesto test nucleare da parte di Pyongyang Macron ha rivolto un appello "ai membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinchè reagiscano velocemente a questa nuova violazione del diritto internazionale da parte della Corea del Nord".
   

"Stiamo incontrando il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri. Ci ha confermato, dopo averlo chiarito anche in audizione al Parlamento Ue, che Triton, voluta da Renzi, prevede che tutti i migranti siano portati in Italia.

Questa è la verità: ci hanno svenduti per 80 euro trasformandoci nel più grande porto d'Europa, pensando di poterci trattare come gli scemi, convinti che saremmo rimasti in silenzio". Lo scrive, in un post su facebook, il vicepresidente della Camera M5S Luigi Di Maio, in queste ore a Bruxelles.

Sarà rivista l'operazione Triton ed i Paesi Ue dovranno far fronte ai loro impegni di rafforzarla. Lo comunica il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, dopo aver ricevuto nella sede di Varsavia la delegazione italiana guidata dal direttore della Polizia delle frontiere, Giovanni Pinto. Soddisfatto il Viminale che aveva chiesto con urgenza l'incontro ed oggi parla di "un altro passo avanti". Pinto ha messo sul tavolo dell'Agenzia europea delle frontiere la richiesta che "nel caso di massiccio afflusso di migranti", come avvenuto una paio di settimane fa con 12mila sbarchi concentrati in un weekend, sia possibile sbarcare le persone soccorse nei porti di altri Paesi Ue. 

Tutti i partecipanti all'incontro hanno riconosciuto che l'Italia sta affrontando "una straordinaria pressione ed ha bisogno di un supporto addizionale dall'Ue e da Frontex". Non c'è però stato - nè poteva esserci in questa fase di discussione preliminare in un tavolo tecnico - l'ok alla proposta di Roma. Sarà comunque costituito "senza ritardi" un gruppo di lavoro per identificare quello di cui c'è bisogno per rivedere il "concetto operativo" di Triton, alla luce delle decisioni già raggiunte a livello politico in seguito al piano d'azione presentato dalla Commissione europea lo scorso 6 luglio.

Frontex ed alcuni Stati membri, infatti, vogliono condividere le loro esperienze operative per aiutare a sviluppare il codice e, una volta adottato, valutare come impatta sulle operazioni dell'Agenzia europea. Frontex, inoltre, che attualmente dispiega 400 persone, 12 navi, 3 aerei e 4 elicotteri per assistere l'Italia nella gestione della pressione migratoria e combattere il crimine transfrontaliero, si è impegnata a rafforzare la sua presenza negli hoptspot per aiutare le autorità italiane a velocizzare le procedure di identificazione e registrazione dei migranti e l'iter dell'asilo. L'Agenzia ha anche proposto di espandere l'uso di un aereo da ricognizione che manda in tempo reale video ed altri dati dal Mediterraneo Centrale al Frontex situation centre di Varsavia. Infine, è pronta ad aumentare il suo sostegno all'Italia nell'area dei rimpatri. Parecchi Paesi europei sono pronti a partecipare ai programmi, ma questo, rileva Frontex, "richiede una capacità di detenzione aggiuntiva" per i migranti che dovranno essere rimpatriati.

"Non siamo all'altezza di quello che deve essere la Francia": lo ha detto il primo ministro, Edouard Philippe, cominciando ad illustrare il piano migranti del governo di Parigi, che ha l'obiettivo di "garantire il diritto d'asilo" e "controllare meglio i flussi migratori".

Quanto al diritto d'asilo, Philippe ha promesso la creazione di 7.500 posti di accoglienza - 4.000 nel 2018 e 3.500 nel 2019. Il premier ha annunciato anche la creazione di "5.000 posti" nello stesso biennio per aiutare i rifugiati ad ottenere un alloggio.
I migranti a cui non verrà riconosciuto il diritto d'asilo diventeranno "l'oggetto di una misura di allontanamento", ha detto ancora Philippe, sottolineando la volontà di "ridefinire il quadro giuridico" dei richiedenti asilo. Con coloro che otterranno lo status di rifugiati "dovremo essere esemplari" ha poi aggiunto Philippe. Il disegno di legge sarà presentato a settembre all'Assemblea Nazionale.

l'Italia registra l'appoggio del ministro greco per le migrazioni Ioannis Mouzalas, secondo cui le richieste di Roma all'Europa "sono giuste: un problema europeo ed internazionale non può avere una soluzione nazionale". Mentre una bacchettata arriva da Praga. La Repubblica Ceca rimprovera all'Italia di non aver permesso i colloqui di sicurezza con dieci possibili candidati alla relocation e di non aver risposto ai successivi tentativi di contatto da parte ceca.
Intanto scrive Patrizio Nissirio  : "Le richieste dell'Italia all'Europa sono giuste: un problema europeo ed internazionale non può avere una soluzione nazionale": lo dice in un'intervista all'ansa il ministro greco per le migrazioni Ioannis Mouzalas, per il quale "la solidarieta' europea non e' una questione sentimentale o etica, e' un obbligo legale. Sono d'accordo con quello che ha detto il ministro Marco Minniti a Tallinn, non puo' essere che il salvataggio sia internazionale, ma l'accoglienza nazionale". 

Mouzalas, che e' in Italia per uno scambio di esperienze sull'integrazione, che lo ha portato ieri a Riace in Calabria, e che prevede incontri con il presidente della Camera Laura Boldrini e con il sottosegretario all'Interno Domenico Manzione, sottolinea che "nessuno meglio della Grecia capisce l'Italia.

Noi nel 2015 abbiamo avuto un milione di arrivi in sei mesi.

L'unica soluzione e' replicare con la Libia, dove la situazione e' pero' piu' difficile, l'accordo Ue-Turchia, che sta funzionando". "Aiutarli a casa loro? Sarei d'accordo, ma ci vuole tempo, meglio aiutare la gente prima che salga sulle barche - spiega il ministro - Occorre creare un modo legale, corridoi umanitari con cui i rifugiati arrivino in Europa, per esempio organizzando campi gestiti dall'Unhcr lungo tutta la tratta che dalla Nigeria va alla Libia, e per chi arriva in Europa, far funzionare i ricollocamenti. 

E' l'unico modo, perche' anche in Grecia, come in Italia, oltre la meta' di coloro che arrivano sono migranti economici". Per Mouzalas, grazie ai ricollocamenti, le richieste di asilo potrebbero e dovrebbero essere processate in tutta Europa, "e non nei paesi di prima ricezione. "E poi è urgente che ci sia un meccanismo europeo dei rimpatri, perché ad esempio, la Grecia non può rimpatriare un pachistano, perché non abbiamo un accordo con quel paese, ma il Regno Unito può, e lo stesso con l'Afghanistan, ma la Germania potrebbe. Perché, dunque, non creare questo meccanismo?".

La Grecia, ricorda, ha affrontato ed affronta le migrazioni ma oggi in Grecia arrivano 80 persone al giorno, grazie agli accordi con Ankara nel mezzo di una crisi economica drammatica che va avanti da anni. "Gli abitanti delle isole dell'Egeo hanno dato inizialmente una grande risposta di solidarietà, ma ora le cose sono cambiate, perché in Europa si è iniziato a parlare di quelle isole come le 'Ellis Island' (l'isola dove venivano processati gli immigrati a New York) europee. Ed ora hanno paura. Noi, come governo, cerchiamo di calmare quella paura".

Infine un'osservazione su Ong e salvataggi: "Fanno un lavoro importante, ma non si capisce perché alcuni obiettano ad avere delle regole da rispettare, come la trasparenza economica, o la presenza di un funzionario Ue di collegamento a bordo.
Faciliterebbe il loro lavoro. La proposta italiana sulle regole è giusta e ragionevole".

Nel 2016 si stima siano 1 milione e 619mila le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta, nelle quali vivono 4 milioni e 742 mila individui. Rispetto al 2015 si rileva una sostanziale stabilità della povertà assoluta in termini sia di famiglie sia di individui. L'incidenza della povertà assoluta sale al 26,8% dal 18,3% del 2015 tra le famiglie con 3 o più figli minori, coinvolgendo nel 2016 137mila 771 famiglie e 814mila 402 individui; aumenta anche fra i minori, da 10,9% a 12,5% (1 milione e 292mila).

 "Mi piacerebbe che questi numeri enormi muovano le coscienze e le agende politiche". Così Nunzio Galantino , segretario generale della Cei, commenta a margine della tavola rotonda "Da Mani Pulite a Cantone, il valore delle regole" gli ultimi dati dell'Istat sulla povertà. "Ci sono scarti enormi - conclude - che non possono essere lasciati ai margini".

La povertà relativa nel 2016 risulta stabile rispetto all'anno precedente: riguarda il 10,6% delle famiglie residenti (10,4% nel 2015), per un totale di 2 milioni 734mila, e 8 milioni 465mila individui, il 14,0% dei residenti (13,7% l'anno precedente). E' quanto rileva l'Istat nel report "La povertà in Italia", diffuso oggi. Analogamente a quanto registrato per la povertà assoluta, nel 2016 la povertà relativa(calcolata sulla base della spesa familiare rilevata dall'indagine annuale sui consumi), è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (17,1%) o 5 componenti e più (30,9%). La povertà relativa colpisce di più le famiglie giovani: raggiunge il 14,6% se la persona di riferimento è un under35 mentre scende al 7,9% nel caso di un ultra sessantaquattrenne L'incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per gli operai e assimilati (18,7%) e per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (31,0%). E se l ISTAT in Italia ha dato l allarme di poverta Francesco De Palo spiega oggi sul Gionale come la Germania ha fatto diventare poveri 8 milioni di Greci :

L'austerità e dei parametri scrive il collega Italiano esperto di politica Ellenica ci si sarebbe aspettato ben altro comportamento, anche perché di scheletri nell'armadio greco la Germania ne ha parecchi. Non solo il guadagno per i prestiti della banca statale Kfw che ammonta a 393 milioni, mentre per l'acquisto di titoli di Stato dalla Bce i profitti dal 2015 ammontano a ben 952 milioni. Ma c'è anche la grande partita delle privatizzazioni che ha visto la tedesca Fraport acquisire per soli 1,2 miliardi ben 14 aeroporti regionali greci nel 2016 e il restante poche settimane fa. Poi c'è lo scandalo Siemens relativo alla fornitura allo Stato greco di servizi di comunicazione e security in occasione delle Olimpiadi del 2004, quelle per intenderci costate tre volte più di quelle inglesi. Senza dimenticare il grande affare delle armi vendute sull'asse Berlino-Atene che, dopo le rivelazioni scioccanti dell'ex direttore generale della Difesa greca Antonis Kantàs («Avevo ricevuto da Berlino talmente tante tangenti in borsoni sportivi da aver perso il conto» disse ai magistrati), ha portato alla scoperta di questo macro vaso di Pandora, con anche una presa di posizione ufficiale dell'azienda che ammise (solo in seguito) pagamenti in nero per circa 1,3 miliardi di euro.

Ma la madre dei guadagni tedeschi in Grecia continua De Palo su il giornale si ritrova andando a ritroso nel tempo alla voce danni di guerra che, solo dopo l'iniziativa dell'eroe novantenne greco Manolis Glenzos, il governo si appresta timidamente ad avanzare. Lo scorso anno il vice-ministro delle Finanze, Dimitris Mardas, ha annunciato quanto la Germania deve alla Grecia: 278 miliardi di euro, compresi 10 miliardi per un prestito che fu preteso dalle forze di occupazione naziste.

I danni causati alla Grecia dopo l'invasione di Hitler del '41 dovrebbero tenere conto di 300mila cittadini greci morti di fame, come risulta da un rapporto della Croce Rossa Internazionale. Berlino e Roma non solo pretesero cifre elevatissime per le spese militari, ma ottennero forzatamente anche quello che venne definito un prestito d'occupazione di 3,5 miliardi, ma fu lo stesso Führer a certificarne il valore legale disponendo poi il risarcimento. L'Italia restituì la propria parte, mentre la Germania no.

Oggi Berlino continua De Palo fa la voce grossa verso Atene che di contro, e come previsto dalla politica dei memorandum made in Schäuble che fa acqua da tutte le parti, chiede altri soldi, stavolta al Fondo monetario internazionale. Un prestito da 1,6 miliardi di euro, da ripagare con altre riforme e con parametri di crescita che, però, tutti i maggiori economisti mondiali ritengono impossibili da raggiungere

Ma in Italia dopo la scoperta e le rivelazioni di Luigi Di Maio per I recenti tentativi del governo italiano di avere un aiuto dalla Ue sulla questione degli immigrati  scrive il Primato Nazionale sono tutti andati a vuoto, tranne che su un punto: la richiesta di regole più chiare e stringenti per le ong che agiscono indisturbate nel Mediterraneo. Nulla di particolare, in realtà, anzi, sono tutte norme che avrebbero dovuto essere già in uso: divieto di spegnere il transponder, divieto di ingresso nelle acque libiche, trasparenza sui fondi e sul personale a bordo, divieto di accendere luci di segnalazioni per gli scafisti, etc. Ma gli attivisti filo-immigrazione non ci stanno. “In modo perverso, il codice di condotta proposto per le ong che salvano vite nel Mediterraneo potrebbe mettere a rischio vite umane”, ha detto il rappresentante di Amnesty International presso le istituzioni Ue, Iverna McGowan, secondo cui il codice di condotta “limiterebbe il lavoro condotto dalle Ong nelle operazioni di ricerca e soccorso”.

La bozza includerebbe anche il divieto di sbarcare in Italia per quelle imbarcazioni che decidono di non firmare il codice di condotta o che non rispettano alcune delle sue previsioni. Ma le ong non ci stanno: “Qualunque codice di condotta, se è necessario – segnalano Human Rights Watch e Amnesty International – dovrebbe avere l’obiettivo di rendere più efficaci le operazioni di salvataggio in mare nel momento di salvare le vite”. Secondo Judith Sunderland di Human Rights Watch, “date le dimensioni delle tragedie in mare e gli orribili abusi che i migranti e i richiedenti asilo fronteggiano in Libia, l’Ue dovrebbe lavorare con l’Italia per rafforzare le operazioni di ricerca e soccorso al largo della Libia, non per limitarle”. Insomma: chi per favorire l’immigrazione non può mica sottostare a delle regole come tutti noi comuni mortali…

"Nei cuori e nelle menti dei governanti e in ognuna delle fasi d'attuazione delle misure politiche c'è bisogno di dare priorità assoluta ai poveri, ai profughi, ai sofferenti, agli sfollati e agli esclusi, senza distinzione di nazione, razza, religione o cultura, e di rigettare i conflitti armati". E' l'appello del Papa contenuto nel suo messaggio per il G20 di Amburgo. "La storia dell'umanità, anche oggi, ci presenta un vasto panorama di conflitti attuali o potenziali. La guerra, tuttavia, non è mai una soluzione", ha ribadito il Papa. "Mi sento obbligato a chiedere al mondo di porre fine a tutte queste inutili stragi". Lo scopo del G20 "è quello di risolvere in pace le differenze economiche" ma "ciò non sarà possibile se tutte le parti non si impegnano a ridurre sostanzialmente i livelli di conflittualità, a fermare l'attuale corsa agli armamenti".

"La Russia è contraria al protezionismo che cresce nel mondo. Il commercio illegittimo e le limitazioni finanziarie di evidente origine politica sono infatti mirate a eliminare concorrenti, comportano la riduzione dei legami commerciali e provocano la perdita di fiducia tra gli attori della cooperazione economica, strappando così il tessuto stesso dell'economia mondiale". Così il presidente russo Vladimir Putin parlando a una riunione dei paesi Brics a margine del G20.

E' un onore incontrarla' - Bilaterale tra il presidente Usa Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin a margine del G20 di Amburgo. "E' un onore incontrarla", ha detto Trump all'inizio stringendo la mano di Putin. Al colloquio partecipano anche i rispettivi ministri degli Esteri, Lavrov e Tillerson.

"Possono esserci visioni geopolitiche diverse tra noi ma abbiamo il dovere di essere uniti contro il terrorismo. Sulla scia della dichiarazione di Taormina è importante un messaggio del G20". Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni, nel suo intervento alla prima sessione del G20, dedicata al terrorismo. 

Ad Amburgo al via il G20. Ed è iniziata una nuova giornata di scontri. Dopo i disordini di ieri, la polizia tedesca è intervenuta anche stamani con gli idranti per disperdere un blocco di manifestanti anti-summit sulle rive del lago Outer Alster, a poca distanza dal luogo che ospita il vertice. Il numero dei poliziotti feriti negli scontri è salito a 159. E, secondo quanto riferito da un portavoce degli autonomi di sinistra che stanno protestando ad Amburgo contro il G20, citato dallo Spiegel, sono un centinaio i manifestanti rimasti feriti.  

Le forze dell'ordine non danno una stima a riguardo. Georg Ismail, la fonte citata dal magazine, ha denunciato "un'azione terrorizzante da parte della polizia", affermando che i diritti democratici di chi protesta vengono ignorati. Anche Attak, nella tarda serata di ieri, aveva contestato alla polizia di Amburgo di aver voluto impedire la manifestazione.

I manifestanti anti-G20 hanno impedito alla first lady americana Melania Trump di lasciare la propria residenza e di prendere parte al programma previsto per i partner dei capi di Stato. Lo scrive la Dpa. Donald Trump e sua moglie alloggiano nella dimora per ospiti del Senato cittadino.  A causa degli scontri, dunque, c'è stato un cambio programma per i consorti dei capi di stato ad Amburgo. Salta la visita al centro di ricerca climatica, prevista dopo pranzo e voluta dal marito di Angela Merkel. In alternativa, esperti del clima terranno una conferenza all'Hotel Atlantic.

 

 

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