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La Francia ripiomba nell'incubo terrorismo. Se le prime ricostruzioni di polizia dovessero essere confermate, il raid omicida di questa mattina che e costato la vita a un prete e ad un fedele che assisteva alla Santa messa in una chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, in Normandia, parrebbe proprio l'ennesimo attentato di matrice islamista.

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L'aviazione americana ha ripreso a volare dalla base turca di Incirlik, 36 ore dopo l'interdizione che era stata decretata dal governo turco in seguito al fallito golpe militare. È il primo segno di distensione tra i due Paesi, dopo le parole infiammate che avevano fatto seguito all'insurrezione di venerdì, per la quale Erdogan e i suoi principali collaboratori non avevano taciuto i sospetti di un coinvolgimento da parte dell'importante alleato d'oltreoceano.

Al centro della tensione c'è la figura dell'Iman Fetullah Gulen, dal 1999 esule dalla Turchia, e rifugiato in una lussuosa quanto segreta base operativa nella campagna della Pennsylvania. Da questa residenza l'ex alleato di Erdogan, accusato poi di voler insidiare il potere del presidente turco, dirige le fila di un movimento religioso e culturale che predica la tolleranza e l'accettazione di pluralità di fedi all'interno dell'Islam sunnita. Da anni Erdogan chiede che l'amministrazione Usa ne ordini il rimpatrio, e accusa Gulen di ogni congiura nei suoi confronti, dall'insurrezione armata a brogli elettorali per ostacolare la sua ascesa.

Gli Stati Uniti prenderanno in considerazione la richiesta di estradizione di Fethullah Gülen, il religioso islamico che vive in Pennsylvania, avanzata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan che accusa l'ex imam del tentato colpo di stato. Lo ha affermato il segretario di Stato americano John Kerry. Parlando dal Lussemburgo, Kerry ha detto che gli Stati Uniti non hanno ancora ricevuto una richiesta formale e ha invitato il governo turco «come sempre facciamo, a presentarci prove legittime che accetteremo e giudicheremo in modo appropriato».

I dubbi sull'affidabilità della Turchia nella lotta all'Isis li esprime in modo forse calcolatamente non diplomatico su «France 3» il ministro degli Esteri francese Jean-Marc Ayrault, uno dei primi capi-diplomazia occidentali a parlare al telefono col suo omologo turco nella notte del tentato golpe. La domanda che gli viene posta riguarda la determinazione di Ankara nel contrasto al Califfato. «Ci sono interrogativi che dobbiamo porci e ai quali dovremo rispondere», spara Ayrault. «La Turchia è affidabile in parte, ma ci sono anche sospetti. Bisogna essere onesti su questo». Non è un caso che i dubbi vengano sollevati da Ayrault all'indomani della vittoria di Erdogan sui golpisti e della pesante repressione su militari e magistrati che ne è stata la diretta conseguenza.

Sono cinque i colpi di Stato nella storia della Turchia  : Il 27 maggio 1960 il generale Cemal Gürsel fece un colpo di Stato rimuovendo Celal Bayar e il primo ministro Menderes, che fu giustiziato poco dopo. Il sistema ritornò sotto il controllo civile solo nell'ottobre 1961.

Il 12 marzo 1971, i capi delle forze armate, guidati dal generale Faruk Gürler, presentarono un memorandum al Presidente Sunay in cui si esigeva l'installazione di un "governo forte e credibile". Il leader dell'esercito mise in guardia i funzionari civili che le forze armate sarebbero state obbligate nuovamente ad assumere l'amministrazione dello Stato se il governo non avesse messo in atto le riforme economiche e sociali (compresa la riforma agraria) per frenare la violenza. Demirel si dimise il giorno stesso. Un fatto che passò alla storia come il "colpo di stato del memorandum".  Una sessione della Grande Assemblea Nazionale fu convocata nel marzo 1973 per eleggere un successore al Presidente Sunay.

L'11 settembre 1979, il generale Kenan Evren ordinò al generale Haydar Saltık di valutare la possibilità di realizzare un colpo di Stato "costituzionale" o di dare un serio "avvertimento" al governo in carica. L'operazione fu pianificata nell'arco di sei mesi. Evren nascose la relazione e il piano operativo in un luogo sicuro.

Attuato poi nel settembre 1980, il controllo del governo fu posto nelle mani del generale Kenan Evren e del suo Consiglio di Sicurezza Nazionale, che subito iniziarono a cercare di normalizzare il paese con la dissoluzione di tutti i partiti e la promozione di nuovi attori politici. Il sistema politico fu demolito. Venne elaborata una nuova Costituzione che dava più potere al Presidente rispetto all'Assemblea, e il Senato fu abolito, mentre il generale Kenan venne eletto Presidente per un mandato di sette anni.

Nel 1997 i militari criticarono il supporto del Governo a politiche religiose settarie e mandarono un memorandum al primo ministro Necmettin Erbakan intimandogli di rassegnare le dimissioni: una sorta di colpo di stato soft.

Con l'ultimo, sono cinque i colpi di Stato nella storia della Turchia. Nessuno dei quali ha portato mai a una dittatura, piuttosto al "ripristino" di sistemi democratici. ll governo liberale al potere dal luglio 1912 fu rovesciato nel gennaio 1913 da un colpo di Enver Pascià, e gli elementi più autoritari del movimento dei Giovani Turchi acquistarono il pieno controllo.

 

Ho un messaggio per voi: il crimine e la violenza che oggi affliggono il nostro Paese finiranno presto. Se saro' eletto a partire dal primo gennaio 2017 restituiro' sicurezza all'America": cosi' Donald Trump nel suo intervento davanti alla platea della convention repubblicana. ''In questa corsa alla Casa Bianca io sono il candidato dell'ordine e della legalita'''.

Trump accusa Barack Obama di ''aver usato, con la sua retorica irresponsabile, il pulpito della presidenza per dividere il Paese sul fronte della razza e del colore, rendendo l'America piu' pericolosa'. Poi ribadisce:  ''Gli Stati Uniti devono immediatamente sospendere l'immigrazione da tutti i Paesi che sono coinvolti con il terrorismo fino a che non sia realizzato un meccanismo di controllo efficace''. "Non li vogliamo nel nostro Paese". In riferimento all'ingresso dei rifugiati siriani negli Usa ha ribadito come lui permettera' l'ingresso solo ''a chi sostiene i nostri valori e ama la nostra gente''. D

''Fermeremo l'immigrazione illegal. Costruiremo il muro'' lungo il confine con il Messico, ha confermato. "Non possiamo piu' permetterci di essere politicamente corretti. Se volete sentire menzogne la convention dei democratici e' la prossima settimana". "La piu' importante differenza tra noi e i nostri avversari e' che il nostro piano mettera' l'America al primo posto. Americanismo, non globalismo, sara' il nostro credo".

''Insieme riporteremo il nostro partito alla Casa Bianca, e riporteremo nel Paese sicurezza, prosperita' e pace' ''. "Ora la mia unica ed esclusiva missione e' andare a lavorare per il nostro Paese, lavorare per voi''. ''Ho ascoltato la vostra voce. Sono con voi, combattero' con voi e vincero' con voi. E faremo l'America di nuovo grande'': con queste parole Donald Trump ha chiuso il suo lungo intervento sul palco della convention repubblicana di Cleveland. Nuova standing ovation, mentre tutti i membri della famiglia, dalla moglie Melania ai figli e ai nipoti, raggiungono il tycoon sul palco.

Oggi la Quicken Loans Arena di Cleveland e' sua. La tanto invocata unita' l'ha trovata qui, il partito d'ora in poi seguira'. Oltre un'ora: e' il più lungo discorso di accettazione della nomination da quello di Bill Clinton, nel 1996, che parlo' per poco piu' di 64 minuti. Ed e' a chiara firma Trump. Emozionato quando sale sul palco, teso anche, poi prende il ritmo e resta negli argini, come richiede la circostanza. E' chiaro pero' a tratti che vorrebbe rispondere alla platea ma si trattiene. Non oggi. E' il momento della promessa di 'aggiustare', e in fretta, un'America spaventata. E allora la sicurezza prima di tutto: sulle strade, nelle citta', distruggendo l'Isis e annientando la minaccia terroristica. Un'America cui promette verita' ("se volete menzogne andate alla convention democratica la prossima settimana") e dove non e' piu' il tempo del politically correct.

E' il discorso della vita. Il piu' importante. E Donald Trump promette di essere la voce dell'America. "Il 20 gennaio 2017 gli americani si sveglieranno finalmente in un Paese dove le leggi vengono fatte rispettare. Io sono il candidato dell'ordine e della legalità". Per un'America di nuovo sicura, di nuovo ricca, di nuovo grande. Ci sono tutti i cavalli di battaglia della corsa inarrestabile di Trump nel discorso di accettazione per la nomination repubblicana che ne fa ufficialmente il candidato alla presidenza degli Stati Uniti per il Grand Old Party, tra standing ovation, boati e festeggiamenti inimmaginabili un anno fa, quando l'istrionico miliardario lanciava la sua campagna dall'esito incerto e con quasi nessun appoggio.

Se la Russia attaccasse i paesi baltici non interverrei automaticamente in loro difesa", come prevedono le regole della Nato: lo afferma Donald Trump in un'intervista al New York Times, spiegando che deciderebbe se intervenire o meno solo dopo aver valutato il contributo di quei Paesi all'Alleanza atlantica.

Trump parla poi della Turchia: "Se saro' eletto presidente non faro' pressioni su Ankara o su altri alleati autoritari che conducono purghe sui loro avversari politici o riducono le liberta' civili. Gli Stati Uniti devono risolvere i loro problemi prima di cercare di cambiare il comportamento di altri Paesi". Parole pesanti  alla vigilia dell'accettazione della sua nomination presidenziale alla convention repubblicana di Cleveland.  "Gli Stati Uniti - ha detto Trump - non hanno il diritto di dare lezioni ad altri Paesi". Il tycoon ha quindi elogiato il presidente turco, Recep Tagyyp Erdogan: "Gli do grande credito - ha spiegato - per essere stato capace di ribaltare la situazione dopo il tentativo di golpe".

''Alcuni dicono che il tentativo di colpo di stato sia stato provocato ad arte, ma io non lo credo", ha aggiunto. Trump non intende quindi unirsi al coro di chi invita Ankara alla moderazione nel reprimere gli oppositori rispettando gli standard occidentali della giustizia: "Quando il mondo vede quanto male le cose vanno negli Stati Uniti e si comincia a parlare di liberta' civili, non penso che noi siamo dei messaggeri credibili ". Nel corso dell'intervista, in gran parte sui temi di politica estera, Trump ribadisce come sia meglio tenere in piedi il regime Assad in Siria piuttosto che indebolire la lotta all'Isis. E ribadisce come l'arsenale nucleare in Giappone e Corea del Sud e' la miglior difesa dalle minacce della Cina.

Dove serve un cambio di leadership, contro l'eredita' di Hillary Clinton che e' "morte, distruzione, terrorismo e debolezza". I toni non sono sopra le righe ma conferma tutto, punto per punto, cio' che ha promesso mese dopo mese: "Gli Stati Uniti devono immediatamente sospendere l'immigrazione da tutti i Paesi che sono coinvolti con il terrorismo fino a che non sia realizzato un meccanismo di controllo efficace". L'ingresso in America sara' concesso solo "a chi sostiene i nostri valori e ama la nostra gente". Anche il muro si fara', "fermeremo l'immigrazione illegale".

E la Costituzione verra' protetta da un giudice della Corte Suprema nominato da un presidente repubblicano. Lo stesso che da Cleveland e da candidato garantisce che proteggerà la comunità Lgbtq. Trump dipinge cosi' un'America cupa e punta tutto sulle sue paure. ''Un discorso molto cupo e terribile, spaventoso'', e' la prima reazione dall'entourage della famiglia Bush attraverso la ex speech writer di George padre, Mary Cary, che twitta mentre Trump sta ancora parlando. Risponde subito anche Hillary Clinton: "'Non sei la nostra voce'', twitta la candidata democratica accettando pero' la sfida: "Sì, costruiremo un muro tra te e la presidenza, Donald Trump".

La prima replica di Hillary Clinton a Donald Trump arriva su Twitter, mentre il tycoon sta ancora parlando nell'arena di Cleveland: ''Non sei la nostra voce'', scrive la candidata democratica alla Casa Bianca, riprendendo lo slogan dello stesso Trump che rivolto alla platea della convention repubblicana ha ripetuto piu' volte ''io sono la vostra voce''.

Poi in spagnolo twitta: ''Si', costruiremo un muro tra te e la presidenza, Donald Trump", replicando al tycoon che e' tornato a promettere la costruzione di un muro al confine tra Usa e Messico per fermare l'immigrazione illegale.

Hillary Clinton annuncerà la propria scelta per la vice presidenza sabato prossimo, prima dell'avvio dei lavori della convention democratica. Lo riporta il New York Times, sottolineando che Hillary starebbe cercando un candidato alla vice presidenza che abbia esperienza nella sicurezza nazionale.

Nella lista dei papabili ci sarebbe dunque anche James Stavridis, ammiraglio della Marina in pensione con un passato alla Nato. Caldi poi i nomi di  Tim Kaine, ex governatore della Virginia, Tom Vislack, attuale segretario di stato all'agricoltura, e Tom Perez, attuale segretario al lavoro.

ma non sono ancora tramontati i nomi della senatrice Elizabeth Warren e del senatore Bernie Sanders.

Il presidente americano, Barack Obama, è soddisfatto del fatto che Hillary Clinton per la vicepresidenza stia valutando Tom Vilsack, Tim Kaine e Tom Perez. Lo ha riferito il portavoce della casa Bianca Josh Earnest.

 

 

Lo stratega militare del golpe fallito in Turchia è il generale turco Mehmet Disli, fratello di Saban Disli, deputato e vice-leader del partito Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan. Lo riportano diversi media locali, secondo cui sarebbe stato lui - ora agli arresti - a dare il via libera alle operazioni del putsch. Il deputato Disli, alla quarta legislatura e incaricato del dipartimento economico, nelle scorse ore si era espresso pubblicamente contro il golpe.

Intanto un uomo in uniforme militare è stato ucciso dalla polizia turca dopo che aveva aperto il fuoco nei pressi del tribunale di Ankara. Lo scontro a fuoco è avvenuto  mentre stavano testimoniando 27 generali e ammiragli golpisti arrestati, tra cui Akin Ozturk, ritenuto uno degli strateghi del fallito putsch. Sul posto sono giunte le forze speciali e almeno un carro armato


Un totale di 7.850 agenti in tutto il Paese sono stati sospesi dai loro compiti la scorsa notte e costretti a riconsegnare armi e distintivi. La decisione, cui potrebbero seguire arresti, è stata comunicata ai dipartimenti locali dal capo della polizia, Mehmet Celalettin Lekesiz.

L'addetto militare dell'ambasciata turca in Kuwait, inoltre, è stato arrestato in Arabia Saudita da dove avrebbe avuto intenzione di partire alla volta dell'Europa dopo il tentato golpe di venerdì in Turchia. La notizia viene riportata da diversi media arabi, compresi il quotidiano Asharq al-Awsat, che cita una fonte diplomatica, e la tv satellitare al-Arabiya. Secondo il quotidiano panarabo edito a Londra, l'addetto militare è stato interrogato ieri in Arabia Saudita, dopo l'arrivo all'aeroporto di Dammam, su richiesta di Ankara.

Stando al sito web in lingua araba della tv satellitare al-Arabiya, nelle intenzioni dell'addetto militare Mikail Gullu ci sarebbe stato un viaggio verso Dusseldorf, via Amsterdam. «È attualmente trattenuto dalle autorità saudite», scrive Asharq al-Awsat, aggiungendo che «probabilmente tentava la fuga per il suo coinvolgimento nel tentativo di golpe» in Turchia.

La notizia dell'arresto di Mikail Gullu viene riportata anche dall'agenzia di stampa turca Anadolu, che scrive del fermo - avvenuto ieri - dell'addetto militare da parte dell'Arabia Saudita su richiesta della Turchia. «Verrà presto rimpatriato», aggiunge la Anadolu.

Con gli Usa i rapporti sono tesissimi dopo che il ministro del Lavoro turco aveva accusato apertamente gli Usa di essere dietro il fallito colpo di Stato. Un'insinuazione respinta al mittente dal segretario di Stato americano John Kerry, che aveva bollato le frasi del ministro anatolico come "totalmente false e lesive dei rapporti fra i due Paesi."

"L'appartenenza della Turchia alla Nato potrebbe essere a rischio": questo - secondo quanto riporta il Washington Post - il monito che il segretario di stato americano John Kerry ha lanciato da Bruxelles dove si trova per un meeting dei Ministri degli Esteri Europei

Ma a tre giorni dal golpe vero o artefatto che sia il Sultano presenta il conto agli oppositori interni.

Da ore, il Paese è attraversato da un'ondata di arresti che colpisce indiscriminatamente militari, giudici, imprenditori e ogni centro di potere che ancora si opponga al presidente Recep Tayipp Erdogan. Questa mattina un soldato che aveva aperto il fuoco davanti al tribunale della capitale, Ankara, è stato freddato dalla polizia.

Nelle ultime ore sono stati sospesi dal servizio oltre settemila agenti di polizia in tutta la Turchia, obbligati a consegnare le armi e a cedere il distintivo. Molti potrebbero essere arrestati nelle prossime ore.

Negli ultimi due giorni erano finiti in manette oltre seimila fra giudici e militari, fra cui ventisei generali e migliaia di magistrati e procuratori dissidenti. Il presidente Erdogan ha affermato pubblicamente di volersi impegnare per estirpare il "virus" della sedizione e della ribellione.

Le forze speciali presidiano i punti strategici di Ankara ed Istanbul, mentre la gente comune si risveglia attonita cercando di riprendere, per quanto possibile, la vita quotidiana.

Pare ormai scontato che il presidente Erdogan approfitterà della situazione per imprimere un'ulteriore svolta autoritaria a un regime che già da anni sta perdendo a poco a poco le caratteristiche di una democrazia compiuta. Fra i punti più controversi all'ordine del giorno c'è l'ipotesi, avanzata dallo stesso presidente, di reintrodurre la pena di morte "dopo averne parlato con l'opposizione".

come e noto Tutto è cominciato intorno alle 22.30, quando l'emittente Ntv ha diffuso la notizia della chiusura dei due ponti sul Bosforo a Istanbul, senza fornire motivazioni, e la CnnTurk ha mostrato i blocchi allestiti con camion militari e soldati armati sui ponti che collegano la parte asiatica con la parte europea della città. Poco dopo sono stati uditi colpi d'arma da fuoco ad Ankara, mentre la città veniva sorvolata da jet ed elicotteri militari. A Istanbul i carri armati hanno bloccato l'accesso all'aeroporto Ataturk, per poi ritirarsi dopo qualche ora; sono infatti stati sospesi tutti i voli in partenza dallo scalo.

Sempre a Istanbul spari sono stati uditi vicino al quartier generale della polizia, dove i militari avrebbero fatto irruzione intimando agli agenti di consegnare loro le armi. Mentre ad Ankara ostaggi sarebbero stati presi nella sede dello stato maggiore, e fra loro ci sarebbe il capo di stato maggiore Hulusi Akar. Oscurata inoltre l'emittente pubblica Trt. Alle due del mattino, quando sarebbero già stati arrestati 440 soldati golpisti, fonti dell'intelligence turca (Mit) annunciano che il tentativo di golpe dei militari in Turchia è stato sventato. L'ufficiale Muharrem Kose, secondo quanto riporta l'agenzia turca Anadolu, sarebbe stato identificato come il regista del tentativo di colpo di Stato in atto in queste ore in Turchia. Anche il ministro degli Interni turco Efkan Ala dichiara poco dopo che il colpo di stato è stato "sventato e i golpisti sono stati arrestati". Una conferma arriva dalla tv di Stato, che riprende le trasmissioni dopo 4 ore di stop.

Intanto una fotografia postata su twitter racconta bene il clima da caccia alle streghe. I militari arrestati sono stipati in una palestra. Sono seminudi e hanno le mani e i piedi legati. "Il ripristino della pena di morte in Turchia è una richiesta del popolo, un ordine dei cittadini - il premier Binali Yildirim alla Cnn Turk - ma sarebbe sbagliato affrettarsi a decidere".

La svolta autoritaria di Ankara non piace a Berlino, e neppure a Bruxelles, che in queste ore sarebbe pronta a sacrificare il futuro dei negoziati di adesione di Ankara all'Unione Europea, se venisse introdotto un provvedimento del genere. "Una nazione che ha la pena di morte non può essere membro dell'Ue", ha infatti ribadito il portavoce della cancelliera durante un briefing con la stampa.

Le parole del premier arrivano all'indomani delle affermazioni del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, secondo il quale le domande del popolo "non possono essere ignorate" e verrà aperto un dibattito sul ripristino della pena capitale in Turchia dopo il tentato golpe di venerdì. "Chiederemo conto per ogni goccia di sangue versato", ha promesso Yildirim ribadendo che Ankara "agirà nel rispetto della legge".

Il pugno duro del Sultano spaventa i vertici di Bruxelles che tornano a mettere in dubbio l'annessione della Turchia all'Unione europea. L'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri della Ue Federica Mogherini ha sottolineato come nessuno Stato possa entrare "se introduce la pena di morte". Lo stesso ha ribadito il portavoce di Angela Merkel che ha minacciato una sospensione dei colloqui di adesione con l'Ue.

Respingiamo categoricamente la pena di morte”. “Un paese che ha la pena di morte non può essere membro dell'Ue".

Sono le dichiarazioni durissime pronunciate dal portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel, Steffen Seibert, che attacca così il presidente turco Erdogan, all’indomani dell'annuncio di una probabile reintroduzione della pena capitale nel Paese contro i golpisti e gli oppositori politici.

“Il popolo chiede la pena di morte per i colpevoli del fallito golpe e noi non possiamo ignorare questa richiesta", aveva infatti annunciato dopo i funerali delle vittime del golpe fallito, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che aveva promesso di voler discutere con l’opposizione la proposta di reintroduzione della pena capitale. "In una democrazia le decisioni sono assunte sulla base di quello che vuole il popolo”, aveva quindi spiegato Erdogan, aggiungendo che una decisione in questo senso deve essere raggiunta in fretta "perché in questo Paese, chi lancia un golpe deve pagarne il prezzo"

Frasi che non sono piaciute alla Germania, che ha chiesto, inoltre, di “mettere fine alle rivoltanti scene di vendetta e giustizia arbitraria" che si sono verificate nelle ore immediatamente successive al tentativo dei militari di prendere il potere, invitando il governo di Ankara a rispondere in modo “proporzionato” agli eventi in corso nel Paese, in cui continuano gli arresti e la rimozione dall’incarico di migliaia di militari, giudici ed amministratori locali. Compresi 7.850 poliziotti, costretti dal governo, nelle ultime ore, a riconsegnare armi e distintivo.

L’altolà ad Erdogan è arrivato anche da Bruxelles, dove l'Alto rappresentante per gli Affari Esteri e la Sicurezza, dell’Ue, Federica Mogherini, ha affermato in una conferenza stampa con il segretario di Stato degli Usa, John Kerry, che se la Turchia reintrodurrà la pena di morte, l’Unione è pronta a sospendere tutti i negoziati con il Paese. Il tentativo di colpo di Stato in Turchia, ha detto la Mogherini, non deve essere “una scusa per allontanare il Paese dai diritti fondamentali e dallo stato di diritto".

"La Turchia”, ha ricordato inoltre l’alto rappresentante, “è un membro importante del Consiglio d'Europa e come tale è vincolata dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che è davvero chiara sulla pena di morte". Il capo della diplomazia europea ha quindi sottolineato la necessità che la Turchia “rispetti la democrazia, i diritti umani e le libertà fondamentali".

Intanto, sui cieli turchi continuano i pattugliamenti dei jet da combattimento che stanno sorvolando lo spazio aereo sopra Ankara ed Istanbul. Erdogan ha, inoltre, vietato agli elicotteri militari di decollare da Istanbul, annunciando che qualsiasi elicottero dell'esercito si alzi in volo sopra Istanbul, verrà abbattuto.

Anche Wikileaks, infine, ha attaccato il governo turco, criticandone la dura reazione al tentativo di colpo di Stato militare, annunciando via Twitter la pubblicazione di una serie di documenti sulla struttura politica del potere in Turchia. "Preparatevi a combattere, poiché pubblicheremo oltre centomila documenti sulla struttura del potere politico in Turchia", ha twittato l’organizzazione dal proprio account sul social network.

Nel frattempo gli stessi leader occidentali che nella notte fra venerdì e sabato avevano supportato apertamente il governo "democraticamente eletto" oggi invitano Erdogan a rispettare la prassi costituzionale senza abusare dell'eccezionalità della situazione per varare una legislazione speciale.

"Non ci possono essere deroghe allo Stato di diritto", ha protestato l'Alto commissario per la politica estera della Ue Federica Mogherini, mentre il commissario per la politica di vicinato e i negoziati per l'allargamento dell'Ue, Johannes Hahn, ha addirittura accusato Erdogan di aver preparato da tempo le "liste di epurazione" di giudici e militari sgraditi.

Sui mercati l'effetto del tentato golpe non ha tardato a farsi sentire. All'avvio delle contrattazioni la Borsa di Istanbul ha aperto questa mattina cedendo il 2,9%, mentre la lira turca cerca di riprendersi dal crollo di venerdì sera. Nelle ore del golpe la divisa turca aveva perso oltre il 4%, mentre ora guadagna circa il 2% a 2,96 sul dollaro.

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