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Grecia: il governo reintegra l'emittente pubblica ERT

Alexis Tsipras e Il governo greco ha reintegrato oggi, con l'approvazione del Parlamento, la vecchia emittente radiotelevisiva di Stato Ert chiusa nel 2013 dal precedente esecutivo guidato da Antonis Samaras. Con tale decisione, il Parlamento ha votato anche per la riassunzione di oltre 1.500 dipendenti dell'ERT.

La controversa iniziativa di Samaras provocò un vero e proprio terremoto politico che per poco non travolse il suo governo di cui all'epoca faceva parte oltre al socialista Pasok anche Sinistra Democratica di Fotis Kouvelis, poi uscito dalla coalizione proprio perché in disaccordo con la chiusura dell'azienda. Centinaia di dipendenti dell'emittente - rifiutando la decisione di Samaras - occuparono l'edificio in cui aveva sede l'Ert e, dal momento che i canali erano stati oscurati e il ripetitore principale neutralizzato dalla polizia, continuarono a trasmettere per un paio di mesi in streaming via web grazie alla collaborazione dell'European Broadcasting Union (Ebu). La polizia intervenne in forze all'alba del 7 novembre e sgomberò l'edificio dagli ultimi 50 dipendenti che vi erano ancora asserragliati

La Ert, per cui lavoravano circa 2.700 persone, venne chiusa nel giugno 2013 con un decreto 'ad hoc' voluto dal premier conservatore che accusava la dirigenza dell'emittente di partitocrazia, nepotismo ed enormi sprechi di denaro pubblico. Pochi giorni dopo, i giornali pubblicarono il contenuto di rapporti ufficiali sui quali indagava la magistratura e dai quali risultava una lunga serie di scandali con stipendi astronomici e bonus milionari elargiti a dirigenti e giornalisti dell'Ert, appalti di lavori a società-fantasma, assunzioni illegali e così via. .Intanto :

Yanis Varoufakis e la moglie Danae sono stati aggrediti e minacciati da “attivisti anti-stato” nella serata di ieri mentre cenavano al ristorante Giantes, nel quartiere di Exarchia, enclave anarchica di Atene. “Un gruppo di persone con il volto coperto è venuta verso di noi lanciandoci oggetti di vetro che non ci hanno colpito, chiedendoci di lasciare il loro territorio”, ha raccontato lo stesso ministro delle Finanze. Nessuno è stato ferito nell’incidente, ha precisato l’economista: “Il loro obiettivo non era farci del male perché se avessero voluto avevano i numeri e il modo di farlo”. Gli altri clienti sono riusciti a lasciare il locale subito dopo l’incursione, senza problemi.

L’incidente – come ha descritto lo stesso Varoufakis – è avvenuto attorno a mezzanotte. “Gli attivisti anti-stato sono entrati nel giardino del ristorante per minacciarci. Il loro obiettivo a mio parere era di costringermi ad andare umiliandomi. Non ci sono riusciti perché Danae mi ha abbracciato con forza dando loro la schiena prima che riuscissi a fermarla in modo che avrebbero dovuto colpire lei per arrivare a me. Allora si sono ritirati continuando a urlarci contro e annunciandoci che ci avrebbero aspettato all’esterno”. “Gli avvenimenti di ieri sera mi hanno fatto di nuovo riflettere su alcuni aspetti della vita di Exarchia dove ho vissuto dal 2000 al 2006 – ha concluso il ministro – ma ora non è il momento di parlarne”. Stamane era già al lavoro regolarmente.

Sul tavolo lo scudo fiscale per il rimpatrio degli 80 miliardi di euro greci parcheggiati nelle banche svizzere. Con la certezza che malgrado il ridimensionamento del suo ruolo nei negoziati con la ex Troika, all’Eurogruppo dell’11 maggio sarà ancora lui a guidare la delegazione del paese. Varoufakis e la moglie sono usciti un quarto d’ora più tardi e all’esterno del ristorante c’è stata un’altra animata discussione con i protagonisti dell’episodio. “Continuavano a minacciarci a distanza. Allora ho spento la moto e sono andato a parlare con i 5-6 di loro più arrabbiati – ha spiegato il ministro -. Dopo 15 minuti di dialogo molto teso ma non violento la situazione si è calmata e ce ne siamo andati con la moto indisturbati”. “Non è stato un episodio organizzato – ha continuato – né un tassello della politica di degradazione nei miei confronti in corso in questi giorni. Ma mi importa dire una cosa: per quanta paura e ribrezzo provochi l’uso della violenza, la risposta all’aggressività di questa gente non può essere né la ritirata né l’uso della repressione”.

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