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Dimitri Grechi Espinoza, The Spiritual Way, Ponderosa

Il jazz ci ha abituato all'ascolto di storici dischi di esibizioni live in cui si percepisce il parlottio del pubblico ad un concerto od il tintinnio dei bicchieri in un pub.
Le tecniche di sound engineering si sono di recente così migliorate al punto di missare e rimasterizzare, ad esempio, il sax di Charlie Parker avulso dal rumore delle posate sui piatti o altri "recording" imperfetti finalmente isolati dal fischio di un bollitore così come dal fruscio del vinile.
Specie dopo l'avvento del digitale le registrazioni in studio hanno avuto un'evoluzione in melius altrettanto significativa nel raggiungimento di una purezza quasi incontaminata del suono. Alcune label di tale caratteristica hanno fatto segno distintivo della propria produzione discografica.
Il concetto chiuso di "studio" andrebbe peraltro rivisto, allargandolo talora al più comprensivo termine di "spazio" allorché si opta per un ambiente che abbia connaturate delle qualità acustiche naturali. È il caso dell'album The Spiritual Way, registrato all'interno del Battistero di Pisa da Dimitri Grechi Espinoza, per i tipi musicali di Ponderosa, terzo capitolo del progetto Oreb per sassofono solo e riverbero naturale.
Si tratta di un esempio di collocazione in un luogo sacro di un pensiero sonoro, quello del sassofonista, che escluso il ritorno in grotte alla ricerca del suono primordiale, si situa nell'edificio chiesastico di piazza di Miracoli, dunque una costruzione umana, con la finalità di "ascendere", tramite la propria musica, scalando i gradini della Via Spirituale. Un lavoro mistico, alla Coltrane per pensosità, ma non propriamente jazzistico anche se Espinoza vanta un curriculum di prim'ordine a livello di musica afroamericana, con collaborazioni che vanno da Peter Erskine a James Newton, da Bruno Tommaso a Stefano Battaglia, fino alla compagnia folklorica congolese Yela essendo particolarmente vicino alle tradizioni popolari. Il musicista ha già in passato affidato al suo strumento lo scandaglio giusto per sviscerare il Fiato del pianeta in ambiti "profani" come il deserto. In questo recente lavoro, fatto di cinque composizioni (Conoscenza-Eternità, Equanimità-Primavera, Compassione-Estate, Giustizia-Autunno, Rettitudine-Inverno) una volta circoscritto l'ambito per la "meditazione", si avventura nel tempo, cercando attraverso il regolare dei battiti del cuore, la giusta concentrazione mentale per sviluppare la conoscenza, penetrare l'essenza delle cose, pervenire all'anelato equilibrio. E riuscendo nell'impresa!

Andrea Ferrari, Essential Lines, Dodicilune

Le vie del sax sono (in)finite? In effetti uno degli strumenti-simbolo del jazz come il sassofono non finisce mai di stupire quando a maneggiarlo sono specialisti di alto/baritono (nonché clarinetto basso e tubax) come Andrea Ferrari.
Il quale, in un trio costituito unitamente al chitarrista Alberto Zanini ed al batterista Davide Bussoleni, mostra, a modo suo, le Essential Lines, titolo del disco Dodicilune, dei tempi cronologici e musicali all'interno dei quali articolare le undici composizioni del compact medesimo. I quali si individuano tramite le variazioni, le modificazioni sia strutturali che più specificamente sonore. 
Una musica, quella del combo, che procede per un percorso triadico, inframmezzato da accelerazioni del beat e immagini onomatopeiche, soste di riflessione e balbettii ironici, sequenze iterative della chitarra e flashes elettronici, in un viaggio ondivago fra free e ritmi caraibici, quadri cyber e contemporary, compilante un cruciverba sonoro dalle caselle imprevedibili che la formazione riempie con inventiva ariosa e scoppiettante.

Per raccogliere notizie, informazioni di “prima mano”, che non si trovano nei giornaloni di Stato bisogna avere la pazienza di cercare nella rete, e poi soprattutto leggerli. Pertanto anche questa volta propongo alcuni frammenti di qualche intervento che ci potrà aiutare a capire. Uno dei tanti motivi per preferire un servizio rispetto ad altri è quello dove vengono poste domande a fronte di un complicato problema, come nell'intervista apparsa sul Sussidiario.net al filosofo Davide Rondoni

Nel servizio, tra l'altro, ci si interroga sulla funzione degli intellettuali. «In cosa consiste questa funzione? Nel porre domande, nell’aprire questioni, nel sollecitare discussioni da un punto di vista critico e problematico, “aperto”, ma con generosità e senza calcoli, anzi, rischiando di essere fraintesi, di non essere capiti.» (Letture/ Oltre i bollettini del coronavirus c'è un paese vero che soffre e spera, intervista di Andrea Di Consoli a Davide Rondoni, 15.4.2020, sussidiario.net)

Cerco di cogliere le risposte che riguardano la complessa questione del coronavirus. Posto che in questi giorni agli italiani interessi maggiormente il vaccino e le risposte dei vari virologi e non altre riflessioni, Rondoni affronta la questione della bioetica che tanto spazio ha avuto in questi anni, in questo contesto vede però un grande fallimento della scienza, «o, meglio, della sua capacità di intervento sulla realtà. Se è vero che in una conversazione di circa dieci anni fa Bill Gates parlava già delle guerre virali future, come mai la scienza ha dormito? Come mai la tecnologia ha dormito? Uno non può sempre dare la colpa alla politica, è troppo facile». Già queste domande pongono profonde riflessioni.

Continua Rondoni, «L’organo di controllo europeo sulla salute – composto da tecnici e scienziati che ci costa 52 milioni di euro l’annoa gennaio diceva che non c’era nessun problema grave. Però abbiamo preso la decisione di inchiodare il Paese a bollettini scientifici che di scientifico non hanno nulla [...]e abbiamo visto che presunti eminenti scienziati in televisione hanno commentato l’epidemia cambiando idee molte volte dando credito a questi bollettini farlocchi. Questo fa capire quanto la scienza non possa mai fornire da se stessa una lettura ultima dell’azione della realtà. Come aveva già messo in luce l’importantissimo dialogo tra Ratzinger e Habermas di qualche anno fa».

Cambiando argomento Di Consolo, fa la domanda sulla Regione Lombardia, ora sotto attacco  dal punto di vista sanitario ma anche politico e mediatico. E' ingiusto che «una delle sanità più efficienti del mondo sta passando per una sanità gestita da cialtroni. Lo trovo ingiusto. Anche considerando il fatto che sinora decine di migliaia di meridionali hanno trovato concrete risposte mediche che al Sud non hanno trovato in ragione di una gestione spesso clientelare della sanità». Interessante la risposta di Rondoni,

«Gli italiani non sono scemi, capiscono che questa situazione si deve a una serie di fattori. Questa è una 'guerra' combattuta per sistemi sanitari. E le informazioni sono di difficile decifrazione. Figurati che il governo cinese ha ammesso solo da poco che c’è stato qualche problema in piazza Tiananmen trent’anni fa, e dunque la mia fiducia in ciò che dicono i canali ufficiali dei cinesi è pari a zero. Questa è una “guerra” che sta creando grandi spostamenti economici, che il professor Giulio Sapelli ha illuminato molto bene, e che ha messo in crisi i sistemi sanitari. Una volta si bombardavano i pozzi di petrolio o le ferrovie, ora si bombardano i sistemi sanitari [...] Insomma, qualche domanda sul perché l’epidemia sia scoppiata in Lombardia e non a Caserta io me la porrei.

Perché sarà anche un pipistrello, ma è un pipistrello molto intelligente. Certo rimane il fatto che la Lombardia esprime il meglio di un sistema sanitario generalmente fragile. E quindi dobbiamo fare tutti i conti con la perdita dell’illusione che lo Stato ci faccia godere la vita e intanto riesca a farci anche da infermiere. In altre parole: l’illusione che gli Stati con i propri sistemi sanitari (pur diversamente congegnati) e i propri sistemi politici possano farci da balia e garantire la qualità e la responsabilità della vita ha incontrato qualche problema».

Un altra risposta interessante è quella sugli anziani.

Molti oggi «hanno improvvisamente preso a cuore i vecchietti abbandonati negli ospizi sono quelli che avrebbero votato “sì” per l’eutanasia di Stato, che di quelle persone farebbe strage con applauso. Quindi io vomito di fronte a queste cose. Non credo che gli italiani stiano pendendo dalle labbra degli scienziati ma, molto saggiamente, sono disposti a qualche sacrificio per tutelare la salute dei parenti, degli amici e dei conoscenti. Ed è certo che, al di là della retorica da serie americana sui medici in prima linea – medici e personale a cui il governo però non dà aumenti – noi abbiamo visto morte reale, sacrificio reale, dolore reale».

Sulla questione delle chiese chiuse al culto, Rondoni è consapevole che viviamo un momento storico abbastanza segnato dalla scristianizzazione.

«Una civiltà che presenta come necessaria la fila al banco dei salumi e come non necessario il rito religioso fa una scelta di campo.[...] perché se sottrai a un popolo il corpo di Dio risorto mentre la realtà costringe tragicamente a qualche domanda sul senso del proprio corpo, ecco che la questione rimane aperta». Ma oggi c'è stato Papa Francesco in persona che ha ben spiegato la questione della messa.

Interessante la risposta che il filosofo dà sulla questione della vita e sul significato della nostra esistenza.

«I medici in queste settimane stanno rischiando per curare gli altri, e così dimostrano che c’è qualcosa in questa vita che vale di più della sopravvivenza del corpo. Se ognuno pensasse soltanto alla propria salute l’altro diventerebbe un rischio, un pericolo, un portatore di germi. Vogliamo questo?».

Il coronavirus vuoi o non vuoi ci ha prepotentemente introdotti nel discorso della malattia e soprattutto nella“sfida” della morte. Su questo il filosofo risponde:

«Vedo la censura della morte, ridotta a una cosa anestetizzata, a una cifra. Un amico l’altro giorno mi faceva notare che nei bollettini si parla dell’età media dei morti, che è un modo subliminale per dire “tanto muoiono solo i vecchietti” [...]Quindi la morte da una parte è censurata, dall’altro è anestetizzata con cifre e con slogan retorici come “andrà tutto bene”. Ma di fronte alle bare dire “andrà tutto bene” è uno slogan da coglioni.

Con gli slogan e con i numeri si prova a coprire il morso della morte, che però arriva feroce. È interessante osservare certi commentatori e certi giornalisti quando parlano della morte: è come se fossero in imbarazzo. È come se la morte mettesse in imbarazzo la nostra civiltà, fondata su un’idea banale di benessere».

Avevo intenzione di proporre qualche altro intervento interessante, ma per oggi mi fermo, per non stancare i miei quattro lettori.

Anche in questi momenti di grande crisi sanitaria che costringe il mondo a restare in casa, la Carpigiani Gelato University, la scuola di gelateria internazionale con 20 campus in 19 paesi diversi, mette a disposizione il know-how dei suoi maestri gelatieri per un nuovo e arricchito catalogo di corsi online non dimenticando che come tutte le arti culinarie, la gelateria si impara sperimentando ogni giorno in laboratorio. Chi vuole iniziare ad avvicinarsi al mondo della gelateria ha a disposizione la serie “E-taste” in quattro lingue: italiano, inglese, francese e spagnolo. Si tratta di 5 lezioni da 1 ora e mezza con workbook scaricabile che riassumono gli elementi fondamentali di un gelato artigianale di alta qualità. “Questo progetto permette di entrare nel nostro campus principale e provare la metodologia di insegnamento che dal 2003 ha dato vita a numerose storie di successo in tutto il mondo.” – commenta Kaori Ito, direttrice della Carpigiani Gelato University – “Sono migliaia gli ex studenti che hanno cambiato la loro vita con il gelato e il mercato offre ancora molte opportunità di business. Grazie la tecnologia riusciamo ad avvicinarci a chi non ha ancora compiuto il passo, ma ha una grande passione per la gelateria e la cucina. Ovviamente, poi li aspettiamo per il corso completo, l’esperienza in aula con gli altri aspiranti gelatieri e le lezioni pratiche in cui mettere alla prova quanto appreso durante le ore di teoria. Il gelato è fantastico da fare e da assaggiare!”.Per i professionisti si spazia dall’attuale “Home Delivery Solution” in italiano e in inglese per chi vuole affrontare l’emergenza attivando il servizio di consegna a domicilio ai corsi avanzati e specifici come quello del “Gelato per il intolleranti al lattosio” o il “Gelato con bevande alcoliche”. I corsi sono disponibili sul sito www.gelatouniversity.com nell’area “Corsi Online”. Per informazioni: info@gelatouniversity.comCarpigiani Gelato University, fondata nel 2003 come divisione formativa del Carpigiani Group, è oggi riconosciuta a livello internazionale come fucina dei gelatieri di successo. La mission è educare alla cultura del gelato artigianale. Quest’anno sono stati organizzati oltre 400 corsi in 10 lingue per circa 12.000 ore di docenza, dati quasi triplicati in 3 anni. La sede principale della Scuola è ad Anzola dell’Emilia (Bologna), e la formazione avviene inoltre in 20 sedi nel mondo. Lanciato a settembre 2013, il percorso formativo Diventa Gelatiere, caratterizzato da una maggiore presenza di lezioni pratiche, ha segnato il record di iscrizioni: sempre più studenti scelgono di completare l’intero percorso di 4 settimane, che si conclude con uno stage formativo in gelateria. 

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