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Caso Liceo scientifico, si rifletta sulla deriva della nostra società

Da cittadino italiano sento il dovere di ringraziare il segretario comunale della “Lega Salvini Premier”  avv. Giancarlo Cerrelli per aver favorito nella nostra città, magari involontariamente,  un dibattito, acceso ma tutto sommato civile, sulla opportunità o meno da parte di una docente di  V  superiore di impegnare i propri alunni in una riflessione sul razzismo basata sul confronto tra le disposizioni contenute nel decreto “sicurezza-immigrazione”  varate in queste ore dal Governo Italiano e controfirmate dal Presidente della Repubblica Sergio Matterella, e le “leggi razziali” emanate nel 1938 dal regime fascista.   

Non è mia intenzione dare giudizi sulle motivazioni psicologiche che hanno spinto i  due “antagonisti”:  la docente ad assegnare il compito agli alunni e il rappresentante della Lega a denunciare come atto gravemente irresponsabile quello dell’insegnante; né tantomeno, per mia incompetenza,  entrare nel merito delle conseguenze giuridiche e/o morali delle rispettive azioni, ma volevo invitare i miei concittadini a fare insieme una riflessione sulle questioni di principio riguardo a quanto accaduto.

Se si considerano, infatti, il contesto, le motivazioni e i contenuti delle Leggi Razziali  del ‘38 e quelli del decreto sicurezza emanato dall’attuale Governo l’unica relazione che si può istituire è quella dell’assoluta “incomparabilità”. Non c’è alcun dubbio che il governo fascista fu enormemente condizionato dai provvedimenti antisemiti già adottati dagli alleati nazisti in Germania; da anni, inoltre, veniva propagandata dal regime la “Difesa delle razza” su giustificazioni di carattere “biologico” e non semplicemente storico-filosofico, per cui tra gli italiani e gli ebrei non dovevano esserci contaminazioni biologiche: primo fra tutti il divieto di matrimonio tra italiani ed ebrei. Entrando più nello specifico, come si può istituire un parallelo tra l’emanazione di una legge da parte di una Dittatura come il regime fascista con quella emessa dall’attuale Governo liberamente eletto dai cittadini italiani negli ultimi mesi? Ha senso poi mettere a confronto leggi gravemente immorali come quelle che avevano come destinatari gli ebrei (spesso era difficile individuarli come tali!) da secoli perfettamente integrati ed inseriti in tutte le realtà civili ed economiche del nostro paese, con le disposizioni del decreto attuale che hanno di mira i delinquenti, di qualunque razza essi siano? Infine, entrando nel contenuto, su quali giustificazioni si può fondare il parallelismo tra leggi che prevedevano l’allontanamento degli ebrei dagli uffici pubblici, dalle scuole, dalle loro botteghe, spesso con azioni violente fino alla soppressione, con le norme del cosiddetto decreto “Salvini” che, forse per la prima volta dopo anni di assoluta indifferenza, metterà veramente al centro dell’attenzione pubblica il problema della dignità di milioni di persone che lasciano la loro terra e le loro famiglie a causa dell’inganno di chi in Italia e in Europa si arricchisce sulla loro pelle con l’illusione di una accoglienza che di fatto non sa andare oltre il salvataggio dai gorghi del mare?

L’incomparabilità del decreto “sicurezza” con le leggi razziali non sta, dunque, in un differente grado di immoralità tra i  due provvedimenti normativi ma in una sostanziale differenza tra le due realtà, tale da lasciare perplessi qualsiasi persona di buon senso, come il compagno degli alunni di quella classe, sul senso di quella traccia.

Cari ragazzi del V liceo, non cadiamo nella trappola mentale di chi ci vuole mettere in guardia con lo slogan del tipo: anche con gli ebrei si iniziò con le piccole offese!

Gentilissima professoressa del Liceo Scientifico di Crotone, più che sugli improbabili “inizi” di un imminente pericolo razzista nel nostro Paese sarebbe più opportuno sollecitare i suoi alunni ad una profonda riflessione sulla “fine” che  la nostra società ha fatto quanto al rispetto dell’uomo dal suo concepimento alla sua morte naturale: che ne pensa, per esempio, e per rimanere in tema di ricorrenze, di proporre ai suoi alunni una sincera considerazione sul legame che unisce i falsi miti della rivoluzione del 68 con gli oltre cinque milioni di bambini abortiti, con l’abominio dei matrimoni e adozioni gay, con la liberalizzazione delle droghe, l’invasione della pornografia a qualsiasi età, i suicidi in costante aumento, un individualismo rancoroso per cui l’altro appare quasi sempre come un nemico da cui guardarsi e, infine, con la convinzione tutta sessantottesca di aver compiuto una “conquista  di civiltà” se nella tua autodeterminazione rientra anche la scelta di “staccare la spina”?

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