A nostro modesto avviso, il consiglio della Commissione europea all’Italia di puntare su crescita, investimenti e lavoro, è da accogliere, senza mezzi termini. In tal senso, va detto pure, che gli investimenti debbono contare più dei consumi, in quanto essi hanno un effetto moltiplicatore della crescita economica, maggiore, rispetto ai consumi. Non a caso, c’è l’”Accordo di partenariato”- che governa il più sostanzioso pacchetto di investimenti- che l’Italia avrà a disposizione nei prossimi anni: 64miliardi di Fondi Strutturali, cofinanziati dalla Commissione europea. A questo punto, va detto, ancora, che gli investimenti pubblici devono essere condizione necessaria per lo sviluppo e l’innovazione; poi, essi devono essere, anche, in grado di mobilitare ulteriori investimenti da parte delle imprese, aumentandone il tasso di ritorno, tanto, da esse, atteso. Ma c’è di più. Nella visione della Commissione europea c’è “il tallone d’Achille” del nostro Paese, in vista del Piano da 300 miliardi d’investimenti: sono l’incapacità e l’inefficienza, registrate in questi anni, a spendere i Fondi europei. In verità, non è un mistero che l’Italia non abbia saputo usare bene i Fondi europei. I casi sono due. Il primo: il tempo medio per realizzare un’opera di 80milioni di euro, è 11 anni; il secondo: l’Italia deve assicurare il co-finanziamento che, invece, preferisce evitare. In conclusione, noi diciamo che è necessario un cambio di passo espansivo, ovvero, quello relativo ad una stretta collaborazione tra le istituzioni locali e nazionali come potente messaggio per favorire, con efficienza e regolarità, la ripresa economica di tutto il Paese.