Per chiunque sia appassionato di storia della medicina, l’epidemia di Corona virus in atto fa pensare ad episodi analoghi che si sono verificati nel corso dei secoli e che hanno visto reagire le popolazioni più o meno nello stesso modo di oggi: paura, caccia alla causa del morbo, tentativo di isolarlo con l’unico rimedio valido che era la quarantena. E così è stato nei secoli. Solo alla fine dell’ 1800 grazie a Koch si è trovata la causa di questi flagelli, ma purtroppo le cure spesso mancano anche oggi. E studiando la storia delle epidemie più famose ci si imbatte in una dato inquietante. La città di Wuhan, ai più sconosciuta fino a qualche settimana fa, si trovò ad aver contribuito in maniera sostanziale alla diffusione di un’altra epidemia nemmeno paragonabile a quella di queste settimane: la peste nera. Il bacillo, scoperto nel 1894 da Alexandr Yersin e da lì il nome di Yersinia pestis, inizia a contagiare animali e persone nel 1280 nell’altopiano del Quinghai, regione a nord del Tibet che adesso fa parte della Cina, e lentamente si sposta proprio verso Wuhan. Questa grande metropoli che conosciamo oggi si forma dall’unione di tre importanti città: Hankou, Hanyang e Wuchang, ma è soprattutto la prima, Hankou, sotto la dinastia Song (970-1279), a diventare uno dei maggiori centri commerciali della Cina. Questo spiega come la peste, fino ad allora rimasta in ambito locale, esploda, si diffonda e parta rapidamente alla conquista del mondo grazie alla presenza di mercanti che provenivano da, India, Arabia, Europa e che tornando indietro contribuirono a diffondere il bacillo fino ad arrivare in Italia nel 1347. Probabilmente le condizioni igieniche, la promiscuità animali/uomo ha favorito quel salto di specie che oggi come secoli fa sono all’origine del diffondersi delle epidemie. Speriamo che almeno la storia insegni qualcosa.