Filippo Cosentino, chitarrista di ascendenza siculo-calabra, licenzia un album, Human Being, per la Emme Produzioni musicali, che definire jazzistico in senso stretto pare inappropriato. Non vi si trovano quelle reminiscenze alla Metheny richiamate invece per Lanes, il primo lavoro discografico. A voler proprio forzare viene da pensare, in alcuni momenti, a Leo Kottke. Ma il suo stile non è neanche connotabile tout court come musica popolare americana o giù di li. C'è contaminazione, tanta, fra vicino oriente e progressive per esempio. Ma poi, e' proprio necessaria un'etichetta? Possiamo dire più semplicemente che è un disco con in evidenza la chitarra, baritona in tre brani, di un musicista che espone il suo variopinto campionario di composizioni. I partner del trio, Davide Beatino al basso e Carlo Gaia alla batteria, ben coadiuvano il progetto, prestando i giusti apporti accordali e ritmici. Eppoi un ospite, Michael Rosen - i cui sax soprano e tenore vanno a implementare la linea melodica e il tasso improvvisativo, jazzistico certo - che rende il tutto più suggestivo, misurato, calibrato. Il gruppo non ricerca funambolismi da applausometro, esegue senza iperboli, tratteggiando e mitigando con le note i contorni dell'idea autoriale da rappresentare.