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C'è un brutto clima che si sta creando all'interno del mondo cattolico, lo scrive Paolo Gulisano su LaNuovaBQ.it di ieri. Da settimane, da mesi circolano dubbi, perplessità, preoccupazioni, nei confronti della Chiesa, e di Papa Francesco in particolare. Da un lato ci sono i tradizionalisti, si preoccupano che la Chiesa sta cambiando la dottrina, dall'altro ci sono i progressisti, che spingono per il cambiamento e addirittura intravedono rivoluzioni ovunque. E' pur vero che esiste un “pensiero non-cattolico”, di cui a suo tempo parlò papa Paolo VI. Ma nello stesso tempo esistono, soprattutto fuori della Chiesa, quegli adulatori di Papa Francesco che viene visto come un papa rivoluzionario che sta rivoluzionando la Chiesa. E proprio nei giorni scorsi il Papa ha rilasciato una opportuna intervista a TV2000 e Radio InBlu, dove ha puntualizzato:“Sono allergico agli adulatori. Perché adulare un altro è usare una persona per uno scopo, nascosto o che si veda, ma per ottenere qualcosa per se stesso. Noi, a Buenos Aires, gli adulatori li chiamiamo lecca-calze”. Invece, prosegue il papa, “i detrattori parlano male di me, e io me lo merito, perché sono un peccatore”.

E sempre in questo clima di contrapposizione e di incomprensione si rileva il grande fragore a proposito della lettera di chiusura del Giubileo, “Misericordia et misera”, in particolare le assurdità che hanno scritto i giornali sulla questione aborto. Addirittura Il Tempo ha potuto scrivere: "Abortite tanto il Papa vi perdona?". Puntuale la risposta del Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, mons. Rino Fisichella, definendo idiozie le cose scritte dai giornali.

Naturalmente i giornali volutamente hanno completamente stravolto le parole di Papa Francesco, che peraltro erano abbastanza chiare: l'aborto rimane sempre un delitto, un peccato, e che però come tutti i peccati può essere perdonato."Non c`entra niente la scomunica che viene tolta", spiega mons. Fisichella. "Non c`entra nulla dire `abortite perché il Papa vi perdona`, queste sono veramente delle idiozie che rimangono tali sia nei titoli che nei contenuti". E proseguendo ha precisato a proposito dei giornalisti: "C`è da parte di qualcuno la tentazione di leggere in fretta e quando si legge in fretta non si capisce. C`è la tentazione di trovare subito qualche cosa. E di tanti contenuti l`occhio è caduto solo sull`aborto. C`è poi la volontà di qualcuno di voler denigrare e trovare quello che non c`è". Il Papa, sottolinea Fisichella, "ha detto chiaramente e lo ha scritto: il peccato di aborto e uno dei peccati più gravi che esistano, perché si pone fine a una vita innocente. Questo peccato rimane tale e nel momento in cui si compie questo peccato, non solo da parte della donna, che porta il peso più grande di tutto questo, ma da parte di tutta una categoria che partecipa al peccato d`aborto, nel momento in cui si compie dunque, c`è la scomunica e si è fuori dalla comunione dalla Chiesa perché il peccato è gravissimo".

Eppure nonostante queste precisazioni, ci sono ancora quelli che cercano di travisare le parole del Papa. Per la verità, nella bimillenaria storia della Chiesa, è una situazione che si ripete spesso. Per esempio, nell'ultimo secolo è successo con Giovanni XXIII, con Paolo VI, e con lo stesso Giovanni Paolo II. Come d'incanto si riaccende il dibattito tra una chiesa progressista e una chiesa tradizionalista. In particolare, a partire dal Concilio Vaticano II si è sempre dialettizzato in uno scontro quasi calcistico tra fautori di una Chiesa del passato e una del futuro. C'è voluto papa Wojtyla per rilanciare il valore della missione con l'enciclica “Redemptoris Missio” e chiarire a quale Chiesa dobbiamo appartenere.

Ora di fronte a un mondo altamente tecnicizzato e segnato dal relativismo, dal fondamentalismo religioso e da nuove crescenti persecuzioni dei cristiani, serve una Chiesa missionaria, pertanto le parole del suo fondatore sono sempre attuali e impellenti:“andate e insegnate”.

Quindi l'unica alternativa alle diatribe che minano l'unità e l'armonia della Chiesa è essere missionari, intraprendere la strada per conquistare anime come hanno fatto gli apostoli e i missionari della prima evangelizzazione. Potremmo scrivere con George Weigel che serve un“cattolicesimo «evangelico”, che è quello dove la Chiesa non «fa» missione come una delle sue tante attività, ma «è» missione, costante sforzo di andare a parlare a chi non va mai in chiesa. I progressisti e i tradizionalisti – termine, quest’ultimo, con il quale Weigel si riferisce in particolare ai seguaci di mons. Marcel Lefebvre (1905-1991) – sbagliano entrambi perché sono fermi al modello della Contro-Riforma e ragionano «come se» la Chiesa in Occidente potesse ancora limitarsi a gestire i suoi pochi e declinanti fedeli, irrigidendo oppure diluendo il suo messaggio”. (Massimo Introvigne, Un “cattolicesimo evangelico” per tornare missionari”, 26.5.13, LaNuovaBQ.it)

Il professore Introvigne riferendosi al libro dell'intellettuale cattolico americano, George Weigel, amico e biografo del grande Papa san Giovanni Paolo II, “Cattolicesimo evangelico. Una profonda riforma nella Chiesa del XXI secolo”,  scrive che “Già Joseph Ratzinger opponeva a «progressista» e a «conservatore» la categoria di una Chiesa «missionaria». E questo per Weigel era anche il vero messaggio del Concilio Ecumenico Vaticano II, a lungo frainteso, ma che trovava un modello di applicazione corretta nell’episcopato del cardinale Wojtyla a Cracovia e nel libro derivato da quell’esperienza, «Alle fonti del rinnovamento». Il programma di riforma proposto da Weigel deriva tutto da questo primato della missione. Scegliendo vescovi, liturgie, seminaristi, preti, modelli della Curia romana la domanda dovrebbe essere sempre se la scelta favorisce non la gestione, ma la missione, non il girare in tondo autoreferenziale in tristi comunità di fedeli che dibattono sempre sulle stesse cose, ma la capacità di «uscire» e andare a cercare le maggioranze che in chiesa non vanno più. Si tratta, come si vede, di temi già ampiamente presenti nelle prime settimane di Magistero di Papa Francesco”.

A questo punto per rafforzare la tesi della missione nella Chiesa, può essere provvidenziale la lettura di un ottimo libro pubblicato l'anno scorso dalla casa editrice Marcianum press di Venezia, “L'azione missionaria della Chiesa ieri e oggi”, scritto da un professore missionario della Pontificia Università Urbaniana, Jean Yawovi Attila, sacerdote della diocesi di Lomè in Togo.

Il testo anche se è scritto per buona parte, forse per esperti e studiosi di Diritto canonico, con un taglio giuridico pastorale, certamente è un manuale completo per l'azione pastorale missionaria dei religiosi, ma anche dei laici. Nella prima parte, c'è un escursus storico delle normative emanate dalla fondazione di “Propaganda fide”, fino a quelle odierne. Poi si evidenzia la natura della missione, il dovere missionario dei christifidelis. Chi sono i protagonisti dell'evangelizzazione missionaria? Per primo c'è il Romano Pontefice e poi tutti gli altri. Il missionario come riferimento si avvale delle qualità dell'apostolo Barnaba, scelto dalla comunità di Gerusalemme per l'annuncio del Vangelo ad Antiochia.

Nel testo si approfondisce e si precisa il significato dell'essere mandato, che significa che bisogna essere ben preparati e formati. Ha un posto rilevante, la preparazione dei missionari sul piano pastorale e umano. “Il maggior numero possibile di religiosi e di suore siano ben istruiti e preparati nell'arte catechistica, onde collaborino sempre più all'apostolato”. Intanto i missionari devono conoscere la storia, le strutture sociali e le consuetudini dei vari popoli, le loro tradizioni, le lingue per poterle usare con speditezza e proprietà. Inoltre i catechisti devono essere debitamente preparati e svolgere bene il loro incarico,“che venga loro offerta una formazione continua e che conoscano in modo appropriato, la dottrina della Chiesa e imparino teoricamente e praticamente i principi delle discipline pedagogiche”. Padre Yawovi Attila ci tiene a precisare che“il missionario, essendo mandato per annunciare la Parola di Dio, non deve insegnare delle ideologie, bensì il deposito della fede. Pertanto, si ribadisce“essi vanno ad annunciare il Vangelo, e non ideologie personali. Per Papa Francesco, è una sfida grande e si interroga sul perchè della scarsità di preparazione dei catechisti:“oggi per esempio, è diventato molto difficile trovare catechisti preparati per le parrocchie e che perseverino nel loro compito per diversi anni”.

Il testo del professore dell'Università Urbaniana, spesso fa riferimento alla Esortazione Apostolica, “Evangelii nuntiandi” di Paolo VI, che a dieci anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, si interrogava in questi termini:“Che ne è della Chiesa?[...] E' veramente radicata nel cuore del mondo, e tuttavia abbastanza libera e indipendente per interpellare il mondo? Rende testimonianza della propria solidarietà verso gli uomini, e nello stesso tempo verso l'Assoluto di Dio?”.

Visto che oggi, soprattutto tra i giovani, c'è una sete di autenticità, che c'è orrore del fittizio , del falso, e ricercano sopra ogni cosa la verità e la trasparenza, per padre Yawovi Attila, bisogna approfittare di questi “segni dei tempi”. Questi segnali ci devono rendere subito svegli, e con forza ci domandano: “Credete veramente a quello che annunciate? Vivete quello che credete? Predicate veramente quello che vivete?” Pertanto “è evidente che la testimonianza della vita è divenuta più che mai una condizione essenziale per l'efficacia profonda della predicazione”.

Infatti il testo del professore Yawovi Attila, affrontando il tema della metodologia dei missionari (can. 787), scrive che la prima tappa, c'è la testimonianza della vita, poi quella della parola, e qui è fondamentale imitare San Paolo, nel suo primo annuncio all'Aeropago di Atene. Naturalmente “la Chiesa propone e non impone nulla - come ha scritto san Giovanni Paolo II, nella Redemptoris Missio - “rispetta le persone e le culture, e si ferma davanti al sacrario della coscienza”.

Nella seconda parte il testo affronta le Sfide odierne dell'azione missionaria, a cominciare dal sostentamento finanziario dei seminari e seminaristi nelle giovani chiese. Trattando della perequazione finanziaria, padre Yawovi Attila, auspica che “l'abbondanza delle comunità ricche supplisca all'indigenza di quelle povere”. E' evidente che l'azione missionaria, per essere adeguatamente implementata, necessita non solo di missionari, ma altresì di soldi.

Comunque sia e concludo, ci sarà un motivo se è stato creato il Pontificio Consiglio per la nuova Evangelizzazione, per l'autore del testo si tratta di “un campanello di allarme, che deve svegliare tutti i ministri sacri nonché i pastori a non accontentarsi di amministrare solamente i sacramenti, ma di rinvigorire la fede di tutti i christifideles con l'istruzione catechetica ininterrotta per tutta la vita cristiana”.

L'area archeologica dei Fori Imperiali riapre al pubblico. Dopo venti anni, dal 25 novembre l'area è visitabile durante il giorno da tutti i visitatori perché il percorso è attrezzato senza barriere architettoniche. Ad inaugurare l'area, la sindaca di Roma, Virginia Raggi; l'assessore alla Crescita culturale, Luca Bergamo; e il Sovrintendente Capitolino ai Beni culturali, Claudio Parisi Presicce.

Si tratta di una delle aree archeologiche più importanti della capitale e fino a questo momento accessibile solo durante gli spettacoli estivi serali; sono, quindi, così soddisfatte le innumerevoli richieste di visita arrivate sia dalle associazioni culturali che dai cittadini.

"È una grande emozione attraversare questo meraviglioso percorso, ricco di storia e di suggestione e che è stato chiuso per troppi anni — ha commentato la sindaca Raggi - La riapertura al pubblico dell'area archeologica dei Fori Imperiali, dopo quella recentissima del Circo Massimo, è un altro pezzo importantissimo del patrimonio storico e archeologico di Roma che viene ridato alla città e al mondo. Per noi l'inclusione e la partecipazione dei cittadini sono il primo strumento per il rilancio di Roma, come grande Capitale moderna e accogliente per tutti. E voglio sottolineare l'importanza dell'assenza di barriere architettoniche lungo questo percorso. Vogliamo fare in modo che tutto il nostro patrimonio sia fruibile nel modo più vasto ed eterogeneo, senza alcuna esclusione. Il nostro intento è di adoperarci per abbattere le barriere architettoniche e, con esse, anche ostacoli e pregiudizi di natura culturale che non sono del tutto scomparsi. “Oggi è una giornata importante per la città perché è fondamentale valorizzare il nostro patrimonio — ha aggiunto l'assessore Bergamo - Come lo è stato presenziare e presentare solo pochi giorni fa la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria che diventa sempre più un tassello fondamentale della crescita culturale della città. Roma è tutto questo: passato, presente e prospettive di futuro".

L'ingresso all'area archeologica è situato in Piazza Santa Maria di Loreto, presso la Colonna Traiana. Il percorso della visita, seguendo la nuova passerella che si snoda nel sito, tocca una parte del Foro di Traiano, passa sotto via dei Fori Imperiali percorrendo le cantine delle antiche abitazioni del Quartiere Alessandrino, attraversa il Foro di Cesare e termina in prossimità del Foro di Nerva, da dove esce su Via dei Fori Imperiali.

Le modalità di accesso saranno le seguenti: - la prenotazione dovrà avvenire esclusivamente tramite il servizio Zètema 060608;

tutti i giorni della settimana le visite saranno riservate a gruppi organizzati; la visita durerà un'ora; il biglietto di accesso all'area è di 4€ per l'intero e di 3€ per il ridotto, da pagare direttamente sul posto (resta intesa la gratuità per determinate categorie di visitatori); il numero massimo di persone consentito a gruppo sarà di 30.

Anche i Fori Imperiali rientrano nel progetto "Archeologia in Comune" della Sovrintendenza Capitolina che ha predisposto visite guidate gratuite per i singoli cittadini. Le visite, prenotabili allo 060608 a cura dei funzionari dell'Ufficio Fori Imperiali, saranno effettuate con un unico turno alle 1 1.30 il mercoledì, a partire dal 30 novembre. Il costo di accesso all'area è di 4€ per l'intero e di 3€ per il ridotto per un numero massimo di 20 persone.

"Un nuovo apparato didattico illustra, dall'esterno, l'area dei Fori Imperiali Sedici pannelli, in italiano e in inglese, dislocati lungo la recinzione esterna di Via dei Fori Imperiali, raccontano la Basilica Ulpia e il Foro di Traiano, la Via Alessandrina, il Foro di Augusto, il Foro di Nerva, il Foro della Pace e il Foro di Cesare. Su ogni pannello – ha sottolineato Presicce - è applicato un QR-code che permette, attraverso una semplice app di lettura, di accedere al sito dei Fori Imperiali (in italiano e in inglese) dove il visitatore potrà approfondire la conoscenza dei luoghi'.

 

Un'iniziativa in occasione della Giornata internazionale per la disabilità

Il 3 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale per la Disabilità istituita dalla Convenzione ONU e dalla Commissione Europea, l'area archeologica dei Fori Imperiali, la prima completamente priva di barriere architettoniche, sarà aperta esclusivamente alle persone con disabilità motoria, secondo il percorso su passerelle fruite da tutti i visitatori. L'ingresso e l'uscita dall'area saranno garantiti da due ascensori, posti all'inizio e alla fine del percorso.

L'inclusione culturale delle categorie più svantaggiate avviene anche attraverso l'ampliamento della fruizione delle collezioni museali e dei monumenti archeologici a un pubblico vasto ed eterogeneo. L'intento dell'Amministrazione Capitolina è di adoperarsi per abbattere le barriere architettoniche e, con esse, quelle pregiudiziali, spesso più radicate nella coscienza collettiva.

La Giornata è stata organizzata in collaborazione con la Fondazione Santa Lucia, la Fondazione Don Gnocchi, l'Associazione UILDM Lazio, l'Associazione AVO Roma, l'Unità Spinale del C.T -O. e l'APl di Roma.

ln questa giornata le visite saranno gratuite e svolte dai funzionari della Sovrintendenza Capitolina in collaborazione con Zetema Progetto Cultura. La prenotazione avverrà attraverso il servizio 060608. Le visite si volgeranno tra le 10 e le 15; ogni trenta minuti partirà un gruppo con turni di due ore. Il numero massimo consentito di partecipanti a gruppo è di 15, comprensivo, nel caso, di un accompagnatore a persona. ln caso di pioggia le visite non si effettueranno.

Programma delle visite

Le visite saranno tutte in italiano, tranne quella delle ore 15 (che sarà in inglese), e si svolgeranno come da prospetto seguente:

ore 10.00: Fondazione Don Gnocchi ore 10.30: Fondazione Santa Lucia ore 11.00: Prenotazione libera ore 1 1.30: Unità Spinale Ospedale C . T . O. -Apl ore 12.00: Associazione UILDM Lazio ore 12.30: Prenotazione libera ore 15.00: Prenotazione libera gruppo misto con visita in lingua inglese.

In soli 4 giorni è caduta la pioggia di 6 mesi, con picchi di 720 litri al metro quadrato: a dare una 'dimensione' all'eccezionale maltempo che ha colpito l'Italia sono i meteorologi del Centro Epson Meteo. "I primi dati sulle piogge incessanti che hanno colpito il Nordovest - affermano - ci indicano che sulle zone tra torinese, cuneese e Ponente ligure sono caduti quantitativi di pioggia eccezionali dall'inizio della settimana. A Fiorino (frazione di Voltri, comune di Genova) si sono accumulati 720 mm, di pioggia pari a 720 litri su metro quadrato (di cui 600 solo nella giornata di mercoledì). La media pluviometrica della zona per il solo mese di novembre è di 120 litri per metro quadrato. A Viù (Torino) sono caduti 561 litri per metro quadrato, a Paesano (Cn) 343 litri".
   
La situazione su cuneese e Ponente ligure, secondo i meteorologi di Epson Meteo, sta migliorando. Nel fine settimana la situazione andrà gradualmente migliorando grazie all'allontanamento della perturbazione: sabato e domenica quindi giornate caratterizzate dall'alternanza tra sole e nuvole, con piogge residue per lo più confinate sulle regioni meridionali e, al mattino di sabato anche sul Triveneto". "Per la prossima settimana - concludono gli esperti - le proiezioni danno invece molto probabile la prima vera zampata dell'inverno, con l'irruzione sull'Adriatico di gelide correnti orientali che dovrebbero portare quasi dappertutto un brusco calo delle temperature, con qualche nevicata fino a quote molto basse lungo la Dorsale Appenninica".  

Fa paura la piena del Po tra Cuneese e Torinese. Il fiume ha allagato Cardè, ultimo comune della provincia di Cuneo, nel saluzzese, dove l'acqua ha abbattuto alcuni tralicci dell'elettricità creando disagi in tutta la zona. Allagate anche le campagne. Un disperso nel torinese.

"La fase di emergenza non è terminata, attendiamo ancora la piena dei fiumi ad Asti e Alessandria". Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al termine della sua visita alla centrale della protezione civile piemontese. "E' fondamentale che nelle prossime ore il governo si muova in modo immediato perché si possa iniziare subito il conteggio dei danni e gli aiuti alle popolazioni", ha detto Renzi.

Le ricerche di Sergio Biamino, il 70enne inghiottito dalle acque del rio Albona, a Perosa Argentina, in val Chisone, sono state sospese dai vigili del fuoco e dalla protezione civile, poco dopo le 13, per l'impossibilità di avvicinarsi alle acque impetuose del torrente Albona e del Chisone, di cui il rio è un affluente. L'uomo è scivolato nell'acqua quando, assieme al figlio, stava cercando di mettere al riparo alcuni cavalli nella stalla. Biamino, a causa della scarsa visibilità, non si è accorto del terreno franato lungo l'argine del torrente ed è caduto in acqua.

Restano problemi di viabilità in tutta la regione, con numerose strade chiuse a causa di frane.

Anche la Regione Liguria è in difficoltà dopo le piogge di ieri. La Regione chiede lo stato di emergenza per il maltempo che ha colpito soprattutto il Ponente. La Giunta presieduta da Giovanni Toti si è riunita con il capo della protezione civile Fabrizio Curcio e sta formalizzando la richiesta ufficiale al governo. Non ci sono ancora stime definitive dei danni, ma prima della riunione l'assessore allo sviluppo economico Edoardo Rixi ha detto che ammontano a circa 100 milioni.

E' fallito il tentativo di recuperare uno dei due battelli trascinati contro il ponte di Piazza Vittorio, nel centro di Torino, dalla piena del Po. L'imbarcazione si è rovesciata su se stessa ed ha iniziato ad affondare infilandosi sotto una delle arcate del ponte. La barca è stata trascinata via dalla corrente e si sta dirigendo verso il ponte di corso Regina Margherita. E' invece riuscita la messa in sicurezza dell'altro battello.

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