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Il ministro Luciana Lamorgese “ha chiarito nela riunione Ue,al vertice straordinario tra ministri dell’Interno, tenuto a Bruxelles, che il governo di Roma non manderà nessuno a spalleggiare i greci nelle maniere forti. Al massimo, nostri agenti potranno dare una mano negli hot spot per velocizzare le pratiche di chi chiede asilo come scrive Francesco Grignetti su “La Stampa”.

“Quanto alla richiesta di mezzi, è stato escluso che unità della nostra Guardia costiera o della Finanza possano essere utilizzate nel respingimento muscolare dei gommoni. L’Italia ha offerto, se proprio serve rafforzare il dispositivo già presente di Frontex nell’Egeo con l’Operazione Poseidon, di inviare un aereo da ricognizione. Ben lontano, come si intuisce, dai luoghi caldi”.

Di fatto il governo italiano si offre di aiutare i greci solo se nelle pratiche di asilo, cioè se Atene accetterà di far oltrepassare il confine alle masse di clandestini che premono con violenza, grazie al supporto turco, sulla frontiera. Un gesto che schiera l’Italia a supporto del ricatto di Erdogan e che verrà apprezzato da Ong e lobby dell’accoglienza che già valutano gli incassi miliardari derivanti da nuovi massicci flussi.

Una posizione paradossale specie ora che la Ue sembra voler finalmente reagire con durezza al ricatto migratorio clandestino attuato dalla Turchia confermato dalle dichiarazioni dei migranti illegali arrivati a Lesbo che indicano chiaramente la complicità tra i trafficanti e le autorità di Ankara.

Il confronto in atto tra Turchia e Grecia sui migranti, che Erdogan ha mandato in circa 150 mila al confine terrestre occidentale, si estende anche al fronte marittimo con i due paesi impegnati a sostenere con la propaganda le proprie posizioni. Ankara mostra video di migranti illegali su gommoni respinti a forza dalle motovedette greche mentre Atene diffonde video di navi turche che scortano gommoni di migranti fin dentro le acque territoriali di Atene e di blindati della polizia turca che aiutano i clandestini a rimuovere le barriere sul confine terrestre di Edirne.

Il portavoce del governo greco Stelios Petsas ha dichiarato in una nota che “invece di contrastare le reti di trafficanti di persone, la Turchia è diventata essa stessa un trafficante”.Espliciti anche i filmati relativi agli scontri sul confine dove schiere di giovani migranti lanciano sassi e molotov contro la polizia greca al grido di “Allah Akbar”. Atene ha confermato di aver respinto oltre circa 35 mila tentativi illegali di attraversamento del confine.

Il pugno di ferro del governo greco, che dietro ai poliziotti ha schierato sul confine anche l’esercito e rafforzato la presenza navale davanti all’isola di Lesbo dove in una settimana sono sbarcati 1.700 clandestini che si aggiungono ai 25 mila già stipati da tempo sull’isola, continua ad avere ampio sostegno dall’Unione Europea anche se emergono già le prime crepe nel fronte europeo.

Il presidente del Parlamento, David Sassoli, parla esplicitamente di accogliere i migranti in arrivo dalla Turchia e di aprire corridoi umanitari per migliaia di supposti minori non accompagnati da ridistribuire tra i partner Ue mentre Ong e associazioni per i diritti umani accusano la Ue di aver accettato la decisione della Grecia di sospendere la domanda di asilo per un mese..

L’Europa per una volta dimentica le politiche immigrazioniste suicide perseguite finora e sostiene la Grecia per arginare la nuova “invasione” dalla Turchia. pero anche l’Italia non ci sta e il governo Conte rifiuta di mandare agenti di polizia e navi in supporto ai greci che affrontano il ricatto turco.

La questione è chiusa, ormai abbiamo aperto le porte, non abbiamo più tempo di discutere” ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che però sabato ha ordinato alla Guardia Costiera di fermare i flussi di migranti illegali diretti verso le isole greche di Lesbo, Chios e Kastellorizo. Un’iniziativa interpretabile con la volontà di offrire un segnale di cooperazione soprattutto alla Germania, interessata anche in ambito Ue a non rovinare i rapporti con Ankara anche alla luce dei milioni di turchi che vivono in Germania e hanno nazionalità tedesca.

Meglio non dimenticare che dopo i massicci flussi del 2015 fu proprio la Germania a negoziare l’0accordo con Ankara in base al quale i turchi fermarono o quasi i flussi di migranti ricevendo in cambio 6 miliardi di euro, non da Berlino ma dalla Ue.

Possibile quindi che Erdogan, dopo aver mostrato la minaccia all’Europa, ora punti a dimostrare che può contenerla, ovviamente dietro un lauto compenso. Se il leader turco paragona i greci ai nazisti per le violenze sui migranti, il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha ribadito l’importanza di riprendere il dialogo con la Turchia....

l’alto rappresentante della politica estera dell’UE, Josep Borrell, affermava rivolto ai migranti: “non andate al confine. Il confine non è aperto. Se qualcuno ti dice che puoi andare perché la frontiera è aperta … questo non è vero. Evita situazioni in cui potresti essere in pericolo”, ha aggiunto. “E, per favore non dire alle persone che possono andare, perché non è vero”.

la solidarietà europea nei confronti della Grecia si manifesta anche nell’invio di poliziotti dei diversi Stati membri al confine greco, come richiesto da Atene. Aiuti limitati nei numeri ma di alto valore simbolico dopo che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha attribuito ai greci il ruolo di difensori dei confini d’Europa.

La Croazia, che già schiera una motovedetta a Lesbo, ha deciso l’invio di un’altra nave e un contributo simbolico di 8 agenti, ben 200 si è impegnata a inviarne la Polonia e altri paesi stanno valutando i contributi da mettere in campo. L’Italia invece sembra voler sostenere anche in questo caso le politiche dell’accoglienza tanto care all’attuale governo che hanno già visto decuplicare, soprattutto a causa delle navi delle Ong gli sbarchi di clandestini in Italia rispetto ai primi due mesi del 2019.

In questi giorni di grave emergenza, stiamo ascoltando diversi commenti più o meno interessanti, visto il tempo a disposizione, ho avuto modo di leggerne diversi, il primo che voglio presentare è quello del professore Luca Ricolfi, un economista serio, ha offerto diverse riflessioni. Il mese di febbraio per bloccare il virus è stato cruciale, e sugli errori fatali di questa mediocre classe dirigente ci sarà molto da dire.

Errore 1: avere sottovalutato, nonostante le avvertenze degli esperti (il primo allarme di Roberto Burioni è dell’8 gennaio, ben due mesi fa), la gravità della minaccia dell’epidemia di coronavirus, non solo respingendo la linea rigorista dei governatori del Nord, ma tentando di approfittare politicamente delle circostanze: un’emergenza sanitaria è stata trattata come un’emergenza democratica, come se la posta in gioco fosse l’antirazzismo e non la salute degli italiani (il medesimo Burioni, per le sue proposte di quarantena, è stato accusato di fascio-leghismo).
Errore 2: aver rinunciato, quando la misura sarebbe stata ancora efficace, a una campagna massiccia di tamponi, per la paura di danneggiare l’immagine dell’Italia all’estero.
Errore 3: aver insistito per giorni sulla necessità di far ripartire l’economia, come se questo obiettivo – se perseguito nel momento di massima espansione dell’epidemia – non avesse l’effetto di facilitare il contagio. Non so se, in queste ore, il governo correggerà la rotta, e in che misura eventualmente lo farà. Ma penso di poter dire, sulla base dell’evidenza statistica disponibile, che non essere intervenuti drasticamente e subito avrà un costo enorme in termini di vite umane, prima ancora che in termini di ricchezza»
. (Luca Ricolfi, “Coronavirus, calcoli sbagliati: le gravi responsabilità del governo”, 5.3.2020 Il Messaggero)

A questo punto il professore fa due conti, «Se, come molti esperti considerano possibile, il virus dovesse raggiungere anche solo il 20% della popolazione (12 milioni di persone), i morti non sarebbero il 3% (circa 360 mila) ma almeno il triplo o il quadruplo, ovvero 1 milione o più. In quel caso, infatti, i posti di terapia intensiva necessari per salvare i pazienti gravi non sarebbero sufficienti, nemmeno ove – tardivamente – il governo varasse oggi stesso un piano per raddoppiare o triplicare la capacità attuale (oggi i posti disponibili sono 5000, con 12 milioni di contagiati ce ne vorrebbero più di 50 mila, ossia 10 volte la capacità attuale)».

Per Ricolfi lo scenario potrebbe diventare apocalittico, se l'epidemia dovesse raggiungere quasi l'intera popolazione italiana.

A questo punto sarebbe necessario un nuovo governo e ben altra classe dirigente. «Oggi è il tempo - incalza Ricolfi - di salvare l’Italia da una catastrofe potenzialmente peggiore di una guerra, e di farlo con i mezzi che abbiamo e il tempo ristrettissimo che ci sta davanti».

Chiarito che non spetta a lui redigere un piano che limiti i danni, ma ci penseranno quelli come il professore Burioni, Crisanti o Galli.

Tuttavia Ricolfi si sente di scrivere due cose: «La prima è che la priorità non può essere far ripartire l’economia subito, perché questo non farebbe che accelerare la circolazione del virus. Le risorse economiche dovrebbero essere indirizzate prima di tutto a moltiplicare le unità di terapia intensiva e sub-intensiva, perché quasi certamente fra 2 o 3 settimane i malati gravi saranno molto più numerosi dei posti disponibili. La seconda è che, se vogliamo limitare il numero dei morti, dovremo rinunciare, per almeno qualche settimana, a una parte delle nostre libertà e, probabilmente, anche a una frazione di ciò che siamo abituati a pensare come parte integrante della democrazia. Quando dico rinunciare alle nostre libertà, penso soprattutto alla libertà di circolazione e di spostamento».

Ricolfi insiste anche oggi sulle misure drastiche da intraprendere: «Avere senso civico, oggi, significa fare ciò che ci viene richiesto, anche se significa vivere in un modo orribile e disumano. Ed è gravissimo che sia i privati (per interessi economici) sia le autorità (per ragioni politiche) continuino a diffondere le tre bufale fondamentali che hanno ritardato la presa di coscienza dei cittadini: che il virus uccida solo gli anziani già affetti da altre gravi patologie; che i soggetti senza sintomi (i cosiddetti asintomatici) non possono trasmettere il virus; che il coronavirus sia poco più che una brutta influenza». (Luca Ricolfi, “L’impegno di tutti/ Una guerra che non ammette disertori”, 9.3.2020, Il Messaggero)

Sul senso civico degli italiani, si sta puntando in queste ultime ore. Sta facendo molto discutere, quello che è successo a tarda sera di sabato alle stazioni ferroviarie di Milano, per alcuni una scena badogliana da “8 settembre”, un caos provocato dal Governo Conte con il suo “decreto” sulla chiusura della Lombardia.

“L’assalto ai treni per fuggire da Milano è la fotografia più avvilente del livello al quale è stato portato il Paese, ha scritto Eugenio Capozzi.

Infatti «Che si arrivi a tanto così dal mettersi le mani addosso per salire su un treno e rischiare di portarsi altrove il virus che magari è stato appena preso nella folla. E rendere banali, così, gli sforzi di chi sta tentando di preservare la salute, il lavoro ed i soldi di tutti. Questa esperienza, finora, ha insegnato che l’Italia è ancora molto lontana dall’essere un Paese unito. Scene come quelle di ieri sera alla stazione Centrale milanese fanno capire che qui ciascuno bada al proprio orticello [...]». (C. Arija Garcia, “Coronavirus: il fallimento educativo sta uccidendo l’Italia”, 8.3.2020, laleggepertutti.it)

Anche il professore Capozzi mette l'accento sulla mancanza di senso civico degli italiani, «da questi complessivi fallimenti ed insufficienze emerge anche un problema complessivo di mentalità diffusa, di costume rispetto ad altre parti del mondo. A parte le considerazioni sul caso cinese, non paragonabile al nostro per la natura illiberale e dittatoriale delle misure restrittive poste in atto da quel regime (ma, va rimarcato, su numeri giganteschi: si parla di 700 milioni di persone praticamente isolate), sembra indubbio che la società italiana abbia oggi molto da imparare dalla disciplina sociale, dal senso civico e dal rigore istituzionale prevalenti nei paesi dell’Estremo Oriente asiatico. Essa mostra ancora, rispetto all’epidemia, un atteggiamento troppo superficiale e leggero: in parte per la sua radicata propensione all’individualismo e familismo anarcoide, in parte perché incoraggiata fino a poco tempo fa da messaggi irresponsabili e controproducenti lanciati dal governo e da altre istituzioni [...] È vitale che, dai più alti vertici istituzionali a tutte le fasce della società, si smetta di considerare sacre e intoccabili tutte le nostre abitudini e comodità consolidate. Che ci si torni a convincere – e molto in fretta – che di fronte a prove difficilissime, in cui è in gioco il futuro del paese, si può e si deve rinunciare per un certo periodo a quote anche consistenti di libertà individuale per il bene della comunità». (E. Capozzi, “Coronavirus in Italia: il naufragio delle istituzioni e una società incapace di disciplina”, 7.3.2020. L'Occidentale)

E allora se occorre rigore e fermezza potrebbero avere ragione chi in questi giorni per lottare contro l'epidemia ipotizzano di ispirarsi al regime totalitario comunista cinese di Xi Jimping. Il regime cinese si presenta come il miglior modello possibile di contrasto alla diffusione del morbo: «controllo totale e capillare dei suoi cittadini, chiusura completa di intere regioni con decine di milioni di abitanti, costruzione di ospedali a tempo record. E molti italiani, anche insospettabili, vorrebbero seguirne l'esempio. Eppure questa è solo la facciata "buona", sotto cui il totalitarismo comunista nasconde inefficienza e brutalità. Senza dimenticare che l'epidemia si è diffusa solo a causa dei silenzi imposti dalla censura di Pechino». (Stefano Magni,” Lotta al Coronavirus, tutti affascinati dalla dittatura cinese. Meno i cinesi stessi”, 7.3.2020, in LaNuovaBQ.it)

Per esempio Daniela Sbrollini, senatrice di Italia Viva, che accoglie il suggerimento degli esperti di “chiudere tutto” in vista del peggioramento dell’epidemia. “E’ evidente che siamo in un Paese democratico dove non vige il regime comunista della Cina, che però in questo caso è riuscita a contenere l’epidemia adottando dei sistemi obbligatori di controllo e di schedatura dei propri cittadini”.

Mentre Corrado Formigli, nella trasmissione Piazza Pulita, intervistando il professor Massimo Galli (infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano), nelle sue domande dice anche: “Diciamo che lì (in Cina, ndr) hanno il vantaggio della dittatura, che non è un vantaggio da poco”. Magni polemicamente si domanda: «Quale vantaggio ha mai dato la dittatura comunista alla Cina e al mondo nella lotta a questa epidemia? Prima di tutto, pensare che la Repubblica Popolare sia un modello virtuoso, vuol dire sacrificare la realtà della genesi e della prima diffusione del coronavirus». Quelli che oggi indicano la Cina come esempio da seguire assomigliano molto a quelli affetti dalla “sindrome di Stoccolma”.

L'editorialista de LaNuovaBQ.it in questo documentato articolo sintetizza come si è sviluppato il virus nel mercato del pesce di Wuhan e poi come le autorità comuniste hanno costretto il dottor Li Wenliang (successivamente morto del male che ha contribuito a scoprire) a fare autocritica e quindi a nascondere tutto anche all'Oms. Ritengo opportuno pubblicare buona parte del servizio per capire con chi abbiamo a che fare.

«Meno nota - continua Magni - è però la sistematicità con cui le autorità, a tutti i livelli, hanno soppresso ogni informazione sul nuovo virus, perdendo un intero mese critico in cui l’epidemia poteva essere più efficacemente contenuta. Il Wall Street Journal ha documentato puntualmente tutte queste carenze, omissioni e deliberate disinformazioni del regime cinese, pagando con l’espulsione di tre suoi giornalisti dalla Cina.

 Ancora il 7 gennaio, quando lo stesso presidente Xi Jinping dava l’ordine di controllare lo scoppio dell’epidemia, le autorità locali ufficialmente negavano che si trattasse di una malattia trasmissibile da uomo a uomo. Il banchetto organizzato dal Partito nella città di Wuhan per celebrare il capodanno lunare si è tenuto regolarmente, con almeno 40mila ospiti. Nei giorni del capodanno, almeno 5 milioni di cinesi si sono mossi da e per Wuhan, il tutto mentre le autorità sapevano ma tacevano.

Intanto, fra il 6 e il 17 gennaio si riunivano i consigli legislativi e consultivi del Partito a Wuhan e in quel periodo ogni notizia “allarmistica” era censurata. Per una prima dichiarazione pubblica del presidente Xi Jinping si sarebbe dovuto aspettare fino al 20 gennaio. Il 23 la Cina ha dichiarato lo stato di emergenza e ha posto in quarantena Wuhan e le città limitrofe, un’area con 50 milioni di abitanti, come mettere in una zona rossa tutta l’Italia. Il contenimento, tanto osannato dagli “esperti” ha avuto successo? Purtroppo non lo sappiamo. Per Magni per ora «Sappiamo solo che la Cina continua a censurare le notizie e abbiamo chiari indizi che stia manipolando le statistiche. Un gruppo di ricerca canadese, il Citizen Lab, ha rilevato che sin dal 1° gennaio le autorità stanno applicando una forte censura su WeChat (la più diffusa app per le chat in Cina, simile a Whatsapp) filtrando tutte le parole chiave che riguardano l’epidemia di coronavirus, per impedire ogni critica alla classe dirigente cinese. Anche i videoblogger che provano a raccontare come si vive in quarantena o cosa pensa la gente della politica delle autorità, pagano col carcere».

Continua Magni, attualmente in Cina, «non è possibile verificare in modo realmente indipendente le statistiche cinesi, i numeri vengono ridotti o gonfiati. E molti funzionari, che temono l'epurazione, potrebbero non dire tutta la verità». C'è un video della visita a Wuhan di Sun Chunlan, la vicepremier, passeggiando per le vie del quartiere Qingshan, viene contestata apertamente dai cittadini, che le gridano dalle finestre “Falsi! Falsi! E’ tutto falso!” e “Formalismo!”  La dittatura “ha i suoi vantaggi”, - scrive Magni - ma ha uno svantaggio fondamentale: che tutto finisce nelle mani di un partito politico con potere assoluto. Che agisce, prima di tutto, con criteri politici. E non è detto che siano i migliori per salvare vite umane».

 



Inizio con una premessa: non lo so se qualora fossero state messe in atto le misure di prevenzione che avevano suggerito i governatori della Lega (Lombardia ,Veneto e Friuli Venezia Giulia) si poteva evitare in assoluto il diffuso contagio che è in atto sul nostro territorio. Fatto sta che i nostri governanti (giallo-rossi o rossi e basta) non lo hanno fatto, definendole misure razziste, proprio perchè proposte da governatori appartenenti al partito razzista per eccellenza, la Lega.

Ma perchè i politici di sinistra hanno sposato questa posizione? Per rispondere parto da una breve annotazione apparsa sui social del professore Eugenio Capozzi, tra l'altro autore di un pregevole pamplhet “Politicamente corretto”, che dovrebbero leggere tutti per capire il momento politico che stiamo vivendo.

«La diffusione ormai accertata in Italia dell'epidemia da Coronavirus ci conferma 3 cose:
1) sovranità, interesse, sicurezza nazionale in Italia ormai significano molto poco. Il paese è colonizzato da cordate economiche e politiche estranee alla sua società civile, fino all'aperto autolesionismo;
2) l'ideologia - in questo caso il politically correct multiculturalista - domina classe politica, istituzioni e media italiani (ed europei) fino al punto da alterare i meccanismi più profondi della convivenza civile, come la gestione della salute pubblica;
3) la Cina è oggi IL problema dell'Occidente, e soprattutto dell'Europa, esposta come non mai a disegni imperiali di potenza euro-asiatici. Reti 5G, infrastrutture dei trasporti, globalizzazione/dumping, censura del dissenso, virus pandemici sono tutti elementi di un unico processo»
.

E' interessante soffermarsi sul 2° aspetto che Capozzi evidenzia, in pratica questi signori del Governo e non solo loro, anche tanta parte dei Media, hanno preferito sposare l'ideologia multiculturalista, quella che intende relativizzare tutte le civiltà e mettere insieme tutti i popoli in una convivenza forzata, magari in metropoli, in centri periferici come le banlieu francesi. Partendo da questa prospettiva i politici del Pd probabilmente per la paura di essere politicamente scorretti, di prendere misure interpretabili dai media come “razziste” (una lettura infondata perché, la sorveglianza andrebbe attuata verso tutti coloro che provengono dalla Cina, indipendentemente dall’etnia).

In sintonia con questa tesi è Fausto Biloslavo, parla di «un miscuglio di stupido buonismo, calcoli politici e infondati timori razzisti hanno provocato errori, ritardi o assurdità nella lotta al coronavirus».(F. Biloslavo, “Ora basta con il buonismo. Porta solo inerzia e ritardi”, 23.2.20, Il Giornale)

Un grave errore del governo italiano è stato di bloccare i voli da e per la Cina, ma si è chiuso un occhio per incompetenza, o per non provocare allarme con gli scali intermedi. Dal 25 gennaio il virologo Roberto Burioni aveva lanciato l'allarme chiedendo un isolamento preventivo per tutti, italiani, cinesi o di altre nazionalità in arrivo dalle zone infette. E su Facebook ha ribadito: «Le ultime notizie mi portano a ripetere per l'ennesima volta l'unica cosa importante. Chi torna dalla Cina deve stare in quarantena. Senza eccezioni». Il ministro della Salute si è mosso con un'ordinanza solo nelle ultime ore.I

l governatore della Toscana, Enrico Rossi, che non voleva sottoporre a controlli stringenti centinaia di cinesi rientrati in regione dopo aver passato il Capodanno in patria, sosteneva: «Da noi il vero problema è la normale influenza, non il coronavirus». Ai critici come Burioni rispondeva: «Chi ci attacca o non è bene informato o è un fascioleghista».

Tra gli episodi di buonismo stupido Biloslavo riporta quello del 3 febbraio dove un garante dei detenuti un certo Palma, chiedeva informazioni al responsabile della Protezione civile Borrelli se i nostri connazionali sottoposti in quarantena alla Cecchignola potessero usufruire di tutte le possibilità di colloquiare con i parenti, come se fossero a Quantanamo. Così quelli della Protezione civile hanno dovuto perdere anche questo tempo.

Altro episodio raccontato da Biloslavo è la scenetta a Linea Notte su Rai 3, di venerdì scorso. Dove un ospite un certo Faloppa, esperto di comunicazione politicamente corretta, che insegna in diverse università,  presentando il suo libro, ha criticato i giornali che avevano titoli emergenziali. «Secondo Faloppa scrivere che il «virus sbarca in Italia» è un chiaro riferimento ai migranti e alla necessità dei porti chiusi. Alla fine è riuscito a superare se stesso: «Il virus che ha prodotto più vittime nelle ultime 48 ore è un virus che si chiama odio e lo abbiamo visto in azione in una città tedesca». Il riferimento è alla strage etnica di un estremista di destra. Pur dicendo di non sottovalutare il pericolo dell'epidemia ha sentenziato: «È una questione di proporzioni. () Il virus dell'odio sta contagiando l'Europa, non soltanto l'Italia. Credo che a riguardo bisognerebbe fare un'informazione più attenta per mettere in guardia dai rischi reali».

Sulla stessa linea di Biloslavo, è il fondo di Micalessin che paragona gli errori del governo italiano (la triade Conte, Zingaretti, Speranza) a quelli del governo comunista cinese.

«Qualitativamente i danni provocati dalla triade giallorossa sono gli stessi. Xi «Dada» e i vertici del Partito comunista cinese hanno per molte settimane ridimensionato la reale diffusione del Coronavirus mettendo a tacere il medico Li Wenliang - colpevole di aver denunciato la pericolosità del morbo - e manipolando i dati su contagio e ammalati. Per rimediare a quella nefasta sequela di errori, censure e omissioni hanno trasformato la provincia di Wuhan, e i suoi 58 milioni di abitanti, in una prigione a cielo aperto. Da noi le cose non vanno molto diversamente. In seguito alle drastiche misure assunte sabato sera dal consiglio dei Ministri i comuni della Lombardia e del Veneto assediati dal Coronavirus diventeranno delle piccole Wuhan presidiate dall'esercito e controllate dalla polizie». (Gian Micalessin, “Il buonismo giallorosso ripete gli errori cinesi”, 24.2.20, Il Giornale).

Secondo Micalessin le misure estreme per evitare la diffusione dell'epidemia, si sarebbero potute facilmente evitare se il governo giallorosso, non avesse inanellato al pari dei cinesi una serie di devastanti errori figli del credo dei benpensanti di Pd e Leu e della grancassa del «Repubblica-pensiero». Errori che ci stanno regalando il triste primato di primo paese in Europa - e quinto al mondo - per casi di Coronavirus. E qui anche Micalessin fa riferimento all'allarme completamente ignorato lanciato dall'epidemologo Burioni. Per quanto riguarda i voli dalla Cina, scrive:«Paghiamo il fatto spiega oggi il professor Walter Ricciardi membro del consiglio esecutivo dell'Oms - di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina. Abbiamo chiuso i voli, una decisione che non ha base scientifica, e questo non ci ha permesso di tracciare gli arrivi, perché a quel punto si è potuto fare scalo e arrivare da altre località». Un errore confermato dai dati di Germania, Regno Unito e Francia, dove grazie al mantenimento dei voli e all'imposizione della quarantena si registra oggi un numero di casi assolutamente insignificante rispetto a quelli del nostro paese. Ma per il governo giallorosso la scelta sbagliata è l'inevitabile conseguenza delle sue convinzioni ideologiche. Se, come impongono lo «Zingaretti pensiero» e il «verbo» di Repubblica, la quarantena è una bestemmia sinonimo d'intolleranza e segregazione razziale [...]».

Pertanto scrive Micalessin: «Nel nome del buonismo «politicamente corretto» il governo Conte sceglie, insomma, di marciare - al pari della Cina - non nei solchi della ragione, ma in quelli dell'ideologia. Ma non c'è da stupirsi. Il comunismo di Pechino e il buonismo «politicamente corretto» del governo giallorosso sono due facce della stessa ideologia. Un'ideologia che spinge i suoi fautori a stravolgere la realtà dei fatti e il buon senso per dar vita ad un universo illusorio dove la prevenzione invocata dai governatori del Nord e da scienziati come Roberto Burioni viene equiparata al razzismo, mentre l'imprevidenza diventa sinonimo di libertà e tolleranza. Un universo assolutamente folle e inesistente nel cui nome si sceglie, come in Cina, di mettere a rischio la vita dei propri cittadini».

Oggi quando qualcuno ricorda le misure preventive che dovevano essere messe in atto viene tacciato come uno “sciacallo”, così è stato dipinto da un ministro del governo Conte, il segretario della Lega Matteo Salvini.

Ma i veri sciacalli sono i nostri governanti come ha scritto un amico su facebook, evidenziando ben 7 motivazioni. Si è preso in giro gli italiani“in cui si dava a bere la notizia fasulla di essere i primi al mondo ad avere isolato il virus. Invece come afferma il direttore de Il Tempo Franco Bechis siamo stati“All'avanguardia ma tristemente per numero di contagiati", anche per Bechis "i veri sciacalli di questa drammatica vicenda sono Giuseppe Conte e i suoi ministri, e non chi solo oggi li critica pesantemente per avere sottovalutato i rischi non ascoltando i pressanti appelli dei veri esperti, i massimi virologi italiani che da fin e gennaio chiedevano quarantena e isolamento per chiunque fosse stato in Cina nelle settimane precedenti”.

 

 

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