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Padoan moderatamente ottimista sulla Grecia

Sono "moderatamente ottimista" sulla Grecia. Lo ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan al Financial Times, chiedendosi però cosa possa succedere il giorno dopo un eventuale default di Atene. "Il problema non è se ci sarà o meno un default ma cosa succederà il giorno dopo il default", dice Padoan. "Si ritornerà intorno ad un tavolo e si dirà: 'ok, c'è stato un incidente, ripariamo la macchina' oppure: 'c'è stato un incidente, io me ne vado perché non voglio avere niente a che fare con te'".

E' completamente falso" che la Grecia rallenti i negoziati: "Noi abbiamo presentato proposte molto particolareggiate e coerenti su ogni tema. Dal mio punto di vista ci sono tutte le condizioni per poter firmare un accordo nell'immediato futuro". Lo dice il vicepremier greco Yanis Dragasakis, che coordina il team di negoziatori, in un'intervista al Corriere della Sera sostenendo che per la firma manca solo "la volontà politica di tutte le parti". "È ovvio che in questi negoziati ci sia un'agenda politica parallela a quella meramente economica", afferma, rilevando che "non abbiamo mai tentato di infilarci in un cavallo di Troia" e "tutti sanno che non condividiamo questa versione neoliberista dell'Europa": Syriza ha sempre indicato "la necessità di un modello di Paese e di Unione continentale lontani dal dogma dell'austerità e dalla logica delle rotture che porterebbero alla dissoluzione dell'Europa" e "non siamo i soli a pensarla così". "Abbiamo fatto concessioni rilevanti - aggiunge - che ci permetterebbero comunque di restituire i prestiti senza distruggere il Paese", con "profonde riforme nella macchina statale, nel suo modo di operare, nel Fisco, nel modello produttivo. Si lavora ad un mix tra basso surplus primario, restituzione sostenibile del debito, pensioni che reggano a lungo termine, diritti civili solidi che comprendano il ritorno delle negoziazione collettiva".
"Il negoziato continua, abbiamo fatto passi avanti, ma c'è ancora strada da fare su una serie di riforme, incluse le pensioni". Lo dice a proposito della Grecia il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, in un'intervista a Bloomberg tv a margine del G7.
"E' chiaro che rimane poco tempo e la liquidità della Grecia si asta esaurendo".

Partenza tendenzialmente debole per le Borse europee, che attendono elementi sul caso Grecia. Dopo qualche segno positivo nelle primissime
battute della seduta, i listini sono tutti i lieve calo con la sola Londra sulla parità grazie alla ripresa del prezzo del petrolio: in Piazza Affari (Ftse Mib -0,2%) tra qualche nervosismo i diritti sull'aumento Mps salgono del 3%, il titolo dell'1,2%. Deboli Mediolanum (-1,7%), Telecom (-1,3%) e Generali (-1%).

Quasi una rottura da parte di uno dei tre pilastri della troika, nel giorno in cui anche la Bce avverte dei rischi di contagio, con rialzo sui rendimenti dei partner dell'Eurozona, senza un'intesa rapida. Solo pochi minuti prima, sempre a Dresda, il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici aveva detto "abbiamo fatto tre quarti del cammino" verso l'intesa, salvo rimangiarsi la frase dicendo "un accordo è possibile". In realtà il Fmi ha scelto bene tempi e modi per una presa di posizione-shock che serve a dare un ultimatum credibile: è disponibile a consolidare i rimborsi attesi da Atene al 19 ma inflessibile sul pagamento, ma soprattutto vuole l'accordo "subito": non c'è più tempo.

E vuole un piano completo e coerente, che dia sostenibilità di lungo termine al debito greco. Vuol dire alzare i target di surplus primario che il premier ellenico Alexis Tsipras sta rinegoziando al ribasso per stimolare la crescita. Oppure rinegoziare una ristrutturazione o un allungamento ulteriore del debito. E il nodo più difficile da sciogliere riguarderebbe le pensioni, dove l'accordo ancora non c'è. I tecnici dell'Euro Working Group, dopo una conference call durata due ore fra i ministeri delle Finanze dell'Eurozona e definita "nervosa" da chi c'era, concludono che per domenica non ci sarà nessun accordo, come invece auspicato da Atene. Secondo fonti Ue avrebbero avvisato Atene che giovedì prossimo è l'ultimo giorno utile per evitare quello che definiscono lo "scenario peggiore". La palla, a meno che la Ue decida di accogliere le richieste per un approccio pragmatico, torna Atene. Dove, fra scioperi dei dipendenti pubblici e ipotesi di amnistia e scudo fiscale, il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis torna a chiedere una ristrutturazione del debito, ben sapendo di irritare Berlino (e le altre capitali) in una partita a poker sull'orlo del baratro. Le borse stanno a guardare, tornando in negativo con gli spread nuovamente in salita (l'Italia a 134).

L'ipotesi di un'uscita della Grecia dall'euro non è più un tabù neanche per il Fondo monetario internazionale, l'Europa deve agire "subito" per evitare il peggio. E' Christine Lagarde, numero uno del Fondo monetario internazionale, a lanciare dal G7 un ultimatum-shock sul negoziato: "non siamo degli ingenui", dice a proposito dei rischi del Grexit, "è un rischio che spero l'Europa non debba mai affrontare" ma "è una possibilità". Una 'bomba' che costringe Alexis Tsipras, Angela Merkel e Francois Hollande a fare il punto in una conference call di un'ora. E assieme al pressing degli Usa, agli avvertimenti della Bce e alle avvisaglie di rottura a Bruxelles fa piombare la crisi ellenica come un macigno sul vertice del ministri finanziari del G7, sconvolgendo un'agenda dedicata ai grandi scenari globali che avrebbe voluto la Grecia relegata a una discussione sui rischi geopolitici assieme all'Ucraina. Mentre Jack Lew, il segretario del Tesoro Usa, chiede un compromesso all'Europa e il presidente italiano Sergio Mattarella da Londra si dice "fiducioso", Lagarde evoca per la prima volta il 'Grexit'. Tira una stoccata ad Atene (improbabile l'accordo nei prossimi giorni, la scorsa settimana ci siamo "disillusi") e anche una all'Europa dei creditori ("diano un po' d'ossigeno" alla Grecia: "se vogliono evitare il default devono agire".

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