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Liliana Segre sotto scorta dopo le minacce

Da un anno è stato aperto un fascicolo in Procura sotto il coordinamento del pool antiterrorismo del magistrato Alberto Nobili. Sopravvissuta all'Olocausto dopo la deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz, la Segre ha ammesso che attraverso i social network riceve circa 200 messaggi al giorno che incitano all'odio razziale: "Sono persone per cui avere pena e vanno curate". Durante un incontro all’università Iulm ha detto che spera sempre in un loro recupero dl punto di vista etico e morale: "La speranza in una nonna c’è sempre, ma la realtà qualche volta si abbatte sopra la speranza con una bastonata tremenda. Io di bastonate ne ho prese tante e sono ancora qui". La senatrice a vita si è rivolta più volte agli haters: "Ogni minuto della nostra vita va goduto e sofferto. Bisogna studiare, vedere le cose belle che abbiamo intorno, combattere quelle brutte e non perdere tempo a scrivere a una 90enne per augurarle la morte. Tanto c’è già la natura che ci pensa".

Matteo Salvini commenta l'assegnazione della scorta alla senatrice a vita Liliana Segre, dopo l'ammissione di ricevere oltre 200 messaggi di odio al giorno sui social network: "Anche io ricevo minacce, ogni giorno. Le minacce contro la Segre, contro Salvini, contro chiunque, sono gravissime".  

La misura di protezione - che già da tempo era sotto esame - è stata disposta nel pomeriggio di ieri, nel corso del Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico presieduto dal prefetto Renato Saccone e al cui tavolo erano presenti anche i vertici cittadini delle forze dell'ordine. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha inserito il provvedimento di tutela nelle priorità. Ora dunque, come riporta il Corriere della Sera, in ogni spostamento e uscita pubblica sarà protetta. Va sottolineato che si tratta di un livello più blando di scorta, con un'auto e due uomini delle forze dell'ordine. La decisione è stata presa in seguito sia all'escalation di commenti offensivi e insulti apparsi recentemente sui social nei suoi confronti sia all'intensificazione degli impegni pubblici che la vedono protagonista.

Intanto ieri fuori dal Municipio 6, a Milano, è apparso uno striscione con la firma di Forza Nuova: "Sala ordina: l'antifà agisce. Il popolo subisce". La vicenda è stata denunciata da Santo Minniti, il presidente Pd del Municipio che governa il territorio tra Barona, Giambellino e Lorenteggio. La Segre aveva in programma una conferenza insieme a don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria, davanti a centinaia di studenti.

In seguito alle minacce via web e allo striscione di Forza nuova esposto nel corso di un appuntamento pubblico a cui partecipava a Milano, il prefetto Renato Saccone ha deciso di assegnare la tutela alla senatrice a vita Liliana Segre, ex deportata ad Auschwitz, che, da oggi, avrà due carabinieri che la accompagneranno in ogni suo spostamento. La notizia è pubblicata su alcuni quotidiani milanesi

La decisione, spiegano i quotidiani, è stata presa durante il Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza che si è tenuto ieri. Sugli insulti e minacce ricevuti dalla senatrice via web la Procura di Milano ha aperto un'inchiesta allo stato contro ignoti. A occuparsene è il Dipartimento antiterrorismo.

"Le minacce contro Segre, contro Salvini, contro chiunque sono gravissime". Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini lasciando una manifestazione di Coldiretti in corso in piazza Montecitorio, riferendosi all'assegnazione della scorta alla senatrice a vita. "Anche io ne ricevo quotidianamente", ha

Testimone della Shoah, sopravvissuta all'orrore di Auschwitz, ebrea italiana colpita dalle Leggi razziste volute da Benito Mussolini duce del Fascismo e firmate da re Vittorio Emanuele III: Liliana Segre, 89 anni, e' nata a Milano il 10 settembre del 1930 in una famiglia ebraica laica, figlia di Alberto e Lucia Foligno, che muore quando lei ha meno di un anno.

Una ragazza italiana come tante su cui nel 1938 si abbatte la violenza vergognosa della discriminazione razziale. Da allora nulla sara' come prima per tanti ebrei italiani come Liliana, che a 8 anni viene espulsa dalla scuola.

Alla discriminazione segue la persecuzione. Nei primi giorni del dicembre del 1943, Segre con il padre e due cugini prova a scappare in Svizzera. "Fu la prima volta che sentii questa parola: 'scappare'. Scappare - ha raccontato nel 'Libro della Shoah italiana' di Marcello Pezzetti (Einaudi) - e' cosi' terribilmente negativo come termine... e' un ladro che scappa, e' qualcuno inseguito che scappa. Beh, noi non eravamo ladri, ma certamente eravamo inseguiti". Catturata dai gendarmi svizzeri, viene rispedita in Italia: arrestata, e' richiusa prima nel carcere di Varese, poi in quello di Como e infine a Milano, a San Vittore, dove rimane per 40 giorni. Nel gennaio successivo viene consegnata alle SS e deportata con il padre in Germania: internata nel campo di sterminio di Birkenau-Auschwitz, e' rinchiusa nella sezione femminile insieme ad altre 700 ragazze e 60.000 donne di tutte le nazionalita'. Le viene imposto un numero di matricola tatuato sul braccio (n.75190): non ha ancora 14 anni.

Il padre viene ucciso il 27 aprile del 1944. Nel 1945 i nazisti, in fuga dall'avanzata dell'Armata Rossa, sgombrano il campo trasferendo verso la Germania Liliana e altri 56.000 prigionieri nella terribile 'Marcia della Morte'. Internata prima nel campo femminile di Ravensbruck e poi in quello di Malchow, nel nord della Germania, la ragazza italiana viene liberata dai sovietici il 30 aprile del 1945. Dei 776 bambini italiani di eta' inferiore ai 14 anni deportati ad Auschwitz, la Segre e' tra i soli 25 sopravvissuti.

Rientra a Milano nell'agosto del 1945. Ci sono voluti 45 anni a Liliana per "rompere il silenzio" sulla Shoah, come e' accaduto a molti sopravvissuti: solo nel 1990 comincia a raccontare incontrando studenti e professori. Da allora non si e' piu' fermata. "Spero che almeno uno di quelli che hanno ascoltato oggi questi ricordi di vita vissuta - ha detto in sua testimonianza - li imprima nella sua memoria e li trasmetta agli altri, perche' quando nessuna delle nostre voci si alzera' a dire 'io mi ricordo' ci sia qualcuno che abbia raccolto questo messaggio di vita e faccia si' che 6 milioni di persone non siano morte invano per la sola colpa di essere nate. Altrimenti tutto questo potra' avvenire nuovamente, in altre forme, con altri nomi, in altri luoghi, per altri motivi. Ma se ogni tanto qualcuno sara' candela accesa e viva della memoria, la speranza del bene e della pace sara' piu' forte del fanatismo e dell'odio".

Intanto l'ex ministro dell'Interno è intervenuto anche sul caso ex Ilva, attaccando duramente e senza mezzi termini l'esecutivo giallorosso: "Abbiamo al governo dei pericolosi incapaci. Non ho più parole per un governo di pericolosi incompetenti. Abbiamo il dovere di mandarli a casa. Prima vanno a casa meglio è". Nel suo mirino è finito soprattutto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: "Ho smesso da tempo di credergli...". Ha poi tuonato nuovamente contro M5S e Pd: "O tornano indietro e chiedono scusa o sarà per l'Italia un danno irreparabile. Se Ilva dovesse morire se lo portano sulla coscienza. Poi andassero a Taranto. La prossima non vorrei che fosse Alitalia". E li ha definiti dei "matti" poiché "un governo normale" si sarebbe dovuto porre il problema già in precedenza: "Chi ci mette i soldi? Con quale commissario? Quale piano industriale?".  

A margine della manifestazione di Coldiretti a Montecitorio dopo l'allarme scattato in Lombardia per l'invasione dei cinghiali e degli altri animali selvatici che rischiano di distruggere i raccolti agricoli, il leader della Lega ha lanciato l'idea di un piano per l'abbattimento: "Tra un pò i cinghiali ci entrano in camera da letto. Bisogna abbattere quello che la natura vuole che torni dai propri spazi. La campagne e le città vanno gestite e non da qualche ambientalista da salotto". C'è da considerare appunto l'esigenza di un ripristino dell'equilibrio della natura: "Nessuno di noi ma è cattivo, ma mi sembra un diritto difendere le proprie bestie e i propri raccolti". Dunque c'è la necessità di un "piano di ridimensionamento e abbattimento di quella che è ormai diventata una calamità naturale".

La Lega si è detta pronta a discutere per tentare di trovare una soluzione: "Se ci saranno proposte utili per salvare posti di lavoro la Lega ci sarà". Ma Salvini ha ribadito come a oggi "non abbiamo ancora capito nulla". Dal suo canto "bisognerebbe tornare indietro, allo scudo proposto, promesso e votato". Intanto l'Italia sta dando "un'immagine pessima al mondo: così gli imprenditori penseranno che l'Italia sia un Paese di truffatori, con i governi che firmano gli accordi e poi li disdicono".

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