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Per il M5s "è un risultato storico". "Il 19 giugno bisognerà completare ciò che abbiamo iniziato, sarà l'occasione per riscrivere insieme, definitivamente, il futuro della nostra città", dice Virginia Raggi in una dichiarazione all agenzie stampa. "Ci tacciavano come antipolitica, la nostra invece è un'altra politica e questo i cittadini lo hanno capito, i partiti ancora no. Il popolo, ancora una volta, si è mostrato più lungimirante", ha concluso.

"I romani hanno lanciato un messaggio: è solo il primo momento, ma è un momento storico. Potrei diventare primo sindaco donna di Roma. Sono pronta a governare, ci siamo: il vento sta cambiando. Stiamo ricostruendo uno spirito di comunità", detto Raggi.

Trionfo del M5s a Roma, con Virginia Raggi sopra il 35%, i 5Stelle primo partito della Capitale con il 35,6% e il crollo di Pd (17,2% contro 26,3% del 2013) e di Forza Italia, che incassa appena il 4,2% contro il 13,5% di tre anni fa. Al ballottaggio per la poltrona di Sindaco di Roma Raggi sfiderà Roberto Giachetti, il candidato del Pd che ha superato il primo turno grazie a 'un miracolo', secondo il vicesegretaria Dem Deborah Serracchiani, e ora affronta una prova ancora più difficile: ribaltare un verdetto che l'ondata di protesta anti-Pd sembra aver già scritto. "E' un momento storico, sono pronta a governare", ha detto una Raggi finalmente sorridente nella notte.

"Non ho mai visto il Presidente del Consiglio dei Ministri così imbarazzato come oggi in conferenza stampa. I cittadini gli hanno restituito il ciaone?e lui finge di nulla". Lo scrive il M5s Luigi Di Maio su Fb dove commenta la conferenza stampa di Matteo Renzi: "Invece di cambiare registro e iniziare a spiegare agli italiani che ha sbagliato, oggi passa il tempo a vantarsi per i risultati ottenuti nelle uniche città dove il M5s non si è presentato. Contento lui...Matteo, ritorna sulla terra. La tua propaganda non funziona più".

"Il risultato storico di questa giornata è dedicato a Gianroberto Casaleggio". Così Beppe Grillo sul suo blog dove ricorda il co-fondatore del Movimento ripubblicando il suo discorso sul palco del V3Day di Genova interpretato da Claudio Gioè e la "sand artist" Gabriella Compagnone davanti ai 50.000 di piazza del Popolo a Roma venerdì 3 giugno. "Grazie Gianroberto!" scrive Grillo.

Per il M5s "è un risultato storico" e ora "cambiamo tutto". Così il blog di Beppe Grillo commenta, a notte alta, il voto delle elezioni comunali e in particolare il risultato dei pentastellati a Roma e Torino. "Un risultato storico!", è scritto a lettere maiuscole per due volte in un post dove si rileva anche che a Savona si profila il ballottaggio, grazie a Salvatore Diaspro, a Bologna Max Bugani "ha raddoppiato i voti delle precedenti elezioni comunali, a Milano con Gianluca Corrado il MoVimento 5 Stelle è passato dal 3% a circa il 10% e a Napoli con Matteo Brambilla dall'1 al 10%". Inoltre "ci sono già alcuni sindaci eletti al primo turno (per ora Fossombrone e Vigonovo)". Insomma, "Il MoVimento 5 Stelle è lento ma inesorabile. Cambiamo tutto!".

Soddisfatta per un "momento storico" ma anche con i piedi per terra in vista del ballottaggio del 19. Così Virginia Raggi ha commentato il risultato ottenuto a Roma al primo turno delle amministrative. Il Movimento cinque stelle esulta e con Alessandro di Battista va all'attaccco di un voto che "per il Pd va male per le politiche di Renzi". E mentre il Pd prova a guardare avanti con Lorenzo Guerini che prova a guardare al bicchiere mezzo pieno e ai molti piccoli comuni dove governerà il centrodestra si divide. Matteo Salvini va all'attacco delle "scelte suicide" compiute da Silvio Berluisconi in diverse città, a partire da Roma.

"È la nostra Rivoluzione gentile, a cui partecipano sempre più persone. Coraggio!", scrive l'esponente del direttorio M5s Luigi Di Maio sul blog di Beppe Grillo.

Il Movimento 5 Stelle è il primo partito anche a Torino con una percentuale che si attesta al 35,6%. Alle comunali del 2013 era al 12,82%, quindi ha quasi triplicato le preferenze. Alle Elezioni Europee del 2014 la percentuale era del 24,95%. Crollo del Pd, che si attesta al 17,2% contro il 26,26% delle comunali del 2013 e il 43,07% delle Europee. Fdi arriva al 12,3%, raddoppiando i consensi delle comunali del 2013 (5,93%) e delle Europee (5,32%). Crollo per Forza Italia al 4,2% contro il 13,46% delle Europee.

Con 107.680 voti, pari al 30,01%, i pentastellati hanno superato di un soffio il Pd, che si è fermato a 106.818 voti pari al 29,77%. La differenza è di appena 862 voti. A 13 ore dalla chiusura dei seggi i dati sono definitivi.

E' stata del 62,14% l'affluenza alle urne rilevata alle 23, alla chiusura dei seggi, per le elezioni comunali in 1.274 centri chiamati al voto (il dato diffuso dal Viminale non tiene conto delle comunali in corso in Friuli Venezia Giulia e Sicilia). Nelle precedenti omologhe aveva votato il 67

In una nottata elettorale al cardiopalma per il testa a testa Giachetti-Meloni a Roma, Matteo Renzi invita a pazientare e fare i conti soltanto alla fine.
Perché a Milano, Torino e Bologna il Pd parte in vantaggio e anche a Roma, dove bisognerà attendere probabilmente l'alba per avere conferma dell'accesso al ballottaggio, poi - assicura il premier - il Pd, dopo la delusione di questa prima tornata, "se la gioca". Ma non è comunque una notte serena per il partito quella del primo turno, segnata dalla probabile esclusione a Napoli e dall'exploit del M5s a Roma e Torino. E la minoranza è pronta ad affondare il colpo parlando di sconfitta.

Intanto l'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino balla sul cadavere del Pd. Dopo il flop dei dem al primo turno delle amministrative, adesso arriva la "vendetta del Marziano" che punta il dito contro il partito: "Il risultato del primo turno a Roma propone conforza il problema di un Partito democratico che ha rotto il proprio rapporto con la città.

Dati alla mano, il calo del consenso verso il Partito democratico romano è drammatico e sarebbe un grave errore sottovalutarlo ofingere di ignorarne le cause. La sofferta conquista del ballottaggio daparte di Roberto Giachetti, favorita in modo determinante e forse voluto da Forza Italia, rende onore agli sforzi di un candidato che paga la sua eccessiva vicinanza a Renzi, ma che ha lavorato duramente sul territorio. Mail volto di Giachetti non può da solo coprire la gestione fallimentare di unpartito che dopo gli arresti di Mafia Capitale ha perso l’occasione di rinnovarsi e che si è anzi chiuso in un disperato tentativo diauto-conservare il proprio potere, in ossequio non ai cittadini-elettori, ma solo al verbo renziano", ha scritto sul suo sito l'ex primo cittadino di Roma.

All'indomani del voto Romano, che ha visto l'expolit della grillina Virginia Raggi e il piddì Roberto Giachetti andare al ballottaggio per un soffio, Giorgia Meloni ammette la sconfitta, ma medita vendetta. "Vogliamo guardare avanti, ricostruire il centrodestra, ma nulla sarà più come prima - tuona la leader di Fratelli d'Italia - non vogliamo stare insieme per forza"

Nella conferenza stampa, in cui ha analizzato il voto di ieri, la Meloni non ha lesina accuse a Berlusconi e a FI "La scelta di Berlusconi di chiudere la campagna elettorale di Marchini ha centrato l'obiettivo che voleva centrare - tuona - mandare Giachetti al ballottaggio per mantenere Renzi in sella". E ancora: "Se il Partito democratico non avesse avuto l'aiutino di Berlusconi e i Forza Italia, non sarebbe arrivato al ballottaggio con Giachetti e per loro sarebbe stata una debacle". Quindi la stoccata finale: "Berlusconi nella migliore delle ipotesi ha perso di lucidità e dico così per non dire che c'è dolo nella scelta come tradirebbe una serie di indizi. Quando non sei lucido c'è poco che tu possa governare, non governi neanche il partito tuo". Peccato che la lezione di Milano dimostri l'esatto contrario: Stefano Parisi, candidato di un centrodestra uniti, ha agganciato il renziano Beppe Sala e Forza Italia ha fatto il pieno di voti doppiando la Lega Nord.

Renzi ha sempre affermato che le comunali non sono un test del governo e che la sua vera partita la giocherà nel referendum di ottobre. Ma a chi lo incontra non nasconde il disappunto per qualche risultato sotto le attese, come quelli di Bologna e Torino, dove la candidata M5s incalza Fassino. Anche Beppe Sala è davanti, ma di misura. Ma il premier respinge la lettura per cui come dice Raggi, il "vento" starebbe girando a favore dei Cinque stelle. A parte il risultato ("Importante", ammette Guerini) della Raggi a Roma, sottolineano i vicesegretari, il M5s nella grande maggioranza dei comuni non è in partita, mentre il Pd vince al primo turno vince in oltre 800 città, tra cui Caserta, Rimini e Salerno.

Renzi arriva nella sede di largo del Nazareno poco dopo le otto di sera e va via intorno alle tre. Con lo stato maggiore del partito attende i risultati nei suoi uffici, dove si affacciano anche esponenti della minoranza come Gianni Cuperlo e Nico Stumpo. Ma lascia che siano i vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani a tracciare un primo bilancio, intorno alle due. E puntare l'accento sulla situazione di partenza: queste amministrative, è l'analisi, si annunciavano per il Pd tutte in salita.

E si confermano "difficoltà" in città come Roma e Napoli. Nel capoluogo partenopeo Valeria Valente è probabilmente fuori dal ballottaggio, ma quasi nessuno al Nazareno avrebbe scommesso un risultato diverso alla vigilia. E a Roma, ricorda Guerini, si paga il prezzo "della giunta Marino e mafia capitale". Quindi, puntualizza poco dopo Serracchiani, se Giachetti arriverà, come sembra, al ballottaggio - sia pure di una incollatura su Giorgia Meloni, è già un "miracolo".

Ora, suona la carica il premier, il Pd "se la giocherà ovunque al ballottaggio". Anche a Roma, afferma Serracchiani: "Con Raggi ce la vediamo tra 15 giorni". Ma al Nazareno si attende fino all'ultimo la conferma dell'approdo al secondo turno di Roberto Giachetti, non scontata. Gli esponenti della minoranza per ora tacciono ma, a taccuini chiusi, fanno capire che sono pronti a incalzare. "Se andiamo al ballottaggio a Roma, potremo definire questo primo turno una sconfitta. Altrimenti sarà un vero e proprio disastro", afferma un deputato. E un altro parlamentare fa notare che a Cosenza e Napoli, dove il Pd ha scelto l'alleanza con Verdini, non è neanche arrivato al ballottaggio: "il voto conferma che bisogna cambiare rotta e che è sbagliato dire che la vera sfida è quella di ottobre

Sono tanti gli episodi di irregolarità che anche a questa tornata elettorale sono stati segnalati e denunciati, soprattutto in Campania ma non solo. Due elettori sono stati sorpresi, in due distinti episodi, mentre con telefoni cellulari, dopo aver votato, fotografavano le proprie schede elettorali a Castellammare di Stabia (Napoli). A entrambi gli agenti hanno sequestrato i telefonini ed entrambi saranno denunciati. Quattro persone, poi, sono state denunciate nel casertano per aver fotografato la scheda elettorale all'interno delle urne dopo aver votato. "Siamo sommersi da denunce e segnalazioni di tentativi di brogli e compravendita di voti. C'è chi si vende per 20 euro e chi fotografa il voto. Fuori i seggi è una sorta di "guerra"", ha sostenuto il consigliere regionale della Campania Francesco Emilio Borrelli dei Verdi che hanno, in occasione del voto amministrativo, hanno attivato una mail denominata "Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.". Una rappresentante di lista dei Cinque Stelle a Napoli ha denunciato di essere stata minacciata per aver segnalato la presenza di persone che distribuivano "santini" elettorali fuori da un seggio. Un italiano di nazionalità moldava è stato denunciato dalla polizia anche a Grosseto per aver fotografato la scheda in un seggio elettorale. E' stato il presidente di seggio ad accorgersi del flash durante le operazioni di voto.

In Sardegna, invece, una coppia ha scelto il giorno delle elezioni per chiedere ancora una volta una casa e un lavoro per poter vivere. Lui 33 anni, lei 31 questa mattina si sono incatenati a pochi metri dal seggio di via Farina a Villacidro, uno dei Comuni sardi chiamati oggi ad eleggere il sindaco. La coppia si è incatenata ad una cancellata mostrando un cartello.

L'ambasciata tedesca ad Ankara e il consolato tedesco a Istanbul sono rimasti chiusi oggi per una possibile minaccia di sicurezza. Lo conferma il ministero degli Esteri di Berlino, aggiungendo che per gli stessi motivi è stata chiusa anche la scuola tedesca a Istanbul. Secondo un messaggio inviato ai residenti, la decisione è giunta a seguito di una minaccia "non verificabile in modo definitivo".

Secondo indiscrezioni, le chiusure precauzionali sarebbero legate a una minaccia specifica diretta alle rappresentanze diplomatiche e agli interessi tedeschi in Turchia. Non è esclusa tuttavia la chiusura di sedi diplomatiche di altri Paesi. L'ambasciata di Berlino ad Ankara è confinante con quella italiana. Sempre ad Ankara risulta chiusa anche la vicina scuola tedesca, dove ieri pomeriggio gli artificieri turchi avevano fatto brillare uno zaino sospetto abbandonato nel cortile. Nella borsa era poi risultato esserci solo del cibo. A Istanbul, la scuola e il consolato tedeschi si trovano entrambi in una zona molto centrale, nei pressi di piazza Taksim e viale Istiklal. Già martedì l'ambasciata tedesca ad Ankara aveva messo in guardia i propri concittadini su possibili nuovi imminenti attentati nella capitale turca, dopo quello che domenica ha provocato 37 vittime a una fermata dell'autobus in pieno centro.

Intanto il gruppo estremista curdo Tak (Falconi per la liberazione del Kurdistan) ha rivendicato l’attacco compiuto domenica con un’autobomba nel centro di Ankara, che ha ucciso 37 persone. Il Tak la definisce una «azione di vendetta» per le operazioni militari in corso da luglio nel sud-est a maggioranza curda del Paese. Si tratta dello stesso gruppo che aveva rivendicato l’attentato del mese scorso contro i militari sempre ad Ankara, che aveva provocato 29 vittime.

Il Tak si definisce indipendente dal Pkk, da cui comunque provengono i suoi membri. Secondo il governo turco l’autobomba di domenica è stata fatta esplodere dalla kamikaze 24enne Seher Cagla Demir, in probabile collaborazione con un altro attentatore suicida non ancora identificato. Per le autorità la donna si era unità al Pkk curdo nel 2013 e avrebbe anche ricevuto un addestramento militare in Siria dalle milizie curde legate al Pyd. Ankara aveva attribuito una responsabilità congiunta al Pkk e al Pyd anche per l’attacco del 17 febbraio vicino al quartiere generale dell’esercito nella capitale turca. I due attentati si sono svolti con modalità simili e, secondo gli investigatori, anche il tipo di esplosivo utilizzato - un mix di tritolo, ciclonite e nitrato di ammonio - è risultato molto simile.

"Abbiamo avuto indicazioni concrete di un possibile attacco alle rappresentanze tedesche in Turchia". Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier a Berlino incontrando la stampa per uno statement. "Per questo - ha spiegato - nella notte ho deciso la chiusura" delle sedi diplomatiche. "Si tratta di una misura comunque precauzionale", ha aggiunto.

Intanto e il giorno del vertice europeo sui migranti, ma dopo le condizioni poste dalla Turchia c’è molto lavoro da fare per trovare un’intesa con l’Europa. Sull’intesa Ue-Turchia «sono cautamente ottimista, ma francamente, più cauto che ottimista», ha spiegato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. «Solo se lavoriamo tutti assieme in modo coordinato e restiamo calmi, raggiungeremo il successo», avverte a poche ore dall’inizio del vertice dei leader dei 28.

Stando alla bozza di intesa con Ankara circolata ieri sera l’offerta europea è più magra delle richieste avanzata dai messi di Erdogan il 7 marzo. L’Europa non s’impegna per l’accelerazione dell’apertura dei capitoli per l’adesione (Cipro non vuole) e non si sbilancia sui 3 miliardi extra, né sull’anticipazione della liberalizzazione dei visti. Il vento è cambiato in dieci giorni, «l’offensiva ha generato una controffensiva», concede un diplomatico.

Il piano intavolato dall’ex Sublime Porta - e accettato in principio nel primo vertice di marzo - prevede che per ogni siriano rispedito in Turchia dalla Grecia l’Europa debba accogliere un profugo ospitato dai campi profughi anatolici. Il problema è che i margini di ridistribuzione europea si formano a quota 72 mila. Oltre questa soglia, in apparenza insufficiente, siamo in terra incognita.

Il regolamento Dublino III «consente agli Stati membri di inviare un richiedente protezione internazionale in un paese terzo sicuro, indipendentemente dal fatto che si tratti dello Stato membro competente per l’esame della domanda o di un altro Stato membro». Lo ha stabilito oggi la Corte di giustizia Ue esaminando d’urgenza il caso di un migrante pakistano richiedente asilo fermato in Repubblica ceca e rimandato in Ungheria, Paese di primo ingresso in Ue, che a sua volta ha deciso di rimandarlo in Serbia da cui era arrivato.

Il cittadino pakistano Shiraz Baig Mirza, seguendo la prima rotta balcanica dei migranti, è entrato illegalmente in Ungheria attraversando la frontiera con la Serbia lo scorso agosto. Dopo aver presentato domanda di protezione internazionale in Ungheria ha però lasciato il Paese, quindi le autorità hanno chiuso l’esame della domanda. L’uomo, mentre stava cercando di raggiungere l’Austria, è stato bloccato in Repubblica ceca, che ha chiesto all’Ungheria di riprendersi il migrante. Questa ha accettato, e Mirza, riportato in Ungheria, ha ripresentato domanda di asilo. Budapest ha però deciso di non esaminare la richiesta nel merito, in quanto ritiene che la Serbia, da cui è arrivato il pakistano, sia un Paese terzo sicuro. L’uomo, ora in un centro chiuso, ha allora presentato ricorso.

Secondo la Corte Ue, il diritto di inviare un richiedente protezione internazionale in un paese terzo sicuro «può essere esercitato» da uno Stato membro che si dichiari competente per l’esame della domanda anche se la persona ha lasciato il Paese prima che questa sia stata esaminata. Inoltre, secondo le regole di Dublino III, l’Ungheria non è obbligata a informare la Repubblica ceca sulle sue norme nazionali che prevedono il rinvio del migrante in un Paese terzo sicuro. Allo stesso tempo viene garantito il diritto al migrante di fare ricorso contro la decisione di trasferimento e contro la decisione sulla domanda di protezione internazionale. Lussemburgo precisa, però, che il diritto dell’aspirante rifugiato a ottenere una decisione definitiva sulla sua domanda di protezione, «non comporta né che lo Stato membro competente sia privato della possibilità di dichiarare la domanda irricevibile» e né che gli venga «imposto di riprendere l’esame della domanda a una fase particolare della procedura».

 

Il primo gruppo di aerei russi ha lasciato la base russa di Hmeimim in Siria. I velivoli, sottolinea il ministero della Difesa russo, effettueranno degli stop lungo la rotta da 5000 chilometri che li riporterà a casa sia per rifornirsi di carburante sia per controlli tecnici.

Cosi con una mossa a sorpresa, Vladimir Putin ha ordinato il ritiro della "maggior parte" delle forze russe dalla Siria, motivando la decisione con l'intento di facilitare i negoziati ripresi oggi a Ginevra tra governo e opposizioni e senza parlarne con i colleghi stranieri. Negoziati che l'inviato speciale dell'Onu, Staffan de Mistura, ha definito come "il momento della verità", mentre il cessate il fuoco è arrivato inaspettatamente al diciassettesimo giorno.

"Spero che il ritiro delle nostre truppe possa dare un impulso al processo di pace". Vladimir Putin sceglie il giorno della ripresa dei negoziati infrasiriani a Ginevra per annunciare al paese - e al mondo - 'missione compiuta' e dare così il via alla sua exit strategy dal ginepraio siriano, in barba a quanti predicevano uno scenario afghano per la prima avventura bellica della Russia al di fuori del cortile di casa sin dai tempi dell'ex Unione Sovietica. Ma, trattandosi di Putin, 'cautela' è la parola d'ordine che serpeggia a Mosca a poche ore dall'annuncio: il rischio, secondo diversi osservatori, è che il leader del Cremlino stia tentando l'ennesimo 'rilancio'.

"Ora la Russia deve intensificare la sua partecipazione ai negoziati infrasiriani", ha detto d'altra parte Putin al suo ministro degli Esteri Serghei Lavrov. Traduzione: lo spazio politico è stato assicurato, largo alla diplomazia. Il Cremlino, non ha caso, ha fatto sapere che Assad si è detto "pronto" a dare inizio al "processo politico" all'interno del paese quanto prima. Il suo futuro, ha sottolineato il Cremlino, non è stato ovviamente al centro della telefonata tra il presidente siriano e quello russo, come da prassi. La Siria che verrà è affare dei siriani, vanno ripetendo i russi da mesi. Ora la palla passa agli 'sherpa' a Ginevra. I militari russi, nel mentre, controlleranno che la tregua sia rispettata. E poi si vedrà

La Russia tuttavia continuerà i raid aerei conto obiettivi terroristici in Siria, ha detto il vice ministro della Difesa Nikolai Pankov, citato dalla Tass. "E' ancora presto per parlare di vittoria sul terrorismo", ha dichiarato. "Le forze aeree russe dislocate nella base siriana - ha spiegato Pankov - hanno il compito di continuare a bombardare le infrastrutture dei terroristi".

Insomma, se il grosso delle truppe di Mosca sta facendo rientro a casa, il contingente militare che resta in Siria - protetto dall'avanzato sistema antimissilistico S-400 - continuerà a dare filo da torcere ai jihadisti, per quanto il numero delle sortite è destinato a calare vertiginosamente. "Certi risultati positivi sono stati raggiunti", ha detto ancora Pankov. "E' emersa una concreta opportunità di porre fine al conflitto e alla violenza, ma è troppo presto per parlare di vittoria sul terrorismo". Il vice ministro ha poi ricordato che dal cessate-il-fuoco sono escluse le sigle terroristiche riconosciute dall'Onu come "Jabhat an-Nusra, Isis o altre".

"Chiediamo il ritiro di tutte le truppe straniere dalla Siria, non solo quelle russe", ha detto oggi a Ginevra Salim al Muslet, dell'Alto comitato per i negoziati (Hnc) delle opposizioni in una dichiarazione trasmessa in diretta dalla televisione panaraba Al Jazira. Quanto all'annuncio del presidente russo Vladimir Putin sul ritiro delle sue truppe, Al Muslet ha detto: "Sentire un annuncio è una cosa, vederlo applicato sul terreno è un altro. Sarà uno sviluppo positivo se Putin è serio nel volerlo applicare".

Centro destra ormai spaccato : Giorgia Meloni si candida a sindaco di Roma. "Sono venuta ad annunciare dopo attenta e accurata riflessione - ha detto la leader di Fratelli d'Italia davanti al Pantheon - che ho deciso di correre per la carica di sindaco di Roma. Bisogna tornare all'orgoglio di essere romani: prima c'era l'orgoglio di essere cittadino romano, ora si pensa ai topi, a mafia capitale: sono spaventata che i cittadini non ci credano più.

La candidatura di Giorgia Meloni è ufficiale: « È una scelta d’amore. La posta in gioco è molto alta, si tratta di combattere il Governo Renzi e di restituire dignità a Roma», ha detto lei a piazza del Pantheon. Intanto la sua corsa continua a dividere Berlusconi e Salvini. Il leader della Lega ha scritto su twitter «sosterrò la Meloni. A Milano abbiamo Parisi, sostenuto da squadra forte e compatta, a Roma non c’erano le condizioni».

Anche se poi aggiunge: «Il nostro obiettivo è arrivare con Giorgia Meloni al ballottaggio, a quel punto, se il centrodestra vuole unirsi sarà unito e i romani ci daranno una mano». Ma Berlusconi, che pure stamattina in tv a Mattino 5 si lascia scappare una battuta rassegnata ormai alla candidatura di Giorgia “Sono vecchio e ormai con l’esperienza so benissimo che le donne fanno sempre quello che dicono loro”, insiste su Bertolaso che, ai microfoni della trasmissione Un giorno da pecora, replica: «Non mi ritiro, vado avanti come una ruspa

La frase sulla maternità di Meloni - ha detto Berlusconi - «è stata strumentalizzata in maniera meschina. Tra l’altro la signora Meloni sa benissimo, Giorgia, che sì, affronterà una campagna faticosa, ma che non ha nessuna, nessuna possibilità di diventare sindaco di Roma. Quindi anche questa cosa che non possa fare il sindaco è un altra cosa del teatrino della politica. Che disastro questa politica».

«Ho quasi la certezza che Guido Bertolaso vincerà al primo turno con la sua lista civica che sarà affiancata da quella di Forza Italia», dice il Cavaliere. Alla domanda se ci sarà un arretramento rispetto alla candidatura di Guido Bertolaso, Berlusconi ha replicato: «Assolutamente. Abbiamo messo mesi per convincere il dottor Bertolaso a mettere da parte i programmi che aveva, tra l’altro insieme a me, di costruzione di ospedali nei Paesi poveri e di dedicarsi alla sua città, che è la Capitale, che è in una situazione di degrado dopo anni di mal governo. Con tutti gli altri leader del centrodestra lo abbiamo convinto, lo abbiamo confermato con dichiarazioni pubbliche comuni, improvvisamente ci sono questi cambiamenti. Purtroppo devo prendere atto che c?è gente che cambia idea al cambiar della temperatura e dell’umidità».

Quanto a Salvini, Berlusconi ha affermato: «Penso che si sia fatto mal consigliare dai suoi, e si sia fatto trascinare in una logica di scontro locale. I leghisti di Roma sono tutti ex fascisti quindi hanno vecchie liti tra loro che sfociano tutti i giorni. Credo invece che avere un buon sindaco sia quello che interessa i romani. Quindi avendo trovato un fuoriclasse come Bertolaso, mi sembra assurdo cambiare ipotesi. Se qualcuno ha cambiato idea saranno i romani a trarre le conclusioni».

Giorgia Meloni  ha poi fatto un appello a Guido Bertolaso: "Il tuo curriculum è valore aggiunto, dacci una mano, vieni qui, lavoriamo ancora insieme. Bertolaso non è riuscito a tener compatta la coalizione e a scaldare il cuore dei romani. Dico a Bertolaso: non farti strumentalizzare, si può fare ancora insieme. Non mi interessa la leadership del centrodestra, mi interessano i romani. Voglio fare un appello a Salvini, a Berlusconi e a tutto il campo del centrodestra: aiutatemi a non lasciare Roma ai 5 stelle, vinciamo insieme, si può fare".

Bisogna tornare all'orgoglio di dire 'civis romanus sum', bisogna alzare la testa. Credo che una donna debba scegliere liberamente, nessun uomo può dire ad una donna cosa deve fare o non fare. Per questo ho scelto di scendere in campo anche se incinta. E Roma ha come simbolo una lupa che allatta due gemelli. Avrei preferito godermi i mesi più belli per una donna in un altro modo, ma ho sempre considerato che se non ci fosse stata un'opzione migliore la mia candidatura sarebbe stata in campo".

"Non ci sarà l'ombra di Alemanno, i romani sanno che non c'è nessun rapporto con Alemanno che sta fondando un nuovo movimento alternativo a FdI. Ci sarà discontinuità rispetto agli errori del passato", ha detto Giorgia Meloni.

A chi le chiede quale potrebbe essere un suo primo provvedimento, Meloni risponde: "Distribuire servizi sociali secondo anzianità di residenza, prima ai romani".

Si è aggravato il bilancio dell'attentato compiuto domenica con un'autobomba nel pieno centro di Ankara: è di almeno 37 morti, tra cui almeno 2 kamikaze. I feriti sono 125, di cui 19 gravi. Una dei due kamikaze è l'ex studentessa universitaria turca Seher Cagla Demir, che si sarebbe unita al Pkk curdo nel 2013. E' quanto scrive il quotidiano Sozcu, citando fonti vicine alle indagini.

Oggi ad Ankara i funerali di 10 delle almeno 37 vittime dell'attacco. Lo riferisce la Cnn Turk. La cerimonia funebre si svolge al cimitero di Karsikaya, il più grande della città.

Papa Francesco ha inviato un messaggio di cordoglio, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, al presidente turco Recep Tayyip Erdogan per le vittime dell'attentato terroristico avvenuto ieri pomeriggio ad Ankara.

Francesco si dice "profondamente addolorato" per la "tragica perdita di vita umane" e prega per le vittime e per i loro familiari come pure per il recupero di chi è rimasto ferito "in questo atroce atto di violenza".

L'autobomba è stata fatta esplodere contro un bus, nei pressi di una fermata molto trafficata dove erano parcheggiati diversi altri mezzi, che hanno preso fuoco o sono stati danneggiati. L'attacco è avvenuto in una zona centralissima della capitale turca, tra il parco Guven e la piazza di Kizilay, a poca distanza anche da due fermate della metro.

Le autorità turche sospettano che dietro l'attacco ci sia il terrorismo di matrice curda. L'autobomba del mese scorso sempre ad Ankara era stata attribuita dal governo al Pkk e ai curdi siriani del Pyd ma rivendicata dagli estremisti curdi del Tak.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha espresso con un comunicato la sua condanna per l'attacco compiuto stasera ad Ankara. "A seguito dell'instabilità nella regione, negli ultimi anni la Turchia è stata oggetto di attacchi terroristici", scrive Erdogan, senza indicare alcuna organizzazione specifica. Di fronte ad azioni che "minacciano l'integrità del nostro Paese", continua la nota, "proseguiremo la lotta al terrorismo con ancor più determinazione".

L'autorità radiotelevisiva turca ha imposto un divieto temporaneo di pubblicazione delle immagini relative all'esplosione di stasera nel centro di Ankara. Lo riferisce l'agenzia statale Anadolu. La misura è ricorrente in Turchia in caso di attacchi terroristici

Intanto, l'aviazione turca ha compiuto nella notte tra domenica e lunedì nuovi raid contro postazioni del Pkk curdo nelle montagne del nord Iraq di Qandil e Gara. Lo riferisce l'esercito turco, precisando che nell'operazione sono stati impegnati 9 caccia F-16 e 2 F-4 2020. Secondo le prime indiscrezioni, le indagini sull'autobomba di domenica seguono proprio la pista del terrorismo del Pkk. Nei mesi scorsi, la Turchia ha compiuto diversi raid aerei contro le roccaforti dei ribelli curdi in Iraq.

"Non vedo alcun nesso tra l'attentato ad Ankara e l'intesa sulla migrazione", tra UE e Turchia. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, arrivando al Consiglio esteri a Bruxelles.

"I terroristi devono sapere che per quanto sanguinoso sarà il loro odio non riusciranno a piegarci e scuoterci, ovunque essi colpiscano". Così il presidente del consiglio Matteo Renzi commenta gli attentati ad Ankara e in Costa d'Avorio. "La risposta e la condanna della comunità internazionale sarà ferma, unanime, risoluta".

Almeno un francese è stato ucciso nel "vile attentato" a Grand-Bassam, in Costa d'Avorio. Lo ha annunciato il presidente Francois Hollande, parlando di "una decina di civili" uccisi insieme con "diversi membri delle forze di sicurezza". "La Francia assicura sostegno logistico e informazioni alla Costa d'Avorio per trovare gli aggressori - ha detto Hollande - continuerà e intensificherà la cooperazione con i suoi partner nella lotta al terrorismo".

Cosi al grido 'Allah Akbar', un commando formato da almeno dieci terroristi armati fino ai denti ha aperto il fuoco con armi automatiche in tre lussuosi hotel su una spiaggia di Grand-Bassam, in Costa d'Avorio. Il bilancio è pesante: 14 civili e due soldati uccisi, ha detto il presidente ivoriano Alassane Ouattara, che si è recato sul posto. Fonti di polizia hanno riferito che tra le vittime ci sono anche quattro europei, almeno uno dei quali, ha riferito il presidente Francois Hollande, è francese. In serata è poi arrivata la rivendicazione di al Qaida. "Tre hotel sono stati attaccati da uomini armati a Grand Bassam. Le forze di sicurezza sono intervenute immediatamente e sono riuscite a neutralizzare sei terroristi", ha ricostruito il ministro dell'Interno ivoriano Hamed Bakayoko.

Allo stesso tempo, un portavoce governativo, Bruno Kono, ha affermato che altri cinque sono riusciti a fuggire. Subito è scattata la caccia all'uomo. La spiaggia è stata evacuata, mentre sul posto sono arrivati, oltre a numerose ambulanze, anche dei soldati francesi di stanza in Costa d'Avorio, che è un'ex colonia francese. Alcuni testimoni citati da fonti di stampa hanno affermato che i terroristi sono arrivati dal mare, in barca. "Erano pesantemente armati e indossavano il passamontagna per nascondere il volto", ha raccontato uno di loro.

Altri hanno riferito che erano armati di fucili kalashnikov. Un altro testimone ha detto che i terroristi parlavano arabo. Hanno costretto anche due ragazzini ad inginocchiarsi e pregare, e poi ne hanno ucciso uno dei due. Online sono poi state postate numerose foto che mostravano diversi corpi insanguinati riversi sulla sabbia, tra le palme, vicino al mare. E anche dei video in cui si possono vedere numerosi turisti che fuggono dalla spiaggia verso gli alberghi; delle foto di un gilè di tipo militare e delle bombe a mano, e anche alcuni caricatori ricurvi per fucile mitragliatore, presumibilmente abbandonati dai terroristi.

Quattro italiani sono scampati all'attacco terroristico avvenuto ieri in Costa D'Avorio nel quale sono morte 16 persone. Erano a pochi metri di distanza, hanno visto l'accaduto e sono riusciti a mettersi in salvo. "Non puoi spiegarti, capire, come sia possibile sparare all'impazzata su donne e bambini - ha raccontato uno dei quattro, Amedeo Roccio, sul suo profilo Facebook - che giocano con la sabbia. Uomini, nel nome di un Dio che se è tale non chiederebbe tali sacrifici aberranti. Noi oggi ringraziamo il Signore che ha voluto salvarci la vita e non possiamo che unirci al dolore delle persone che hanno perso barbaramente i loro cari senza un perché". I quattro sono di Montaquila Isernia e si trovavano da qualche tempo in Costa D'Avorio per lavoro.

 

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