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Migranti: Ankara alza la posta

E' stato duro il negoziato tra i 28 leader europei di fronte alla nuova proposta di Ankara concordata all'ultimo minuto dal premier Ahmet Davutoglu con la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il premier olandese Mark Rutte nella notte che ha preceduto il vertice Ue. Tra i più arrabbiati: lo stesso presidente del consiglio europeo Donald Tusk sentitosi scavalcato, dopo il lavoro condotto in prima persona la settimana scorsa, alla ricerca di un'intesa. Merkel e Rutte, col sostegno del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker hanno spinto per arrivare ad un accordo, a costo di andare avanti ad oltranza nella notte. La cena prevista col premier turco per le 19 non c'è stata. Intorno alle 21, vista l'inconciliabilità delle posizioni, si sono sospesi i lavori per consultazioni e bilaterali, con l'obiettivo di trovare il consenso su un nuovo testo di dichiarazione.

Tra gli ossi più duri: il premier ungherese Viktor Orban, che ha posto il veto sul meccanismo di reinsediamenti dalla Turchia. Perplessità molto forti sono state espresse anche da Cipro, in merito all'apertura di nuovi capitoli negoziali. Molti Paesi, soprattutto quelli dell'Est ed i Baltici, hanno chiesto di rinviare tutto al vertice della settimana prossima (17 e 18 marzo) perché la proposta non è stata negoziata. Il presidente francese Francois Hollande ha storto il naso. E anche il premier Matteo Renzi, che come altri colleghi, a partire dal britannico David Cameron, ha sollevato la questione della libertà di stampa al pranzo col premier turco Ahmet Davutoglu, ha chiesto un riferimento nelle conclusioni del summit, minacciando altrimenti un veto. L'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha incontrato i leader di Cipro, Germania, Francia e Regno Unito.

Il vertice dei leader Ue con la Turchia sulla crisi dei migranti si chiude con un'intesa di principio, di fatto un modo per prendere tempo fino al prossimo vertice del 17 e 18 marzo. Il premier Matteo Renzi lasciando il summit parla di "piccolo passo avanti" ma ancora "molto resta da fare", mentre per la cancelliera tedesca Angela Merkel si tratta di "un'intesa sui principi generali che dovranno essere tradotti in iniziative". Fonti Ue indicano un endorsement al meccanismo di reinsediamenti 'uno a uno' proposto dalla Turchia, alla road map per Schengen e agli aiuti umanitari alla Grecia, ma la sostanza resta ancora tutta da mettere nero su bianco.

Il Paese della Mezzaluna, che già ospita due milioni di rifugiati, ha proposto all'Ue un sistema di reinsediamenti secondo uno scambio di 'uno a uno', dicendosi disposto a riprendere tutti i migranti che hanno raggiunto illegalmente l'Ue da una certa data in poi (e non in modo retroattivo) - sia quelli economici che i richiedenti asilo - ma per ogni profugo siriano riammesso, chiede che i Paesi dell'Unione ne accolgano uno in modo legale dal suo territorio. In contropartita Ankara ha chiesto tre miliardi aggiuntivi (oltre ai tre già previsti) per il 2018, che l'Europa dovrebbe stanziare sulla base di progetti per migliorare le condizioni di vita dei profughi; l'apertura di cinque capitoli per il processo di adesione Ue (gli stessi che aveva messo sul tavolo già a novembre); la liberalizzazione dei visti a giugno, anziché ottobre; e 'aree umanitarie sicure' in Siria.

"E' il secondo vertice in tre mesi. Questo dimostra quanto la Turchia sia indispensabile per l'Ue" e viceversa, aveva detto Davutoglu al suo arrivo, sottolineando: "La Turchia è pronta ad essere un membro dell'Ue". L'Unione però non sembra altrettanto pronta e il vertice straordinario, che all'origine doveva durare una mezza giornata, si è trasformato in una lunga corsa a ostacoli. Durante il consesso c'è stata maretta anche sulla validità giuridica delle riammissioni prospettate. Alexis Tsipras dice di avere già un accordo in questo senso, altri però dubitano che sia giuridicamente sostenibile. Tra le varie opzioni circolate anche la possibilità di destinare i 54 mila ricollocamenti, di cui mesi fa Budapest aveva rifiutato di beneficiare, ai reinsediamenti dalla Turchia. "Molti sono disponibili a questa ipotesi" anche alcuni Paesi di Visegrad, spiegano fonti diplomatiche.

Intanto questa e una parte della dichiarazione dei Capi di Stato Europei riguardando Grecia e Turchia ...

Affinché tale situazione possa perdurare è necessario intervenire secondo le seguenti linee:

stare al fianco della Grecia in questo momento difficile e fare tutto il possibile per contribuire a gestire la situazione che si è venuta a creare in seguito a tali sviluppi. Si tratta di una responsabilità collettiva dell'UE che richiede una mobilitazione rapida ed efficiente di tutti gli strumenti e le risorse dell'UE disponibili, nonché dei contributi degli Stati membri;

fornire una risposta immediata ed efficace alla situazione umanitaria estremamente difficile in rapida evoluzione sul terreno. La Commissione, in stretta collaborazione con la Grecia, gli altri Stati membri e le organizzazioni non governative, fornirà urgentemente un sostegno di emergenza sulla base di una valutazione, effettuata dalla Commissione e dalla Grecia, delle necessità e di un piano di emergenza e di risposta. In questo contesto, i capi di Stato o di governo accolgono con favore la proposta della Commissione sulla fornitura di sostegno di emergenza all'interno dell'UE ed esortano il Consiglio ad adottarla prima del Consiglio europeo di marzo, ampliando in tale modo la gamma di strumenti finanziari utilizzabili, e invitano l'autorità di bilancio ad adottare le eventuali misure di follow-up necessarie; fornire ulteriore assistenza alla Grecia nella gestione delle frontiere esterne, comprese quelle con l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e l'Albania, e garantire il corretto funzionamento dei punti di crisi, con il 100% di identificazioni, registrazioni e controlli di sicurezza, e la messa a disposizione di sufficienti capacità di accoglienza.

Frontex lancerà al più presto un'ulteriore richiesta di agenti distaccati nazionali e tutti gli Stati membri dovrebbero rispondere in maniera esaustiva entro il 1º aprile. Europol schiererà rapidamente gli agenti distaccati in tutti i punti di crisi al fine di potenziare i controlli di sicurezza e sostenere le autorità greche nella lotta contro i trafficanti; aiutare la Grecia ad assicurare il ritorno generale, su larga scala e accelerato in Turchia di tutti i migranti irregolari che non necessitano di protezione internazionale, in base all'accordo di riammissione Grecia-Turchia e, dal 1º giugno, all'accordo di riammissione UE-Turchia; accelerare in maniera significativa l'attuazione della ricollocazione al fine di alleviare il pesante onere che grava attualmente sulla Grecia. L'EASO lancerà un'ulteriore richiesta di consulenze nazionali per sostenere il sistema di asilo greco e tutti gli Stati membri dovrebbero rispondere in maniera rapida ed esaustiva. Gli Stati membri sono altresì invitati a fornire con urgenza ulteriori posti di ricollocazione. La Commissione riferirà mensilmente al Consiglio in merito all'attuazione degli impegni in materia di ricollocazione;continuare a cooperare strettamente con i paesi dei Balcani occidentali non appartenenti all'UE e fornire la necessaria assistenza; attuare gli impegni di reinsediamento esistenti e proseguire i lavori su un programma volontario credibile di ammissione umanitaria con la Turchia;adottare immediatamente tutte le misure necessarie in relazione all'eventuale apertura di nuove rotte e intensificare la lotta contro i trafficanti;

Intanto circa 15 mila migranti e profughi sono in attesa di passare la frontiera e proseguire il viaggio lungo la rotta balcanica, con destinazione Germania e altri Paesi del nord Europa. La pioggia e il maltempo hanno reso nelle ultime ore ancora piu' difficile e precaria la situazione, con il campo divenuto un enorme catino di fango e pozzanghere. Tante le donne e i bambini che hanno bisogno di tutto, numerosi gli anziani e gli invalidi molti dei quali necessitano di assistenza medica. Scarseggia anche il cibo.

"Idomeni sprofonda nel fango. Lo stesso rischio che corre l'Europa. Migliaia di bambini e bambine, ci raccontano le cronache, vivono da giorni a Idomeni tra fango, melma, pioggia e freddo, in ripari di fortuna con altissimi rischi di malattie e morte. Dobbiamo impedirlo. Non ci sono più parole per definire questa situazione". Lo afferma Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia

Sul terreno intanto la situazione resta assai critica. A Idomeni, sul confine greco-macedone, è stato chiesto lo stato di emergenza e la Bulgaria ha inviato 400 militari a presidiare il confine con la Grecia. Ma i riflettori della politica sono comunque puntati in primis sulla Turchia, dove Erdogan ha oggi ipotizzato la realizzazione di una nuova città per i rifugiati in prossimità del confine siriano. Sul governo di Ankara pesa l'ombra del caso Zaman, ma l'Ue ha troppo bisogno del suo contributo nella gestione dell'emergenza per rischiare di compromettere i già fragili rapporti. A Davutoglu i leader europei chiederanno invece maggior collaborazione e impegno per arginare i flussi dei rifugiati.

Un passaggio cruciale per la chiusura della 'rotta balcanica' e il futuro di Schengen, tema al centro della seconda parte del summit, quando il premier turco lascerà la riunione e i 28 si confronteranno sulle tante questioni aperte e controverse. Come il fallimento del sistema dei ricollocamenti che, varato per ridistribuire 120 mila migranti, dopo cinque mesi ha 'spostato' solo 600 persone. Ma anche il pacchetto di aiuti umanitari alla Grecia per 700 milioni di euro e interventi per evitare che, una volta chiusa la rotta balcanica, non si riapra quella che dall'Albania porterebbe i migranti via mare direttamente verso l'Italia.

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