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Carola Rackete: Non è scontro tra civiltà e inciviltà, bensì tra legalità e illegalità

Uscendo dal Consiglio europeo straordinario sulle nomine, Conte ha raccontato di aver avuto con la Merkel "un paio di bilaterali" durante i quali hanno avuto modo di confrontarsi su dossier più scottanti che i due hanno sul proprio tavolo. Uno di questi è appunto l'arresto della Rackete. "Ci sono stati momenti anche molto intensi di dialogo e di confronto", ha ammesso il presidente del Consiglio rivelando le pressioni della cancelliera sulla comandante dell'ong tedesca. Un'indebita pressione iniziata già nelle ore scorse con il ministro degli Esteri, Heiko Maas, che ne ha chiesto l'immediata liberazione. "Dal nostro punto di vista, secondo un procedimento basata sullo Stato di diritto, può esservi solo la liberazione di Carola Rackete", ha scadito Maas sottolineando, inoltre, che "il mercanteggiamento a livello europeo sulla distribuzione dei rifugiati è indegno e deve finire". Un attacco netto che si interseca con le sferzate dei francesi.

Durante il bilaterale, tuttavia, Conte ha cercato di arginare il pressing della Merkel. "Come immagino anche in Germania, in Italia il potere esecutivo è distinto dal potere giudiziario", le ha detto. Poi ha continuato: "Il presidente del Consiglio, pur essendo la massima autorità di governo, non può intervenire a raccomandare il comportamento che devono tenere i giudici. 

È nelle mani della magistratura...". Quindi, sempre durante il faccia a faccia, ha colto l'occasione per chiederle di farci avere notizie sull'esecuzione della pena dei due manager della Thyssen condannati. "Non è la prima volta che il governo italiano preme per avere notizie...", le ha fatto presente ricordando che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è "da diverso tempo" che "sollecita notizie perché ci sia una esecuzione della pena.

La prova che l'Italia non è un Paese incivile l'abbiamo anche in queste ore. Mentre Germania, Francia, Olanda e Lussemburgo pontificano contro di noi, noi abbiamo accolto qualche centinaio di disgraziati che, con mezzi propri, hanno attraversato con successo il Mediterraneo. Non li abbiamo affondati, non respinti, non arrestati, anche se pure loro hanno aggirato, in un certo senso, i nostri divieti. Perché un conto sono la solidarietà e la comprensione con l'indigente che ruba un tozzo di pane al supermercato, altro è permettere che un miliardario (le Ong) organizzi una spesa collettiva e pretenda di non pagare il conto una volta arrivato alla cassa.  

In questa vicenda non siamo allo scontro tra civiltà e inciviltà, bensì tra legalità e illegalità. Carola non è stata arrestata per aver salvato vite umane, né il governo vieta alle ong di raggiungere i barconi, previo appuntamento con gli scafisti.  

Stare nel mezzo di una carreggiata, come stanno facendo in queste ore la parte più ipocrita della sinistra e molti illustri opinionisti senza nerbo, può sembrare la soluzione più comoda, ma, in realtà, è una scelta stupida in quanto espone al rischio di essere investiti da entrambi i sensi di marcia.

Lo facciano, ma non pretendano il diritto di portare a prescindere i loro carichi in Italia, contravvenendo alle leggi del mare in base alle quali l'approdo deve essere nel porto più vicino Tunisi o Malta in questo caso o, in subordine, nel Paese di provenienza della nave o dell'armatore.

Queste Ong dovrebbero cambiare sigla in Oag, cioè da «Organizzazioni non governative» a «Organizzazioni anti governative». O, meglio ancora, in Oai, «Organizzazioni anti italiane». Quindi per nessun motivo giustificabili. Almeno non da noi

Due mezze verità non faranno mai una verità intera, per questo non ha senso stare dalla parte di Carola - la capitana della Sea Watch 3 arrestata per una sfilza di reati legati all'immigrazione e alla sicurezza nazionale -, ma nemmeno da quella della Guardia di Finanza, che Carola l'ha arrestata su ordine della magistratura, così come si era augurato il ministro Salvini

Ma in queste ore, Oettinger, intervistato dall'emittente pubblica Zdf, è intervenuto anche sul caso Sea Watch e ha voluto elogiare l'iniziativa di Carola Rackete, la giovane capitana della nave: "Non mi importa delle valutazioni di Matteo Salvini. Come cittadino d'Europa, ho piena comprensione per questa donna che, secondo me ha agito con coraggio. E io ho fiducia nella giustizia italiana". E ha concluso: "Non si tratta di un incidente isolato, bisogna trovare una soluzione in Europa almeno per quanto riguarda i rifugiati".  

E dopo arriva l'ammonimento da Guenter Oettinger, commissario europeo al Bilancio ed esponente della Cdu tedesca che, intervistato dal quotidiano tedesco Rheinishe Post, ha avvertito il Paese: "Bisogna vedere se, in questi giorni, gli italiani soddisferanno le richieste della Commissione per quanto riguarda sia le entrate sia le uscite del progetto di bilancio per il 2020. Se non lo faranno, non avremo margini di manovra per evitare la procedura di infrazione". La decisione, prevista per domani, non arriverà in queste ore. Secondo quanto riportato da Repubblica, il collegio dei commissari europei, inizialmente previsto per martedì a Strasburgo e che avrebbe dovuto discutere del possibile avvio della procedura d'infrazione contro l'Italia, è saltato. Il rinvio si è reso necessario dopo la convocazione di un nuovo vertice europe sulle nomine domani alle 11.  

Oettinger, in materia di conti pubblici, ha poi voluto aggiungereo: "Il governo italiano deve pensarci tre volte prima di deludere le aspettative dell'Unione europea". "Nel lungo periodo", ha continuato il commissario, "un conflitto sempre più teso con l'Ue potrebbe scuotere la fiducia degli investitori" nei confronti dell'Italia. Le parole del commissario europeo sono arrivate a poche ore dal Consiglio dei ministri, in programma per il tardo pomeriggio. In questa sede il Tesoro discuterà, come ogni anno, dell'assestamento di Bilancio.  

Intanto i Paesi di Visegrád sono stati chiari: Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese, ha dichiarato che “i V4 non possono sostenere né Manfred Weber né Frans Timmermans”, definendo l’olandese l’ uomo messo in una posizione chiave dal finanziere George Soros per “dirigere le politiche pro-immigrazione e le politiche finanziarie ed economiche secondo i suoi interessi”. I quattro Paesi da soli, tuttavia, non hanno il peso specifico necessario per bloccare la nomina di Timmermans.

In buona sostanza, Il requisito per ottenere l’ investitura di presidente della Commissione prevede l’appoggio di almeno 21 stati su 28, in rappresentanza del 65% della popolazione. Una maggioranza qualificata che, al momento, non c’è, perché oltre al Gruppo di Visegrád si sono espressi contro lo “schema Osaka” anche Bulgaria, Croazia e Irlanda, mentre il Regno Unito ha fatto sapere che, nel caso di voto, starà dalla parte della maggioranza. Un voto contrario dell’Italia potrebbe essere decisivo.  

Come recita l’articolo 17 del Trattato di Maastricht, “tenuto conto delle elezioni del Parlamento europeo e dopo aver effettuato le consultazioni appropriate, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone al Parlamento europeo un candidato alla carica di presidente della Commissione. Tale candidato è eletto dal Parlamento europeo a maggioranza dei membri che lo compongono. Se il candidato non ottiene la maggioranza, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone entro un mese un nuovo candidato, che è eletto dal Parlamento europeo secondo la stessa procedura”.

Un voto che però – secondo quanto fatto sapere dal presidente del Consiglio Ue Donald Tusk – è stato rinviato a domani. Non si terrà inoltre la riunione del collegio dei Commissari previsto per domani a Strasburgo.

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