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Le manovre contro gli italiani: La lettera Ue è pronta

La lettera è pronta. Giovanni Tria invierà oggi la risposta a Bruxelles con le ragioni per le quali, secondo il Tesoro, la Commissione non dovrebbe aprire una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. Qualche indicazione sui contenuti il ministro dell'Economia l'ha data ieri intervenendo a Trento al Festival dell'Economia.

Nei giorni scorsi, scrive Andrea Indini nel suo blog nel quotidiano il Giornale, in tempi  non sospetti scrive che Dagospia aveva tirato fuori il nome di Salvatore Rossi, ex direttore generale della Banca d’Italia, quale premier di un eventuale governo tecnico. Come rivela il Giornale, i leghisti sono convinti che l’azione di sabotaggio dei “poteri forti” sia già in corso e che a manovrare i fili sia proprio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a cui, oltre Conte, guardano anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi (già titolare degli Affari europei durante i governo Monti e Letta). 

Sono loro tre i baluardi del contenimento del debito nonché i massimi oppositori della flat tax e, più in generale, delle costose misure proposte da Lega e Cinque Stelle. Ma Salvini non vuole sentir ragioni (“È inutile tirarla per le lunghe se cresciamo dello zero virgola”) ma, qualora dovesse far saltare il banco, non è detto che l’opzione più certa siano le elezioni anticipate. Mattarella potrebbe, infatti, optare per una manovra di Palazzo “alla Monti” con un governo più filo europeista che approvi, appunto, una manovra economica “alla Monti”, come piace alla Commissione Ue, e traghetti (con estrema tranquillità) il Paese alle urne. Una stagione che abbiamo già vissuto e da cui non ci siamo ancora ripresi del tutto.   

"Il Governo continuerà a lavorare per rafforzare un dialogo costruttivo con la Commissione Ue" per "chiarire la nostra posizione" e "fornire rassicurazioni circa i programmi che intendiamo seguire", ha spiegato Tria. E ha accennato a stime più aggiornate che "lasciano intendere che a consuntivo i saldi di finanza pubblica saranno sostanzialmente minori, pur a legislazione invariati, di quelli stimati in precedenza e risulteranno di conseguenza coerenti con quanto previsto dal braccio preventivo del patto di stabilità e di crescita".  

Nella lettera Tria rassicura anche sul fatto che Quota 100 e il Reddito di cittadinanza stanno drenando meno risorse del previsto. Nei conti, insomma, c'è un tesoretto. Non è questo dunque, secondo il ministro, «il momento per accelerare il calo del debito», perché i mercati per guardare con fiducia al Paese devono «anche vedere prospettive di crescita». Tria è sicuro che le spiegazioni basteranno ad evitare richieste di correzione in corso d'anno. Ai partner europei spiegherà che anche la Lega è «d'accordo» nel rispettare le regole europee.

Poi sull'eventuale procedura Ue il ministro ha spiegato che "il governo monitora costantemente l'andamento dei conti pubblici ed è determinato a perseguire il fondamentale obiettivo di saldo strutturale e ad adottare tutte le cautele e le iniziative funzionali al raggiungimento di tale obiettivo".  

Salvini , non ha fatto mistero che il vertice è servito a mettere pressione a Tria sui dossier che sono cari alla Lega, a partire dalla «flat tax» che il leader del Carroccio vorrebbe portare al prossimo consiglio dei ministri. Un pacchetto del quale farà parte anche una nuova «pace fiscale», un condono sia per le persone che per le imprese. «Abbiamo discusso dell'atteggiamento da tenere nei confronti dell'Europa, della necessità di sbloccare i cantieri e le grandi opere, in generale del rilancio economico del Paese»; ha detto Salvini.

Che ha anche dato alcune indicazioni su alcuni dei dossier scottanti. Sulla Torino-Lione, per esempio. «I nostri contatti con l'Ue», ha spiegato Salvini, «dicono possono arrivare buone notizie sugli investimenti, le grandi opere, la Tav. Se la quota di partecipazione di investimento dell'Ue dovesse aumentare fino al 55 per cento sarebbe evidente che diventerebbe vantaggioso completare una opera fondamentale». In attesa della Tav, però, la Lega ha già presentato un emendamento al decreto sblocca-cantieri per sospendere per due anni il codice degli appalti e riscrivere le soglie sotto le quali è possibile bypassare le gare d'appalto. «Mi auguro», ha detto il vice premier, «che che non ci siano preclusioni politiche né dalle opposizioni né dalla maggioranza a sbloccare i cantieri».

Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, ieri si è recato di buon ora al ministero dell'Economia con tutto il suo stato maggiore economico: il sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti, il vice ministro dell'Economia Massimo Garavaglia, i due presidenti di Commissione, Claudio Borghi e Alberto Bagnai. A più di un osservatore è sembrato un modo plastico per sancire, anche con il titolare dell'Economia, il cambio degli equilibri nella maggioranza di governo dopo le elezioni. Salvini ha spiegato che nel vertice si è discusso della lettera, e che alla Commissione si risponderà «educatamente». E che comunque la risposta «metterà al riparo» da un'eventuale procedura di infrazione.

Intanto sono state oltre 1,7 milioni le domande presentate entro il 30 aprile. Rottamazione ter e "saldo e stralcio" hanno fatto registrare numeri record "rispetto ai precedenti" con 12,9 milioni di cartelle rottamate pari a 38,2 miliardi di euro. Lo ha detto in audizione il direttore dell'Agenzia delle Entrate Antonino Maggiore. I 38 miliardi sono il valore di carico complessivo mentre è pari a 21,1 miliardi la base effettivamente riscuotibile dalla rottamazione ter. Quanto al "saldo e stralcio" l'importo da cui partire è pari a 6,5 miliardi.

«Abbiamo preso atto dei dati clamorosamente positivi relativi alla pace fiscale», ha sottolineato Salvini . Il sottosegretario Massimo Bitonci gli ha fatto eco ricordando che in 5 anni si incasseranno dalle rottamazioni 21 miliardi di euro.

A distanza di poco più di 5 mesi dall'avvio generalizzato dell'obbligo di fatturazione elettronica, sono state inviate fatture da circa 3,3 milioni di cedenti, per un importo complessivo pari a circa 1.537 miliardi di euro (di cui 161 miliardi di imposta). E' quanto emerge dalla relazione presentata in Commissione finanze del Senato dal direttore generale Antonino Maggiore che ha aggiunto: "il processo è stato rapidamente assimilato dagli operatori e sta funzionando in modo sicuro ed efficiente", ha detto Maggiore.

La riapertura rispetto alla scadenza del 30 aprile scorso prevede che il debitore entro il 31 luglio prossimo dichiari la propria volontà, con le modalità già previste per la rottamazione-ter, di voler aderire optando per il pagamento in un'unica soluzione al 30 novembre prossimo, ovvero in massimo 17 rate, la prima delle quali sempre al 30 novembre. Riaperti anche i termini per il saldo e stralcio.

Niente da fare invece per le novità sull' RC auto che la maggioranza puntava ad inserire nel decreto crescita. L'emendamento depositato ieri dai relatori, che consentiva ai conducenti virtuosi e ai loro familiari di assicurare più veicoli, anche di diversa tipologia, con la classe di merito più favorevole, è stato giudicato inammissibile. Stessa sorte per l'emendamento, anch'esso dei relatori, che istituiva un commissario per accelerare gli appalti in vista degli Europei di calcio del 2020. Resta la possibilità di fare ricorso.

"Il Parlamento ha impegnato il Governo, con l'approvazione del Def, a riprendere il percorso di riduzione del debito e di avvicinamento al pareggio di bilancio pur in un quadro di non aumento e di progressiva riduzione della pressione fiscale", ricorda il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ad Assonime. "Si tratta di un'indicazione positiva perchè la riduzione della pressione fiscale è favorevole alla crescita se perseguita salvaguardando la stabilità finanziaria. Il Governo è al lavoro per rispettare queste indicazioni. Questo spiegheremo alla Commissione".

"Abbiamo una debolezza strutturale della crescita da molti anni e un gap con il resto dell'Europa la cui diminuzione è stata posta come primo obiettivo programmatico del governo", sottolinea. E aggiunge "Ma oggi ci troviamo di fronte ad uno schock macroeconomico negativo", che non riguarda solo l'Italia ma l'economia mondiale ed europee sia pur in modo disomogeneo".  

Intanto i dati che sono stati pubblicati oggi dal Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza presieduta oggi dal ministro dell'Interno dicono l'esatto contrario. Dal primo gennaio al 10 giugno del 2019, come si legge nel documento diffuso dal Viminale, il flusso via mare verso le coste meridionali dell'Italia ha registrato una diminuzione dell'85,05% rispetto allo stesso periodo del 2018. Anche i dati che riguardano i cosiddetti "rintracci a terra" registrano una diminuzione del 12,36%.

"Nessun allarmismo sui cosiddetti sbarchi fantasma, ovvero gli arrivi via mare attraverso piccole barche più difficili da individuare". Già nei giorni scorsi fonti del Viminale avevano anticipato quello che oggi è stato messo nero su bianco dal Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza (leggi qui tutti i dati). I "rintracci a terra" in prossimità di uno sbarco sono stati 5.371 nel 2017, 3.668 nel 2018 e 737 nel 2019. A conti fatti nel 2019 si è registrata, rispetto all'anno scorso, una diminuzione di oltre il 12%. 

"Questi numeri - avevano fatto notare le stesse fonti - dimostrano l'evidente riduzione del fenomeno grazie alla politica dei 'porti chiusì che ha ridotto sensibilmente gli arrivi e per effetto dei controlli mirati da parte delle forze di polizia disposti dai prefetti delle zone interessate". Oggi la riunione con i vertici delle forze armate, delle forze dell'ordine e dell'intelligence ha appunto permesso un approfondimento sui flussi migratori e in particolare sul fenomeno degli sbarchi fantasma. Dai dati emerge chiaramente che questa tipologia di arrivi è in forte diminuzione smentendo così chi parlava addirittura di "7mila irregolari giunti nelle spiagge delle regioni del Sud senza alcun controllo e senza registrazione".

 

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